Oggi tocca a Bersani


Anche oggi non esce Il Corriere della Sera

La Repubblica: “Bersani da Napolitano: sono pronto”, “Oggi incontro decisivo, al Quirinale anche Grillo: Palazzo Chigi tocca a noi”.

In taglio basso, il richiamo ad una intervista al premier russo: “Medvedev: ‘A Cipro la Ue come i soviet”.

 

La Stampa: “Bersani, il giorno della scelta”, “Il Pd oggi da Napolitano con l’apertura all’ipotesi di un ‘esploratore’”.

A centro pagina, quella che viene definita la “storica visita” del presidente Usa a Gerusalemme, con foto sotto il titolo: “Obama: ‘Israele ha il diritto di difendersi’”.

 

L’Unità: “Governo, Bersani ci prova”. “Il leader Pd oggi al Quirinale. Ma non è escluso un ‘mandato esplorativo’ di Grasso”. A centro pagina “Cipro cerca aiuto, ora trema la Slovenia”.

 

Il Foglio: “L’unico punto di incontro tra le correnti del Pd è il fallimento di Bersani. Oggi il segretario va da Napolitano ma nel suo partito puntano su Grasso oppure sul governo stile Palasharp.

 

Il Fatto quotidiano. “Grillo arriva al Quirinale, ma il duello è Bersani-Grasso”. Dove si legge che “oggi, dopo anni di polemiche, Giorgio Napolitano dovrà ascoltare il capo di 5 Selle che dirà no a un governo dei partiti. Un bel guaio per il leader Pd che pretende un incarico pieno”.

 

Libero: “Cosa vuole Grillo. Oggi l’ex comico chiederà a Napolitano di dare Palazzo Chigi al suo movimento. Vi spieghiamo che ci farebbe. Beppe e Casaleggio intendono abolire le auto, ridurre lavoro e stipendi, chiudere banche e carceri, rivalutare Karl Marx”.

 

Il Giornale: “Berlusconi torna primo”. Ci si riferisce a un sondaggio secondo il quale il Pdl supererebbe il Pd nelle intenzioni di voto. “Il Cavaliere apre a un possibile governissimo”.

 

Infine, Il Sole 24 Ore insiste sulla questione dei pagamenti dei crediti delle imprese: “Il pagamento dei debiti Pa vale 250 miola posti di lavoro. Oggi primo passo al Consiglio dei ministri. Abi: decreto al più presto”.”Squinzi: subito un provvedimento per sbloccare i 48 miliardi che avranno effetti positivi sul Pil”. A centro pagina: “Cipro non trova l’intesa con l’Europa”.

 

Consultazioni

 

Ieri sono saliti al Quirinale per le consultazioni i presidenti di Camera e Senato. Tanto Pietro Grasso che Laura Boldrini hanno insistito sulla necessità di dare al Paese un governo. Pietro Grasso, neopresidente del Senato, uscendo dal colloquio, ha escluso, come sottolinea Il Sole, l’ipotesi di un ritorno alle urne: “Con il presidente Napolitano siamo concordi nel ritenere una necessità assoluta quella di dare un governo al Paese. Per questo saranno percorse tutte le strade per raggiungere tale obiettivo”. Nel Pd, scrive il quotidiano, esplode il dilemma su chi debba guidare il governo. Nelle ultime ore si sono infatti rincorse le ipotesi di un Bersani che cederebbe il passo ad un incarico esplorativo o ad un esecutivo istituzionale guidato proprio da Grasso. Oggi il segretario Pd salirà alle 18 al Quirinale e, secondo il quotidiano, ribadirà la sua candidatura, ma avrebbe anche aperto ad un incarico istituzionale a Grasso. Può un parlamento legiferare in assenza di un governo, con maggioranze che si costituiscono su singoli provvedimenti? Questa è la domanda che Il Sole ha posto ad alcuni costituzionalisti, che si dividono. Valerio Onida, già presidente della Consulta, dice: “Il Parlamento è pienamente legittimato a legiferare, lo conferma il fatto che non è prevista alcuna sospensione della attività parlamentare durante le crisi di governo”. Di parere opposto Piero Alberto Capotosti, pure ex presidente della Consulta: “La nostra Costituzione si fonda sull’equilibrio di poteri tra esecutivo e legislativo, tanto che le leggi vengono promulgate dal Capo dello Stato ma controfirmate dal Presidente del Consiglio”. Naturalmente restano divisi i partiti: i parlamentari grillini hanno sollecitato la formazione delle Commissioni e l’avvio della attività parlamentare, mentre secondo tutti gli altri, Pd e Pdl in testa, non si può iniziare senza la costituzione del nuovo governo.

