Se Renzi riapre il forno grillino

Il Corriere della Sera: “Renzi apre a Grillo sulla Rai”. “La reazione all’intervista in cui il leader del Movimento ha detto di essere pronto al dialogo”. “Contatti tra Democratici e M5S. L’incontro chiesto dal capo del governo”.
“Un timido segnale di disgelo” è il titolo dell’editoriale, firmato da Aldo Cazzullo.
In alto: “Precari, attesa infinita. Ora il posto torna a rischio”.
In evidenza sulla politica anche la Lega: “Tosi, primi passi per la scissione. E incontra Salvini”.
E poi: “Legge sulla corruzione. La prescrizione spacca la maggioranza”.
A centro pagina la visita del premier italiano oggi al Cremlino: “Dopo Kiev, Putin. La partita italiana”.
Accanto: “Il commissario Ue: ‘Sui migranti ora trattiamo con i dittatori'”.
Di spalla: “Verso l’otto marzo. Quei 450 euro che dividono uomini e donne”, ovvero i dati sul “divario di genere” in Italia.

La Repubblica: “Giustizia, altro stop sulla corruzione”. “Maggioranza divisa, scontro anche sulla prescrizione”. Altro articolo: “Renzi avvisa Alfano: basta sgambetti”.
E poi: “La Lega si spacca”. “In Veneto nasce il gruppo Tosi: fermiamo Salvini”. In evidenza anche un articolo che racconta la storia della “lunga amicizia tra il Carroccio e i neofascisti”.
Di spalla: “Nell’inferno di Sirte tra i cecchini della jihad”. “L’assedio delle milizie per strappare all’Is la città di Gheddafi”.
A centro pagina: “Effetto Draghi, euro a livello dollaro”. “La moneta mai così debole dal 2003, oggi al via il piano Bce”.
In evidenza, con foto: “India, ultima offesa alle donne. Censurato il film sullo stupro”.

La Stampa: “L’Onu: l’Isis cresce, non c’è più tempo”. “Al Consiglio violento attacco di Tripoli alla Gran Bretagna. Un’altra strage di migranti: dieci morti e mille sopravvissuti”. “Intervista Gentiloni: la minaccia terroristica può portare a un governo unico in Libia”. “Renzi vola a Kiev e oggi incontra Putin: sanzioni attenuate se regge la tregua in Ucraina”.
A centro pagina: “Prescrizione, il no dei centristi a Renzi”. “Caso Lega, in Veneto nasce il gruppo Tosi”.
Sul quotidiano torinese si preannuncia anche l’avvio di un “viaggio in cinque tappe” verso l’Expo milanese, insieme ai fotografi della agenzia Magnum.

Il Sole 24 Ore: “Cambi e Tassi, effetto Qe. L’euro ai minimi da 11 anni”. “Il mercato ‘anticipa’ le mosse Bce sul Quantitative easing. La valuta Ue scivola a 1,1063 sul dollaro”. “Spread Btp a 103. Draghi: la liquidità non garantisce la crescita”.
A centro pagina: “L’inchiesta di Trani”. “Derivati di Morgan ‘svincolati’ dal rating S&P”. “Dagli atti emerge che il diritto alla monetizzazione non era legato al declassamento”, che sarebbe l’ipotesi di fondo della procura di Trani, che per questo ha portato a processo S&P e Morgan Stanley.

Il Giornale: “La Lega si spacca, Renzi si incarta”. “Tosi e i suoi lasciano il Carroccio”. “La prescrizione fa litigare Pd e Ncd: maggioranza in crisi”. “Berlusconi chiude l’Aventino, ma sulle riforme voterà no”.
A centro pagina: “La Ue cambia idea. ‘Giusto cooperare con i regimi'”. E poi: “I fondi per i migranti? Servono per i funerali”. “Il sindaco di Pozzallo denuncia: le sepolture ci costano 170 mila euro”.

