Tsipras giura, l’Europa pronta a trattare

Il Corriere della Sera: “Spiragli per Tsipras in Europa”. “Si discuterà dell’estensione degli aiuti”. “Martin Schulz: negoziamo, senza riscatti”. “Il nuovo premier greco si allea con Anel, il partito di destra anti Unione”.
L’editoriale, firmato da Pierluigi Battista: “Il miope abbraccio all’icona”.
In alto, la politica italiana: “Il premier indica i tempi sul Quirinale. ‘Sabato mattina il nuovo Presidente'”.
A centro pagina, un reportage: “Tra le schiave che rifiutano i figli dell’Isis. Parlano le yazide violentate”.
A fondo pagina: “‘A Schettino 26 anni, è stato un idiota’. Naufragio Concordia, chiesto l’arresto per ‘pericolo di fuga’. L’imputato: non scappo”.

La Repubblica: “Tsipras giura, al governo con la destra. Europa pronta a trattare con la Grecia”.
“Il retroscena” è firmato da Federico Fubini: “Ma Atene ha già ottenuto il rinvio”.
Sulla corsa al Colle: “Renzi: un solo nome per il Quirinale, il presidente sarà eletto sabato”.
A centro pagina, con foto: “Strage nella base Nato: F16 precipita in Spagna”.
Di spalla a destra il richiamo alle pagine della cultura: “Dal maggio ’68 a Je suis Charlie, il rito di massa che reinventa la Francia”, di Christian Salmon.

La Stampa: “Tsipras spiazza l’Europa. Al governo in Grecia con la destra anti-rigore”, “Bruxelles apre al dialogo ‘se farà richieste accettabili’”.
Di spalla a destra: “Cade l’aereo, strage nella base Nato”, “F16 precipita al decollo: dieci morti in Spagna, feriti anche 9 italiani”.
Una foto a centro pagina per il capitano Schettino e la richiesta dell’accusa: “Il pm: ’26 anni di cella per Schettino’”, “’Un incauto idiota’. Il comandante della Concordia: non scapperò”.
A centro pagina, la successione a Napolitano: “Renzi: scheda bianca ai primi tre scrutini”, “Quirinale, Berlusconi valuta l’idea Chiamparino”.

Il Fatto: “Tsipras, trenta giorni per vivere o morire (di debiti e di Troika)”.
E su quello che il quotidiano definisce “il solito carro”: “’Je suis Alexis’: Salvini, Ferrara e i renzini: tutti con il vincitore”.
In prima il richiamo ad un’intervista a Sergio Cofferati: “Ora un partito nuovo di sinistra anche in Italia”, dice.
A centro pagina: “La mossa del Grillo: mail al Pd per i nomi del Colle”, “Lettera ai parlamentari democratici: ‘Dateci i candidati, li faremo votare dalla Rete’. Direttorio spaccato su Prodi, oggi 10 ‘dissidenti’ M5S se ne vanno: vedranno Renzi al Nazareno. Il segretario dem prova a ricompattare i suoi: ‘Scheda bianca per le prime 3 votazioni, poi si chiude’. Fassina a sorpresa: ‘Dobbiamo parlare con Forza Italia’”.
In taglio basso, una lettera del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi sulla vicenda che coinvolge suo padre, vicepresidente della Banca popolare dell’Etruria e del Lazio e il possibile conflitto d’interessi sul provvedimento varato dal Consiglio dei ministri in materia: “Cdm e Banche popolari, io non c’ero”.
In taglio basso anche l’indagine appalti Rai: “Il metodo Presta, il ‘regalo’ di Benigni e il casting Rai”, “Il manager tv al telefono con il direttore della prima rete per ‘piazzare’ i suoi clienti. Il giudice archivia”.

Il Sole 24 Ore: “Tsipras al governo con la destra. Mercati, euro e spread tengono”. “Il leader della sinistra radicale si allea con i nazionalisti anti austerity”. “Ue: negoziamo ma Atene rispetti gli impegni”. “Padoan: sul debito ‘soluzione sostenibile'”.
“Europa e Grecia obbligate all’intesa” è il titolo dell’editoriale di Adriana Cerretelli.
A centro pagina: “Borse su, Milano a + 1,15. Tassi dei Btp ai minimi”. “I listini sostenuti dall’effetto Qe”. “Draghi: ‘Non servirà senza riforme'”.

Il Giornale: “Il comunista greco ci ruba 24 miliardi”. “Tsipras ha promesso che non onorerà il 60 per cento del debito di Atene. Ecco perché l’Italia, che è esposta per 40 miliardi, ha poco da festeggiare”. Il quotidiano scrive di un “esproprio proletario”.
In alto: “Come salvare i nostri soldi ai tempi di Tsipras”.
Il titolo di apertura è per la politica italiana: “Sabato il nome del Presidente, intanto Renzi recluta 10 grillini. Sì dell’Aula a Italicum e Nazareno”. L’editoriale, di Salvatore Tramontano: “Meglio non perbene che di sinistra”.
A centro pagina: “Il pm: ‘Schettino è un idiota’. Chiesti 26 anni e arresto immediato. ‘Lo perdoni Dio, noi no'”.

Syriza

Il Sole 24 Ore: “Grecia, nasce il governo anti-troika”. “Il leader della sinistra radicale ha già ricevuto dal presidente Papulias l’incarico, atteso per oggi l’elenco dei ministri”. “Syriza trionfa e si allea con la destra nazionalista. Impegno comune il no all’austerity”. Sul quotidiano si legge che c’è molta attesa per i nomi dei ministri. Quello delle Finanze dovrebbe essere Yannis Varoufakis, mentre a Yannis Dragasakis toccherebbe la vicepresidenza del Consiglio, con delega per i negoziati sul debito.

Sul Corriere: “Yacht, Bibbia e veleni anti-immigrati. Panos, il partner imprevedibile di Syriza”. “Il leader dei Greci indipendenti: contro i gay, accusato di antisemitismo, chiama nazisti i tedeschi”. Un ritratto di Panos Kammenos e del suo partito, alleato di Syriza per formare il governo.

Il Sole (“Un alleato non troppo affidabile”) ricorda che la formazione dei Greci indipendenti (in greco Anexartitoi Ellines, Anel) “nascono da una scissione da Nea Dimokratia di Antonis Samaras quando nel 2012 si rifiutarono di votare la fiducia al governo tecnico di Lucas Papademos, ex vice presidente della Bce e al memorandum d’intesa firmato con la troika (Ue, Bce e Fmi)”. “Kammenos si è fatto promotore di una commissione d’inchiesta parlamentare per indagare sulle radici della crisi economica della Grecia. La sua teoria è che Atene sia stata il bersaglio di una ‘congiura internazionale'”.

La Repubblica intervista Nikos Nokolopoulos, neodeputato di Anel: “Diversi da Syriza, ma collaboreremo per salvare la Grecia”. “Destra e sinistra è una distinzione vecchia. La lotta alla povertà non ha ideologie”.

Il Giornale parla di “fasciocomunismo in salsa ellenica” e definisce Kammenos “il Farage dell’Acropoli”, anche se sottolinea che Tsipras ha giurato “per la prima volta non sulla Bibbia, come era consuetudine nella Grecia dove la Chiesa Ortodossa è onnipresente”, e Anel è vicinissimo alla Chiesa ortodossa. Si legge anche che Kammenos sarà probabilmente ministro della Difesa.

