Responsabilità civile

Le aperture

Corriere della Sera: “Sì alla norma sulle toghe. ‘Paghino per gli errori'”, “Esecutivo battuto. Alfano: voti anche da sinistra”, “Vincono Pld e Lega. Proteste dei magistrati”.
In apertura anche la trattativa sulla riforma del lavoro: “Il governo: sul lavoro dialoghiamo ma la rùiforma si farà comunque”.
A centro pagina l’indagine sull’ex tesoriere della Margherita Lusi: “Si indaga su altri fondi”, “Un mese fa la Margherita certificò: conti regolari”, “La Procura di Roma sentirà gli ex vertici del partito. Rutelli: Lusi dovrà restituire i soldi”.
Foto in prima per la cancelliera tedesca in Cina: “Merkel convince Pechino”, “La Cina pensa di sostenere l’euro”.
E poi i titoli per una pronuncia della Cassazione, che ha stabilito non essere obbligatorio il carcere nei casi di stupro di gruppo: “Carcere ‘facoltativo’ per lo stupro di gruppo”.

La Repubblica: “Passa la legge anti-giudici”, “Sì alla responsabilità civile dei magistrati. Palazzo Chigi: rimediamo al Senato. Vertice dei leader da Monti”, “Si spacca la maggioranza. Il Pd: così il governo rischia”.
In taglio basso: “Margherita, caccia a nuovi conti. Rutelli: Lusi ci ha fregati tutti”, “I pm vogliono allargare l’inchiesta. Bersani e Casini: nuove norme sulla trasparenza”.
Sul mercato del lavoro: “Fornero: avanti sull’articolo 18 anche da soli”.
In evidenza il reportage del direttore Ezio Mauro dalla Russia, dove si vota per le presidenziali a marzo: “Il Cremlino e la rivolta degli innocenti”.
E poi i titoli sulla Cassazione: “Stupro, ‘salta’ il carcere, si ribellano le donne”.

La Stampa: “Il maltempo paralizza i trasporti e l’allerta va verso Sud”.
A centro pagina: “Monti ai partiti: siate leali”, “Il governo va sotto in aula sulla responsabilità civile dei magistrati, asse Lega-Pdl con franchi tiratori Pd. L’Anm: sciopero”. “Dopo il ko alla Camera il premier convoca Alfano, Bersani e Casini per un chiarimento. Lavoro, Fornero: riforma in tre settimane. Alle parti sociali: andremo avanti comunque”.
Su ‘L’Italia degli scandali’: “Lusi, l’inchiesta sui fondi s’allarga. In procura gli ex big della Margherita”.
E poi la Cassazione: “La Cassazione: per gli stupri di gruppo il carcere è facoltativo”, “‘Il giudice può applicare misure cautelari alternative’, Insorgono le donne dei partiti: sentenza lacerante”.

Libero: “Adesso pagano anche i giudici”, Primo ok alla responsabilità civile per i magistrati che sbagliano. E’ la volontà popolare. Ma, chissà perché, al governo non piace” (La ‘volontà popolare’ evocata si riferisce al referendum sulla responsabilità dei giudici).
Sull’inchiesta sulla Margherita: “Milioni rubati, si indaga anche su altri fondi”.

Il Giornale: “Giudici, la pacchia è finita”, “Chi sbaglia paga”, “Passa un emendamento sulla responsabilità civile die giudici. Le toghe non ci stanno: vogliono restare impunite”.
E sull’inchiesta Lusi: “Scandalo rimborsi: i pm cercano chi coprì il ‘buco’ nei bilanci della Margherita”.
Mario Cervi presenta documenti inediti: “Quelle lettere del repubblicano condannato a morte da Scalfaro”.