 

La Repubblica torna sulla contrarietà del Capo dello Stato all’ipotesi di elezioni anticipate. Non servirebbero a nulla, e rischierebbero, in mancanza di una nuova legge elettorale, di riproporre la stessa paralisi al Senato. L’altro punto importante per Napolitano è il fatto che per avere la fiducia a Palazzo Madama servono numeri che, al momento, Bersani non ha. E tuttavia secondo il quotidiano Napolitano non intende contrastare la pretesa del segretario Pd di provarci comunque, malgrado la contrarietà dei grillini. Il punto di compromesso si intravvede in una precisazione dell’entourage del Presidente: non va confuso l’incarico con la nomina. Il primo è una prassi non qualificata che consentirebbe a Bersani di svolgere proprie consultazioni e poi riferire. Il secondo è la nomina formale ex articolo 92 della Costituzione, per la quale il leader Pd avrebbe l’obbligo di presentarsi alle Camere per chiedere la fiducia e di restare a Palazzo Chigi per gli affari correnti in caso di fallimento. Questo Napolitano non lo consentirebbe. In quel caso è meglio che resti Monti. Napolitano sarebbe pronto quindi, se Bersani gettasse la spugna, ad un governo di scopo incentrato su una “agenda Napolitano”: Europa, rimborso dei crediti delle imprese verso lo Stato, occupazione, costi della politica e, soprattutto, nuova legge elettorale. I nomi che circolano per questo governo di scopo vanno dal Presidente del Senato Grasso al costituzionalista Onida, da Enrico Letta ad Emma Bonino, da Annamaria Cancellieri a Fabrizio Saccomanni.

 

Il leader del Pd si presenterà al Capo dello Stato con il mandato della direzione del suo partito: dialogo con Grillo, apertura ai montiani, otto punti di programma urgenti e dettagliati, mai con Berlusconi. Alla pagina seguente, focalizzando l’attenzione sul centrodestra, si parla di una “carta segreta” di Berlusconi, che sarebbe pronto ad un governo di Pietro Grasso.

Secondo Libero (“Il Colle ha un piano: rischiamo Grasso”) “tra Grasso e il Cavaliere il feeling non si è mai interrotto”, e si ricordano le parole dell’allora Procuratore sul Cav e su Ingroia. Inoltre “il trasloco di Grasso a Palazzo Chigi lascerebbe libera la presidenza del Senato che, in nome del nuovo spirito di collaborazione, potrebbe andare al Pdl”.

Anche per Il Giornale “Berlusconi torna in testa e apre all’ipotesi Grasso capo di un governissimo”. Il quotidiano si riferisce a sondaggi Ipr ed Euromedia che registrerebbero un sorpasso del centrodestra: sarebbe al 30 contro il 28,8 del centrosinistra, e il 28,5 del Movimento 5 Stelle secondo Euromedia. Per Ipr sarebbe al 31, contro il 28,9 del centrosinistra e il 24,5 di Grillo. La differenza relativa alle cifre del Movimento 5 Stelle viene attribuita da Il Giornale al fatto che la rilevazione di Euromedia è stata fatta prima del caso Grasso che, secondo Ipr, avrebbe fatto perdere a Grillo ben 4 punti

 

Oggi intanto lo stesso Grillo salirà al Quirinale, accompagnato dai nuovi capigruppo di Camera e Senato ma non, secondo quanto riferisce Il Giornale, da Casaleggio, ufficialmente bloccato da condizioni fisiche precarie. Il leader 5 Stelle continuerà a dire no a un governo Bersani, ma anche ad un esecutivo guidato da una personalità esterna ai partiti. La richiesta del Movimento 5 Stelle è quelal spiegata dal capogruppo al Senato Crimi: “Un governo a 5 Stelle. Lo abbiamo sempre detto. Abbiamo 20 punti di programma”. Lo ha confermato anche la capogruppo alla Camera Lombardi: “L’unico governo che voteremo è un esecutivo a 5 Stelle. Napolitano ci affidi l’incarico. In pochissimi giorni gli presenteremo una squadra di governo ineccepibile”. E l’ipotesi Grasso? “Non esistono personalità terze. Un tecnico non è mai imparziale, se sostenuto da alcune forze politiche”. E un eventuale ritorno alle urne? “Non succederà. I partiti sanno che se si riandasse a votare a breve vinceremmo noi. Troveranno di sicuro un modo per scongiurare le urne”.

