Datagate e la privacy a rischio (fuori dagli Usa)

Vi sembra che il governo americano sia un po’ troppo spione? E l’India, il Canada e l’Italia allora? Il titolo non recita esattamente in questa maniera, ma il senso dell’ articolo pubblicato su Quartz è proprio questo. La rubrica interna al sito di informazione tecnologica Mashable, mette infatti a confronto il sistema di spionaggio Prism con programmi di più o meno recente avvio, nei tre Paesi citati nel titolo. Così, oltre a scoprire che in Canada un progetto simile va avanti dal 2005 e che l’India sta avanzando un “vasto sistema di sorveglianza con il chiaro obiettivo di spiare i cittadini”, dall’America ci arriva anche il reminder del DPCM firmato da Mario Monti (datato 24 gennaio 2013 e intitolato “Direttiva recante indirizzi per la protezione cibernetica e la sicurezza informatica nazionale”) con il quale numerosi fornitori di servizi vengono obbligati a fornire i database alle autorità al fine di una non ben specificata “sicurezza” (approfondimento dal blog dell’avvocato Fulvio Sarzana).
Ed è sempre Quartz a interrogarsi invece sugli effetti del datagate sulla Russia: “Potrebbe offrire a Putin una grande scusa per fare dei passi avanti nella guerra ai social networks”, titola un altro articolo che inizia dalla richiesta rivolta a ufficiali e uomini politici russi, da parte di un legislatore politicamente vicino a Putin, di smettere di usare social network e servizi di posta elettronica “made in Usa” – e finisce ribadendo che “il problema della Russia con i social network è in realtà un problema con la stessa libertà di parola, benché nascosto dietro al linguaggio internazionale del controllo degli estremismi, dell’immigrazione clandestina e delle attività criminali”.
Infine dalla Gran Bretagna – dove lo scandalo è stato sollevato dal Guardian – Prospect magazine si pone la domanda: “Ma siamo proprio sicuri che non abbiamo niente da temere?”.

 

Il mondo in lotta contro l’omofobia
Prendendo spunto dalle manifestazioni di protesta a Mosca, nel giorno in cui la Duma vietava ai bambini la cosiddetta “propaganda gay”, The Atlantic tenta di rispondere alla domanda: perché la Russia è così omofoba? Messa da parte la storica avversione dell’Unione Sovietica nei confronti degli omosessuali – andata scemando, già tra gli anni Sessanta e Settanta, benché fino al 1993 la legge continuasse a prevedere il carcere per il reato di sodomia; così come la religione – “Russia e Cina sembrano rifiutare entrambi God and gays” – all’articolo non resta che additare il clima illiberale di Putin: “Spesso e volentieri l’omofobia non deriva dalla propria fede religiosa, ma dall’essere illiberali o no”.
Salon invece affronta la questione, parlando della storia dell’attivista ugandese David Kato, ucciso per la propria omosessualità – raccontata dal film-documentario intitolato “Call me Kuchu”.
Ma il tema è stato oggetto di attenzione della stampa, anche per alcune recenti dichiarazioni provenienti dai repubblicani americani. Marco Rubio, nuovo uomo di punta del Gop, si è mostrato contrario a qualunque “special protection”, nei confronti degli appartenenti alla comunità LGBT, sia all’interno della nuova legge sull’immigrazione, che nel mondo lavorativo. A rimarcare il punto di vista repubblicano su questo fronte è stato un funzionario dell’Idaho che, si legge su Jezebel, ha dichiarato: “Assumerei un ragazzo gay se pensassi che è un buon lavoratore. Ma se viene in ufficio in tutù…”

 

L’Italia, nei siti stranieri
Prendendo spunto dalla strigliata fatta dall’Unione Europea all’Italia per l’emergenza delle carceri, Reuters UK porta Oltremanica la situazione delle galere nostrane.“Le prigioni italiane sovrappopolate sono vicine al collasso”, titola l’articolo che presenta la “realtà molto meno romantica” della vista del Regina Coeli dal Gianicolo e rintraccia la causa del sovraffollamento nel “sistema giudiziario bizantino e cronicamente lento – radice di molti dei problemi nazionali”.
Ma parlando d’Italia, sempre dalla Gran Bretagna, si finisce anche per parlare di mafia. Il Telegraph infatti riprende la notizia delle dichiarazioni rilasciate da Gaspare Spatuzza, ex affiliato di Cosa Nostra, adesso collaboratore di giustizia che ha rivelato come, negli anni novanta, i padrini della mafia siciliana avessero ordinato di testare dei prototipi di droni.
Alan Johnston, per la BBC, racconta invece la storia delle isole Tremiti e il loro essere state luogo dell’esilio per i gay italiani, durante il ventennio fascista. L’occasione è stata il viaggio della comunità LGBT italiana, con pubblico e giornalisti al seguito, tenutosi dal 7 al 9 giugno 2013 presso l’Isola di San Domino alle Tremiti, per ricordare gli omosessuali confinati perché in contraddizione con l’immagine dell’uomo italiano che Mussolini voleva veicolare.
Infine sulla New York Review of Books, Anna Somers Cocks si chiede se la morte di Venezia sia vicina, con la poesia della città di San Marco minacciata dalle navi da crociera e, presto, da quello che promette di essere il grattacielo più alto d’Italia.

 

Come cambia la società americana
Per la prima volta nella storia degli Stati Uniti, il numero delle morti dei bianchi Americani ha superato quello delle nascite. Una notizia, questa data dal Washington Post e ripresa da Slate, che riflette i cambiamenti della società americana, sempre più scoraggiata nell’avere figli, da recessione e disoccupazione. E sempre con la recessione e la disoccupazione ha a che fare la scelta di Wal-Mart, la celebre catena di negozi al dettaglio americana, di assumere quasi esclusivamente lavoratori a tempo determinato. E’ quanto emerge da un’inchiesta della Reuters, nell’ambito della quale la metà dei negozi interrogati ha risposto di fare solo contratti a scadenza – e qualche direttore, mantenendo l’anonimato – ha confessato: “Ad oggi, è una direttiva dell’azienda”.

 

Un welfare formato Facebook?
L’idea che promette di ripensare completamente alcuni cardini dello Stato sociale, nasce dal sito di NewStatesman, dove Ian Mulheirn propone di “mettere al centro del sistema del welfare le relazioni sociali anziché lo Stato impersonale”, al fine di “offrire una via d’uscita al dibattito negativo sugli ‘scrocconi’ ”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *