Sì alla riforma

Il Corriere della sera: “Sì al nuovo Senato con 179 favorevoli. Proteste in Aula”. “La riforma. Napolitano: ora risposte ai timor sull’Italicum”.
L’editoriale, firmato da Aldo Cazzullo, è dedicato agli “italiani e i migranti”: “Ma la paura non è una colpa”.
La grande foto in prima pagina è dedicata alla nuova Intifada. “Uccisi altri tre israeliani. Netanyahu: sarà reazione dura”.
A centro pagina: “Lombardia, tangenti sulla Sanità. Agli arresti il vicegovernatore”. “Mantovani (Fi): innocente, ci sono già passato”.
A fondo pagina: “Risalirà il tietto al contante: 3mila euro”. “La manovra abolirà il limite dei 999,99 euro. Sinistra Pd e sindacati: un favore agli evasori”.

La Repubblica: “Senato, addio tra le proteste”, “Le opposizioni non votano, 179 sì. Napolitano a Berlusconi: parole ignobili, patologica ossessione. Intervista alla Boschi: ‘Riforma di tutti’. Rissa sulle unioni civili. Ius soli, via libera alla Camera”.
La foto a centro pagina è quella di Mario Mantovani, vicepresidente della Regione Lombardia, arrestato ieri: “Lombardia, tangenti sui dializzati. In cella Mantovani, vice di Maroni”.
Più in basso: “Contanti, il tetto sale a 3000 euro. Bersani: è un regalo agli evasori”, “Il premier: così rilanciamo i consumi”.
A fondo pagina, il richiamo alla “copertina” di R2: “ I nemici di Francesco, la guerra segreta del Vaticano” (ne scrivono Enzo Bianchi e Paolo Rodari).
E gli ultimi sviluppi del caso Cucchi: “Morte di Cucchi, indagati per lesioni tre carabinieri”.
Un richiamo in prima anche per l’inchiesta sui diritti calcio tv: “Quei 150 milioni persi dal calcio per favorire le reti Mediaset”. Di Aligi Pontani.
Sulla colonna a destra: “La maschera siriana sul sogno di Putin”, “Lo zar vuole cancellare i suoi fallimenti interni con il Medio Oriente”, di Bernard Guetta.

La Stampa: “Contanti, tetto a tremila euro”, “La legge di Stabilità innalza il limite per i pagamenti. Plaudono i commercianti, Bersani: ‘Favore agli evasori’”, “Senato, sì alla riforma. La Camera approva lo ius soli: italiano chi studia qui”.
A centro pagina, foto da Berlino: “Un giorno da migranti davanti al Parlamento”, “Berlino, in 130 sul gommone dei naufraghi recuperato al largo delle coste libiche” (è un’idea del filantropo tedesco Hopper, che ha salvato 2000 persone: un modo per mostrare cosa si prova).
Di spalla a destra: “Tangenti sulla Sanità. Arrestato il vice di Maroni”.
E da Gerusalemme: “Attacchi in serie. Tre israeliani morti e 20 feriti”, “Palestinesi in rivolta: 4 attentati in 90 minuti. Netanyahu: pronti all’uso dell’esercito”.

Su Il Fatto, il titolo di maggiore evidenza è sulla riforma del Senato a centro pagina ed è corredato da una foto che ritrae il senatore Denis Verdini a colloquio con Giorgio Napolitano, ieri a Palazzo Madama: “I compagni Napolitano&Verdini fanno la festa alla Costituzione”, “Re Giorgio. L’ex presidente della Repubblica detta la linea: ora cambiamo l’Italicum”, “Con 179 voti a favore e le opposizioni (M5S, Fi e Lega) fuori dall’aula, Palazzo Madama licenzia la Riforma Boschi. Con l’appoggio dei verdiniani e tre dissidenti interni, la maggioranza conta solo quattro voti in meno rispetto al passaggio precedente. Con il Nazareno in piedi e B. in maggioranza, all’epoca si arrivò a 183. E Denis stringe la mano all’ex capo dello Stato”.
A centro pagina anche l’arresto di Mario Mantovano: “In galera per tangenti il primo futuro senatore”.
Sotto la testata, lo scandalo Unicredit: “Palenzona, i 16 milioni e gli amici di zu Binu”, “Soldi senza garanzia a una società di cui sarebbe poi diventato presidente, il ruolo del suo braccio destro Mercuri e dell’ex ad di Barclay Italia. E quel filo rosso che porta dritto al capo dei capi” (il riferimento è a Bernardo Provenzano).
Accanto: “Renzi: i rimborsi spese ci sono, le fatture no”, “Provincia e Comune di Firenze dichiarano di aver pagato ristoranti e catering, ma non chiariscono chi sono gli ospiti, quale sia la data e il locale preciso. Ora tocca alla Corte dei Conti”.
A fondo pagina: “Sangue su Israele: autobus assalito, 3 attentati e 3 morti”.
E un intervento di Massimo Fini: “Santità, non poteva evitarci il Giubileo?”.

Il Giornale: “Nasce il Senato papocchio. Passa la riforma Boschi. Ora ci saranno 10 modi per fare una legge. Altro che semplificazione”. “Cambia la Repubblica”. “Berlusconi sceglie l’Aventino: gli azzurri lasciano l’Aula”.
Il titolo di apertura: “Appalti e sanità lombarda, in manette Mantovani. Renzi: indagini sulle cene”.
A centro pagina, con foto di Ignazio Marino: “Marino inizia la sua vendetta. Il Pd romano crolla al 17 per cento”. E poi: “Le correnti dem regalano Roma ai Cinque stelle”.
Più in basso: “Cuba ha già scordato il Papa, 882 oppositori vanno in cella”.

Il Sole 24 ore: “Effetto Volkswagen: crolla la fiducia tedesca”. “Pesano dieselgate e crisi degli emergenti: l’indice Zew perde oltre 10 punti e precipita ai minimi”. “Berlino verso il taglio delle stime di crescita per il 2015”. Di spalla: “Passa la riforma del Senato. Le opposizioni non votano”. “Via con 179 sì. Napolitano riapre il fronte Italicum”. “Renzi: Italia più forte. Berlusconi: non democrazia”. “Le ragioni dell’economia” è il titolo del commento di Fabrizio Forquet.
In alto: “Tangenti, arrestato Mantovani vicepresidente della Lombardia”. “Indagate a Milano 15 persone”.
A centro pagina: “Uso del contante, tetto a 3 mila euro”. Il rialzo nella legge di stabilità. Correzioni per il regime forfettario delle partite Ive”. Per la sanià taglio da 2,3 miliardi, 250 milioni dal rinvio della gara del Lotto”. E poi: “Squinzi: bene le riforme annunciate, vediamo però se resisteranno all’assalto alla diligenza”.
In prima anche una il richiamo ad una intervista a Naguib Sawiris: “In Italia ho investito un miliardo”.

Riforma

La Repubblica, pagina 2: “Per il nuovo Senato 197 sì ma la protesta svuota l’aula, opposizioni sull’Aventino”, “Fi, Lega e M5S escono e non votano, gli azzurri si dividono. Il testo definitivo va alla Camera. Renzi: ‘Arriviamo al 2018’”. E il quotidiano intervista il ministro delle Riforme costituzionali Maria Elena Boschi, che dice: “Il Pd adesso è compatto, è la riforma degli italiani, ora proviamo a unire comunali e referendum”, “Ma non so se sarà possibile celebrare la consultazione referendaria a giugno, più probabile che si tenga a ottobre”. A Bersani “dico che questo non è il momento delle polemiche”. E su Verdini: “Lui è coerente, anche se non sostiene la maggioranza”. La legge, fa notare Goffredo De Marchis che la intervista, è stata approvata in terza lettura con soli 4 voti in meno del precedente passaggio a Palazzo Madama, significa che Forza Italia non è stata brava nemmeno a fare i conti? Boschi: “Il punto non sono i numeri. Per me hanno perso una gigantesca occasione. L’occasione di dare un contributo alla riforma che l’Italia aspetta da 30 anni, che abbiamo scritto insieme, che avevano già votato e che ha subito modifiche minime condivise anche da loro. Noi però siamo andati avanti nell’interesse del Paese, non potevamo aspettare Berlusconi. Il nostro Pd cerca l’accordo con tutti ma non è sotto ricatto di nessuno”.
Alla pagina precedente, il leader di Sel Nichi Vendola, intervistato, preannuncia: “Faremo subito i Comitati per il No” al referendum. Per il ministro Boschi è una bella giornata. Vendola commenta: “è una bella giornata per la Jp Morgan, la banca tra le principali responsabili della crisi legata alla finanza tossica che in un documento del 2013 attribuisce alle Costituzioni antifasciste del sud d’Europa la responsabilità della crisi stessa, perché quelle Costituzioni producono esecutivi troppo deboli e garantiscono tutele ai lavoratori”.

La Stampa: “Sì alla riforma, Renzi esulta: ‘Abbiamo fatto un capolavoro’”, “In Seanto superato l’ostacolo più difficile. Solo 4 dissensi nel Pd. Maggioranza ampia a 179 voti. Il premier: governo avanti fino al 2018”. I dissensi del Pd, spiega Carlo Bertini, sono stati quelli di Walter Tocci, Felice Casson, Corradino Mineo e Mario Tronti. E la maggioranza è stata “così abbondante che senza i 13 sì del gruppo di Verdini la soglia magica del 161, cioè la maggioranza più uno, sarebbe stata superata senza patemi”.
Alla pagina seguente, la giornata in Senato raccontata da Mattia Feltri: “Tra show e citazioni, il rito si consuma nell’aula semivuota”, “Il centrodestra grida alla libertà conculcata come faceva il centrosinistra dieci anni fa”.

Su Il Giornale viene intervistato il senatore Pd Paolo Corsini. Dice che ha votato sì alla riforma costituzionale ma con un sentimento di “amarezza”, “un gran magone e nessun entusiasmo anche per la consapevolezza che si tratta di un testo molto sgrammaticato”. Spiega che comunque “noi della minoranza Pd ci siamo decisi a votare in virtù dei risultati acquisiti nella mediazione. Un successo” ma che nel dibattito “è emersa in tutta la sua evidenza la gracilità della cultura istituzionale di questa legislatura. Se penso ai Padri costituenti… Qui siamo a livello di Wikipedia”.

Il Fatto, pagina 4: “Aula vuota, baci alla Boschi. Il Senato si piega alla riforma”. E a pagina 5: “Giorgio & Denis, la foto sulla tomba della Costituzione”, “L’abbraccio tra Napolitano e Verdini. Il presidente emerito ordina: ‘Ora cambiare la legge elettorale’”. E’ Fabrizio D’Esposito a raccontare la giornata di ieri al Senato e l’arrivo di Napolitano: “Denis Verdini, dai banchi dell’estrema destra, lascia il suo scranno, accanto a Lucio Barani, e si precipita da Re Giorgio. Verdini si china, gli stringe la mano, inizia a parlottare e in quel momento entra nell’aula di Palazzo Madama Maria Elena Boschi, in total black da vedova nera della democrazia. Verdini, Napolitano, Boschi. Il triangolo della morte della Carta. L’ex comunista ma eternamente togliattiano Giorgio Napolitano ha le spalle larghissime. E’ stato l’unico ad essere eletto due volte capo dello Stato. Ha svitato e avvitato ben tre governi non eletti dal popolo”, “Ha resistito nel Pci, da riformista leninista, alla tormenta immane di due invasioni sovietiche”, “Figuriamoci se si scompone quando Grasso gli dà la parola e il redivivo Domenico Scilipoti, icona dei Responsabili ai tempi di Verdini berlusconiano, spunta come un folletto davanti a lui e gli mostra a getto continuo un foglio-cartello. Sopra c’è scritto ‘2011’. L’anno dello spread e delle dimissioni di Silvio Berlusconi. Scilipoti, che è un senatore di Forza Italia, realizza a modo suo lo sfogo dell’ex Cavaliere di poco prima, alla riunione dei parlamentari azzurri: ‘Non fatelo parlare quello lì, è un golpista. Ma vi rendete conto che a me non ricordo per quale processo hanno dato cinque anni. A uno che ha fatto un colpo di Stato, quanti ne dovrebbero dare?’”.

La Stampa: “Quel biglietto i Napolitano: ‘Berlusconi, parole ignobili’”, “L’ex premier aveva detto: non dovrebbe parlare, nel 2011 fece un golpe”. Spiega Antonella Rampino che Napolitano, terminato l’intervento, ha preso carta e penna e ha scritto una missiva al capogruppo di Forza Italia Paolo Romani di questo tenore: “Ho letto dispacci d’agenzia dalla vostra assemblea…ho letto attribuite a Berlusconi parole ignobili, che dovrebbero portarmi a querelarlo se non fosse da evitare di affidare alla magistratura giudizi storico-politici…”.
Da La Stampa segnaliamo anche un commento di Ugo De Siervo: “Una legge che deve migliorare”. Tra i punti deboli della riforma, de Siervo cita il capitolo relativo all’elezione del capo dello Stato e quello sull’elezione dei due giudici della Consulta da parte del Senato e degli altri tre da parte della Camera.

Sul Sole24 ore una analisi del costituzionalista Francesco Clementi, che spiega come la riforma ci saranno “nuove Regioni più responsabili”. La riforma secondo Clementi “definitivamente chiarisce la natura del nostro ordinamento in tema di forma di Stato”, quello di in “Paese imperniato su un rilevante regionalismo, non su un reale federalismo”, superando un “grave errore di visione” dell’ultimo quindicennio manifestatosi anche nel forte aumento del contenzioso davanti alla Corte cotituzionale o con il fallimento del cosiddetto federalismo fiscale.
Un altro articolo: “Economia e sviluppo, il potere torna allo Stato. Eliminato l’elenco delle materie concorrenti. Ricentralizzate una ventina di competenze esclusive”.
E poi il commento di Fabrizio Forquet, che definisce “fondamentale” la riscrittura del Titolo V della Costituzione perché in questo modo si alleggerirà il lavoro della Corte Costituzionale ma soprattutto si “garantirà più certezza del diritto e meno interlocutori burocratici alle imprese”. Segue l’elenco delle materie che tornano ad essere di competenza esclusiva dello Stato.

Il Corriere dà spazio alle “parole di Napolitano” in Aula ieri sulla legge elettorale. “Evoca il tema dei contrappesi e apre a una modifica dell’Italicum”, scrive il quotidiano.

La Repubblica: “Napolitano benedice la nuova Costituzione. ‘Ripensare l’Italicum’, la rabbia di grillini e Fi”, “L’ex presidente rivendica di aver sollecitato al momento della sua rielezione la necessità di superare i vizi del bicameralismo. E dopo le intemperanze l’aula lo ascolta in assoluto silenzio”. Ne scrive Sebastiano Messina. Alla pagina successiva, ancora in riferimento ai commenti di Napoltano: “’Berlusconi? Patologiche ossessioni’”.

Anche sul Sole: “E ora Napolitano riapre il fronte dell’Italicum”. “Il presidente emerio in Aula: ‘Dare attenzione alle preoccupazioni su legge elettorale ed equilibri istituzionali’”.

Ius soli

La Repubblica: “Rivoluzione ius soli, cittadino chi nasce o studia in Italia”, “Primo sì alla legge, protestano Fi e Lega. Porte aperte a 800 mila figli di immigrati”. E di fianco un’intervista ad uno studente 26enne originario del Marocco: “Io, trevigiano da 23 anni, finalmente posso sognare di diventare magistrato”.

La Stampa: “Lo ius soli passa alla Camera. Protesta la Lega, astenuto l’M5S”, “Più facile diventare italiani per i bimbi figli di genitori stranieri”. Il M5S si è astenuto, definendola una legge “vuota”.

Il Corriere offre una “storia”, quella di Paula Baudet Vivanco, fondatrice della “Rete Seconde Generazioni”, arrivata da bambina in Italia dal Cile. Quando ha fondato la sua associazione non aveva la cittadinanza, nonostante “un ciclo di studi più che abbondante”, dalla seconda elementare alla laurea. “Me l’avevano rifiutata per ragioni economiche”, perché per ottenere il passaporto italiano il richiedente deve dimostrare di avere redditi per sostenersi. “Ora non dobbiamo più sposarci per ottenere la cittadinanza” il titolo.

Su Il Giornale, che evidenzia i proposito del centrodestra “pronto alla battaglia del Senato” contro la norma, anche un articolo sulla “generazione Balotelli”. Dove si ricorda che il calciatore, arrivato in Italia a due anni e dato in affido a una famiglia bresciana, è sempre rimasto legato ai suoi genitori naturali, ghanesi, ed ha ottenuto la cittadinanza solo a diciotto anni, come richiede la legge in vigore. Un altro è Stefano Okaka, nato a Castiglione del Lago da genitori nigeriani, ha parlato italiano fin dal primo giorno ma ha avuto il passaporto nigeriano fino a che “i suoi meriti sportivi hanno dato una bella accelerata alle partiche per la sua cittadinanza e quela della sorella, campionessa di pallavolo”.

Contanti

La Stampa, pagina 2: “Contanti, Renzi riapre il portafoglio. ‘Si potrà spendere fino a 3 mila euro’”, “Cade il limite dei mille euro fissato da Monti e sarà incentivato lo scontrino elettronico. Il premier: è un modo per rilanciare i consumi. Bersani: un favore all’evasione fiscale”. A pagina 3: “Una mossa che divide gli economisti ma potrebbe aiutare le piccole imprese”, “Allarme dell’ex ministro Visco: si rischia di agevolare corruzione e riciclaggio. Daveri (Francesco Daveri, economista e collaboratore de La voce.info, ndr): un vantaggio per anziani e commercianti”. Ma Gros (daniel Gros, economista del Ceps di Bruxelles, ndr.) è scettico”. Dice Gros che “non c’è ragione per cambiare il limite attuale: non ci sono studi che dimostrino che il limite all’utilizzo dei contanti sia d’intralcio alla crescita” e “le grosse spese non si fanno in contanti”.
E al tema è dedicato un commento di Alberto Mingardi in prima: “Obiettivo, rianimare i consumi” (Mingardi ricorda che nell’area euro esistono limiti alle transazioni in contanti, come accade in Belgio a 3.000 euro, in Francia a 1.000 euro, in Spagna a 2.500, in Portogallo 1.000, mentre il contante può essere usato senza restrizioni in Austria, Germania, Paesi Bassi, ovvero con Paesi non particolarmente tolleranti con l’evasione).

La Repubblica, pagina 14: “Contanti da 1.000 a 3.000 euro. Sanità, è lite Regioni- Governo”, “Renzi: ‘Così aiuteremo i consumi’. Commercianti euforici. Bersani: aumenterà l’evasione. Il premier: tra pochi mesi la flessibilità pensionistica. Ultimo assalto dei ministeri di spesa”.
In basso, un articolo di Valentina Conte: “Agenzia Entrate spiazzata: con il cash sale il sommerso”, “Addio al piano moneta elettronica”. E le parole del direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi: “Il nero è già il 17% del Pil”. L’articolo sottolinea che “la gestione del contante costa moltissimo all’Italia: 8 miliardi l’anno, di cui la metà a carico del sistema bancario”.
E sul tetto del contante il quotidiano intervista la senatrice Pd Maria Cecilia Guerra, che è stata viceministro del Lavoro nel governo di Enrico Letta (“Così si fa un favore a evasione e riciclaggi”) e Maurizio Lupi, Ncd (“Sconfitto un altro tabù. Più fiducia ai cittadini”).

Sul Sole 24 ore si cita il parere della Guerra e quello di Bersani, pure contrario alla misura. Si legge anched del “pienmo consenso delle associaizoni dei commercianti secondo i quali la misura contribuirà a rilanciare consumi e turismo””.

Il Corriere offre una grafica del “confronto con l’Eurpa” e offre due interviste: al presidente di Confcommercio Sangalli che spiega come non può essere il limite al contante il modo per combattere l’evasione fiscale e che i 1000 euro danneggiano i commercianti perché “molti stranieri sono abituati a effettuare acquisti in contanti per importi anche molto superiori”, visto che “le regole dei loro Paesi lo permettono”. E poi a Vincenzo Visco, che invece è contrario. “E’ uno scherzo o una provocazione? Così si rede più facile il riciclaggio”. Sull’incentivo ai consumi: “Scusi, lei conosce molte persone che vanno in giro di solito con rotoli di banconote da 100 o da 500 euro?”. Dipendesse da lui il tetto sarebbe a 500 euro, dice.

Mantovani

La Repubblica: “In cella il vice di Maroni: ‘Truccate anche le gare per i pazienti dializzati’”, “Mantovani arrestato. ‘In cambio lavori gratis a casa’. Berlusconi lo difende. Le opposizioni: via la giunta”. E un’intervista a Umberto Ambrosolo, leader del centrosinistra al Pirellone: “Altro che pulizia, finiranno come Formigoni”.

Il Fatto: “’Affari d’oro sui dializzati e l’architetto come tangente’”, “Tre arresti. Concussione e corruzione: in cella il forzista Mantovani, vice di Maroni in Regione. Il giudice: ‘Spiccata capacità criminale’”. E alla pagina seguente: “Ora Salvini insorge: giustizia a orologeria. Però punta Bobo”, “Il leader difende l’indagato lumbard e anche l’arrestato. Il governatore (imputato) dipende sempre di più dall’Ncd”.

Sul Corriere Luigi Ferrarella spiega che tra la richiesta di arresto di Mantovani da parte del pm e la firma di ieri del Gip per fatti compresi tra il 6 giugno 2012 e il 30 giugno 2014 è passato un anno. L’ipotesi di reato è concussione-corruzione-turbativa d’asta. La concussione riguarderebbe le pressioni di Mantovani e del suo collaboratore Giacomo di Capua nel 2012, quando i due “prospettavano al neo provveditore alle opere pubbliche che molti lavori si sarebbero fermati e molti Comuni avrebbero disdetto le convenzioni con il Provveditorato” se un ingegnere del Provveditorato, Alessandro Bianchi, pure indagato non fosse stato “rimesso responsabile dell’edilizia scolastica”. L’ipotesi di turbativa d’asta sarebbe in gare “dove chi vince è pretestuosamente escluso di Bianchi a favore dei raccomandati da Mantovani”.

Il Corriere dedica un ritratto al “personaggio” Mantovani, “il ‘Faraone’ delle case di cura lombarde”. Per i nemici il soprannome è “il badante di mamma Rosa”, ovvero la madre di Berlusconi. Si accosta la sua ascesa politica alla “dedizione”. Mantovani ha iniziato la sua carriera come imprenditore di case di riposo. Si ricorda che poche settimane fa, il 4 agosto, in una “animata riunione” di Giunta lombarda, gli viene rinfacciata una “incompatibilità” tra il suo rolo di assessore e quello di imprenditore da parte della “lady di ferro della Lega, Cristina Cantù”. I rapporti con il presidente Maroni “si sono raffreddati da tempo” e “con l’occasione della approvazione della riforma della Sanità, viene scaricato”. Resta vicepresidente con delega alle relazioni internazionali.

Scrive Alessandro Sallusti sulla prima pagina de Il Giornale che “Mantovani, secondo l’accusa, si sarebbe fatto fare gratis lavori di ristrutturazione in casa sua a aziende a cui aveva assegnato appalti pubblici”. Se è vero “è una cosa certamente disdicevole e pure reato” dunque “si vada a un giusto processo” ma “perché l’arresto preventivo? Non ci sono mazzette da cercare in paradisi fiscali ma semmai case da sequestrare”. “Le case non scappano” è il titolo del suo commento. Nell’articolo di cronaca: “Arrestato Mantovani: corruzione. Ma non c’è un euro di mazzette”.

Sul Sole 24 ore, Paolo Bricco scrive che “tutti, soprattutto nel nostro Paese, hanno diritto di difendersi da rilievi che sono come pietre” e dunque “Mantovani avrà modo di tutelare se stesso e la sua famiglia da accuse non pesanti ma pesantissime” ma “da Milano bisogna ripartire”, e “ogni opacità sia cancellata. La classe politica regionale non abbia atteggiamenti neo-corporativi e sappia essere all’altezza del risveglio economico e lombardo. Sia limpida come il cielo sopra il Resegone”.

