Ucraina, Donbass, Novorossiya

Il Corriere della Sera: “Mosca offre all’Ucraina un piano di pace in 7 punti. Obama: soluzione politica”. E poi: “Gli Stati Uniti dopo la decapitazione del secondo reporter in Siria: sarà fatta giustizia, neutralizzeremo l’Isis”.
Sui rapporti Usa-Europa/Russia l’editoriale di Franco Venturini: “Non costruite un altro muro”.
Il titolo grande è: “Statali, stipendi ancora fermi”. “Madia: mancano le risorse, niente aumenti nel 2015”. “Debito, il governo sta studiando misure per favorire la vendita del patrimonio pubblico”.
In prima anche: “Renzi snobba gli industriali: ‘A Cernobbio non ci vado’. Il convegno e l’insofferenza del premier per i ‘salotti buoni'”.
A fondo pagina: “‘Ho 36 anni e faccio l’eterologa con il ticket’. Per la prima volta in Italia questo tipo di intervento in una struttura pubblica”.

La Repubblica: “Obama alla Nato: uniti contro la jihad”, “Tregua in Ucraina, ma Kiev: un inganno”, “Il presidente Usa: fermeremo i boia dell’Is. Attacco a Putin: i confini non si riscrivono con la pistola”.
A centro pagina: “Mancano i fondi per gli statali, blocco stipendi anche nel 2015”, “Sindacati in rivolta. Scuola, 150 mila assunzioni”.
A destra, firmato da Tahar Ben Jelloun, un commento dedicato al libro “al veleno” di Valérie Trierweiler sulla sua storia d’amore con il presidente francese Hollande: “Perché l’amore di Valérie merita la sua vendetta”.

La Stampa: “Crisi, dall’Ue un aiuto all’Italia”, “La recessione renderà meno severe le richieste per il risanamento. L’idea di Bruxelles: la Bce compri il debito dei Paesi in difficoltà”, “Niente manovra aggiuntiva. Madia: statali, aumenti esclusi anche nel 2015”.
A centro pagina, foto di Obama, ieri arrivato in Estonia: “Iraq-Ucraina, Obama in Europa tra due fronti”.
Sotto la testata: “’Eterologa gratis’. Intesa tra Regioni”. E il richiamo ad un’intervista al ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi: “I treni Italo sono penalizzati”.
Infine, ancora sotto la testata: “Positano, addio Tasi, ‘Casa bene sacro’”. Il sindaco l’ha soppressa anche per negozi e hotel. Il Comune andrà al voto nel 2015, ricorda il quotidiano.
In prima pagina anche un intervento di Umberto Ambrosoli, consigliere regionale della Lombardia che fu candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione in contrapposizione a Roberto Maroni: “Il Nord cominci a depenalizzare la marijuana”.

Il Fatto: “Renzi taglia come Tremonti. E toglie soldi agli statali”, “Il premier sputa il rospo: ‘Occorrono 20 miliardi’. Ma spera di trovarli come l’ex ministro Pdl: ogni ministero rinunci al 3% delle spese. Pubblico impiego: stipendi fermi fino al 2015. Scuola: 150 mila precari assunti. Con quali fondi?”.
A centro pagina, ancora rivelazioni sulle conversazioni in carcere di Totò Riina: “Riina: ‘Così ho ucciso il generale Della Chiesa. Ora, se ci ripenso, rido’”.
A centro pagina anche un’intervista al ministro della Salute Beatrice Lorenzin sul caso della donna uccisa a Potenza: “Lorenzin: ‘I video in sala operatoria? Non sono contraria’”, “Il ministro della Sanità conferma: ‘I Nas indagano sulla rivelazione del medico per la morte di una donna durante un intervento. Negli ospedali nomine politiche’. E valuta la videoregistrazione obbligatoria del lavoro dei chirurghi”.
E, dal Festival del cinema di Venezia, una intervista a Sabina Guzzanti: “Sabina Guzzanti: ‘La Trattativa è la storia di oggi e dunque proibita’”.

Il Sole 24 Ore: “Per gli stipendi pubblici blocco anche nel 2015”. “Madia: in questo momento non ci sono le risorse. Mobilitazione della Cgil”. “Scuola: 3 miliardi per assumere 148 mila insegnanti”. Di spalla: “Ucraina, intesa Mosca-Kiev. La tregua fa volare le Borse”.
A fondo pagina: “La grande gelata dei consumi”. Uno studio Coop dice che dal 2007 è calata di 100 miliardi la spesa per alimentari, abiti ed elettronica. “Ancora giù nel 2014: per la prima volta la grande distribuzione riduce gli spazi”.