Magistrati

Il Corriere spiega quali cambiamenti potrebbero essere introdotti dall’emendamento presentato dal leghista Pini in tema di responsabilità civile (ma la norma dovrebbe essere confermata dal Senato, il che sembra improbabile). La legge Vassalli che regola la materia risale al 1988 e fu voluta da una larghissima maggioranza Dc-Psi-Pci che, nelle accuse di Pannella, intendevano sterilizzare l’esito del referendum vinto dai radicali nel 1987 sull’onda del caso Tortora (con oltre l’80 per cento dei consensi). L’emendamento Pini prevede che chi ha subito un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento di un magistrato “in violazione manifesta del diritto o con dolo o colpa grave nell’esercizio delle sue funzioni o per diniego di giustizia” possa rivalersi facendo causa allo Stato o al magistrato per ottenere un risarcimento danni. Dunque due le conseguenze: l’introduzione della manifesta violazione del diritto e la possibilità di una citazione diretta del magistrato: la legge Vassalli prevedeva infatti che il cittadino che si ritenesse danneggiato potesse citare in giudizio lo Stato, che poi poteva rivalersi sul magistrato, ma solo entro il limite di un terzo dello stipendio. In altri Paesi, sottolinea l’articolo del Corriere, prevalentemente il cittadino chiede il risarcimento allo Stato (Austria, Francia, Germania, Spagna e Svizzera). Nei Paesi di common law c’è un sistema di bilanciamento per cui per esempio, negli Usa il giudice ha immunità ma può essere rimosso. Il Corriere  ricorda però che dall’entrata in vigore della legge Vassalli l’Italia è l’unico caso al mondo in cui un giudizio nei confronti dei magistrati deve passare per nove gradi: tre per valutare l’ammissibilità del procedimento, tre per individuare la responsabilità del singolo magistrato, tre per l’eventuale rivalsa da parte del Ministero della giustizia. Il risultato è che da allora 406 sono le cause avviate dai cittadini nei confronti di un giudice, 34 sono le citazioni dichiarate ammissibili, 4 in tutto le condanne.
La Repubblica ricorda che è stato l’avvocato generale dello Stato Ignazio Caramazza a svelare un anno fa, davanti alla Commissione giustizia della Camera, questi dati sulla legge Vassalli. Il direttore de Il Giornale sottolinea come quanto avvenuto ieri alla Camera faccia parte degli “scherzi della politica” visto che da 18 anni “si cerca di mettere argine all’abuso di potere della magistratura”, ma “toccare i giudici era considerato un attacco alla Costituzione”. Poi, all’improvviso, ecco arrivare con un voto segreto la responsabilità civile dei magistrati. L’idea è della Lega, ma “coperti dal segreto” l’hanno sostenuta in massa “a destra come a sinistra”. Ieri il ministro della giustizia Severino, commentando la vicenda, ha detto: “Confido che in seconda lettura si possa discutere di come migliorarlo, perché interventi spot su questa materia possono rendere poco armonioso il quadro generale”.
A complicare le cose è il fatto che il leghista Pini abbia presentato l’emendamento in sede di discussione della legge Comunitaria: “ce lo chiede l’Europa”, ha ricordato, facendo riferimento alla decisioe della corte di giustizia della Ue che, notificando all’Italia una procedura di infrazione nel novembre 2011, aveva statuito che era insufficiente la disciplina italiana sul risarcimento del danno, per la parte in cui non prevede anche la violazione di norme comunitarie. Per Pini si poteva ovviare a questa infrazione introducendo, oltre al dolo e colpa grave, anche la “manifesta violazione del diritto”. Lo stesso Pini, intervistato da Libero, dice che “l’emendamento vuol dare attuazione ai rilievi della Commissione”, e che “per una volta i parlamentari hanno agito esattamente al di là degli steccati ideologici”, e che è stato votato anche dal Pd, perché è una “vittoria di civiltà”.
Il Corriere della Sera intervista Cosimo Ferri, ex consigliere Csm e oggi segretario di Magistratura Indipendente, la corrente delle toghe moderate, che preannuncia forme di sciopero da parte della magistratura, e spiega: “Introdurre la possibilità di citazione diretta in giudizio dei magistrati da parte delle persone danneggiate mina la terzietà, l’indipendenza e l’autonomia dei magistrati e quindi il principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. In questo modo, infatti, il giudice sarà esposto e condizionato soprattutto da chi ha mezzi politici ed economici per intraprendere contenziosi contro i magistrati”. Ma non è l’Europa, come dicono Pdl e Lega, a chiedere la citazione diretta del magistrato? Risponde Ferri: “L’ultima decisione della corte di giustizia Ue specifica che la legge in vigore, la 117 del 1988 (legge Vassalli, ndr) contrasta con il diritto dell’Unione. Però, nella misura in cui impedisce che lo Stato risponda della violazione del diritto comunitario derivante da ‘interpretazione di norme di diritto o da valutazione di fatti e prove effettuate dall’organo giurisdizionale di ultimo grado’. E aggiunge un limite: quello del ‘dolo e della colpa grave'”. Secondo Ferri “in realtà la Corte dice che in questi casi deve esserci responsabilità dello Stato”, non responsabilità diretta dei magistrati. Poi ricorda una raccomandazione del Consiglio d’Europa del 2010, che ha escluso qualsiasi forma di responsabilità civile diretta del magistrato. La medesima raccomandazione, poi, aggiunge che ‘soltanto lo Stato, ove abbia a concedere una riparazione, può richiedere l’accertamento di una responsabilità civile del giudice attraverso una azione innanzi a un tribunale”.

