Renzi: “Alla faccia dei gufi”

Ada Pagliarulo e Paolo Martini

Il Corriere della Sera: “Come sarà il bonus fiscale”. E poi: “Quegli impegni da rispettare. Di spalla: La campagna web: tu cosa taglieresti. Al centro: “Italiani, non lasciate l’Afghanistan Ora i talebani stanno perdendo”.

 

La Repubblica: “Stangata su banche e manager Spending review da 4,5 miliardi”. L’editoriale di Massimo Giannini è titolato: “Bentornati nel mondo reale”. A centro pagina: “Siria, tutti i segreti della guerra chimica”. Si tratta di un articolo di Seymour Hersch uscito ieri, secondo cui le armi chimiche usate in Siria il 21 agosto nei pressi di un sobborgo di Damasco non furono usate dal governo siriano ma dai ribelli.

 

La Stampa: “Taglio Irpef, banche più tassate”. E poi: “Renzi alla fine accontenta un po’ tutti gli elettorati”. Di spalla: “Ora serve la prova dei fatti”.

 

Il Fatto quotidiano: “Renzi: ‘Ho trovato gli 80 euro’ ma cresciamo meno della Grecia”.

 

L’Unità: “Gli aiuti ci sono, la crescita no”. “Renzi presenta il Def: più soldi in busta paga anche per i redditi più bassi. Confermati i vincoli europei. Coperture. 18 miliardi dalle privatizzazioni e dai tagli alle spese. Un miliardo arriverà dalle banche”.

 

Il titolo di apertura de Il Giornale è su un editoriale di Alessandro Sallusti: “Le firme della libertà”. Sul Def: “è il solito libro dei sogni”

 

Il Sole 24 Ore: “Cuneo fiscale, nuova tassa sulle banche”.

 

Def

I dati che caratterizzano la manovra, indicati nel Def deciso ieri dal governo, sono essenzialmente tre: Renzi non utilizzerà la flessibilità sul rapporto deficit-Pil, nonostante nella conferenza stampa di qualche settimana fa avesse annunciato che – rimanendo entro il limite del 3 per cento – il nostro Paese avrebbe potuto andare verso il 2,8. Rimane invece la previsione del 2,6. Viceversa, la crescita prevista nel Def è dello 0,8 per quest’anno, rispetto allo 0,6 previsto dalla Commissione europea. Per quanto riguarda i redditi, ci saranno benefici in busta paga anche per chi guadagna meno di 8000 euro all’anno (i cosiddetti incapienti), ci saranno tetti agli stipendi dei dirigenti pubblici, e gli 80 euro medi di aumento al mese saranno coperti – tra l’altro – con un raddoppio della tassazione sulle plusvalenze bancarie per le quote di Bankitalia, oltre che per 4,5 miliardi di spending review.

In un colloquio con il Corriere della Sera il Presidente del Consiglio Renzi dice “I gufi sono serviti. Ai professionisti della sfiga è andata male anche stavolta. Non hanno capito una cosa fondamentale di me: io non sto fermo. Appena raggiungo un obbiettivo, rilancio subito. È così che faremo la nostra rivoluzione”. “Avevano scritto e detto che avrei tagliato la sanità; invece no, la sanità non si tocca però taglio gli stipendi dei dirigenti pubblici e faccio pagare un miliardo alle banche”. E ancora: “La prossima tappa sarà una campagna on line: ‘E tu cosa taglieresti?’. Partiamo subito, già nei prossimi giorni. Chiediamo ai cittadini di segnalare al governo gli sprechi, gli enti inutili, le complessità burocratiche, i privilegi odiosi, i pasticci amministrativi”.

E ancora: “Non sarà una consultazione propagandistica: daremo risposte, prenderemo provvedimenti concreti. Basta con i consigli d’amministrazione pletorici, con i nominati che si scambiano cariche e si aumentano lo stipendio gli uni con gli altri”.