Sul Corriere si legge che “Tsipras è ateo, ma non un mangiapreti”, e “soprattutto è scaltro”. Prima di giurare è andato dall’Arcivescovo di Atene Ieronymos “e gli aveva garantito che i singoli ministri giureranno secondo coscienza”, ovvero “con o senza benedizione religiosa”, perché “non vuole guerre di religione”, mostra “deferenza” ed è stato ospite dei monaci del monte Atos e persino di Papa Bergoglio. Il quotidiano scrive che Varoufakis, possibile ministro delle Finanze, “è un falco”, per lui “l’aggiustamento di bilancio è una tortura (‘waterboarding’)” e “un errore” la mancata uscita dall’euro quattro anni fa, ma ieri ha detto che “l’ipotesi Grexit non è sul tavolo”. Dragasakis è definito “diplomatico, almeno nei toni”, ma il fatto di esser stato membro del comitato centrale comunista non lo rende più simpatico a Francoforte.

Sul Sole Roberto D’Alimonte scrive che “né Syriza né lo spagnolo Podemos, e nemmeno l’attuale alleato di governo di Tsipras il partito dei Greci Indipendenti, vanno annoverati tra i partiti euroscettici”, e che sarebbe “meglio parlare di partiti eurocritici”. D’Alimonte ricorda anche che “nonostante tutto il sostegno all’Euro resta maggioritario in tutti i paesi dell’Eurozona, inclusa la Grecia, come si vede nell’ultimo sondaggio Eurobarometro”.

Syriza e Bruxelles

La Repubblica, pagina 2: “L’Unione europea apre a Tsipras: ‘Trattiamo sulla durata del debito ma gli impegni vanno rispettati’”, “Prima riunione dell’Eurogruppo dopo il trionfo di Syriza. Si discute su un possibile allungamento. Calma sui mercati”.
“Il retroscena” di Federico Fubini: “Spunta il patto segreto di novembre, rinvio dei rimborsi già concesso ad Atene”, “Fino al 2020 la Grecia non dovrà versare un solo centesimo ai Paesi del club dell’euro”.
Alla pagina seguente, un’intervista con copyright Le Monde a Christine Lagarde, direttrice del Fondo Monetario Internazionale: “Con la Grecia pronti al dialogo ma il vero ritardo è sulle riforme”.
E sullo stesso tema, da segnalare un’intervista al leader del movimento spagnolo Podemos, Pablo Iglesias: “Nessuna Apocalisse, da Atene nasce un nuovo europeismo democratico”, dice.

Ancora su La Repubblica un intervento di Thomas Piketty: “Ora tutti uniti contro l’austerità. La sinistra europea riparta da Syrizia”.

Adriana Cerretelli, sul Sole 24 Ore, scrive che “l’Europa deve cambiare marcia: il rigore tout court si è rivelato un’arma contundente che produce troppi danni collaterali a molti livelli”, e “lo schiaffo che la democrazia greca ha inflitto all’Europa, tributando il trionfo all’estrema sinistra di Syriza e liquidando un’intera classe dirigente colpevole anche di averne sottoscritto gli eccessi e tramortito così economia e lavoro, conferma che dalla strada del cambiamento non si può tornare indietro”. Ieri dall’Eurogruppo è arrivata “una chiarissima apertura di credito al nuovo governo di coalizione di Alexis Tsipras: niente cancellazione e neanche dimezzamento del debito greco, meno che mai conferenze europee mirate a un’eventuale operazione collettiva”, ma “disponibilità” a discutere una “ristrutturazione soft” senza toccare “gli impegni di ripagamento” e “le condizioni legate al programma di aiuti Ue, in fatto di austerità e riforme”. Un sentiero “molto stretto” per Tsipras, ma “entrambe le parti sono costrette a percorrerlo, perché non possono permettersi il lusso di una rottura”. Tsipras, forte della sua vittoria e a capo di un partito “a dir poco composito” può “permettersi anche una giravolta” a proposito di Europa e debito.

