Rompicapo e pasticci per il governo su prof e Tasi

Corriere della Sera: “Il pasticcio degli insegnanti”, “Tagli in busta paga a 80mila: restituiranno scatti non dovuti”, “Renzi contro Saccomanni sulla scuola. Letta avvia le consultazioni per il patto di governo”.

In taglio basso, con foto di Cristina di Borbone: “La Spagna sotto choc per le accuse all’Infanta”.

 

La Repubblica: “Riforme, incontro Renzi-Berlusconi”, “In settimana il faccia a faccia. ‘Ma niente diktat sulla data del voto’”, “Critiche al governo sulla tassa sulla casa: ‘Non si capisce nulla’. Letta, al via vertici con i leader della maggioranza”.

A centro pagina: “Il pasticcio dei soldi tolti ai prof, scontro nel governo sui 150 euro”.

A centro pagina anche una foto di Juan Carlos con la figlia, l’infanta Cristina: “Spagna, processo alla Corona”.

 

La Stampa: “Braccio di ferro sulla casa. Ed è caos sui soldi tolti ai prof”, “Aliquote Tasi, ancora un rinvio. I docenti dovranno restituire gli aumenti”, “Riforme, consultazioni parallele di capo del governo e Renzi. Patto di maggioranza, Letta da Napolitano”.

Sotto la testata: “Strasburgo all’Italia: ‘Un diritto dare ai figli il cognome della madre’”.

La foto a centro pagina è per il delitto di Caselle: “Strage di Caselle, il figlio: ho trovato la refurtiva”.

 

L’Unità: “Il governo chiede soldi ai prof”, “Saccomanni rivuole gli scatti percepiti nel 2013: un taglio di 150 euro al mese. Proteste nella scuola, sindacati sul piede di guerra. Carrozza al ministro: decisione da sospendere. Il Pd: danno inaccettabile”.

A centro pagina, con foto: “Cannabis libera: se non ora quando”, “Un disegno di legge riapre il dibattito sulla legalizzazione. Favorevoli Sel e una parte del Pd, si divide la Lega”.

In taglio basso: “Renzi: più tasse sulle rendite finanziarie”.

 

Il Sole 24 Ore: “Gli spread tornano ai livelli pre-crisi”, “Il differenziale Btp-Bund a quota 198. Piazza Affari vola (+1,22%) con le banche”.

Di spalla: “Renzi: più tasse sulle rendite e meno Irap. Letta consulta i partiti sul patto di governo”.

In taglio basso: “Tasse sulla casa, duello su aliquote e detrazioni”, “Nessuna intesa tra governo e comuni: slitta l’emendamento” (al decreto legge Iu Bankitalia).

 

Il Fatto: “Polizia violenta vergogna Italia”, “Lunedì sera ‘Presadiretta’ su Raitre ha mostrato i video dei pestaggi e le storie di vittime di settori deviati delle forze dell’ordine. Un quadro impressionante di abusi coperti dall’omertà che imporrebbe un intervento del governo e delle altre istituzioni. Invece nessuno dice niente”.

A centro pagina, le parole del corrispondente a Roma di Le Monde Philippe Ridet: “’Se critichi il Colle chiamano l’ambasciata’”. Il corrispondente racconta: “’Quando Napolitano invocò una tregua tra politici e giudici, scrissi che sbagliava: il Quirinale protestò per via diplomatica. Ovviamente nessuno fece una piega. Ma chi si crede di essere, la Regina d’Inghilterra?”.

 

 

Il Giornale: “Prime tasse di Renzi”, “Stangate su casa e risparmi”, “Il leader Pd non muove un dito contro Saccomanni che ci spenna, Scippati pure gli insegnanti”, “Tasi e Imu, scadenze e importi: ecco cosa ci aspetta”.

A centro pagina, foto del ministro della Giustizia Cancellieri: “Lettere al ministro da una giustizia allo sfascio”, “Altre testimonianze di italiani distrutti da processi ingiusti. Cancellieri: pronta la riforma”.

 

Libero si occupa in apertura del film di Paolo Virzì ‘Il capitale umano’, che il regista ha ambientato in Brianza. Ieri ne ha parlato in una intervista a La Repubblica: “Soldi pubblici al film che insulta chi lavora”, “Il regista Virzì, con la grancassa di ‘Repubblica’, attacca la Brianza ‘gelida, ostile e minacciosa’. Ma da lì viene gran parte del cospicuo finanziamento che ha avuto. Da Veltroni a Ozpetek, ecco chi fa pellicole (spesso inguardabili) coi nostri quattrini”.

A centro pagina, in una caricatura, Letta ha il dito medio alzato e sfreccia su una Ferrari: “Letta taglia le pensioni e lo stipendio dei prof”, “Il superbollo resta anche se è un flop”.

