Renzi chiede mille giorni per la sua agenda Schroeder

Il Corriere della Sera: “Fuori dai Mondiali, un caso nazionale”, con molti approfondimenti nelle pagine interne e l’editoriale firmato da Beppe Severgnini (“Morsi e rimorsi”).
A centro pagina la politica: “Renzi: mille giorni per le riforme. I falchi tedeschi: niente deroghe”.

La Repubblica ha in prima una grande foto di Balotelli e il ct della Nazionale Parndelli: “Disastro azzurro, addio Mondiali, si dimettono Prandelli e Abete”.
In apertura a sinistra: “Immunità, deciderà la Consulta”, “Accordo sullo ‘scudo’ al Senato”, “Renzi: Ecco l’agenda per la Ue”, “Oggi l’incontro governo-M5S”.
A centro pagina: “Evasione in Italia e capitali all’estero, pronta la sanatoria”.

Su La Stampa, foto dell’abbraccio a fine partita tra il ct Prandelli e Buffon: “Azzurri a pezzi: eliminati. Bufera sul calcio italiano”.
In apertura a sinistra: “Renzi chiede mille giorni per le riforme”, “Pubblica amministrazione e crescita, Napolitano ha firmato i due decreti”.

Il Fatto ha in prima una foto di Balotelli a terra e, in alto, quella di Chiellini che mostra la spalla morsa da Luis Suarez: “Chiagni & morsi”.
In taglio basso: “Il Quirinale si scrive i decreti e poi li firma”, “Il governo 11 giorni fa aveva già annunciato il testo della riforma, ma dal Colle erano giunte critiche su quelle che erano giudicate delle bozze imprecise. Ieri Napolitano l’ha approvato, dopo averne ispirato la revisione”.

Sul Sole 24 Ore è Dino Zoff a commentare l’uscita dell’Italia dai Mondiali, “con rabbia” “ma senza scusanti”. Il titolo di apertura è: “Piano Italia, riforme in 1000 giorni”. “Schuble e Weidmann avvertono: no all’allentamento del Patto”. A centro pagina la notizia della firma del Presidente della Repubblica sul Decreto sulla Pubblica Amministrazione: “Mobilità nel pubblico impiego e bonus investimenti: ok ai decreti”. “La firma del Quirinale. Ritocchi ai testi. Taglio soft delle consulenze, meno incompatibilità nell’Authority”.

L’Unità apre citando Renzi: “’Mille giorni per cambiare’. Renzi alla Camera sul semestre Ue: con la disoccupazione non c’è stabilità”. E poi: “Il Colle firma il decreto Pa”.

Il Giornale offre una “intervista esclusiva” a Silvio Berlusconi: “Torniamo uniti”. “Nel giorno dei 40 anni de Il Giornale appello a tutti i moderati. ‘Io non mollerò mai, si voterà presto e batteremo la sinistra di Renzi’”.

Riforme, immunità

La Repubblica scrive che c’è un “disco verde” alle riforme da parte di Forza Italia dopo l’incontro con il ministro Boschi. “E anche sul nodo immunità Romani e Verdini lasciano il pallino nelle mani del governo” con queste parole: “faccia una scelta, noi non ci opporremo”. Il quotidiano sottolinea anche che dietro il via libera dei forzisti alcuni leggono l’attesa di una spaccatura sul fronte Pd, con Vannino Chiti e Felice Casson che restano contrari. Ma – si legge – si profila una soluzione di compromesso: affidare alla Consulta la decisione se concedere o meno l’autorizzazione all’arresto, tanto per deputati che senatori. E si riferiscono le parole che Renzi avrebbe detto ai suoi: “Questa soluzione è praticabile. Tra l’altro cambierebbe le regole anche alla Camera. Sarebbe un segnale forte”. Un’altra ipotesi che si affaccia, però, è che il nuovo Senato non elettivo – che non avrebbe leggi da votare e i cui componenti non avrebbero uno ‘scudo’ – ottenga l’immunità per i suoi membri soltanto per gli atti, i voti e le dichiarazioni espresse in aula. Una protezione, insomma, che non avrebbe validità per l’operato dei nuovi senatori da sindaci o consiglieri regionali. Su questa proposta – scrive La Repubblica – insiste il M5S.
Sulla pagina di fianco, Massimo Luciani, docente di Diritto costituzionale, ammonisce: “Pericoloso affidarsi alla Corte costituzionale, mancano criteri chiari”, “si dovrebbe precisare in Costituzione quando c’è l’abuso e far intervenire la Corte solo a posteriori”. È meglio limitare l’intervento della Consulta solo alla sanzione degli abusi.

