Mps: Napolitano difende Bankitalia

 

Il Sole 24 Ore oggi apre con un “colloquio” con il Presidente Napolitano: “’Mps, chiarezza e interesse nazionale’. Il Capo dello Stato: rispettare l’autonomia dei magistrati nell’indagare sul vecchio management. Le banche sono solide’”. “Napolitano: Bankitalia ha vigilato con rigore, va salvaguardato il suo prestigio”. Di spalla: “Vegas convoca i vertici Saipem. Asse Consob Fsa (l’Authority britannica)

La Repubblica: “Napolitano: fare chiarezza su Mps. ‘Difendere il Paese, Bankitalia ha vigilato’. Lite Monti-Bersani sulle banche”. “Gotti Tedeschi interrogato cinque ore dai pm di Siena. Indagini anche del Tar della procura di Roma. Standard & Poor’s taglia il rating”. A centro pagina: “Finanza, 43 inchieste sulla bomba derivati”.

 

La Stampa: “Napolitano, chiarezza su Mps ma senza fare speculazioni”. In alto: “L’Università non è più un sogno: in 10 anni persi 58 mila studenti. Laureati, Italia terz’ultima nell’Ocse”.

 

Il Corriere della Sera dedica il titolo più grande ai dati sugli iscritti all’università: “Crollano gli iscritti all’Università. Negli ultimi dieci anni 58 mila studenti in meno. Dalle borse di studio ai finanziamenti e al calo dei docenti: ecco i dati della crisi”. In alto: “Montepaschi, Napolitano chiede chiarezza e invita a tutelare l’interesse nazionale”. “Monti: via i partiti dalle banche. Bersani: via i banchieri dai partiti”.

 

L’Unità: “Mps, duello Bersani Monti. Il premier. ‘Partiti fuori dalle banche’. Il leader Pd: ‘Fuori i banchieri dai partiti’”.

 

Il Giornale : “Tra Monti e Bersani lite sul bottino. Scambio di accuse per l’inciucio tra banche e politica. L’inchiesta arriva a Roma. E la Consob invece di indagare i vertici Mps se la prende con i giornali”. E poi: “Lombardia, Pd e Udc mangiano a scrocco caviale e aragoste”. A centro pagina la notizia che la “giunta rossa di Forlì” ha organizzato una mostra sul ventennio fascista: “Se i compagni celebrano Mussolini”, firmato da Nicholas Farrell.

Libero: “Il giallo della banca comprata tre volte. Acquistando Antonveneta, il Monte pagò anche una società che però era già stata venduta ad altri. E poi fu ceduta ancora a prezzo maggiorato. Un pasticcio sospetto”.

IL Fatto quotidiano: “F-35, un fabbrica da 680 milioni per costruire 18 ali. Viaggio a Cameri (Novara) nel mega impianto dove attualmente lavorano solo 150 persoe. La linea di montaggio dei caccia è un’area grande quanto il quartiere di una città. Poi l’Italia per comprare 90 di questi jet dovrà pagare alla Lockeed altri 13 miliardi di euro”.

Il Foglio: “Il raid israeliano mette a nudo il sistema antiaereo che protegge Assad”. “Uno dei due obiettivi bombardati è a soli 5 km dal palazzo presidenziale. Siria e Iran promettono rappresaglia”. “’Risponderemo a sorpresa’”.

 

Napolitano-Mps

In un colloquio con Il Sole 24 Ore il Capo dello Stato chiede che si “manifesti quella consapevolezza dell’interesse nazionale cui sono di certo sensibili tutte le forze responsabili, ferma restando la netta distinzione tra la doverosa azione penale e le riconosciute condizioni di stabilità della banca oggetto di indagine”. Il direttore del quotidiano chiede se il Tesoro e la Banca d’Italia abbiano fatto, a giudizio del Presidente, tutto quel che si doveva, prima e dopo. Napolitano ricorda che sulla vicenda Mps si è svolta una “impegnativa audizione in Parlamento che si è giustamente ritenuto necessario convocare anche se a Camere sciolte. Ha potuto così aver luogo un libero confronto politico, aperto a ulteriori sviluppi, sulla base di una puntuale relazione del Ministro dell’Economia e di un’ampia nota scritta della Banca d’Italia. Quest’ultima ha documentato minuziosamente come Bankitalia abbia esercitato fin dall’inizio con il tradizionale rigore le funzioni di vigilanza nei limiti delle sue attribuzioni di legge. E in effetti, la collaborazione che essa ha prestato e presta senza riserve alla magistratura inquirente è garanzia di trasparenza per l’accertamento di tutte le responsabilità”. Napolitano ribadisce come sia necessario rispettare “la totale autonomia della magistratura nel condurre le indagine sul precedente management di Mps”, anche “evitando quella diffusione di notizie infondate che è stata questa mattina (ieri per chi legge, ndr) deplorata dalla stessa Procura per le sue ricadute destabilizzanti sul mercato”. Per quanto possano essere importanti “il ruolo e l’impulso della stampa per far luce su situazioni oscure e comportamenti devianti”, Napolitano si dice “altrettanto fermamente convinto” che vada “salvaguardato il patrimonio di credibilità e di prestigio, anche fuori d’Italia, di storiche istituzioni pubbliche di garanzia, insieme con la riconosciuta solidità del nostro sistema bancario nel suo complesso”.