Sul Corriere intervista a Martin Schulz: “Mi fido di lui, è realista, negoziamo ma senza ricatti”. “Le nostre posizioni sono diverse ma non è un antieuropeo”, dice. Schulz racconta di aver detto a Tsipras di non incentrare il dibattito sul taglio del debito piuttosto che su una dilazione. Dice che il voto a Syriza è “ovviamente” un voto contro l’austerità ma è anche “un voto contro la gestione del governo precedente”.
Sullo stesso quotidiano Letizia Reichlin si sofferma sul significato “storico” del Qe deciso della Banca Centrale, e scrive che è importante ora che “il coraggio” di Francoforte sia accompagnato da analogo coraggio a Bruxelles “su investimento, debiti e politica fiscale”, e che ora tocca ai Paesi a rischio impegnarsi su “programmi di riforma”. “Ma la Grecia insegna che questa via è percorribile solo se le misure non sono eccessivamente punitive e si combinano con altre che favoriscano la crescita”. Per questo al “coraggio” della Bce “si associ l’azione decisa di Bruxelles”

Tsipras, l’Italia e l’Europa

Pierluigi Battista sul Corriere scrive del “carro sempre più affollato”, da Le Pen a Salvini, dalla sinistra a Forza Italia che “parla di ‘memorabile lezione'”, a Renzi che si dice “confortato dal possibile appoggio di Tsipras alla battaglia ‘anti austerità’ (anche se l’Italia rischia di vedere svanire i circa 40 miliardi di cui è creditrice con la Grecia)”. E insomma “il successo di Tsipras sembra funzionare come una ricerca collettiva di autoassoluzione”. Il motivo è nel fatto che “l’Europa è stata costruita male, dando il senso di una sovranità usurpata” e soprattutto priva “di ogni passione ‘popolare’, come quella che pure ha preso forma nella configurazione moderna degli Stati nazionali e delle democrazie liberali”.

Guido Gentili sul Sole (“Amore a prima vista”) ricorda che l’Italia è la terza economia dell’eurozona, creditrice come Stato nei confronti della Grecia insieme a Germania e Francia, e ricora anche che l’Italia – dopo la Grecia – “è detentrice in Europa del più alto debito pubblico in rapporto al Pil”. Le reazioni invece sono “paradossali”, come quelle del “capogruppo dei socialisti in Europa, il Pd Gianni Pittella” che “ancora a scrutini aperti twittava: ‘Da Atene un messaggio chiaro all’Europa: basta austerità e Troika’”.

Quirinale, riforme

— Sul Quirinale leggi il dossier di Reset e Mondoperaio —

Il Sole 24 Ore: “Renzi: ‘Un solo nome per il quarto scrutinio’. ‘Sabato il nuovo Presidente’. Il premier ha visto ieri i gruppi parlamentari Pd, da oggi incontri con le delegazioni di altri partiti. Vertice serale Renzi-Boschi-Guerini-Speranza: in campo Mattarella, Padoan e Amato”. Matterella sarebbe gradito a tutto il Pd ma non a Forza Italia, Padoan sarebbe il candidato “del cuore” di Renzi mentre su Amato ci sarebbe “un forte pressing e una convergenza ampia” dal Pd, ai centristi della maggioranza a Forza Italia.
Il Corriere della Sera: “Il premier: al via con la scheda bianca. Sabato eleggiamo il nuovo Presidente”. “Ai gruppi Pd: riscattiamoci come gruppo dirigente. E non esclude una donna”.
Un altro articolo del quotidiano milanese, firmato da Francesco Verderami: “I tanti veti di Berlusconi e la tattica di Renzi sui tempi. Cresce il pressing per Amato”. E anche: “Riprende quota Padoan”.

La Repubblica offre – insieme ai volti di Amato, Padoan e Mattarella, anche quello di Fassino.

Il Corriere intervista il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini: “Mi aspetto coerenza dopo la lezione del 2013. Il patto del Nazareno non c’entra con il Colle ma spero in un largo consenso”. Dice che negli incontri di ieri con i parlamentari Pd non si sono fatti nomi, e che si è fatto “un identikit”, di un Presidente “garanzia per tutti, autonomo” e “naturalmente dotato di grande capacità e autorevolezza”, mentre “è emerso di meno” l’elemento “internazionalità” . Quanto al Presidente donna “personalmente credo che la qualità venga prima del genere”.