Sul Corriere, una intervista al leader della Lega Salvini: “Sono colpevole. Di segnalazione. Al posto di Garavaglia lo avrei fatto anche io. Anzi: l’ho fatto. Da consigliere comunale nel corso degli anno ho segnalato decine e decine di associazioni benediche. E non mi ravvedo. Lo rifarò”. Dice che Massimo Garavalia viene “indagato perchè avrebbe segnalato una associazione di ambulanze. Sena prendere un euro, beninteso. Pazzesco, pazzesco”. “Massimo Garavaglia è il migliore di noi, una persona che tutti conoscono come specchiata”. Dice anche che non si permette di commentare l’indagine che riguarda Mantovani “anche se lui mi pare una brava persona”.

Sul Sole: “Il centrodestra fa quadrato intorno alla Giunta. Non si ipotizzano le dimissioni. Due mozioni di sfiducia dal Movimento 5 Stelle e dal Pd che promette ostruzionismo nelle commissioni e in consiglio”.

Vaticano

Il Corriere: “Il Vaticano: un atto di disturbo diffondere la lettera. Padre Lombardi: ‘Non era questa l’intenzione dei firmatari’. E spunta la ‘devolution dottrinale’”. Si tratterebbe, secondo quello che ha detto ieri l’abate benedettino Schroder, della ipotesi di “affrontare le questioni in base al contesto culturale”. Per esempio la questione dei divorziati e risposati è “molto sentita in Germania tra i fedeli e meno altrove”, e anche “la comprensione dell’omosessualità è culturalmente molto diversificata”.
Sulla stessa pagina un “retroscena” firmato da Massimo Franco indaga sul “piano dei nemici del Papa”. “Viste da Santa Marta, le manovre di questi giorni fanno pensare a un’operazione progettata da tempo per delegittimare due anni di papato”.

Oggi su Il Giornale viene intervistato il cardinale Elio Sgreccia. Gli viene chiesto se ha firmato la lettera. “I primi giorni che siamo arrivati all’assemblea ci sono state petizioni e interrogazioni su come funzionava il Sinodo. Perché era diversa la metodologia rispetto al passato. Il Papa ha chiarito, la Segreteria ha chiarito e non se ne è più parlato. Adesso si sono tutti sbizzarriti a cercare i firmatari”. Dice “abbiamo firimato tante carte, dalle presenze alle petizioni. Ma lettere di protesta o di insinuazioni no”.

Infront, calcio

Il Corriere intervista Enrico Preziosi, fondatore di Giochi preziosi e proprietario del Genoa calcio. Venerdì la sede della sua squadra è stata perquisita dalla Finanza. Il sospetto è che abbia ricevuto finanziamenti occulti da Infront per aggirare i controlli della Vigilanza. “Non è assolutamente vero. Si tratta di un versamento di 15 milioni effettuato in tre tranche da un mio conto svizzero regolarmente dichiarato al fisco italiano. Forse non tutti lo sanno ma io da nove anni sono residente a Lugano. Sono sereno, ho ricevuto un prestito da una società finanziaria che dovrò rimborsare con gli interessi”. Ma “i processi andrebbero fatti nei tribunali, non sui giornali”, ed è “triste che il mondo del calcio venga dipinto come popolato da avventurieri e speculatori”. Dice che senza i proventi dei diritti Tv – “non necessariamente di Infront, si tornerebbe al mecenatismo”, perché l’85 per cento delle entrate nel calcio dipendono dai diritti tv. “Io non so se Infront agisce in posizione di monopolio o meno” ma “la Lega ha bisogno di un partner capace di garantire un flusso di denaro e Infront lo è”.

Marino

Su Il Giornale si legge di una “bomba Marino sui sondaggi: il Pd affonda”. “Nella Capitale la sinistra si ferma al 21 percento e non arriva al ballottaggio”.

