Monti: se serve ci sarò

Il Corriere della Sera: “Monti non esclude il bis”. “Il premier: ‘non mi candido. Se serve il mio aiuto in circostanze speciali valuterò'”. “Bersani e Renzi contrari. Berlusconi: prima le urne”. A centro pagina una foto del premier israeliano Netanyahu, che ieri ha parlato all’Assemblea generale dell’Onu: “‘Fermiamo subito l’atomita iraniana’”. E poi: “Le nostre celle incivili’. Napolitano chiede clemenza per i detenuti. Il Quirinale e l’articolo della Costituzione sull’amnistia”

Libero: “Usano Sallusti per svuotare le carceri. Il direttore condannato. Niente decreto sulla diffamazione, ma un blitz su indulto e amnistia”:

Il Giornale: “Meno 29 giorni al carcere. Se nessuno interverrà, tra meno di un mese Sallusti andrà in cella. Napolitano e il ministro si muovono: c’è l’ipotesi di un decreto, ma si valutano anche altre strade. E l’Europa dice: ‘Arrestare un giornalista è pura follia”. A centro pagina: “Monti vuole fare il bis. E Bersani lo minaccia”.

Il Fatto quotidiano: “Monti vuole restare, Napolitano vuole l’amnistia. Il premier scopre le carte. ‘Sono pronto per un secondo mandato’. Casini esulta, Berlusconi prende tempo. Bersani irritato. ‘Se qualcuno vuol rendere il voto inutile o farmi alleare con B. e Grillo, io mi riposo'”. A centro pagina: “‘E’ stato quel vigliacco di Farina’. Feltri smaschera il ‘diffamatore’. Fu l’agente Betulla a scrivere su ‘Libero’ l’articolo che ha provocato la querela del giudice Cocilovo. Lui adesso balbetta: ‘Sì, sono stato io, chiedo scusa’. Mentana: ‘E’ tardi, infame'”.

L’Unità: “‘Monti bis, speriamo di no'”, parole virgolettate attribuite al premier ma auspicate anche dal quotidiano. In prima anche un “sondaggio sulle primarie: no ai voti del centrodestra”, in cui i lettori del sito de l’unità hanno risposto alla domanda “chi può andare a votare alle primarie”. Il 78 per cento dice che possono votare solo gli elettori del centrosinistra. A centro pagina un richiamo alla manifestazione di oggi del pubblico impiego.

La Stampa: “Monti: se serve al Paese, ci sarò. Il premier apre al bis: ma non mi candido. Pdl e Pd frenano: prima il voto”. Di spalla: “Napolitano al Parlamento: si a indulto e amnistia”.

La Repubblica: “Monti: se serve, pronto a restare. Apertura al secondo mandato. Ma Bersani: solo con una maggioranza politica”: A centro pagina la notizia delle dimissioni di Renata Polverini, che ieri ha depositato formalmente la decisione di lasciare.

Monti
Intervenuto ieri ad un incontro a New York del Council on Foreign Relations, il premier italliamo Monti ha “sfoderato una forte promessa politica”, scrive Il Sole 24 Ore. Ha “aperto alla possibilità di rimanere primo ministro dopo le prossime elezioni”. Non sarà candidato, ha confermato, anche perché – come ha precisato nella successiva conferenza stampa – vuole restare estraneo “agli schieramenti e sono senatore a vita”. Ma “se speciali circostanze” lo richiederanno, se potrà “essere d’aiuto”, se gli “verrà chiesto” ripsponderà all’appello. “Lo prenderò in considerazione nello spirito di servizio al Paese” già dimostrato quando è stato chiamato la prima volta da Napolitano. In seguito il premier, in una intervista a Bloomberg Tv, ha precisato di voler far sapere a forze politiche e alla comunità internazionale di non aver piano specifici ma che possono contare sulla sua presenza. Monti ha auspicato un “risultato chiaro” dalle prossime elezioni. Qualora però “si verificassero condizioni straordinarie che spero non ci saranno”, e i partiti “suggerissero” un suo nuovo incarico come premier, “io ci sarò”.
Federico Rampini su La Repubblica parte proprio dalla intervista a Bloomberg tv (“Lo sponsor americano”, il titolo del suo articolo): “Il moderatore insiste: ‘Ho capito bene, se il suo Paese ne ha bisogno lei rimane al suo posto?’. La risposta di Mario Monti è lapidaria: ‘Sì’. Un minuto dopo Bloomberg tv, uno dei network economico-finanziari, lancia il titolo: “Il premier italiano rimarrà al suo posto. E’ quello che l’America voleva sentirsi dire. Non solo l’America dei mercati, ma anche l’Amministrazione Obama”, scrive Rampini.
Secondo un retroscena de La Stampa, firmato dal vaticanista Andrea Tornielli, ci sarebbe un “sostegno” dei vescovi al Monti bis. “Pesa la buona gestione del dossier Imu sugli immobili ecclesiastici”.
La Repubblica offre un “colloquio” con Pierluigi Bersani: “Monti resta una risorsa, però decidono le urne e una maggioranza politica”. “Non possiamo vivere nell’eterna emergenza. Dobbiamo ritrovare la normalità. Altrimenti il vero rischio è dare per scontato che la politica non è in grado di trovare soluzioni”. Bersani ribadisce che “Monti non tornerà alla Bocconi e non andrà in pensione. Servirà ancora al Paese e va preservato. L’ho detto in tutte le salse”. Ma “chi l’ha detto che i partiti non possono fare le riforme? E’ una sciocchezza. La politica deve recuperare trasparenza, il rapporto con i cittadini”.
L’Unità, in un commento di Francesco Cundari, scrive: “Il premier spera che non sia necessario. Anche noi”.