Il Fatto quotidiano, con foto di Renzi in bicicletta: “‘Darò il daspo ai corrotti’. Ma il Pd gliel’ha bocciato”. “Dopo gli scandali Expo, Mose e Roma capitale Renzi aveva annunciato una legge per cacciare ‘i ladri’ dalla PA. Ieri al Senato il suo partito e Forza Italia hanno affossato la norma, votata invece da 5Stelle e Lega”.
E poi: “Tra Kiev e Mosca: contentino ucraino, poi affari con Putin”. “Rapido omaggio sul luogo dell’uccisione di Nemtsov, incontro con gli imprenditori, infine al Cremlino”. “La campagna di Russia”, scrive il quotidiano.
A centro pagina: “Pompei, gli sprechi del Commissario”. “Maxisequestro, soldi buttati in spettacoli”.
Accanto: “Di Matteo ha contro Cosa Nostra e il Csm”, perché ieri il plenum del Consiglio superiore della magistratura ha rinviato il voto sulla “promozione del pm alla Procura nazionale. La commissione nazionale gli preferisce tre colleghi meno titolati”.
A fondo pagina: “L’apertura di M5S”. “Grillo: reddito di cittadinanza. Sel e mezzo Pd già ci stanno”.

Grillo, Pd

Sul Corriere Maria Teresa Meli racconta che “giorni fa” il premier Renzi avrebbe chiesto “un incontro a Grillo” per parlare di Rai, visto che è “determinato a ‘togliere la tv di Stato dalle mani dei partiti'”, e “almeno su questo Grillo la pensa nello stesso modo, come dimostra anche il documento che ha presentato al presidente Mattarella”. Il quotidiano scrive anche che “alle 13 di giovedì” i membri del Pd della commissione di Vigilanza Rai si incontreranno per preparare il confronto. Quanto a Renzi, avrebbe ribadito anche ai suoi che il Pd è sempre pronto, ma “dobbiamo anche ricordarci che finora sono sempre stati loro a dirci di no e a chiudere la porta, perciò non facciamoci troppe illusioni. Dopodiché, se riuscissimo a fare un disegno di legge che cancella la Gasparri ed elimina i partiti dalla Rai, sarebbe un fatto importante'”. Il quotidiano affianca al possibile accordo sulla Rai anche la notizia che ieri il Movimento 5 Stelle ha votato a favore dell’aumento della prescrizione, e ha votato anche sì alla introduzione di “nuovi quattro eco reati al Senato”, e la cosa avrebbe “messo in agitazione Berlusconi”.
Sullo stesso quotidiano una intervista al parlamentare Pd Ettore Rosato: “I segnali sono buoni, ora attenti alle provocazioni”. Quella di Grillo è una “apertura strumentale”, come dimostra “la correzione del pomeriggio”. Rosato dice che già nell’intervista del mattino si poteva leggere “una buona dose di provocazione”, per esempio quando Grillo parlava del reddito di cittadinanza, le cui coperture erano “trovate con soldi fantasiosamente rintracciati”, e chiarisce che il Pd non ha nessuna intenzione di costruire una maggioranza alternativa alla attuale.

Sul tema da segnalare la prima pagina del Manifesto, che parla di “voto storico in Senato” perché sono stati introdotti nell’ordinamento i reato di inquinamento e disastro ecologico con i voti favorevoli di Pd, Sel, Movimento 5 Stelle e Ncd. “Sconfitta Confindustria”, scrive il quotidiano.

Libero intervista Luigi di Maio, vicepresidente della Camera e importante parlamentare grillino: “Se Renzi vuole i nostri voti se li deve sudare. Noi siamo disponibili ma solo se il Pd è disponibile a votare norme vere e non buone solo per farci conferenze stampa”. Di Maio dice che il reddito di cittadinanza è “il nostro principale obiettivo” nella legislatura, e anzi è “la manovra economica del Movimento”. Dice che “lo scoglio delle coperture è superato”, perché la proposta ha già ricevuto la “bollinatura” della Ragioneria generale e della Commissione bilancio del Senato.

Su Il Giornale si legge che proprio mentre Renzi tenta di aprire “il forno grillino” sulla riforma Rai, la maggioranza si “spacca” sulla riforma della prescrizione, “dove il governo ha presentato una modifica che porta da dieci a diciotto anni – praticamente raddoppiandoli – i tempi di prescrizione per i reati di corruzione. Sia i centristi di Area popolare sia i socialisti si sono dissociati, votando contro insieme a Forza Italia”. Il provvedimento sarà in aula a metà marzo, e la maggioranza tenta di ricucire.