 

Il Sole 24 Ore scrive che Berlusconi oggi salirà al Quirinale per ribadire la sua proposta di governissimo “Pdl-Pd” che ieri ha ribattezzato di “concordia e collaborazione”. Parallelamente Berlusconi continua a scaldare i motori per la manifestazione a Roma contro “l’oppressione giudiziaria e fiscale”: strategie che persegue e non intende abbandonare fino a che non si capirà se a prevalere sarà il vento delle elezioni anticipate o quello per un nuovo esecutivo.

Sulla prima pagina de Il Foglio si parla di un gruppo del “TTB”, ovvero “tutto tranne Bersani”, che nel Pd almeno su un punto è maggioranza: se il segretario fallisce si deve cominciare a parlare con il Pdl subito, perché il voto è un suicidio. Pochi dei neoeletti in parlamento hanno davvero voglia di rischiare ancora la tombola delle urne, e oggi il segretario Pd salirà dal Capo dello Stato persino più debole di prima, ovvero con la certezza che il Presidente considera lui e i suoi otto punti poco più che una perdita di tempo.

 

 

Crediti delle imprese verso la Pa

 

Chiede di “agire subito per sbloccare i crediti delle imprese verso la pubblica amministrazione, una manna da 70-80 miliardi” l’editoriale del Sole 24 Ore, a firma di Adriana Cerretelli, che chiede al governo di seguire le parole del ministro Grilli, che allo stesso quotidiano aveva detto di non vedere “ragioni per non procedere con un provvedimento di urgenza per sbloccare i pagamenti della pubblica amministrazione”, dopo il via libera della Commissione europea. Per prima cosa il governo dovrà presentare in Parlamento – e dovrebbe farlo oggi – la relazione di aggiornamento degli obiettivi di finanza pubblica: si tratta di un ddl che oggi sarà all’esame del Consiglio dei ministri. E’ la procedura obbligata prevista dal nuovo articolo 81 della Costituzione e dalla conseguente “legge rinforzata” che ci vincola al rispetto del pareggio di bilancio: in caso di scostamenti temporanei dal percorso, quindi, il governo deve presentare un provvedimento alle Camere in cui motivi e circoscriva lo scostamento, indicando al tempo stesso il relativo piano di rientro. Il ddl dovrà essere approvato a maggioranza assoluta da ciascuna Camera. E subito dopo si potrà procedere al varo del decreto. Il quotidiano scrive che i partiti sono favorevoli alla rapida approvazione di un eventuale decreto, ma innanzitutto va sciolto il nodo sulla costituzione delle Commissioni parlamentari che devono esaminare e votare il provvedimento di aggiornamento del bilancio eventualmente varato dal governo. Il quotidiano dà conto anche dei calcoli del centro Studi Confindustria, secondo cui una decisione “tempestiva” sul decreto porterebbe un incremento del Pil dell’1 per cento per i primi tre anni, fino ad arrivare all’1,5 nel 2018, ma anche un aumento di quasi 250 mila occupati.

 

Cipro, Europa, Russia

 

Il premier russo Dmitri Medvedev, in una intervista concessa a La Repubblica, dice che la misura di confisca sui depositi bancari “è senza precedenti”; nel Ventunesimo secolo” è “inaccettabile un prelievo forzoso sui conti correnti”, perche’ “il diritto di proprietà dovrebbe essere rispettato”. Quela dell’isola è “una situazione di pre-default che può innescare una nuova crisi finanziaria. Certe decisioni avrebbero dovuto essere discusse con tutte le parti in causa”. Oggi il premier russo incontrerà il Presidente della Commissione Ue Barroso, al quale ribadirà che “la confisca dei depositi bancari non è una risposta al problema, perché oltre a tutto innescherebbe una fuga di capitali”. E si chiede: “Che cosa ci garantisce per esempio che domani la Spagna o l’Italia non comincino anche loro a sequestrare i conti bancari?”

Su Il Foglio si scrive che Cipro “potrebbe prendere il posto del governo di Damasco nel cuore dei russi, grazie alla posizione strategica dei suoi porti nel settore est del Mediterraneo”.