 

Mps – Partiti

Sulla stessa pagina del quotidiano si riferisce però come lo scandalo Mps sia finito direttamente nel calderone della campagna elettorale e, se i partiti sembrano uniti nel ritenere giusta la difesa di Bankitalia fatta dal Capo dello Stato (Pd, Pdl e centristi concordi, eccezione di Di Pietro che accusa via Nazionale quando dice che Bankitalia era informata che “lì dentro si stavano commettendo cose poco trasparenti”), sul rapporto tra banche e politica Mario Monti e Pierluigi Bersani si sono resi protagonisti di un botta e risposta: “Per il bene di tutti bisogna tenere i partiti lontani dalle banche”, ha scritto sulla sua pagina Facebook Mario Monti; “Ma via anche i banchieri dai partiti”, ha replicato sarcasticamente il segretario Pd Bersani.

La Repubblica parla di “duello Bersani-Monti su Montepaschi” e l’ex ministro delle Finanze dei governi Ciampi e Prodi, Vincenzo Visco, intervistato, dice che hanno ragione tanto Bersani che Monti: quello che ha preoccupato di più nel dibattito politico ed economico dopo il 2007 è stato lo strapotere della finanza. E’ evidente che c’è uno squilibrio di poteri tra entità finanziarie di dimensioni globali e poteri politici che sono rimasti essenzialmente nazionali”. Secondo Visco “è necessaria una separazione netta, e non solo organizzativa, tra le banche d’affari e le banche commerciali, in modo che i soldi dei risparmiatori non vengano coinvolti in manovre speculative”. E i derivati “non sono di per sé un male e possono essere utili” se non usati in modo “improprio”. Insomma, il caso Mps è uno di quei casi “provocato essenzialmente dalla crisi finanziaria globale. L a banca aveva fatto un investimento molto ambizioso e sproporzionato rispetto alle sue capacità contando sul fatto che i mercati avrebbero continuato ad espandersi come prima”.

Polemico Il Giornale sulle dichiarazioni del segretario Pd: “Autogol di Bersani sui banchieri rossi”, “Il leader replica a Monti e chiede ‘finanzieri fuori dai partiti’. Ma scorda le tessere Pd di Bazoli, Profumo e Mussari”. E si riferisce quindi della reazione del segretario Pd, che ha ribadito: ‘Se qualcuno dei nostri ha sbagliato deve pagare’, malgrado quello che il quotidiano definisce un rischio di corto circuito spiazzante, visto che il collegio dei garanti del Pd che dovrebbe valutare l’espulsione dell’ex presidente Mussari dall’Albo degli iscritti al Partito è presieduto da Luigi Berlinguer, che fa parte della “cupola” che a Siena ha fatto per anni il bello e il cattivo tempo.

L’articolo de Il Giornale riferisce anche di una irritazione del segretario Pd o del suo entourage per la posizione assunta durante l’audizione del ministro dell’economia Grilli su Mps da parte del senatore Pd Luigi Zanda, che si era detto contrario alla istituzione di una Commissione di inchiesta sul caso. Proprio ieri il Pd ha fatto trapelare la notizia di essere già al lavoro su una proposta di legge per istituire un organismo parlamentare che indaghi sugli intrecci bancari e finanziari: “Dobbiamo fare vedere che non abbiamo alcuna paura”, sarebbe la linea.