Il Giornale: “Finiti i soldi per gli statali. Bloccati tutti gli stipendi. Congelati gli adeguamenti anche per il 2015: non ci sono risorse. Sindacati in piazza. Scuola, giochi di prestigio: per assumere i prof precari cancellati gli scatti di anzianità”.
Il titolo di apertura è per la situazione internazionale: “Tregua in Ucraina, la Borsa va. Berlusconi medierà con Putin. Coalizione militare contro l’Isis”.

Conti, scuola, tagli

“Soltanto tagli con l’accetta”, titola polemicamente Il Fatto sottolineando che nella sua intervista a Il Sole 24 Ore “il premier ammette il flop della spending review”. E in arrivo, scrive il quotidiano, ci sono “sforbiciate lineari del 3% ai ministeri”: si torna, cioè, ai tempi delle forbici orizzontali del ministro berlusconiano Giulio Tremonti. “Abbandonati i suggerimenti” del commissario alla spending review Carlo Cottarelli sugli sprechi, “il governo si prepara a usare l’accetta come si faceva ai tempi di B.”. Alla pagina seguente: “Statali e professori, ecco chi paga il conto”: e il riferimento al ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia, che “smentisce se stessa” preannunciando il blocco degli stipendi pubblici anche nel 2015. E la Cgil fa i conti, riferisce il quotidiano: “In quattro anni gli statali hanno perso in media 4.200 euro a testa. E il prossimo anno ne perderanno altri 600”.

Su La Repubblica: “Spending review in salita, il Tesoro studia il ‘piano B’ per arrivare a 20 miliardi”, “Verrebbe conteggiato anche l’impatto delle riforme. Nel mirino Pa, giustizia e snellimento della burocrazia”. Lunedì prossimo, ricorda il quotidiano, il presidente del Consiglio incontrerà tutti i ministri e valuterà tagli del 3% per ogni dicastero. Scrive il quotidiano che l’idea è di cambiare verso, sul fronte dei tagli, all’approccio della spending review: “da top down a bottom up: non più dall’alto al basso, ma dal basso all’alto. Passando così dal modello francese a quello inglese, laddove Parigi predilige un ministero dell’Economia regista assoluto del taglio alla spesa, mentre Londra ‘delocalizza’ e demanda ai ministeri (departments, come illustra bene uno studio del Formez)”. E ad illustrare le possibili svolte del “piano B” è il viceministro dell’Economia Enrico Morando.
La Repubblica intervista il segretario della Fiom-Cgil Maurizio Landini: “Giusto lo sciopero della Pa. Renzi non può gestire la crisi da solo”.

Spazio sui quotidiani anche per le misure sull’istruzione, annunciate ieri prima con un videomessaggio del premier e poi con una conferenza stampa del Ministro Giannini. Il Giornale scrive che “se davvero Renzi riuscisse nella titanica impresa di eliminare il precariato della scuola italiana soltanto per questo passerebbe alla Storia”. Ieri il ministro ha detto “aboliremo il precariato”, e che i 3 miliardi necessari per assumere i precari saranno ricavati dalla spending review. I docenti assunti “andranno a formare un organico funzionale a disposizione di reti di scuole in modo da coprire le supplenze brevi, potenziare il tempo pieno nella primaria, supportare il progetto di una scuola aperta pure nel pomeriggio in grado di offrire attività alternative per tutti e sostegno agli studenti in difficoltà. A completare l’ambiziosissimo progetto anche l’annuncio di un concorso per altri 40.000 posti di docenti che verrà bandito nel marzo del 2015”.

Sul Sole un ampio approfondimento: “Valutazione e scatti, serve più coraggio”, il titolo.

Su Europa: “Esclusi dal tavolo sulla scuola, i sindacati spiazzati e nervosi”.

Da segnalare sul Corriere una analisi di Roger Abravanel: “Una riforma della scuola con pochi meriti”.
Ancora sul Corriere una analisi sulle misure per tagliare le spese che il governo sarebbe pronto a varare: “il meccanismo per favorire il cambio di destinazione d’uso degli immobili è pronto, il governo Renzi lo considera uno dei passaggi fondamentali per riavviare l’attività economica e valorizzare il patrimonio pubblico, e sarà inserito nel pacchetto della legge di Stabilità”. Si parla di “valorizzazione e della dismissione del patrimonio immobiliare”. E si citano i “tanti contributi di economisti e banche d’affari arrivati sul tavolo di Palazzo Chigi, ultimi quelli del gruppo Rothschild che hanno consegnato a Renzi alcune ‘idee’ di metodo che potrebbero consentire un taglio del debito tra i 100 e i 300 miliardi”.

