Pd contro Grillo, poi ci ripensa

 

La Repubblica: “Renzi: legge elettorale e poi al voto”, “Il sindaco di Firenze critica Epifani anche sull’Imu: una cambiale al Cavaliere”. “’Report’ indaga sul blog, M5S attacca Gabanelli: ‘Ha tradito’”. “Proposta anti-movimenti del Pd. Grillo: pronti a disertare le urne”.

A centro pagina: “Lavoro, nove milioni in crisi. Staffetta per il posto tra giovani e anziani”.

 

Il Corriere della Sera: “E’ un caso la legge anti-Grillo. I vescovi sostengono le larghe intese: basta populismi”. A centro pagina le notizie dal tornado Usa, in Oklahoma: “Un tornado distrugge case e scuole”. Sui giornali non ci sono molte altre notizie, ma il bilancio a questa mattina era di oltre 90 morti.

 

La Stampa: “Regole del voto, lite Pd-Grillo. I Democratici: solo i partiti alle elezioni. Il leader M5S: Così non ci saremo. Bagnasco (Cei): Populismi dannosi. Napolitano frena sulla riforma elettorale”.

A centro pagina: “Obama chiama Letta: ‘Avanti con il piano per il lavoro ai giovani’”.

 

Libero: “Grillo allo spiedo. Lo psicodramma diarie, le piazze semivuote, le prime sconfitte, l’attacco della ‘sua’ Gabanelli sui ricavi del blog. E ora il Pd presenta una legge per impedire al M5S di partecipare alle elezioni”.

 

Il Giornale offre a centro pagina una foto di Milena Gabanelli: “La Gabanelli da diva a strega. I grillini la volevano al Colle. Ora che ha scoperto i loro trucchi sui soldi, la insultano”.

 

Obama Letta, prima il lavoro”, titola L’Unità, che dà conto della telefonata tra il premier e il Presidente Usa, ieri. “Il Presidente americano sostiene l’Italia e quanti in Europa chiedono politiche espansive”.

 

Il Sole 24 Ore apre con l’andamento dei titoli azionari italiani: “La cedola di Piazza Affari: dividendi per 12,2 miliardi”.

 

Partiti

 

Vittorio Feltri, su Il Giornale, spiega che Milena Gabanelli, da candidata Presidente della Repubblica del Movimento 5 Stelle, è diventata “strega”: “Da ieri” i militanti del Movimento “sono impegnati a distruggere la sua immagine e la sua reputazione con un bombardamento di insulti sul social network più frequentato al momento: Twitter. DI quale colpa si è macchiata la valente conduttrice da meritare un simile trattamento da parte di coloro che l’avevano osannata, al punto di avere pensato a lei per la più alta carica dello Stato? Si dà il caso che Milena Gabanelli, domenica sera, nel corso della propria trasmissione, abbia osato criticare i parlamentari del Movimento 5 Stelle dicendo che fin qui si sono occupati prevalentemente di rimborsi spese, quindi di scontrini e giustificativi vari, trascurando i problemi del Paese, della gente che li ha votati nella speranza di essere tutelata con efficacia. Non l’avesse mai fatto”, scrive Feltri.

Su Libero si racconta che in un paio di servizi dedicati al finanziamento ai partiti Report si si chiesto “da dove arrivassero i soldi per il M5S, perché alcune spese della campagna elettorale non fossero rendicontate, e che ruolo avesse giocato la Casaleggio e Associati nel tendone itinerante di Grillo. La scansione del programma era stata oserei dire classica: i cronisti di Report indagano e chiedono l’opinione ai diretti interessati, i quali spesso latitano. Stavolta pare che i cronisti avessero cercato più volte di contattare Casaleggio per avere spiegazioni (cosa plausibile) ma senza risultato. Sicché Milena era sbottata: ‘Bene, in assenza dei protagonisti che hanno preferito declinare l’invito, due considerazioni: la prima, il movimento è esploso in pochi mesi, nel disordine pretendere subito ordine nei conti comprendiamo che è complesso, ma aspettiamo quanto prima la pubblicazione delle fatture promesse. Secondo l’house organ del movimento di fatto è il blog, la voce politica che passa da lì, i proventi vanno anche al movimento oppure no? Domanda semplice, trasparenza esige risposta, anche se la legge non vi obbliga. Ciò detto, con tre milioni di disoccupati, smettete di parlare di scontrini, e il vostro 25 per cento di voti tiri fuori tutte le idee che ha’”.

La giornalista, intervistata da La Repubblica, dice del Movimento 5 Stelle: “La loro campagna elettorale sui costi della politica, gli va dato atto, è stata lodevole. E, va riconosciuto, ha avuto effetto sugli altri partiti. Dopodiché ora basta: si vada avanti, si faccia un passo avanti”:

 

Scrive Maurizio Belpietro, su Libero: “Grillo è già finito allo spiedo”, dando contro del ddl presentato dal Pd sui partiti.

Il Corriere della Sera parla di questo disegno di legge, ricordando che è diviso in nove articoli, che è stato presentato da Luigi Zanda ed Anna Finocchiaro al Senato, che “sulla carta vorrebbe dare piena attuazione all’articolo 49 della Costituzione”, e che “di fatto impedirebbe ai movimenti e a tutte le associazioni senza personalità giuridica e senza uno statuto pubblicato in Gazzetta Ufficiale di candidarsi alle elezioni e di accedere ai rimborsi elettorali. In sostanza una legge anti Grillo, e ammazza movimenti, secondo la base del M5S che già ribolle sul web”.

