Spread e populismi, l’Italia preoccupa

Il Corriere della Sera: “Biagi, omicidio per omissione”.
“’Scajola ignorò le richieste di Sacconi e Confindustria’. Il racconto del segretario dell’ex ministro sul giuslavorista ucciso nel 2002”.
In alto: “Lo spread diventa un caso politico. Arriva fino a 200, poi cala”. “Le accuse a Grillo per i toni. Napolitano: il Paese ha bisogno di serenità”.

La Repubblica: “Ecco il piano Renzi per il semestre Ue”. “Tasse, oggi via Befera”. “Il premier: resto anche se il Pd va sotto il 30 per cento”. “Spread a quota 200, poi cala. Napolitano: serve serenità”.
Di spalla: “Russia-Cina, il patto del gas che fa paura all’Occidente. Tra Putin e Xi Jinping firma storica da 400 miliardi di dollari”.
A centro pagina: “Maroni: avvisai io Scajola che Biagi rischiava la vita”. E accanto: “Cade il muro di Gomorra, si pente il super boss”, di Roberto Saviano.

La Stampa: “Via al voto, allarme populismo”. “Europee, oggi nel Regno Unito si aprono le urne: ultraconservatori in pole. Il leader del M5S a Firenze: nel Pd i figli dei massoni”.
E, ancora sulle europee: “Le Pen: a Bruxelles blocchiamo tutto. Prodi: la Germania sbaglia. Renzi e l’incognita Sud: anche se vince Grillo io non mi dimetto”.
Il quotidiano offre interviste a Marine Le Pen e Romano Prodi.
A centro pagina: “Il dossier Scajola riapre il caso Biagi”.

L’Unità apre con una intervista al candidato del Pse alla Commissione Europea, Schulz: “’La sinistra cambierà l’Europa’”. “’Anche io deluso da questa Ue, ora puntiamo sul lavoro’”. “Così battiamo i populisti’”.
E poi: “Renzi agli elettori: convincente a scegliere la speranza”. “Grillo scatenato: faremo i tribunali del popolo”.
A centro pagina la vicenda della mensa per bambini di Pomezia: “Bimbi discriminati, bufera sui grillini”.
In prima anche un richiamo ad una intervista a Gianni Cuperlo.
A fondo pagina l’accordo “storico” tra Russia e Cina sul gas.

Il Giornale: “Pronto il tribunale del popolo. Grillo annuncia: processeremo nelle piazze politici, giornalisti, imprenditori”. “E Berlusconi lo attacca: è un pericolo per la democrazia”.
A centro pagina: “Adesso Schettino sale a bordo del Pd”. “L’esperto in naufragi si dà alla politica”.
In prima anche: “Svolta storica tra Russia e Cina: alleanza sul gas”.

Il Fatto quotidiano apre con una intervista a Matteo Renzi: “’Riforme, non faccio miracoli. Non è il mio Parlamento’”. Il premier al quotidiano parla anche dei “politici inquisiti”: “Il Daspo è per i condannati, non per gli indagati del mio governo o delle liste del Pd. Resto un garantista”. “Rinuncio alla pensione di famiglia, come mi avete chiesto”. “Gli 80 euro anche nel 2015”. “Volevo ridurre gli F35 ma i patti sono cambiati”. “I nove milioni di voti a Grillo sono un fatto sociologico”.

Il Sole 24 Ore: “Il voto europeo preoccupa i mercati. Lo spread Btp Bund si infiamma fino a quota 200, poi chiude a 183 punti”.
Di spalla, sull’incontro tra il presidente di Confindustria e il ministro del Lavoro: “Confindustria: rivedere il modello dei contratti a tempo indeterminato. Le proposte delle imprese: flessibilità e nuovi ammortizzatori”.
A centro pagina: “Tasi, la rincorsa dei Comuni”.
E, a fondo pagina: “Storico accordo sul gas tra Mosca e Pechino”.