Secondo il corrispondente de La Stampa a Bruxelles, Marco Zatterin, la recessione potrebbe “salvare” l’Italia e l’Unione europea sarebbe pronta a sconti sui conti pubblici, purché si tenga fermo il percorso delle riforme: “più fonti notano che due trimestri col Pil in rosso possono essere considerati ‘fattori mitiganti’ nella valutazione della contabilità nazionale e dunque che, qualora si arrivi agli esami autunnali senza le carte in regola, Bruxelles potrebbe fermarsi ai rimbrotti. Così, almeno per la competenza 2014, una manovra correttiva costretta dal rispetto degli eurovincoli potrebbe essere in buona sostanza scongiurata”. Ma lo stesso Zatterin sottolinea che si tratta di “sensazioni” e non di “verdetti”.

Oggi è il giorno in cui la Bce deciderà (“o non deciderà”, scrive Il Sole 24 Ore, le sue mosse per contrastare la crisi europea. Appuntamento alle 13.45. Una analisi di Riccardo Sorrentino sul quotidiano di Confindustria parla di “attesa di essere delusi”, nel senso che “molto ci sarebbe da fare, dopo i recenti dati economici e le ammissioni del presidente Mario Draghi, ma poco o nulla, con tutta probabilità sarà fatto”. Segue una rassegna di numeri, dall’ulteriore peggioramento dei dati economici alle ipotesi avanzate, dall’Euro al Quantitative easing, che difficilmente la Bce annuncerà nei termini di un vero acquisto dei titoli di Stato. E dunque “l’unica attesa” che potrebbe non andare delusa “riguarda il dialogo a distanza tra Draghi e i politici tedeschi sul rigore”.
Per tornare alla politica economica italiana, Europa spiega le ragioni del rinvio a data da destinare della cessione delle quote Eni ed Enel. Si ricorda che il governo Letta “aveva annunciato per quest’anno privatizzazioni per 12 miliardi ovvero lo 0,7% del Pil, percentuale che la coppia Renzi-Padoan appena insediata aveva portato a un punto, ovvero 15-16 miliardi di euro”. Ieri Renzi nella intervista al Sole aveva detto di non essere convinto che si dovesse partire da Eni Ed Enel, opponendo di fatto uno stop a Padoan, che invece aveva parlato delle due aziende proprio a fine agosto. E “se è vero che nessuno in Europa pensa che l’Italia riuscirà veramente a centrare l’obiettivo di una consistente riduzione del debito, non provarci nemmeno rischia di creare al ministro Padoan più di un problema”.

Internazionale

La Repubblica: “La minaccia di Obama: ‘Distruggeremo l’Is, la Nato si unisca a noi’”, “Il presidente dopo la decapitazione di Sotloff: ‘Pagheranno’. Oggi il vertice in Galles: ‘Guideremo un’alleanza internazionale’”. Ieri Obama ha iniziato il suo viaggio in Europa, che oggi lo porterà in Galles per un vertice Nato che sarà dominato dall’invasione russa in Ucraina, scrive l’inviato a Tallin Federico Rampini sottolineando che il presidente “è costretto a reagire soprattutto all’altra crisi, Siria e Iraq”. E lo stesso Rampini traccia “lo scenario” che ha davanti a sé Obama: “Jihadisti e Ucraina, doppia sfida al comandante in capo riluttante”. “Barack Obama – scrive – affronta in questo viaggio europeo due crisi geostrategiche gravi e simultanee. La ‘barbarie’ jihadista è una minaccia diretta alla sicurezza dell’Occidente: anche contro l’Is Obama vede un ruolo della Nato. E la Russia ‘nostalgica dell’impero zarista’, nelle sue parole, punta a scardinare 25 anni di stabilità europea.

La Stampa: “Londra prova a scavalcare la leadership americana”, “Via i passaporti ai sospetti jihadisti di ritorno a Londra, Sas in azione in Iraq. Il premier britannico ha sposato la linea dura e oggi guiderà il vertice gallese”. E la pagina offre i due punti di vista del presidente Usa e del premier britannico: “Obama: ridurremo Isis a un problema gestibile”, “presidente cauto: non ci lasceremo intimorire”. “Cameron: li stritoleremo fino alla loro estinzione”, “Caccia a John il boia: è un morto che cammina”. La pagina precedente de La Stampa è dedicata proprio all’Isis che – si legge – “arruola europei ‘convertiti’”, gli 007 dicono che non si tratta solo di figli di immigrati, ma di occidentali difficili da identificare.