Sallusti

Libero intervista Renato Farina, il deputato del Pdl e giornalista che ieri ha detto di essere stato lui a scrivere il famoso corsivo su Libero siglato Dreyfus. “Infame io? Pronto al carcere al posto di Sallusti. Sì, ero Dreyfus, l’articolo dello scandalo è mio. Mentana mi critica? Ho taciuto per non danneggiare il mio ex direttore”. “Mentana la definisce un infame, Feltri la apostrofa più volgarmente. Lei cosa risponde? “Non dirò mai in vita mia una parola contro Feltri, gli devo troppo. Di certo io conosco i fatti e i miei sentimenti. Non conosco la viltà (semmai la vanità) né posso essere accusato di infamia. Ma se qualcuno vuole esercitarsi nel tiro delle freccette, io sono un bersaglio facile”. Andrebbe in carcere al posto di Sallusti? “Ma certo. Non ho nessun dubbi. Non sono pronto, come penso non lo sia nessuno. Io in carcere ci vado tutte le settimane, so che fa schifo, è un inferno. Ma se la verità giudiridica e la giustizia italiana esigono questo, io sono qui”. Secondo il quotidiano, in un altro articolo, “ora c’è spazio per la revisione del processo”.

Il Fatto quotidiano offre una converszione con il giudice Giuseppe Cocilovo, il giudice tutelare di Torino che ha ottenuto la condanna di Alessandro Sallusti. Cocilovo dice che l’articolo per cui ha sporto denuncia al quotidiano era “una chiara scelta editoriale”. “Bastava dar conto ai lettori dell’errore e tutto questo non sarebbe accaduto”. Ma allora il carcere è eccessivo? “Non sta a me dirlo, ma questo non è un reato di opinione, è una diffamazione deliberata. Che la notizia fosse falsa è ormai noto, bastava leggere La Stampa”. Sulla stessa pagina, un articolo del magistrato Bruno Tinti è titolato: “Ma quale reato di opinione? Punita la menzogna. Chi dirige un quotidiano è responsabile di ciò che pubblica avrebbe dovuto controllare”.

Iran

Sul Corriere della Sera si dà conto dell’intervento in Assemblea generale Onu del premier israeliano Netanyahu: “Bisogna imporre una linea rossa al programma iraniano di arricchimento dell’uranio perché un Iran in possesso di armi nucleari è come Al Qaeda col nucleare”. “In quello che è destinato a passare alla storia come uno dei suoi discorsi più drammatici ed efficaci, accolto da scroscianti applausi”, il premier israeliano ha parlato ieri aiutato da un disegno in cui ha mostrato la “bomba iraniana”. Un grafico che rappresentava la bomba disegnata “nello stile dei fumetti, su cui ha tracciato con un pennarello la ‘linea rossa’ per marcare il punto ‘senza ritorno’ nella corsa nucleare, che l’Iran raggiungerà nella prossima primavera-estate”.
Robert Kagan, intervistato da La Repubblica, confuta la tesi – sostenuta anche da una analisi di Foreign Affairs – secondo cui si può tollerare un Iran atomico: “Kenneth Waltz, l’autore dell’articolo, fa parte dei cosiddetti realisti, e ha sempre sostenuto che il miglior mezzo per mantenere la pace è che ogni nazione abbia la sua bomba. Ma è sciocco solo discuterne: davvero vorreste vivere in un mondo in cui l’Arabia Saudita, la Turchia, gli Emirati arabi, il Kuwait, l’Iran abbiano tutti la loro bomba? Andiamo…”
Il corrispondente da New York de La Stampa dà la notizia dell’arresto di Nakoula Basseley Nakoula, il regista egiziano di origine copta autore del video “L’innocenza dei musulmani”, che ha innescato le violente proteste nei Paesi islamici. Il motivo formale dell’arresto è legato ad una cdanna a 21 mesi, subita nel 2010, per frodi bancarie, su cui aveva ottenuto la libertà provvisoria, revocata per aver mancato di rispettare uno dei divieti, quello di “comportamenti impropri su internet”. L’imputato poteva usare il web solo per ragioi di lavoro.

E poi

Sul Corriere si scrive della inaugurazione ieri della moschea di Strasburgo, “il più grande luogo di preghiera dei musulmani” francesi, progettato da Paolo Portoghesi. La moschea viene inaugurata “con le parole (anche) del rabbino René Gutman, i finanziamenti del Marocco e dei felei, i monito di un ministro di origine catalana (Manuel Valls), in baso al progetto di un architetto occidentale, ‘cristiano, anzi cattolico’, come dice di sé l’italiano Paolo Portoghesi”. Cupola dorata di 25 metri di dialogo, sala di preghiera di 1300 metri quadri.
Libvero offre un ritratto del ministro dell’interno francese Valls, che ieri ha parlatro davanti ai fedeli della moschea. “Il socialista francese che dice cose di destra. Il voto agli stranieri promesso da Hollande? ‘Non è una priorità’. E ai musulmani dice: chi sgarra torna a casa”.
Su Il Foglio un ritratto di uno degli sfidanti alla leadership dell’Ump, Jean-Francois Copé, “paladino di una destra ‘senza complessi'”, che ieri ha denunciato il “razzismo anti bianchi” presente nelle periferie francesi. Il titolo del suo libro – appena consegnato alle stampe – è “Manifeste pur une droite décomplexée”.

  1. L’amnistia ci vuole e al più presto le carceri sono fonte di dolore e le persone invece di migliorare peggiorano!!!!queste persone vorrebbero seguite diversamente ma sempre con umanità e rispetto xke chi sbaglia può kmq migliorare ma se vengono trattate come bestie come possono pensare che niente e perduto e che non è mai tardi x cambiare e vivere una vita più o meno normale

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