Per Il Fatto si tratta anche, per il Pd, di una “guerra di poltrone”: in questo caso i protagonisti dell’intreccio sono l’attuale presidente della Cassa Depositi e Prestiti, Franco Bassanini, per molti anni parlamentare eletto a Siena e considerato titolare di una sorta di protettorato politico su Mps e sul suo presidente Mussari; l’editore De Benedetti, poiché, come racconta il quotidiano, pochi giorni prima della scalata ad Antoneveneta, nell’autunno 2007, Mps aveva un fatto un “notevole favore” a De Benedetti, comprando per 33 milioni l’1,2 per cento della società elettrica Sorgenia, controllata dal gruppo Cir di De Benedetti. Il fatto è che, secondo il quotidiano, questa transazione fece balzare il valore di Sorgenia a 2,7 miliardi di euro, mentre gli analisti finanziari la valutavano fino a quel giorno 1,5 miliardi. E quello stesso giorno le azioni del gruppo Cir balzarono del 10 per cento. Il Fatto ricorda inoltre che proprio all’indomani della costosa acquisizione di Antonveneta da parte di Mps, il quotidiano La Repubblica, per bocca del principe dei commentatori economici, Giuseppe Turani, elogiava l’operazione: “Il capolavoro del Monte dei Paschi”.

Sinistre

Lunedì scorso Antonio Ingroia, candidato premier del movimento Rivoluzione civile ed ex magistrato, aveva citato Giovanni Falcone, in risposta alle critiche di chi contesta l’arrivo in politica di ex magistrati. A sua volta la pm Ilda Boccassini lo aveva diffidato dall’usare il nome di Falcone. Infine, replica dello stesso Ingroia, velenosa: “Mi basta sapere cosa pensava di me Paolo Borsellino, e cosa pensava della Boccassini”. Il caso ha aperto un dibattito soprattutto a sinistra, con quotidiani come Il Manifesto che censuravano il gioco al massacro anche tra Vendola e Ingroia, accusando la sinistra di autolesionismo. Il Corriere della Sera riproduce il comunicato del Presidente dell’Associazione nazionale magistrati Sabelli: “Troviamo inopportuni i richiami ai nomi di Falcone e Borsellino. Sono patrimonio di tutti, del Paese e della legalità”, vanno evitate “strumentalizzazioni”.

Il Fatto quotidiano titola: “Il Pd attacca Ingroia, ma al Senato può essere una risorsa” perché in caso di vittoria Rivoluzione civile può rubare seggi a Berlusconi e centristi. Il quotidiano scrive che i sondaggi attestano gli arancioni sopra il quorum alla Camera, poiché tutti gli istituti lo danno sopra il 4 per cento. Sul Senato i sondaggi oscillano e di parecchio: in Veneto si va dall’1,7 al 4,2 per cento; in Sicilia tra il 4,9 e il 6,4. In Campania sarebbero sopra l’8 per cento. Spiega il politologo Roberto D’Alimonte: “Se il Pd in Sicilia e Campania non prende il premio e Rivoluzione civile conquista dei senatori, allora la perdita (per il Pd, ndr) sarà doppia rispetto a una regione come la Lombardia, dove Bersani potrebbe perdere solo il premio. Ma qualora fosse Berlusconi il perdente, a quel punto Ingroia inciderebbe sui suoi seggi, favorendo il centrosinistra.

Su La Repubblica Giancarlo Bosetti ricorda che i contrasti in tema di mafia e antimafia attizzano il conflitto politico da decenni: giustizialisti contro garantisti, “professionisti dell’antimafia” contro partito dei collusi. Ma ora le polemiche non riguardano il maxiprocesso di Palermo, ora la posta, “pur sempre complessa, quando si evocano, magari a sproposito, le memorie di Falcone e Borsellino”, è la campagna elettorale e la visibilità della lista Rivoluzione civile di Antonio Ingroia. Per Bosetti è “la terza di tre sinistre, dopo quella riformista di governo e quella dei diritti sociali”. L’ex pm è a capo di una coalizione in cui confluiscono Di Pietro con l’Idv e De Magistris con gli Arancioni, mostrando “un volto della sinistra italiana che conferma la natura permanente” di un polo incardinato da ex inquirenti e dominato dal tema della lotta alla criminalità organizzata ed alla corruzione politica”. E’ evidente che questo polo aggrega aspettative di giustizia, in presenza di un malcontento nei confronti del ceto politico, trasformando in programma politico obiettivi di legalità che dovrebbero fisiologicamente appartenere ad ogni partito democratico: al pari di Idv, queste aggregazioni sono vicine alle forme di agitazione antipolitica alla Beppe Grillo. E’ improbabile pertanto che un risultato brillante in termini elettorali possa portare la coalizione di Ingroia ad un livello proporzionale alla sua visibilità, e tuttavia “sembra definitivamente acquisita la presenza di questa sinistra ‘giudiziaria’”. Nel gioco delle tre sinistre, rispetto a Veltroni 2008, Bersani ha decisamente tagliato fuori questa sinistra giudiziaria, segnando peraltro un punto di maggior peso con la candidatura di Pietro Grasso. L’argomento del ‘voto inutile’ si impone, almeno al Senato, dove la prospettiva per Ingroia di raggiungere l’8 per cento è fuori portata in tutte le regioni, salvo la Campania, il che lo rende matematicamente nullo.