“Alle origini del Califfato. Così gli ‘uomini neri’ hanno realizzato il sogno di Osama Bin Laden”, è il titolo di una lunga analisi con copyright New Statement, pubblicata oggi da La Repubblica e firmata da Shiraz Maher (Senior Fellow all’International Centre for the Study of Radicalisation and Political Violence (ISCR) al King’s College di Londra): la tesi principale di Bin Laden sul fallimento del progetto islamista, scrive Maher, era che l’interferenza occidentale in Medio Oriente impediva l’ascesa di governi islamici. Inviò 14 lettere al governo saudita tra il 1994 e il 1995, per invitarli a rompere la collaborazione con gli Stati Uniti (dopo l’invasione del Kuwait da parte di Saddam e la richiesta di aiuto e di intervento agli Usa da parte di re Fahd in Arabia saudita) e ad assumere un’interpretazione dell’Islam più assertiva e isolazionistica. L’Is guidato da Al Baghdadi ora – scrive Maher – è uno Stato che gestisce un esercito e ha i suoi servizi sociali, ed è persino riuscito a superare Al Qaeda, “è la forza d’invasione più aggressiva che si sia vista in questa regione dai tempi dei mongoli”.
Sullo stesso quotidiano segnaliamo anche l’analisi di Bernardo Valli: “L’ombra lunga di Saddam”, dove si sottolinea che Al Baghdadi ha collocato alla testa delle dodici zone in cui è suddiviso il califfato, nelle province irachene e siriane sotto il suo controllo, militari che sono in gran parte capitani, colonnelli e generali delle ex forze armate di Saddam.

Sulla crisi ucraina, La Stampa scrive che “Kiev non crede alla tregua” proposta da Mosca e ipotizza “un Muro ad Est”: a parlarne è stato il primo ministro ucraino Yatseniuk, considerando “un inganno” la proposta di Mosca per via delle condizioni poste. A commentare queste parole è Enzo Bettiza: “Tornano i fantasmi di Berlino. Alzare un’altra barriera sarebbe il suicidio dell’Europa”. Quanto alla “risposta dell’Europa”, secondo La Stamnpa rispunta anche l’ipotesi di “boicottare lo sport”. Intanto il presidente francese Hollande ha annunciato lo stop alla vendita delle navi Mistral alla Russia.

Su La Repubblica: “Ucraina, prove di tregua, la Russia detta le condizioni, ma Kiev: un muro al confine”, “L’accusa di Yatseniuk: ‘Mosca vuole solo evitare le sanzioni’. Hollande blocca la vendita al Cremlino delle navi militari Mistral”. Lo “scenario” tracciato sul quotidiano da Paolo Garimberti: “Putin ha vinto la sua guerra ibrida e ora dà scacco agli strateghi occidentali”.

Europa descrive i leader del mondo “tutti fermi sull’orlo della guerra”, e scrive di Obama, che ieri ha fatto tappa a Tallin prima di andare al vertice Nato in Galles. Da Tallin “ha ripetuto che per lui non resta che una soluzione politica” per l’Ucraina, “ribadendo l’appoggio al presidente ucraino Poroshenko e smorzando i toni rispetto alle voci circolate martedì, secondo cui la Nato starebbe per dispiegare una forza di reazione rapida composta da circa quattromila uomini, pronti ad attestarsi nel Baltico”. Putin, dal canto suo, “è sceso dalla scaletta dell’aereo che l’ha portato a Ulan Bator, Mongolia, con in tasca un foglietto. Sopra, scritti a mano di suo pugno, i sette punti di un accordo per interrompere le ostilità tra i ribelli e il governo di Kiev, vincolati alla presenza di osservatori internazionali che garantiscano il rispetto del cessate il fuoco. Condizioni snocciolate in una telefonata col presidente ucraino Poroshenko, che verranno presentate all’incontro di Minsk tra ucraini e filo-russi, oggi, in contemporanea con il vertice Nato”. Anche l’Europa – che aveva annunciato sanzioni – potrebbe “tener conto del nuovo scenario”, scrive il quotidiano.

Sul Corriere: “L’offerta del Cremlino per la pace in Ucraina”. “L’apertura del presidente Poroshenko, poi la frenata del premier. L’Ue pronta ad annunciare nuove sanzioni”. “Mosca vuole una regione autonoma, Kiev pensa ad un muro”, scrive il quotidiano.