Su La Stampa: “Senato, il governo blinda l’intesa con Fi”, “Berlusconi benedice l’accordo. I forzisti non porranno problemi”.
E sull’immunità, indicata come “la norma della discordia”, si scrive che nel Pd ora si temono contrasti su questo nodo. Una fonte anonima interna al Pd dice: “Certo, in termini di popolarità, sarebbe utile per Renzi lasciare le cose come stanno e far dare un parere negativo del governo alla norma dell’immunità in aula. Per poi magari essere battuto da un voto trasversale dei senatori”.

Secondo il Corriere “l’asse Pd-Fi regge, ma è caos sul nodo immunità”, sia perché i deputati non vorrebbero essere “trascinati su questa strada” del rimando alla Consulta, sia perché diversi giudici della Corte Costituzionale stessa hanno “già fatto sapere a chi di dovere al governo la loro contrarietà a tale gravoso compito”.

“M5S: il nuovo Senato è una porcata”, titola in prima La Stampa ricordando che oggi si terrà l’incontro con il Pd. Sul blog di Grillo si legge che il testo del ministro Boschi “costruisce un Senato di nominati, sindaci e consiglieri regionali a cui, solo come contentino al popolo, si toglie l’immunità per rendere più passibile la porcata”. Oggi l’incontro Pd-M5S in diretta streaming.

Il Giornale: “Calderoli sbugiarda il governo: ‘Immunità? La volevano loro’”. Ma poi Calderoli “apre”, dice che la soluzione è a portata di mano. “I grillini si indignano, parlano di porcata ma non sono contrari”.

Berlusconi

In 4 pagine di intervista a Il Giornale, per celebrare i quaranta anni del quotidiano, Berlusconi parla di tutto. Il suo primo partito è stata la Dc, la fondazione de Il Giornale, i rapporti con Montanelli (“Sarebbe stato sciocco da parte mia pensare che un uomo come Montanelli si lasciasse commissariare”, e “Montanelli, come tutti i grandi, aveva insospettabili debolezze”, e “una di queste era la vanità e la propensione toscaneggiante”), di Renzi (innegabile il suo successo, non quello del Pd), e incidentalmente di Napolitano, e anche delle critiche a Il Giornale: “È innegabile che quel che viene scritto sul Giornale viene attribuito a me. Ma tutti coloro che ci lavorano sanno bene che questo non è vero”. Dice che non lascerà la politica “fino a quando l’Italia non sarà quel grande Paese liberale che abbiamo sognato”. Le elezioni, “forse non lontane”, vedranno il “confronto vero” ancora una volta “fra noi del centrodestra e la solita sinistra questa volta rappresentata dall’immagine più moderna di Matteo Renzi. Per questo stiamo lavorando a tempo pieno per organizzare Forza Italia per radicarla di più sul territorio, aprirla a volti nuovi, scegliere dirigenti che abbiano il consenso della base. In questo progetto c’è posto per tutti e c’è bisogno di tutti”.

Sul Corriere un articolo sintetizza l’intervista: “Berlusconi sul verdetto Ruby: comunque resterò in campo”.

Decreto Pa

Due settimane dopo esser stato licenziato dal governo, ieri è stato firmato il decreto sulla Pa. Il Sole 24 Ore spiega che il testo è stato scomposto in due parti che sono state già firmate dal presidente Giorgio Napolitano: una per la riforma della pubblica amministrazione e l’altra con le misure per la crescita”. Confermato lo stop al trattenimento in servizio per i magistrati oltre i 70 anni (misura ammorbidita nelle ultime bozze), confermato l’ampliamento dei poteri per il commissario Cantone. La riforma dovrebbe introdurre novità sulla mobilità per gli ‘statali’ (anche obbligatoria fino a 50 chilometri) e sui dirigenti e dimezza il monte ore dei distacchi e permessi sindacali (dal prossimo primo agosto) così come dovrebbe tagliare del 50% i diritti che le imprese pagano annualmente alle Camere di commercio.

Su Il Giornale si legge che Renzi “sarà pure scampato a un (meritato) richiamo del Colle per l’eccesso di voti di fiducia”, ma ricorda che “per giorni si sono moltiplicate le voci sul nervosismo di Palazzo Chigi per i rilievi sollevati dal Quirinale sul decreto PA, smarrito per quasi due settimane tra la presidenza del Consiglio e della Repubblica”, e parla di una “guerra di nervi fatta di bozze incomplete, di aggiunte e sottrazioni, di ‘suggerimenti’ quirinalizi piuttosto decisi, con un risultato tangibile ed evidente: lo spacchettamento in due distinti provvedimenti di un decreto che in un’unica formulazione non avrebbero passato un vaglio di coerenza, spaziando dal pensionamento dei magistrati alla mozzarella di bufala”. Il quotidiano ricorda l’articolo di ieri sul Corriere firmato da Marzio Breda, poi smentito dal Quirinale, che ieri ha detto: “I contenuti dell’articolo sono frutto di elaborazioni alle quali la presidenza della Repubblica è del tutto estranea’”.