Da segnalare una intera pagina dedicata dal quotidiano Europa al ritorno dei “nazionalismi” e degli “attacchi all’Unione” nel vecchio continente, da Cipro al Belgio, dall’Austria all’Olanda. “All’ombra delle difficoltà economiche e sociali tornano spinte alla secessione”.

Su Il Sole 24 Ore ci si occupa invece della crisi economica in Europa: “La crescente distanza Nord-Sud nella Ue rallenta la ripresa di tutta l’area. L’eccessiva rapidità con cui si sono vluti ridurre gli squilibri fiscali dell’Unione europea dal 2008 ha penalizzato la crescita anche rispetto agli Usa”, dice il quotidiano.

 

 

Israele, Usa

 

Ieri il Presidente Obama è arrivato in Israele e, secondo La Stampa, il messaggio più importante per il governo israeliano è che ha riconosciuto il suo diritto all’autodifesa, in riferimento alla minaccia nucleare iraniana: “Nessun Paese può dettare a un altro come garantire la sicurezza dei propri cittadini – ha detto Obama – ciò che ci unisce è avere come priorità la sicurezza dei nostri popoli”. E’ secondo La Stampa il riconoscimento del diritto di Israele di autodifendersi, di lanciare l’attacco se lo riterrà necessario. Netanyahu, per parte sua, ha detto che “non ci sono linee rosse” per il nucleare di Teheran, facendo in questo modo marcia indietro rispetto al discorso all’Onu e rifiutando l’idea di automatismi per l’attacco. Del resto tanto Netanyahu che Peres hanno ribadito che “la priorità è la soluzione diplomatica e non militare”: significa, scrive La Stampa, che Obama ha ancora tempo per convincere l’Iran a bloccare il programma atomico, aspettando anche l’esito delle Presidenziali iraniane di giugno, per verificare cosa deciderà il successore dell’attuale presidente Ahmadinejad. Israele non ha avuto bisogno di premere sull’acceleratore, perché è Obama ad aver fatto il passo che conta dichiarando, alla viglia dell’arrivo di essere “contro il contemimento”. Significa non ripetere l’errore compiuto da Clinton e Bush con la Corea del Nord, che è riuscita in questo modo a divenire nucleare. Riconoscere il diritto all’autodifesa di Israele significa anche che non saranno gli Usa a “lanciare” l’attacco. In cambio Obama ha incassato da Netanyahu il rinnovato impegno a raggiungere la pace con i palestinesi, in cambio dell’impegno per i due stati per due popoli. Oggi sarà a Ramallah ad incontrare il presidente palestinese Abu Mazen. Ma l’atro tema a Gerusalemme è stata la Siria, poiché Israele chiede ad Obama di prevenire l’uso di armi chimiche da parte del presidente Assad, e il trasferimento di armi ad Hezbollah. “Apriremo una indagine sulle notizie recenti di uso di armi chimiche in Siria”. Obama ha anche precisato di non credere che ad usarle siano stati i ribelli.

Anche L’Unità si occupa della visita di Obama in Israele, evidenziando le sue parole: il presidente ha detto che Usa ed Israele “sono alleati perché condividono una storia comune”, ed ha aggiunto: “siamo fieri di essere l’alleato principale di Israele”. Il quotidiano intervista Saeb Erekat, consigliere politico del Presidente Abu Mazen e capo negoziatore dell’Anp: “Da Obama ci attendiamo una presa di posizione molto netta sulla colonizzazione israeliana dei territori palestinesi. Pace e insediamenti sono inconciliabili”. Israele, accusa Erekat, continua a praticare una politica fatta di atti unilaterali: si riferisce alla “colonizzazione della Cisgiordania e di Gerusalemme est. Netanyahu ha continuato a parlare di dialogo, annunciando addirittura “aperture storiche” ma la realtà dice ben altro: “c’è stata una intensificazione nella costruzione degli insediamenti: 17 per cento in più nel 2012, più di tutti gli anni precedenti a partire dal 1967”.

 

E poi

 

Su La Repubblica le pagine R2 Diario sono dedicate al tema del finanziamento ai partiti. “Perché monta la protesta contro i costi della politica”, dove si può leggere una definizione di Norberto Bobbio, un “perché sì al finanziamento” di Piero Ignazi, e un perché no (“Quei soldi sono una droga”) a firma di Marco Revelli

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