Lega, Veneto

Su La Repubblica: “Lumbard verso la scissione. Nasce il gruppo di Tosi. Salvini: ‘Non perdo il sonno’. In Veneto il presidente della Liga fonda una nuova componente. Oggi il vertice finale a Padova”. Se domani sarà sancita la rottura, spiega il quotidiano, Tosi dovrebbe scendere in campo alle regionali con una sua lista civica, alleato probabilmente con Ncd.
Secondo lo stesso quotidiano il timore di Berlusconi è che la rottura tra Zaia e Tosi possa avere conseguenze sulle regionali: “‘Se i padani si spaccano davvero anche Zaia rischia di perdere'”. Secondo il quotidiano “la Moretti cresce in consensi”, e Berlusconi sarebbe preoccupato anche della Campania, dove De Luca è considerato un candidato “in grado di catturare consensi anche nel centrodestra”.

Moretti viene intervistata da La Stampa: “I leghisti litigano? E io mi prendo la Regione”. Dice che non vincerà sulle “macerie della Lega” ma per le sue proposte, rivendica di aver girato fino ad ora oltre 200 comuni della Regione – ne mancano circa 300.

Il Corriere intervista Luca Baggio, presidente della Liga Veneta: “Non voglio avere nulla a che fare con l’estrema destra di piazza del Popolo”. Dice che il progetto di Salvini non gli appartiene e “non sopporto le imposizioni”, “Flavio è un amico e non lo abbandono”.

Al “populismo di Salvini” è dedicato il commento firmato da Nadia Urbinati su La Repubblica, dove si legge che “gli entusiasti del populismo come strumento di mobilitazione delle masse contro le élite e le nuove oligarchie farebbero bene a comprendere che le masse non fungono da protagonisti nella strategia populista ma non strumenti per consentire un ricambio veloce e dirompente delle élite”.

Internazionale

Su La Stampa una intervista al ministro degli esteri Gentiloni. Si parla dei jihadisti libici, del rischio di “guerra totale” e degli “spazi politici” per una risoluzione della vicenda libica che “paradossalmente” si sono riaperti. “Solo qualche settimana fa, quando abbiamo dovuto chiudere la nostra ambasciata, sarebbe stato illusorio immaginare tutte le parti libiche intorno a un tavolo, come spero avverrà oggi in Marocco”, dice. Nell’incontro l’inviato Onu Leon, dice il ministro, “proporrà un protocollo di accordo in materia sicurezza e la formazione di un governo di unità nazionale con un primo ministro e due vice. Nomi e proposte devono uscire dal confronto”. La comunità internazionale parte dal “riconoscimento che il Parlamento di Tobruk ha una sua legittimità democratica, ma non controlla tutto il paese”.

Sul Corriere è Massimo Gaggi a scrivere da New York: “L’Onu lavora a un governo di unità”. In vista del vertice di Rabat di oggi, secondo il quotidiano, la tregua sarebbe più vicina. Ma “nessuno pensa possa essere risolutiva” la conferenza di Rabat, e il quotidiano cita anche incontri che si sono svolti ad Algeri, e che riprenderanno dopo il vertice marocchino, tra “200 capi politici e militari delle varie fazioni in lotta in Libia”. Intanto Khalifa Haftar annuncia di aver circondato Derna, oggi in mano all’Isis, e di essere “pronto a bombardarla”.

Da segnalare su La Repubblica una intervista a David Grossman, in cui si torna a parlare della visita e del discorso di Bibi Netanyhau a Washington: “Spero che non vinca le elezioni, ma sul nucleare sarà ascoltato. Dagli Usa una ingenuità delittuosa”. “L’Iran minaccia il mondo intero. Stavolta Netanyahu ha ragione”. Dice che gli Usa e Obama “devono dare risposte pertinenti” alle cose dette dal premier israeliano. Il quale ha la “tendenza alle manipolazioni”, a “distinguere” le cose importanti da quelle secondarie, e dunque “si tende spesso” a non ascoltarlo “anche quando dice cose giuste”.

Sul Sole: “Kerry: chiedere la resa dell’Iran non è d’aiuto”. Il segretario di Stato Usa, a Ginevra al termine di tre giorni di incontri con gli iraniani per raggiungere una intesa “sul controverso piano nucleare” di Teheran, risponde indirettamente a Netanyahu.