Caso Lusi

“Margherita nel mirino, i pm convocano i big”, titola La Stampa spiegando che la procura di Roma vuole controllare come sono stati spesi i soldi pubblici finiti nelle casse della Margherita almeno dalla seconda metà del 2007 ad oggi. Secondo una prima stima, in 4 anni il partito avrebbe incassato almeno 60 milioni. Ce ne sono a malapena 20. Dove è finito il resto. Lusi è stato il solo che ha approfittato della cassa? Come primo passo le Fiamme Gialle acquisiranno i documenti delle società di Lusi. In Procura saranno ascoltati vari big, da Parisi ad Enzo Carra, da Renzo Lusetti a Giuseppe Fioroni, ovvero coloro che avevano sollevato dubbi sulla gestione Lusi o avevano intentato una causa civile. Ma è presumibile che verranno chiamati Rutelli ed Enzo Bianco, che era presidente della assemblea federale. La Stampa ha letto il verbale del 20 giugno scorso, relativo alla riunione dell’assemblea federale di Democrazia è libertà- La Margherita. E sintetizza: “ma a verbale nessuno dentro il partito chiese conto delle spese. Sole proteste sui tempi di convocazione dell’assemblea”. Per esempio Luciano Neri lamenta di non aver ricevuto in anticipo il documento, Arturo Parisi vuole vedere la relazione di tesoreria, Pierluigi Castagnetti sollecita “ulteriori informazioni”.
Sul Corriere si scrive che il 23 dicembre scorso la Margherita “certificò la regolarità dei bilanci relativi agli anni 2009-2010: lo fece con una memoria depositata al tribunale civile e controfirmata dal rappresentante legale Lusi, che quindi agiva per conto del partito”. La Repubblica intervista Francesco Rutelli, ora leader dell’Api: “Quello ci ha fregato, ma la colpa è solo sua, io non potevo controllare”. Dice che Lusi “ha dribblato revisori nominati dall’assemblea, all’unanimità, il comitato di tesoreria”. Nella Margherita, ricorda, c’era un leader politico e una gestione amministrativa separata da quella politica, il segretario politico non controlla gli estratti conto, inoltre “non è esatto dire che è un partito ‘estinto’, i rimborsi elettorali del 2011 sono per le regionali del Molise, non è che un partito evapora, quando nel 2007 siamo confluiti nel Pd avevamo 100 dipendenti e il quotidiano Europa in edicola”.
Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella pubblicano un approfondimento sui costi della politica: “Il mondo opaco e senza regole del finanziamento ai partiti. La vera svolta sarebbe sottoporre i bilanci al controllo della Corte dei conti”.