 

Tasse e buste paga

 

Il 27 dicembre scorso il Ministero del tesoro ha formalizzato con una nota la richiesta di restituzione di circa 150 euro lordi al mese, fino alla totale restituzione del debito che circa 80 mila insegnanti italiani e Ata, personale amministrativo, che devono allo Stato per uno scatto stipendiale percepito nel 2013. La nota è l’applicazione Dpr emanato in settembre ed entrato in vigore in novembre. Il ministero dell’Economia spiega che si tratta di un “atto dovuto”, non di una decisione politica. Secondo La Repubblica, nonostante l’Aran, l’agenzia pubblica approdo delle trattative sindacali con il pubblico impiego abbia firmato un accordo del 2012 con i sindacati della scuola che concedeva i soldi degli scatti, il Ministero dell’Economia ha constatato in seguito che questo accordo cozzava contro il Decreto del Presidente del Presidente della Repubblica numero 122, quello del 4 settembre scorso, che prorogava il blocco dell’anzianità a tutto il 2013. E dunque quei soldi vanno restituiti.

Il Sole 24 Ore scrive che la questione è sfuggita di mano ai 2 ministeri, Istruzione ed Economia ed è in punta di diritto: il Dpr 122 ha bloccato per tutto il 2013 sia il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, sia gli automatismo stipendiali, perché gli scatti di anzianità nella scuola sono l’unico modo di progressione retributiva. Con una nota di fine dicembre 2013 il ministero dell’Economia e finanze ha dato le istruzioni operative per applicare il Dpr in questione. Il ministro Carrozza ha chiesto a Saccomanni di “soprassedere” perché è in corso la definizione all’Aran “dell’atto di indirizzo che riconoscerebbe al personale in questione gli scatti per il 2012” in base ad un accordo fatto con l’ex ministro Tremonti (che ha già consentito di recuperare gli scatti del 2010 e del 2011). Il recupero delle somme è però per il Mef “un atto dovuto” poiché il Dpr è entrato in vigore il 9 novembre, e dunque le somme già erogate – per un vuoto legislativo durato alcuni mesi – vanno recuperate. Ma se Il ministero dell’Istruzione -replicano dalle Finanze- “attraverso tagli alle spese, troverà quei soldi, la restituzione potrà esser fermata”.

L’Unità, dando conto della opposizione del ministro Carrozza, scrive che anche il Pd si schiera contro la richiesta di Saccomanni, e che durissimo è il segretario Matteo Renzi: “A me non interessa il rimpasto, ma se il ministero dell’economia oggi chiede indietro 150 euro agli insegnanti io mi arrabbio, perché non siamo su scherzi a parte, non puoi dare dei soldi e poi chiederli indietro”.

L’Unità riferisce anche dell’impegno del segretario in vista della presentazione del ‘Job Act’ (“non è soltanto, come è stato negli ultimi anni, la discussione sull’articolo 18, su cui ognuno ha le sue idee e rappresenta la dimostrazione plastica di guardare il dito mentre il mondo chiede di guardare la luna”, dice), che si occuperà anche di tassazione delle rendite finanziarie: “Io sono d’accordo – ha detto- sull’aumento della tassazione delle rendite finanziarie”, a condizione “che non alimentiamo ancora la spesa del grande Moloch pubblico, ma che con le risorse andiamo a ridurre l’Irap”.

La Stampa parla di “pasticcio del governo” sulle tasse sulla casa: non c’è ancora nessun accordo sull’aumento delle aliquote della Tasi e sulle modalità delle detrazioni.

Sul Corriere: “Imposte sulla casa, sfida sul 3 per mille. I Comuni insistono per l’aumento”. E Il Sole 24 Ore: “Tasi, duello sul tetto dell’aliquota”, “vertice fino a tarda sera: l’Economia propone il 3 per mille, i comuni spingono per il 3,5”. In una analisi sulla stessa pagina Gianni Trovati: “La tassa è certa, le detrazioni no. A rischio la tutela delle fasce basse”. Gli sconti fissi che accompagnavano l’Imu (200 euro per tutti e 50 euro per ogni figlio convivente fino a 26 anni) bastavano ad azzerare l’imposta per 5 milioni di proprietari che vivono in case di valore fiscale basso e medio. La maggioranza dell’imposta era a carico di una ristretta minoranza di persone: gli abitanti delle case più grandi, nei centri storici delle città o dei villini (anche se non di lusso) di più alto valore fiscale. La Tasi invece nasce “piatta”, senza detrazioni, e così rischia di far pagare qualcosa a chi non ha mai versato l’Imu e di chiedere di più a chi pagava poca Imu, riservando invece forti alleggerimenti di imposta alle abitazioni di valore più alto (almeno per il fisco). Con la Tasi i comuni cercheranno di raggiungere i livelli di entrate garantiti dall’Imu, e su tutto l’impianto aleggia poi l’incognita del 2015, quando cadranno i 500 milioni messi dal governo per le detrazioni e la Tasi sulla prima casa potrà arrivare al 6 per mille, sfondando ogni limite alla pressione fiscale.