Sul Sole 24 Ore una analisi di Antonella Scott spiega come oggi – rispetto a giugno – i separatisti siano in vantaggio, e l’area in questione viene chiamata ormai da Mosca “Nuova Russia”. L’area sarebbe autonoma e non indipendente, dunque all’intero dell’Ucraina, ma l’enclave potrebbe sempre bloccare l’eventuale avvicinamento di Kiev alla Nato. Insomma: “Questa Nuova Russia sarebbe in piccolo l’Ucraina che Putin ha sempre voluto alle sue porte. Perché Poroshenko dovrebbe accettare” quella che “sarebbe la pace di Putin”?, si chiede il quotidiano.

Ancora sul Corriere Franco Venturini si chiede “dove sta andando l’Europa che alcuni volevano fino agli Urali e altri fino a Vladivostok, quale strategia guida le mosse dell’Occidente?”. Ovviamente la Nato “non poteva non reagire alle mosse russe, e bene ha fatto la Francia a rinviare la consegna a Mosca della nave d’assalto classe Mistral”, e “gli accordi tra Putin e Poroshenko sono deboli per definizione”, ma oggi “è difficile immaginare una Ucraina ‘unita’ dopo oltre duemila morti e un milione di profughi, secondo i dati Onu. Ma allora è davvero impossibile recuperare un piano che fu Poroshenko ad avanzare, una riforma costituzionale che concederebbe alle regioni orientali dell’Ucraina una vera autonomia (dimenticando la Crimea, cosa alla quale tutti sembrano rassegnati)?”. E più avanti: “il gran stridore di sciabole che pervade l’Europa va fermato. Senza arrendersi a Putin ma prendendo in conto alcuni suoi interessi come l’Occidente faceva con il Cremlino persino durante la Guerra Fredda”, perché “al di là dei nostri interessi che vengono fatalmente colpiti dalle contro-sanzioni russe” occorre rendersi conto “che un conflitto di ben diverse proporzioni potrebbe scoppiare nel centro geopolitico del nostro continente, causato da un lato dal cinismo armato di Putin e dall’altro dall’inconfessato desiderio di farlo cadere per via economica”.

Il Giornale: “Segnali di tregua in Ucraina, Berlusconi si offre di mediare”. Il quotidiano riferisce di una telefonata tra il leader di Forza Italia e il premier italiano, dedicata alle crisi internazionali. “Secondo fonti di Forza Italia l’ex premier si sarebbe proposto nel ruolo di mediatore, forte dei suoi buoni rapporti personali con Vladimir Putin, e avrebbe avuto anche un lungo colloquio con il ministro degli esteri Mogherini”. Secondo Berlusconi è “essenziale” che questa volta, ” a differenza di quanto avvenuto con la Libia”, l’Europa “si muova unita”.

Anche sul Sole 24 Ore: “A Renzi i consigli di Berlusconi”.

E poi

Un retroscena del Corriere firmato da Maria Teresa Meli spiega che Renzi non andrà a Cernobbio, al tradizionale forum dello Studio Ambrosetti, uno “strappo alla prassi non scritta a cui si sono attenuti i suoi predecessori: Enrico Letta, Mario Monti, Romano Prodi non hanno disertato questo appuntamento”, perché “non ha fatto mai mistero di non amare quello che chiama ‘l’establishment’, marcando con il tono della voce la distanza che lo separa da quegli ambienti”. “Renzi, evidentemente, ritiene che frapporre una distanza tra sé e l’establishment paghi”. E ieri ha anche criticato D’Alema. Avrebbe detto “ai suoi”, scrive il quotidiano, che “‘D’Alema lavora contro di noi'”, e “lo fa perché ne è convinto” ma anche perché “sa anche che D’Alema è in caduta libera nel gradimento degli elettori del Pd”.
“Ma Renzi non è De Mita (si spera)” è il titolo di un commento del direttore di Europa. Nel senso che alle critiche di D’Alema sul partito e la sua gestione, anche se “ogni sondaggio suggerisce che il frame ‘la gente con me contro l’establishment’ continua a reggere” deve replicare mostrando “di saper cogliere il nocciolo di verità, che c’è sempre”. “Renzi può commettere tanti errori che sarebbero dannosi per l’Italia. L’errore più catastrofico che potrebbe commettere per se stesso e per il Pd sarebbe dar ragione a posteriori a coloro che lo accusavano di disinteresse verso il partito e verso la sua necessaria rifondazione”.

Spazio sul Corriere per le notizie sulla fecondazione eterologa, e sull’accordo tra i presidenti di Regione – che sarà annunciato oggi – di seguire il “modello Toscana”, per garantire gratuitamente la tecnica nelle strutture pubbliche, con alcuni paletti (tra cui quello del colore della pelle del donatore, che dovrà essere lo stesso dei genitori e sull’età delle ‘riceventi’).

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