Il costituzionalista Piero Alberto Capotosti, intervistato dallo stesso quotidiano, dice che l’articolo 49 della Costituzione prevede il diritto dei cittadini di riunirsi nei partiti, e che l’obbligo di Statutoè previsto per i sindacati (articolo 39) e non per i partiti. “Fissare Statuti, pretendere personalità giuridica dei partit può diventare fortemente limitativo dell’autonomia del sistema politico. Ed è questo che i padri costituenti non hanno voluto: la libertà è il bene primario che la Costituzione vuole garantire alla dialettica politica”.

Intervistato da La Repubblica il senatore Zanda: “Ma io non voglio punire nessuno. Bufera pretestuosa, ritiro il testo”. “Se l’interpretazionie è così strumentale si viene a creare una situazione per cui la norma non mi interessa più. E’ un testo che ho sottoscritto per migliorare l’ordinamento, non per punire questo o quel partito o per far danno a qualcuno. Se questa è l’interpretazione, non ho alcun interesse a mantenere il provvedimento”.

 

 

Bologna

 

Il Corriere della Sera dedica una intera pagina al referendum consultivo di Bologna, che domenica andrà a votare sui finanziamenti alle scuole d’infanzia paritarie. Pd, Pdl. Udc, Cisl e Cei sono contrari, favorevoli al mantenimento dei fondi, circa un milione all’anno. A promuovere il referendum un comitato sostenuto da Sel, M5S, e vari intellettuali. “Prodi: sì ai fondi alle scuole paritarie. Il voto di Bologna spacca la sinistra. L’ex premier si schiera al referendum. Guccini sostiene l’altro fronte”. Stefano Rodotà, che sostiene il referendum, ne rivendica le ragioni in un articolo sullo stesso quotidiano, e respinge le critiche che hanno accusato i promotori di voler prefigurare una strategia politica anti-Pd, visto che il referendum fu presentato nel luglio 2012.

Viene intervistato anche l’ex ministro dell’istruzione Fioroni: “’A rischio gli asili per un milione di bambini’”. Dice che se quei soldi rimanessero allo Stato non basterebbero certo a “garantire la stabilizzazione di tutte le materne. Per ogni bambino andrebbero spesi settemila euro, e con 350 milioni si costruirebbero al massimo due scuole per l’infanzia. Neppure a Bologna, dove alle private per l’infanzia va il 2,8 per cento del bilancio, ci sarebbero abbastanza fondi per edifici e personale necessari”.

Anche IL Fatto quotidiano si occupa del voto bolognese: “Lo scontro sulla scuola sgretola la sinistra”. Il quotidiano offre anche un articolo di Francesca Coin, docente di sociologia a Venezia e sostenitrice del referendum, che risponde ad un articolo a firma di Antonio Polito comparso ieri sul Corriere della Sera. Dice che la campagna referendaria “non ha mai assunto toni duri, tantomeno contro i privati”, e si è limitata a “sostenere quanto prescritto dall’articolo 33 della Costitituzione, come diceva Piero Calamandrei ‘la scuola pubblica è il prius, quella privata è il posterius’”. “Per far fronte alle esigenze di tutte le famiglie ed eliminare le liste di attesa nella scuola pubblica a Bologna servirebbero 12 nuove sezioni a un costo di 90 mila euro a sezione come dimostra la delibera comunale del 9 ottobre 2012. Questa cifra corrisponde esattamente a quella che al momento viene data alle scuole private: 1 milione e 80 mila euro”.

 

Riforme

 

Di riforma elettorale ha parlato ieri Matteo Renzi, ospite di Porta a Porta. “Renzi mette in scadenza Letta. ‘Legge elettorale e urgenze economiche, poi si deve tornare subito al voto’”, scrive La Repubblica.

Il Foglio dedica il titolo di apertura alla situazione politica, e si sofferma sul ruolo del Presidente della Repubblica: “Napolitano insiste cauto sulle riforme minime per evitare liti sul Porcellum”. Il Presidente avrebbe detto al ministro Quagliariello e alla Presidente della Commissione affari costituzionali del Senato Finocchiaro ‘State attenti’. Sa che la legge elettorale non è materia condivisa, come lo sa anche Letta.

Su Il Giornale un articolo sul dibattito sulle riforme: “Costituzione, prende quota il presidenzialismo. Gasparri: ‘L’elezione diretta restituisce potere ai cittadini e garantisce stabilità’”.

Sul Corriere, nella pagina dedicata alle riforme, una indagine dedicata a come andrebbero le elezioni con altri sistemi elettorali: “Mattarellum e proporzionale non escludono pareggi”, il titolo. “Le proiezioni dei risultati elettorali di febbraio con altri sistemi elettorali: stessa instabilità”. “Il Porcellum ha favorito il Pdl, ma l’elettorato diviso in tre ha reso inevitabile la coalizione tra (almeno) due avversari”.

 

Europa

 

Sul Corriere della Sera una intervista all’economista e premio Nobel indiano Amartya Sen, a Lucca dove ha partecipato assieme a Salvatore Veca ad un incontro sulla cittadinanza. Dice: “L’Euro è stata una idea orribile. Lo penso da tempo. Un errore che ha messo l’economia sulla strada sbagliata. Una moneta unica non è un buon modo per iniziare a unire l’Europa. I punti deboli economici portano animosità invece che rafforzare i motivi per stare insieme. Hanno un effetto-rottura invece che di legame. Le tensioni che si sono create sono l’ultima cosa di cui ha bisogno l’Europa. Chi scrisse il manifesto di Ventotene combatteva per l’unità dell’Europa, con alla base un’equità sociale condivisa, non una moneta unica”. Sen dice che il presidente francese Hollande “ha detto cose importanti la settimana scorsa, ha proposto una organizzazione politica dei 27 partner, non un accordo tra un paio di Paesi. E’ molto importante, spero che l’Italia lo segua”.

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