Cassazione

Nel 2010 la Corte Costituzionale statuì che per il singolo stupratore non era obbligatorio il carcere: così facendo, spiega il Corriere, la Consulta affossò un decreto presentato nel 2009 dall’allora ministro degli interni Maroni. In quei mesi c’era stata una escalation di stupri, e per questo il Decreto stabiliva che per i delitti di violenza sessuale ed atti sessuali con minorenni non era consentito al giudice infliggere misure cautelari diverse o meno afflittive del carcere. Ieri la Cassazione si è pronunciata su uno stupro ai danni di una ragazzina della provincia di Frosinone: il tribunale del riesame aveva confermato il carcere a due autori della violenza sessuale, ma per la Cassazione non necessariamente i ragazzi del branco imputati di stupro devono finire in carcere, si possono applicare misure cautelari alternative. Alessandro Pace, costituzionalista e professore emerito di diritto costituzionale alla Sapienza di Roma, intervistato dal quotidiano, dice: “La pressione dell’opinione pubblica non deve far sbagliare chi fa le leggi”, “la Costituzione è più importante dei pacchetti sicurezza”. Spiega Pace che i principi stabiliti dalla Consulta nel 2010 sono stati costantemente affermati nel corso dei decenni dalla giurisprudenza costituzionale: “la presunzione di non colpevolezza fino alla sentenza definitiva e l’impossibilità che consegue dall’articolo 27 secondo comma della Costituzione (che questa presunzione di non colpevolezza prevede)” per cui “il carcere preventivo non può essere una anticipazione della pena. Il che vuol dire che la pressione dell’opinione pubblica non deve indurre il legislatore a mandare il presunto colpevole in carcere senza processo”.
La Repubblica ricorda l’ondata di emozione che nel 2009 accompagnò lo stupro della Caffarella a Roma, e la conseguente modifica di legge con il pacchetto sicurezza. Ma adesso, afferma la Suprema corte, sul carcere si dovrà valutare caso per caso. Nel 2010 un giovane accusato di stupro si è rivolto alla Consulta, contestando la norma sul carcere obbligatorio, e l’Alta corte ha ritenuto la norma in contrasto con gli articoli 3, 13 e 27 (funzione della pena) della Costituzione, dicendo sì alle alternative alla custodia in cella. Ma solo “nell’ipotesi in cui siano acquisiti elementi specifici, in relazione al caso concreto, dai quali risulti che le esigenze cautelari possono essere soddisfatte con altre misure”. Critica sul quotidiano l’opinione di Chiara Saraceno: “E’ difficile comprendere come la Corte di Cassazione abbia potuto equiparare lo stupro di gruppo allo stupro individuale”, e del resto secondo la sociologa, non è la prima volta che la Corte di Cassazione sottovaluta la violenza sulle donne, in riferimento alla sentenza del 1999, quella della insussistenza dello stupro con i jeans.

E poi

Il direttore de La Repubblica Ezio Mauro offre ai lettori un reportage dalla Russia: “La rivolta degli innocenti”, “Putin li ha definiti i ‘criceti del computer’, Gorbaciov li chiama ‘figli della perestroika. Sono blogger, giornalisti, ambientalisti, e sfidano il regime attraverso la rete. Li abbiamo incontrati. Ecco cosa vogliono”.
C’è il blogger che ha definito Russia Unita il “partito dei ladri” Navalny, il giornalista che accusa il regime, gli ambientalisti che difendono una foresta. Domani torneranno in piazza malgrado il freddo polare. Mauro incontra Victor Erofeev, giornalisti del Kommersant, e lo stesso Navalny.

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