Da segnalare anche, sulla prima de La Repubblica, una lettera di Walter Veltroni che invita lo Stato a dichiarare guerra alla mafia: al primo posto dell’agenda di governo devono esservi un rafforzamento radicale della legge anticorruzione, regole sull’antiriciclaggio, messa a regime della banca dati unica informativa antimafia accessibile alla Dna, “non basta la dichiarazione di appartenenza ad un partito, neanche della sinistra, a certificare la propria onestà”.

E poi

La Repubblica dà conto dell’avvio di colloqui in Francia per una riforma bipartisan per eliminare dal primo articolo della Costituzione il riferimento alla parola “razza”. La motivazione è che parlare di razza offende i valori universali su cui sono basati le società occidentali. Era una promessa del presidente Hollande durante la campagna per le presidenziali: nel corso di un viaggio elettorale alle Antille aveva detto che “nella Repubblica non c’è posto per la razza”.

 

I quotidiani riferiscono della tensione che si è scatenata dopo il raid aereo israeliano compiuto in Siria, il primo da cinque anni a questa parte, come nota L’Unità. L’ambasciatore siriano in Libano ha affermato che Damasco si riserva il diritto di compiere una rappresaglia contro Israele per l’attacco, avvenuto nella notte tra martedì e mercoledì. Libano, Iran e Russia si sono schierate con i siriani. L’Egitto ha condannato l’azione israeliana, per bocca del suo ministro degli esteri. Condanna anche dal segretario generale della Lega Araba, che ha invitato la comunità internazionale ad assumersi le sue responsabilità davanti alle “aggressioni” di Israele ed ha confermato il diritto di Damasco di “difendere la sua terra e la sua sovranità”. Di diverso avviso è la Casa Bianca, se è vero che il viceconsigliere alla sicurezza nazionale di Obama, Ben Rhodes, ha messo in guardia la Siria contro i tentativi di trasferire armi alla formazione libanese sciita Hezbollah, dopo informazioni su un raid israeliano alla frontiera siro-libanese contro un convoglio che avrebbe trasportato armi provenienti dalla Siria. Se ne occupa anche La Stampa, spiegando proprio come all’origine dei venti di guerra ci sia la decisione di Hezbolah di trasferire sotto il proprio controllo i “gioielli” dell’arsenale siriano, armi sofisticate e ufficiali in grado di adoperarle. I leader di Hezbollah avrebbero affidato l’operazione a Mustafa Bader Al-Din, consigliere per la sicurezza, che dall’inizio di gennaio opererebbe in una duplice direzione: spostare dalla Siria al Libano armamenti in grado di alterare l’equilibrio di forze con Israele, e offrire ospitalità a Beirut agli ufficiali alauiti, che compongono la spina dorsale delle forze del presidente Assad, ormai in dissoluzione. Il corrispondente de La Stampa ha potuto leggere alcuni documenti di intelligence occidentali secondo cui il consigliere Al-Din avrebbe offerto “lussuosi alloggi a Beirut e stipendi equivalenti al grado militare attuale” agli ufficiali alauiti puntando a farne arrivare il numero più alto in breve tempo in Libano, per migliorare le capacità militari di Hezbollah. Il blitz israeliano della scorsa settimana, sulla strada fra Damasco e il confine libanese, avrebbe avuto quindi l’obiettivo di impedire a Hezbollah di impossessarsi di batterie di missili terra aria di produzione russa, acquistati da Assad nel 2007.

Il Foglio scrive che gli aerei israeliani sono arrivati a bombardare dentro la Siria, a soli cinque chilometri dal palazzo presidenziale di Assad. Mercoledì jet avrebbero colpito un convoglio di armi diretto in Libano, lanciando anche dodici missili contro un edificio all’interno di un centro militare di ricerca. La base colpita sarebbe un centro missilistico con annesso un centro per le armi chimiche, frequentata da russi, iraniani, e dai gruppi del libanese Hezbollah.

 

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