Renzi

Intervistato dal Fatto quotidiano, il Presidente del Consiglio Renzi dice di dover “assolutamente dare dei dati e delle date”, perché altrimenti “il Parlamento, che non è il mio Parlamento, non me lo porto dietro. O lo metto in forcing, o non tocco palla”. Renzi parla ad esempio della legge sul finanziamento pubblico dei partiti, fatta dal governo Letta, e dice di non avere la “bacchetta magica”. E ancora: “e riforme costituzionali le avrei fatte dando più poteri ai sindaci non ai consiglieri regionali. Se arrivo a questo livello di compromesso, alto, lo faccio perché devo trattare anche con gli altri”.

Sulle elezioni europee dice che il risultato “stupirà”, “i sondaggi non si possono dire” ma tutti gli indicatori dicono che sarà un risultato “molto positivo” per il Pd. . E ancora, riferendosi ad un articolo del quotidiano: “Ero in aspettativa in una azienda di famiglia. Ho deciso di dimettermi e un mese fa l’ho fatto”. Sulla giustizia e le indagini sui parlamentari dice di essere “profondamente garantista” verso le persone sotto inchiesta, ma “quando si è trattato di votare su Genovese ho detto che bisognava farlo subito”.

Spread, Europa

Ieri giornata turbolenta per i mercati e per lo spread tra Btp e Bund. Sul Sole 24 Ore si legge che il “timore di un’affermazione dell’area euro-scettica che possa mettere a repentaglio il percorso di riforme e di consolidamento fiscale si è tradotto ieri (dopo le vendite dei giorni scorsi) in una seduta densa di tensione e caratterizzata da una volatilità per i titoli di Stato ‘periferici’, Btp in testa,e per la Borsa che non si vedeva da tempo”. Lo spread è salito a 200 per poi ridiscendere altrettanto bruscamente: “Il brusco dietrofront è verosimilmente collegato a una serie di ricoperture, visto che le forti vendite delle precedenti quattro sedute avevano portato i titoli di Stato italiani a rimangiarsi circa un terzo dell’avanzata registrata da inizio anno (e oltre il 60% quando si guarda al differenziale con la Germania). Non c’è dubbio però che la dinamica si sia accentuata dopo due eventi chiave intervenuti nel corso della giornata. Il primo è il deludente risultato dell’asta tedesca”, mentre il secondo ci porta oltreoceano, perché dopo l’apertura favorevole di Wall Street in attesa dei verbali dell’ultima riunione della Federal Reserve, sono arrivate finalmente buone notizie anche dal Vecchio Continente. In base alla stima flash di Eurostat la fiducia dei consumatori nell’Eurozona è aumentata a maggio di 1,5 punti a quota -7,1 rispetto ad aprile”.

Su La Stampa Ugo Magri si sofferma sui sondaggi, e sul fatto che i “leader” avrebbero “abbassato l’asticella”. Secondo Magri, “i bookmaker pagano 2,5 una vittoria grillina: segno che giudicano a rischio metterci su dei soldi.
E i protagonisti? Nei loro pronostici, di colpo, sono diventati prudentissimi. Quasi umili. Casaleggio, ad esempio, confida a Travaglio che gli basterebbe un voto in più del 26 per cento conquistato dal M5S nel 2013. Berlusconi era partito dando per sicura Forza Italia al 25 per cento, successivamente era calato al 20, ora non disdegnerebbe un 18-19 (dei voti persi per strada darà la colpa ad Alfano). Renzi non fissa asticelle. ‘I dati delle ultime ore sono straordinariamente incoraggianti’, infonde fiducia ai suoi. Però ospite dalla Gruber mette le mani avanti, ‘se vince Grillo non mi dimetto, decide il Parlamento’. Gli basterebbe anche meno del 30, così assicura, a patto di avere ‘il gruppo più numeroso nel Parlamento europeo’, visto in fondo che di Europa si tratta.”.