Il Sole 24 Ore intervista il ministro degli affari regionali Graziano Delrio: “Dobbiamo evitare – dice – che chi non pagava l’Imu si ritrovi oggi a doverla pagare. Perciò è importante dare agibilità ai sindaci sull’aliquota massima, in modo da consentirgli di ripristinare le detrazioni”. A chi sospetta che si possa pagare più di prima in termini di tasse sulla casa, Del Rio risponde: “Se consideriamo che la nuova tassa sostituisce due tasse, l’Imu e la Tares, sicuramente nel complesso si paga meno, perché il governo ci mette un miliardo di copertura. Se poi ci saranno situazioni particolari per cui qualcuno dovesse trovarsi a pagare di più, è importante che questo qualcuno non sarà tra coloro che sono in condizioni più disagiate. Perciò insisto sulla questione delle detrazioni”. E su questo fronte il ministro precisa: “La facoltà che diamo ai sindaci di aumentare le aliquote deve essere strettamente legata alla introduzione delle detrazioni”.

Su La Repubblica: “Nessuno sconto, mini-Imu confermata, la pagheranno 12,6 milioni di italiani”, “primo balzello dell’anno: 163 euro a Milano per una famiglia media”.

 

Governo

 

“Renzi: non si voterà prima del 2015”, titola La Stampa spiegando che il segretario Pd ha avviato quelle che il quotidiano definisce “ le consultazioni parallele”. Ieri ha incontrato Mario Monti. “Il messaggio evidente -scrive La Stampa- è che non vuole esser da meno al premier in quanto a tempestività in questa partita a scacchi sulle riforme. Che vuole giocare in prima battuta e che lo porterà a incrociare le spade, forse già domani o venerdì, con Berlusconi in persona ”. Renzi ha ribadito di volersi ricandidare sindaco di Firenze e, per scansare il sospetto di “voler fare le scarpe a Letta” (parole di Renzi) ha ribadito: “Non credo che si voterà prima del gennaio 2015”.

Le consultazioni di Renzi sono parallele anche perché nelle stesse ore in cui il sindaco incontrava il fondatore di Scelta civica Mario Monti, Letta incontrava il segretario di quello stesso partito, Stefania Giannini. La Repubblica: “Letta: ‘La fase due del governo partirà entro il 20 gennaio’. E non esclude il rimpasto”, “Vede Scelta civica. Fastidio per l’incontro Renzi-Monti”.

Sul Corriere: “Letta avvia le consultazioni. Renzi: no ai diktat di Forza Italia”. Poi si scrive che “il sindaco apre all’aumento delle tasse sulle rendite finanziarie”. E nella pagina di fianco: “Pranzo a Firenze con Monti. L’altra diplomazia del leader per evitare l”immobilismo’”, Il sindaco convinto di poter attendere il 2018: io avrò 43 anni”.

Su La Repubblica: “Renzi incontrerà Berlusconi”. ‘Ma i diktat sono inaccettabili. Letta andrà avanti fino al 2015’. E attacca il governo su insegnanti, Imu e deficit/Pil al 3%”.

 

Economia, Europa

 

“Sud Europa, spread a livelli pre-crisi”, titola Il Sole 24 Ore parlando di “Boom di richieste per i bond dell’Irlanda”. E, aggiunge, “Tassi ai minimi anche per la Grecia”. Ache Portogallo e Spagna, scrive il quotidiano, tornano con i titoli di Stato ai valori del 2010 e del 2011.

Anche su La Repubblica: “I Paesi più deboli escono dall’emergenza, il prezzo è salato: Salari giù e poco lavoro”, “Ripresa timida trainata solo dall’export, non basta a ridurre i disoccupati”. Nella parte alta di questa pagina dedicata ai mercati europei si scrive infatti che lo spread è ai minimi, “ma in Europa è deflazione”. Anche qui si parla della domanda da record a Dublino per i titoli decennali, con rendimenti anche più bassi di quelli italiani.

 

 

Internazionale

 

La Stampa: “La Germania teme l’estremismo. I bambini a lezione di Islam”, “Troppi aspiranti jihadisti, nelle scuole dell’Assia un progetto per favorire l’integrazione”.