Secondo Il Messaggero “nel partito scatta l’ora dei veti incrociati, e Matteo consulterà tutti i parlamentari”. “La tentazione di Sel e sinistra interna: votare Prodi sin dai primi scrutini”.

Su Il Giornale: “Il Senato approva l’Italicum e ratifica il patto del Nazareno. L’asse Renzi-Cav mette all’angolo i dissidenti. Oggi l’ok finale. E il premier twitta: Procediamo spediti sulla legge elettorale'”.

Secondo Stefano Folli, su La Repubblica, il patto del Nazareno “regge, sì, ma in cui Berlusconi chiede di più, ossia un capo dello Stato non espressione della sinistra”, e scrive, a proposito di Renzi, che “o è in grado di presentare entro pochi giorni” un candidato del Pd in “grado di suscitare la minore ostilità possibile” oppure “gli serve un’idea per uscire dalle sabbie mobili che lentamente cominciano ad agguantarlo”.

Ancora Il Giornale: “Berlusconi alla resa dei conti. ‘Sul Colle il premier sia leale'”. “Oggi il Cavaliere torna al Nazareno per l’atteso incontro sul nuovo capo dello Stato, forte dei patti fin qui rispettati da Forza Italia. Toti assicura: ‘Renzi non avvelenerà il clima delle riforme'”. Secondo il quotidiano il timore di molti azzurri sia che Renzi alla fine “butti sul tavolo un nome per noi indigeribile”, e “saremmo costretti a dire sì” per non “ritrovarci il pessimo Romano” Prodi.

Il Sole 24 Ore: “Berlusconi: il ‘nome secco’ non va bene”. Berlusconi non accetterebbe un “prendere o lasciare”, dice il quotidiano, che pure sottolinea come Mattarella non sarebbe gradito mentre con Amato “‘noi non abbiamo rapporti ma certamente la statura del personaggio è una garanzia sia sul fronte interno che internazionale'”.

Internazionale

Il Corriere offre un reportage dall’Iraq settentrionale di Lorenzo Cremonesi, che ha intervistato alcune donne yazide catturate e violentate dai combattenti dell’Isis, che sono riuscite a fuggire. “Cosa faranno adesso le donne yazide rimaste incinte dei loro violentatori tra i jihadisti dello Stato Islamico? ‘Abbiamo già abortito, o lo faremo subito. Meglio morire, che avere i figli dei terroristi’, dicono quelle che abbiamo incontrato negli ultimi giorni tra Dohuq, Zakho e i grandi campi profughi allestiti di fretta dai primi di agosto nelle regioni curde irachene”.
Sullo stesso quotidiano la notizia di “Kobane libera”. Gran parte della città simbolo sarebbe stata liberata dai curdi dopo quattro mesi di assedio. Intanto il portavoce del “Califfo” Al Adnani “lancia un nuovo appello a colpire l’Europa”. “‘Sconfiggeremo i Crociati, appuntamento a Roma’”.

Anche sul Sole: “L’Isis invoca la Jihad ‘su Roma e Gerusalemme'”.

Sul Corriere una intervista a Maria Corina Machado, una delle leader dell’opposizione al governo venezuelano. Il Paese soffre la crisi economica e il calo del prezzo del petrolio, ieri una grande manifestazione dell’opposizione c’è stata a Caracas, il presidente Maduro accusa il “terrorismo economico” contro il suo governo. “Chiunque protesti viene accusato di essere complice di un complotto straniero”, dice la Machado. “Maduro sarà spodestato dalla crisi economica?”, chiede il quotidiano. “No, sarà spodestato dal popolo. Democraticamente”.

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