La Repubblica intervista lo scrittore di Gorky Park, Martin Cruz Smith che parla dell’omicidio Nemtsov: “Non si saprà mai la verità sull’assassinio di Nemtsov. Ormai i morti sono troppi. A Mosca ci sarà una svolta”.

La Stampa intervista l’Ad del Fondo Strategico russo, Kirill Dmitriev, che dice di sperare che l’incontro tra Renzi e Putin “aiuti” il premier italiano “a comprendere meglio la posizione russa”, e di sperare in un “maggiore pragmatismo” dell’Europa: “‘L’embargo? Un danno per tutti. La Cina è pronta ad approfittarne'”, titola il quotidiano.

8 marzo

Sul Corriere della Sera una analisi firmata da Paola Profeta e Rita Querzè dedicata al divario di retribuzioni tra uomini e donne.

Su La Repubblica un articolo di Raimondo Bultrini (“India, ultima offesa alle donne, censurato il film sullo stupro”) in cui si parla della decisione del governo indiano di proibire la proiezione di un film sullo stupro, prevista proprio per l’8 marzo.
Sullo stesso quotidiano viene intervistato sull’argomento lo scrittore Suketo Mehta, che non si sorprende del divieto: “L’India mette continuamente al bando libri, film, opere d’arte”, “in India la libertà di espressione non gode di buona salute” ma le manifestazioni delle donne “sono servite eccome”.

Da segnalare su Il Giornale una intervista all’ex Ministro Annamaria Cancellieri, che pubblica un libro dal titolo “Una vita bellissima”, edito da Mondadori. “Macché Quirinale, noi donne tagliate fuori”. Si citano le candidature di Severino, Finocchiaro e la sua per il Colle, ma lei dice: “Se proprio lo vuol sapere questa storia del candidato donna non mi appassiona”, “vorrei essere valutata per quello che ho fatto. Perché – spero – sono brava, non perché sono donna”.

E poi

Da segnalare Il Sole 24 Ore, che dedica ampio spazio alla inchiesta della Procura di Trani fondata sulla idea che le agenzie di rating – e in particolare Standard & Poor – abbiano ordito un complotto contro l’Italia declassando il debito sovrano del nostro Paese negli anni 2011-2012, e favorendo così Morgan Stanley, titolare di derivati del governo italiano, che prevedevano una risoluzione del contratto in caso di peggioramento del rating. Sul Sole si legge che il reato ipotizzato è “manipolazione del mercato finanziario”. La procura indaga “sulla clausola di scioglimento anticipato del contratto derivato sottoscritto nel 1994 tra il Tesoro e la banca d’affari Morgan Stanley, che ha consentito all’istituto di incassare 2,5 miliardi di euro tra dicembre 2011 e gennaio 2012”. Una clausola definita “unica nel suo genere”, che avrebbe trovato conferma anche nella audizione della responsabile del debito pubblico, Maria Cannata. Oltre all’inchiesta di Trani ce n’è anche una aperta a Roma dal procuratore aggiunto Nello Rossi, che non conta iscritti nel registro degli indagati. “Stando alle domande che formula il magistrato Ruggiero, l’ipotesi inquirente è che il declassamento e la clausola di rescissione del contratto siano illecitamente connesse per via delle azioni possedute dalla banca in S&P. Tuttavia la Cannata smentisce questo particolare affermando che il contratto con Morgan Stanley era legato al mark-to-market, ossia al valore di mercato di un derivato a un determinato istante”. E dunque, dice Cannata, “‘la questione Morgan Stanley (…) non è stata determinata dal declassamento, era legata al valore del mark-to-market e peraltro era un valore che era stato superato da almeno dieci anni'”.
“A Wall Street, come anche nella piazza di Londra, l’idea che nel 2011 e 2012, declassando il debito sovrano, le agenzie di rating internazionali abbiano ordito un complotto contro l’Italia non la prende sul serio praticamente nessuno”, scrive Claudio Gatti ancora sul quotidiano di Confindustria. I titoli erano “svincolati” dal rating, spiega Gatti. E su questo vincolo invece si fonda l’ipotesi accusatoria.
Alla risposta di ieri di Laura Boldrini su Parlamento, leggi e governi contro-risponde il professor Sergio Fabbrini, ancora sul Sole 24 Ore: “Chi vince deve realizzare il suo programma”.

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