Se ne occupa anche La Repubblica: “Germania, al via alle elementari l’ora di religione musulmana”, “L’iniziativa dell’Assia: ‘Per combattere il fondamentalismo’”.

L’inserto R2 de La Repubblica si occupa delle accuse alla secondogenita del Re Juan Carlos in Spagna, Cristina: per la prima volta un giudice manda alla sbarra un componente della famiglia reale. Spese senza controllo, il sospetto di aver favorito le società del marito e ora il rinvio a giudizio per frode e riciclaggio. Se il tribunale accetterà la richiesta dell’accusa, Cristina dovrà comparire in Aula l’8 marzo, e dopo quell’udienza potrebbe essere rinviata a giudizio. In una intervista a La Repubblica Jose Garcia Abad, studioso della Casa reale spagnola, dice che il magistrato che ha chiesto l’incriminazione dell’Infanta è un ottimo giudice, che non ha improvvisato nulla nella sua inchiesta e, poiché è vicino alla pensione, non ha nulla da temere per il futuro della sua carriera. Un anno fa, il tribunale respinse già la sua richiesta di interrogatorio di Cristina e gli chiese di chiarire meglio il suo sospetto di frode fiscale: “Ed è quel che ha fatto in questi mesi, dimostrando sia la frode che il riciclaggio”. Abad ritiene che ora Juan Carlos debba abdicare per salvare la monarchia.

La Stampa, dando conto estesamente della inchiesta, scrive anche che la crisi della monarchia spagnola non è solo nei guai giudiziari dell’Infanta: lunedì scorso Juan Carlos, 76 anni, balbettava durante il discorso a una parata militare. La sua salute va peggiorando e si torna a parlare di abdicazione, mentre c’è chi chiede un referendum per tornare alla Repubblica. E un sondaggio rivela che il 55,3 per cento degli spagnoli boccia la Monarchia.

 

E poi

 

 

 

E’ ancora La Stampa a dedicare grande attenzione al caso Stamina, di cui si occupano le pagine 2 e 3 per intero, evidenziando il giudizio della prestigiosa rivista ‘Nature’: “Nature boccia Stamina, ‘Ignoranza e omissioni’”. Il quotidiano intervista Carlo Croce, scienziato italiano esperto di biologia molecolare, che ha deciso di dimettersi dal comitato della Fondazione Rimed di Palermo: “Guardi, le dico solo che Vannoni e soci qui negli Usa sarebbero già in galera”, “quelle di Vannoni apparirebbero cialtronerie anche a chi mastichi appena un po’ di scienza”. Ed Eugenia Tognotti sottolinea come la vicenda Stamina non abbia giovato all’immagine dell’Italia, come dimostra una volta di più, la stroncatura di Nature.

Il Corriere della Sera spiega che Croce si è dimesso dopo aver saputo, due settimane fa, che era stato nominato presidente della fondazione Rimed Camillo Ricordi, noto per i suoi lavori sul trapianto di isole pancreatiche all’università di Miami, favorevole a testare le cellule del metodo Stamina nei laboratori della Florida.

 

Scrive L’Unità che il dibattito sulla legalizzazione della cannabis si è riacceso in un luogo politico inconsueto: la Lega Nord. L’Assessore leghista all’agricoltura della Regione Lombardia Gianni Fava ha scritto in un post: “Credo valga la pena cominciare a parlarne seriamente”. Il segretario del Carroccio Salvini lo ha sconfessato, spiegando che si tratta di una opinione personale che non impegna la Lega. Il presidente della commissione parlamentare per i diritti umani, il Pd Luigi Manconi, ha tirato fuori dai suoi cassetti un ddl già pronto in materia di coltivazione e cessione della cannabis e dei suoi derivati. Il ddl prevede la non punibilità della coltivazione per uso personale e della cessione di piccoli quantitativi dei derivati della cannabis finalizzato all’uso personale. Prevede poi il ripristino della distinzione tra droghe leggere e pesanti, con una riduzione delle pene delle prime, fino alla cancellazione delle sanzioni amministrative per i consumatori.

“Liberalizzare conviene” scrive in una analisi Luigi Cancrini.

Sul Corriere della Sera: “’Marijuana legale’, Vendola e parte del Pd guardano al Colorado. Dopo l’apertura di un assessore leghista.

La Repubblica intervista lo stesso assessore Fava, che dice: “Il proibizionismo ha fatto disastri, tanti leghisti la pensano come me”:

Su Il Giornale, dando conto della “svolta” antiproibizionista negli Usa: “Cambia il vento in America, ora sa di marijuana libera”, “dopo lo storico sì del Colorado, ora New York e Florida aprono all’impiego terapeutico della cannabis. Opinione pubblica d’accordo”.

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