Il Corriere intervista l’ex premier Monti, che parla dello spread: “Oggi l’attacco è di natura politica. Non so se l’eurozona avrà la stesse difese”. Alla domanda se l’Italia sarebbe in grado di rispondere oggi ad un attacco dei mercati europei e americani, risponde che l’Italia “ha saputo reagire” senza ricorrere ad alcun salvataggio, in passato. E oggi “è fuori dalla procedura di infrazione europea”.

La Stampa intervista Romano Prodi, che parla delle riforme necessarie all’Italia. La prima, dice, è quella della burocrazia, “passaggio obbligato per la rinascita dell’Italia”, per “azzerare lo spread” e “sconfiggere il populismo”. Prodi spiega che “l’Italia soffre di più perché è più indebitata”, e la priorità di Renzi dovrebbe essere proprio la “riforma del nostro incomprensibile sistema pubblico”.

Scajola

Su La Repubblica si parla del caso Scajola, a partire dalla notizia che la Procura di Bologna indaga sulla ipotesi di “omicidio per omissione” nei confronti dell’ex ministro, in riferimento all’assassinio di Marco Biagi. Carlo Bonini intervista sul quotidiano romano l’ex capo della segreteria di Scajola, Luciano Zocchi, che dice: “Tutte le informazioni di cui entrai in possesso in virtù del mio incarico, molte delle quali, le assicuro, tutt’altro che segrete, vennero regolarmente trasmesse al ministro Scajola, che era il mio unico superiore gerarchico”.
“Dopo la morte del povero Biagi, il ministro Scajola ordinò una relazione ispettiva al prefetto Sorge sulle responsabilità della mancata assegnazione della scorta. Una relazione di 57 pagine che il sottoscritto non ha mai visto, di cui, va ricordato, era stata promessa la pubblicità e di cui, al contrario, nessuno ha mai avuto cognizione. Ebbene, ero convinto, anzi, davo per scontato, in quella primavera del 2002, che sarei stato sentito dal prefetto. Ma nessuno mi cercò. La cosa prima mi sorprese e poi mi inquietò. Forse non si voleva ascoltare quel che avevo da dire”.
Bonini chiede a Zocchi se chiese a Scajola le ragioni: “Con Scajola, provai più volte ad affrontare il tema Biagi, ma ogni volta si sottraeva. Fino a quando non disse in un’intervista qualcosa che mi fece gelare il sangue’. Cosa disse? ‘alla domanda di chi insisteva nel sapere se le informazioni sui rischi per la vita di Biagi gli erano state trasmesse, rispose: forse sono state trasmesse a qualcun altro. Ecco, compresi allora che dovevo proteggermi a futura memoria”.

Il Giornale sintetizza così la notizia della indagine della Procura di Bologna (contro ignoti): “L’ultima dei pm contro Scajola: ecco l’omicidio per ‘omissione'”.

E poi

La Stampa intervista Marine Le Pen, leader del Fn: “Saremo così forti da fermare le politiche Ue. Stop al trattato con gli Usa e all’allargamento”. Su Grillo dice “deve fare ancora molta strada per essere credibile”.
Va ricordato che oggi si vota nel Regno Unito, il Paese che apre la sfida elettorale per le europee. “Londra apre le danze, Farage guida la carica degli anti-Bruxelles”, scrive La Stampa.

Su Il Giornale si dà conto dell’accordo tra Russia e Cina, con un commento di Livio Caputo: “E Mosca adesso si allea con Pechino. Putin firma l’intesa con Xi: a Gazprom un contratto trentennale di 400 miliardi per la fornitura di gas”. “Un brindisi che cambia il corso della storia”, scrive Caputo, “mentre fa flop la politica asiatica di Obama”, “Mosca e Pechino unite dall’espansionismo”.

Su La Repubblica è Paolo Garimberti a ricordare che “si detestavano, russi e cinesi, da quando Mao Zedong aveva risposto che la Cina non era la seconda potenza comunista, gregaria dell’Urss, ma semmai la sua rivale”. 45 anni fa russi e cinesi si scambiavano cannonate, oggi siglano una “firma storica”, per un accordo che “spaventa l’Occidente”.
Anche Il Sole offre articoli e analisi sull’accordo.

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