Sui tagli degli stipendi dei manager: “io come presidente del Consiglio guadagno centomila euro l’anno, e non mi lamento. Perché un burocrate deve guadagnare, che so, dieci volte più del presidente del Consiglio?”. Ieri mattina Renzi ha incontrato il presidente dell’Abi, Patuelli: “Avreste dovuto vedere la sua faccia quando gli ho detto del miliardo…Non se l’aspettava. Nessuno se l’aspettava. E le cose andranno avanti sempre di più. Sarà un’accelerazione continua. Raggiungo una meta e rilancio, ne raggiungo un’altra e rilancio ancora. Vale anche per le riforme: superamento del Senato e legge elettorale non sono in contraddizione, sono due facce della stessa medaglia, andranno avanti in modo spedito entrambe”. Sulle riforme e il Pd: “Il partito ha deciso e si ricompatterà, anche in Senato. Chiti cerca visibilità, e pazienza; ma alla fine ci ritroveremo uniti. Non a caso ho voluto mandare un messaggio di apertura ai professori: basta polemiche, siamo pronti alla discussione, anche sulla composizione del prossimo Senato; ma dev’essere chiaro che i senatori non saranno eletti, non avranno stipendio, non voteranno la fiducia al governo né le leggi di bilancio”.

Massimo Giannini su La Repubblica (“Bentornati nel mondo reale”) apprezza il fatto che ieri in conferenza stampa non siano state presentate “slides e pesciolini rossi”, nel senso che “la fase delle televendite è conclusa, o perlomeno sospesa”. Ma – aggiunge – per ora “non è chiaro come sarà articolato il taglio del cuneo fiscale nella busta paga di maggio”, né come “sarà applicato agli ‘incapienti’”, e nemmeno “dove calerà la scure della Spending Review”. E tuttavia gli 80 euro in busta paga, che Renzi ha chiamato la “quattordicesima nelle tasche degli italiani” è una “boccata di ossigeno”, mentre è una “misura di equità” il “miliardo in più di tassazione alle banche”. Se a questo si aggiungono i tagli agli stipendi dei manager si capisce – scrive il quotidiano – perché il “populismo dolce” di Renzi continui a far salire il Pd nei sondaggi. “Ma dal 26 maggio la stagione delle promesse deve finire”.

Un altro articolo su La Repubblica, firmato da Federico Fubini, si sofferma sulle coperture: quelle derivanti dalla tassazione alle banche possono essere al massimo una “una tantum irripetibile”, un “buco da colmare l’anno prossimo” e anche le entrate Iva legate alla restituzione dei crediti alle imprese da parte della Pa è una misura che comunque lascerà un ammanco per i prossimi anni.

Sul Sole 24 Ore: “Passo avanti, da verificare”. Fabrizio Forquet scrive che il Def annunciato ieri è allo stesso tempo “rigoroso e ambizioso. C’è Renzi, ma c’è anche molto Padoan. E questo ibrido può essere virtuoso”. Il primo elemento di rigore è nell’aver voluto rimanere nel 2,6 nel rapporto deficit-Pil, “senza utilizzare il margine fino al 3 per cento”. Perplessità per qualche “traccia di demagogia”, sia nel destinare i risparmi tutti al tagli Irpef che nella tassazione ulteriore delle banche, “soggetti oggi tra i meno popolari d’Italia (e non senza ragione)”, ma con il rischio di stringere ulteriormente il credito alle imprese. Ma alla fine il quotidiano scrive che “questo Def è un passo avanti”.

Enrico Marro sul Corriere scrive che “non bisogna dimenticare” che il Def è “solo un piano pluriennale che richiede specifici provvedimenti di legge, a cominciare dal decreto sugli sgravi fiscali per i lavoratori e per le imprese”.

Per Nicola Porro, su Il Giornale, il Def è il “solito libro dei sogni”, nel senso che “non è realistico”, perché l’unica cosa che conta in quel documento è la “previsione della crescita economica”, e se si sbaglia quella crolla tutto.

 

 

Berlusconi

L’Unità: “L’ex Cav aiuterà gli anziani. Una casa di riposo per disabili come servizio sociale”. In vista della decisione che i giudici prenderanno domani, il quotidiano spiega che la struttura scelta dagli avvocati del premier sarebbe una struttura dove l’ex premier si recherebbe una volta a settimana.

Anche sul Corriere della Sera si parla di questa ipotesi, una “casa di cura nell’hinterland milanese” individuata tra quelle convenzionate con l’Uepe, l’ufficio per l’esecuzione delle pene esterne. Una possibilità – scrive il quotidiano – che intaccherebbe solo marginalmente la ‘agibilità politica’ di Berlusconi e la sua campagna elettorale per l!e europee. Lo stesso articolo informa che la Corte europea di Strasburgo ha bocciato una richiesta di Berlusconi di pronunciarsi sulla sua possibile candidatura alle europee.