Sul Corriere una lunga intervista al Ministro Madia. “Madia: la staffetta generazionale ci sarà. Abbiamo frenato le lobby e lo faremo ancora”. Sull’ammorbidimento della misura sulla pensione dei magistrati, Madia dice che non si sono fatti favori particolari ma “i tribunali non possono rischiare la paralisi”. Quanti saranno i nuovi ingressi nella Pa in virtù della “staffetta generazionale?”: tra i 10 e i 15 mila, dice.

Condono?

Parlando delle misure previste dal governo, La Repubblica dedica un’intera pagina alla “sanatoria in arrivo per gli evasori”. Il provvedimento sul rientro dei capitali all’estero “regolarizzerà la posizione di chi ha nascosto capitali in Italia”. La maggioranza dice che non si tratta di un condono. E il quotidiano scrive che le imposte e gli interessi si pagheranno per intero, ma le sanzioni saranno ridotte. In basso, sulla stessa pagina, un “retroscena” descrive il “gelo” del ministro dell’Economia e Finanze Pier Carlo Padoan: “Era meglio un decreto, così troppi favori ai furbi”, il timore è che in Parlamento alcuni emendamenti annacquino la parte punitiva del disegno di legge.

Europa

Dando conto dell’intervento con cui il presidente del Consiglio ha ieri illustrato in Parlamento le linee programmatiche del semestre di presidenza italiano che si apre il 1 luglio, La Stampa scrive che Renzi ha lanciato un messaggio di stabilità in questo discorso programmatico, “quasi a voler rassicurare i partner Ue che il suo è un governo forte e radicato e non suscettibile di cadute improvvise”. Ma al contempo ha lanciato una stoccata contro quella che ha definito “la logica kafkiana di un’Europa che ti fa la procedura di infrazione perché non hai saldato i debiti della Pubblica amministrazione e contemporaneamente ti impedisce di saldare quei debiti”. Il presidente del Consiglio ha però indicato quello che definisce “un arco temporale ampio” sul quale ha preannunciato di voler sfidare il Parlamento: dal primo settembre 2014 al 28 maggio 2017, “mille giorni in cui individuare, già entro settembre, come cambiare il fisco, lo sblocca Italia, come intervenire dai diritti all’agricoltura, dalla Pubblica amministrazione al welfare”. E sull’Ue: “non chiederemo, come fecero a loro tempo i tedeschi, di sforare il 3 per cento, ma di aiutare lo sforzo per le riforme”. Sulla stessa pagina , si evidenzia come Renzi sia passato all’adozione di un “passo lungo”, con un respiro da legislatura. Un passo lungo “alla Schroeder”: ci si riferisce alle citazioni dell’esempio dell’ex cancelliere tedesco socialdemocratico Schroeder. Ha detto ieri Renzi: “La Germania di Schroeder nel 2003, ha scelto un pacchetto di riforme molto importante, che oggi consentono a quel Paese di essere fuori, più degli altri, dalla crisi”.

Su La Repubblica: “Ue, falchi contro la Merkel. Renzi: ‘I patti li viola chi non vuole la crescita”, “Dopo le aperture della cancelliera sulla flessibilità, la frenata di Weidmann, presidente Bundesbank”.
Sulla stessa pagina, attenzione per il vertice Ue che si apre domani a Ypres: “Il premier teme il negoziato lungo, ‘Domani si nomina solo Juncker’”. Il quotidiano riferisce che Renzi punterebbe a tornare dal vertice con un accordo su un “pacchetto” di nomine Ue che comprenderebbe anche la nomina dell’attuale ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini alla carica di Alto rappresentante della politica estera Ue. E ci si sofferma anche sulle parole pronunciate da Massimo D’Alema, che ha escluso di essere in competizione per quella carica contro la Mogherini, ma ha aggiunto un dettaglio importante: “Mi risulta – ha detto – che giovedì e venerdì faranno soltanto il presidente della Commissione,anche perché la Merkel non vuole parlare delle altre nomine”.