Sul Corriere: “Roma, le scelte di Renzi tra Comunali e Giubileo: ‘Farò un dream team’”.
L’articolo si sofferma sulla conversazione che ieri Renzi avrebbe parlato con Catone ed avrebbe annunciato appunto un “dream team”. Per il commissario “si fa il nome di Marco Rettighieri, delle Fs, uomo che ha messo in piedi la macchina organizzativa dell’Expo di Milano dopo l’inchiesta giudiziaria. Del dream team potrebbe far parte anche Rutelli.

Il Sole 24 ore: “Un supercommissario per la Capitale. Il Pole il prefetto Frattasi. In arrivo una squadra di sette subcommissari tecnici”. “Un ruolo anche per gli assessori uscenti Sabella e Rossi Dorio”. “A Rettighieri (general manager di Expo) il dossier trasporti”.

Medio oriente

Sul Sole 24 Ore: “Assalti a Gerusalemme, tre morti. La polizia pensa di isolare la città araba. Netanyhau ad Abu Mazen: ‘Basta bugie’”. Il quotidiano ricorda che la scintilla che ha in parte acceso le rivolte sono state le frequenti visite da parte di ebrei al Monte del Tempio”. “I palestinesi temono che il governo conservatore” di Israele “voglia sottrarre ai musulmani il controllo del complesso attorno alla moschea di Al Aqsa”. Netanyahu ha “detto più volte che Israele non consentirà cambiamenti dello status quo, in base a cui gli ebrei possono visitare il sito, dove però sono bandite le preghiere non islamiche”. Abu Mazen, “pur prendendo le distanze dalle violenze”, ha chiesto al suo popolo di “difendere Al Aqsa da Israele e da Netanyahu”.
Un altro articolo ricorda che “a dispetto della rivolta ogni mattina 47 mila palestnesi entrano in Israele a lavorare” e che circa 250 mila arabi di Cisgiordania dipendono economicamente dal mercato israeliano”. Dunque “fino a chele frontiere non saranno chiuse e fino a a che Israele non deciderà di invadere ancora una volta militarmente lecittà della Cisgiordania quello che sta accadendo non si può chiamare Intifada.

Sul Corriere un “retroscena” di Davide Frattini è dedicato alle “mosse del premier” israeliano Netanyahu. “’Bibi’ tenta di contenere le frange più estreme del governo. Ma il 73 per cento vuole misure più dure”. Si ricorda che alla fine del secondo mandato tre anni fa il premier aveva promesso che “non sarebbe mai stato trascinato in una guerra ‘non necessaria’”. In questa fase è promotore della linea del “contenimento” e si ritrova dunque a “richiamare alla moderazione gli altri membri del consiglio di sicurezza”. In particolare a Naftali Bennet, che sostiene la tolleranza zero a Gerusalemme e da giorni perora la chiusura totale della Cisgiordania e dei quartieri arabi nella parte est della città.

Germania

Il Sole dedica una intera pagina al “caso tedesco”. “Crolla la fiduia in Germania”. “Effetto Volkswagen (ed emergenti) sull’indice Zew. Verso revisione al ribasso del Pil”. L’indice Zew misura le aspettative degli investitori ed ha registrato ad ottobre il livello più basso da un anno, a 1,9, scendendo di 10,2 punti rispetto a settembre. Un risultato molto al di sotto delle attese.

Sul Messaggero si parla della inaugurazione ieri della Buchmesse, la fiera del libro di Francoforte. “La Buchmesse della libertà”. “Salman Rushdie a inaugurato ieri a Berlino la 67ma fiera del Libro di Francoforte. ‘Il diritto di espressione è fondamentale per l’umanità’. Il direttore Boos: ‘Questa edizione è la più politica’”. “Islam al centro del dibattitto. Il Paese ospite è l’Indonesia”. A causa della presenza di Rushdie l’Iran ha disertato la fiera, sono prò presenti singoli editori iraniani, scrive Il Messaggero. La Fiera ha lasciato le porte aperte ai profughi: gruppi di eritrei e siriani potranno entrare gratis con guide nella loro lingua i prossimi 17 e 18 ottobre.

Sul Sole: “A Francoforte l’Italia del libro unita”. “Al via la Buchmesse. Mondadori senza stand, solo postazioni di lavoro”.

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