Il Giornale: “Strasburgo ha paura. Fermato il Cavaliere”. Il quotidiano spiega che era convocata ieri una conferenza stampa con due parlamentari europei azzurri e Ana Palacio, ex ministro del governo Aznar e avvocato di Berlusconi. “È molto sorprendente ed insolito che si dia notizia del rigetto dell’istanza, peraltro ancora incompleta, inviata via fax, a meno di 24 ore dalla sua presentazione e, quanto più grave, senza che un giudice abbia visionato la richiesta”. Palacio parlerà oggi.

 

 

Internazionale

Sul Corriere della Sera viene intervistato Abdullah Abdullah, “futuro presidente” afghano, anche se gli scrutini del voto di sabato sono ancora in corso, e i primi dati lo danno in vantaggio. Si ricorda che Abudllah ha sfidato Karzai nel 2009, e che rinunciò al ballottaggio contestando i dati. Oggi le elezioni sono state “relativamente credibili”, con “ottime” percentuali di partecipazione”. Il titolo dell’intervista: “Abbiamo ancora bisogno dell’Italia. Con i talebani pronti a negoziare. Le truppe Nato resteranno dopo il 2014”. Sul negoziato dice di essere pronto, “ma ogni violenza deve cessare subito. Se usano la forza, noi faremo altrettanto. Il mio primo dovere è difendere 30 milioni di afghani contro 30 mila talebani”.

Due pagine de La Repubblica sono occupate dall’articolo che il giornalista investigativo americano Seymour Hersh, pubblicato sulla London Review of Books, e dedicato alla situazione siriana, all’attacco chimico nei pressi di Damasco del 21 agosto scorso e alle ragioni per cui gli Usa alla fine deciso di non colpire il governo di Assad. Il ripensamento in realtà sarebbe stato dovuto non alla collaborazione di Assad sulla eliminazione delle sue armi chimiche, ma al fatto che analisi effettuate in un Laboratorio della Difesa britannica metteva in dubbio che quel gas appartenesse al regime e non invece ai ribelli. Nell’articolo si parla anche del ruolo della Turchia di Erdogan e della “volontà di incastrare Assad inscenando un attacco chimico”.

 

 

E poi

Sul Corriere da segnalare un intervento di Lorenzo Bini Smaghi, dal titolo: “Uscire dall’euro, una tentazione pericolosa”. Dove si legge tra l’altro che “reintrodurre la lira significherebbe imporre ai cittadini italiani la conversione dei loro risparmi nella nuova moneta, destinata a perdere di valore nei confronti dell’euro. Gli italiani subirebbero dunque una svalutazione dei risparmi. Inoltre, la conversione dall’euro alla lira non potrebbe modificare le condizioni dei prestiti contratti dai residenti italiani nei confronti del resto del mondo. La svalutazione della lira determinerebbe quindi un aumento del valore dei debiti verso l’estero degli italiani, ponendo imprese e famiglie di fronte al rischio di insolvenza, con effetti a catena sul resto del sistema economico”.

Su Il Giornale Vittorio Feltri si occupa del Corriere della Sera, che “cambia direttore” perché la Rcs per anni “ha speso più soldi di quanti ne abbia incassati” e oggi “i bilanci del baraccone rizzoliano piangono lacrime amare”. In questi casi, dice Feltri, “il primo provvedimento” che si adotta è il cambio di direttore, e dunque via de Bortoli per un “leader capace di fare di peggio”. Il candidato sarebbe Mario Calabresi, “molto stimato da Elkann”; “nonostante il quotidiano torinese (La Stampa, che dirige, ndr) non abbia registrato un esplosivo aumento di copie vendute. Anzi. Ma questi sono piccoli particolari, almeno nel giudizio degli editori, notoriamente peggiori addirittura dei giornalisti”. Altro nome possibile per il Corriere quello di Giulio Anselmi, stimato da Feltri. “Ha un grave handicap: è troppo bravo e minaccerebbe di raddrizzare le gambe al Corriere”.

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