Sul Corriere una intervista all’attuale commissario agli affari economici e monetari Ue, Rehn: “L’Italia ha fatto molti passi avanti per il consolidamento dei suoi bilanci ma il problema del suo debito è davvero rilevante. Quindi credo che la cosa migliore per il governo italiano, sarebbe continuare nell’opera di consolidamento: non eccessiva, non troppo aggressiva, ma consistente”.

Il Giornale: “Il premier sogna di durare 1000 giorni ma Berlino lo stoppa. Renzi si prende tutta la legislatura per fare le riforme. Doccia fredda tedesca: un errore allentare il patto di stabilità”. Il quotidiano scrive che ieri sono “scesi in campo Bundesbank e Schauble, poteri forti” sul tema della flessibilità del Patto di stabilità.

Sul Sole24 Ore: “Patto di stabilità, i paletti di Berlino. Schuble e Weidmann frenano sulla flessibilità: no all’allentamento delle regole”. Un commento di Carlo Bastasin sottolinea come ora tocca Renzi e Hollande “stanare Sigmar Gabriel, capo della Spd, e farlo uscire dalla ambiguità”, perché fu lui ad annunciare la strategia di dilazione dei tempi in cambio di riforme. Il quotidiano ricorda che in realtà “la distanza tra le parti non è grande”, perché non è in questione il tetto del 3 per cento ma i tempi di rientro del debito, per evitare la “riduzione automatica annuale di un ventesimo dell’eccesso di debito che dovrebbe scattare l’anno prossimo”.

Il Foglio offre una intervista all’ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, che dice: “E se fosse Renzi ad aver compiuto una svolta merkelliana?”. L’Italia chiede flessibilità, “non conti allegri”, ed offre una “Agenda Schroeder in 1000 giorni”.

“Lega-Le Pen, euroscettici senza gruppo”, titola in prima La Stampa spiegando che sono fallite le trattative per la coalizione. Non si è riusciti a raggiungere entro il 23 giugno a rispettare la regola della composizione: 25 parlamentari di almeno 7 Paesi diversi. Un primo gruppo di euroscettici c’è già, ed è quello di Grillo con il britannico Farage (Ukip), che ieri hanno tenuto la loro prima riunione. Leghisti e Front National avrebbero voluto crearne un altro, quello che il segretario leghista Salvini definisce un gruppo “di opposizione seria, non come quella del M5S”. Pare si siano contesi alcuni europarlamentari per la composizione del gruppo.

Sul Corriere: “Lega e Le Pen senza gruppo. Salvini deluso: troppo selettivi”. “Senza gruppo con ogni probabilità saranno esclusi dalla ripartizione degli incarichi”, ricorda il quotidiano.

Salvini viene intervistato da La Repubblica: “Lega senza gruppo a Strasburgo? Abbiamo detto troppi no”, “Pd e Forza Italia ci hanno ostacolato, e Grillo e Farage hanno fatto campagna acquisti ai nostri danni”, “potevamo dire sì a greci di Alba dorata, ad altri rappresentanti ungheresi e tedeschi. Abbiamo fatto una scelta diversa, perché dobbiamo avere un gruppo coeso, non un’alleanza raffazzonata, tenuta con lo scotch”.

E poi

Su La Stampa, attenzione per la visita del segretario di Stato Usa in Iraq: “Kerry, missione in Kurdistan per evitare il conflitto civile”, “Il segretario di Stato Usa: il governo ha perso il controllo”.

Su La Repubblica un’analisi di Lucio Caracciolo è dedicata alle elezioni parlamentari che si tengono oggi in Libia: “L’incognita libica”, “Quell’immenso territorio resta solcato dal conflitto tra decine di milizie e di clan”.

Il Sole 24 Ore dà notizia di una “svolta, chiave per gli equilibri energetici”: “l’Ufficio per la Sicurezza e l’Industria del dipartimento al Commercio Americano ha autorizzato due piccole compagnie petrolifere americane a vendere petrolio greggio ultraleggero all’estero. Sarà la prima volta in oltre 40 anni che aziende americane potranno esportare petrolio greggio e si tratta del risultato più importante derivato dal grande successo delle estrazioni di petrolio da formazioni geologiche cosiddette ‘Shale’ che arrivano a produrre oggi fino a tre milioni di barili al giorno”. Fino ad oggi era vietato “per ragioni di sicurezza” esportare petrolio.

Alle pagine R2 cultura de La Repubblica i lettori troveranno invece un intervento del sociologo Zygmunt Bauman: “La nostra vita da immigrati ‘digitali’”, “Ci troviamo ormai a vivere e ad agire simultaneamente online e offline. Ma lo sdoppiamento può generare rischi”, “Desideriamo un mondo sempre più simile al caffé istantaneo. La pazienza si è estinta”.

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