Liberarsi delle reciproche diffidenze

La Stampa: “L’appello di Napolitano: ‘Basta scontri con Berlino’”, “Preoccupazione per i nazionalismi e il lavoro ai giovani”, “Nel suo ultimo incontro internazionale il Presidente italiano dialoga con il Capo di Stato tedesco”. Il quotidiano pubblica ampi stralci dei discorsi tenuti ieri a Torino dai due Presidenti, Napolitano e Gauck.
In apertura a sinistra: “Mafia Capitale, ‘Presto nuove operazioni’. Il Procuratore: c’è una Piovra”, “Corruzione, oggi le misure. Renzi: è una svolta”.
A centro pagina, grande foto giocosa del presidente Usa, che si è presentato ad una iniziativa dei Marines per la raccolta annuale di giocattoli con due grandi borse rosse in spalla: “Obama ‘grande elfo’ per i bambini poveri” (Il suo saluto è stato: ‘Oh oh oh oh. Sono il grande elfo”).

Il Corriere della Sera: “Duello governo-Cgil sullo sciopero. Poi la precettazione viene revocata”. Un articolo di Dario Di Vico parla dello sciopero di oggi: “Tutto lo spreco di una azione inutile”.
A centro pagina: “Roma, l’sms dello scandalo. Buzzi si augurava ‘un anno pieno di sfollati, rifiuti e bufere’ per guadagnare. Il messaggio dell’imprenditore arrestato. Quei legami con la ‘ndrangheta”.
In prima da segnalare anche: “Italia e Germania, la diffidenza reciproca da superare”.

La Repubblica: “Sulle riforme scontro nel Pd. Cgil in piazza”, “Il premier frena Lupi: lo sciopero è un diritto. Revocata la precettazione dei ferrovieri”, “D’Alema a Renzi: basta minacce ai deputati”.
Sull’inchiesta “Mafia Capitale”, a centro pagina: “Roma, un patto con la ‘ndrangheta. Pignatone: in arrivo nuovi arresti”.
Nella colonna a destra, “il caso”: “La Cia attacca: ‘Senza torture Bin Laden sarebbe vivo’”, “Brennan, capo dell’Agenzia, sfida Obama ma ammette: ‘Metodi ripugnanti’”.

Il Fatto: “Si fermano anche i treni. Renzi si arrende alla Cgil”, “Sciopero generale, l’Italia si blocca contro Jobs Act e legge di Stabilità. Il ministro precetta i ferrovieri, ma deve fare retromarcia per un errore nella procedura. E per tappare il buco il premier è costretto a sconfessarlo: ‘Quel diritto non si tocca’”.
Sul Pd: “Legge elettorale, D’Alema: ‘Non ci facciamo minacciare’”, “Lo scontro nel Pd diventa rovente: il lìder Massimo scende in campo in difesa della minoranza dem”.
A centro pagina, “bancomat nero”: “Eur Spa, mangiatoia di Mafia Capitale”, “Quello che fu il simbolo della grandiosità imperiale del Duce è naufragato in un disastro finanziario. Che ora le carte dell’inchiesta descrivono dominato dalle brame dei neofascisti Carminati e Mancini e dagli interessi del manager rosso delle coop”.
E sullo stesso tema, i due nuovi arresti nell’ambito dell’inchiesta: “Buzzi si alleò con le ‘ndrine per conquistare l’appalto della monnezza”.
Poi la foto dell’arsenale segreto di Massimo Carminati: “Spade e tirapugni, gli ‘argomenti’ del boss dei Nar”.

Il Giornale: “Patto coop rosse-‘ndrangheta. Cinquanta (nostri) euro per immigrato, ma loro se ne tenevano 48”. “E Renzi va alla guerra col Pd: aria di voto anticipato”.
A centro pagina: “Il governo cala le braghe davanti alla Camusso”. “Lupi si rimangia la precettazione”. E poi: “Stoccata presidenziale. Napolitano si sveglia e attacca la Germania”.
Di spalla: “Ci indigniamo per la Cia e intanto il terrore islamico fa 5 mila morti in un mese”.
Da segnalare a centro pagina un articolo di Vittorio Feltri: “Veronica già condannata per sete di vendetta. Ancora una volta si usano soltanto indizi, ma dove sono le prove?”.

Il Sole 24 Ore: “Delude l’asta della Bce. Si avvicina il Qe di Draghi”. “La seconda tranche di prestiti alle banche si chiude con richieste per 130 miliardi, inferiori alle attese”. “Gli istituti italiani prenotano un quinto della somma”.
Di spalla: “Arriva il ‘rating di legalità’, premiate le imprese virtuose”. È una “sorta di bollino blu per gli imprenditori virtuosi”, spiega il quotidiano. Si tratta di un “regolamento voluto da Confindustria”.
A centro pagina il forum italo-tedesco: “Napolitano incontro il presidente Gauck. ‘Liberiamoci da diffidenza reciproca’”.
E poi l’inchiesta romana: “Pignatone: ‘Nuove operazioni in arrivo’. Si allarga l’inchiesta, ieri due nuovi arresti legati alla ‘ndrangheta”.
In basso la Borsa: “Fca, prezzo fissato a 11 dollari. Offerti a Wall Street 87 milioni di titoli. Cedola del convertendo a 7,875. Exor resta al 30 per cento”. “Il Lingotto: la sede fiscale della Ferrari non sarà trasferita all’estero”.
In alto: “Precettazione Fs: scontro con Vgil, poi revoca di Lupi”.

Italia, Germania, Europa

Sul Corriere Mario Breda e Danilo Taino parlano dell’incontro tra Napolitano e Gauck. Per il quirinalista del quotidiano milanese Napolitano “si è imposto” di continuare a svolgere “quel ruolo di tutore dell’immagine italiana che è stato una costante dei suoi nove anni sul Colle”. “Il muro di diffidenza e il limite delle critiche da non oltrepassare”.
Taino scrive che ieri sera Napolitano “ha avuto momenti di voce rotta” quando, parlando dei rapporti tra i due Paesi, ha detto che “‘ci sono enormi lacune nella nostra conoscenza reciproca’”, e che “‘dobbiamo liberarci ‘di fuorvianti tendenze alle valutazioni o definizioni sommarie se non sprezzanti’ per confrontarci ‘senza polemiche unilaterali e contraddizioni paralizzanti’. Il peggio è ‘non considerare mai credibili le posizioni dell’altro'”. Un passaggio che “a una lettura distratta” potrà “apparire retorico” ma che in realtà “è stato controcorrente”, “di rottura con il discorso politico bilioso e divisivo che spesso risuona tra Roma e Berlino”. Taino ricorda che la Germania non è solo il paese economicamente più forte d’Europa ma anche “la democrazia più solida dell’Europa continentale, più trasparente, più rispettosa delle regole”.
Secondo Il Giornale “anche Napolitano è stufo dei diktat della Germania”. Si citano i passaggi del discorso del Presidente in cui invocava una “autocritica collettiva”, per la “complessiva inadeguatezza a padroneggiare le implicazioni dell’adozione dell’euro”, e quelli in cui diceva che non è bene “considerare non credibili le posizioni dell’altro”. L’invito ad abbandonare “luoghi comuni” e “valutazioni sprezzanti” sarebbe diretto – secondo Il Giornale – ai “politici di Berlino”.

Il Sole 24 Ore offre una riflessione di Gian Enrico Rusconi, presente ieri all’evento italo-tedesco a Torino: “Egemonia da superare per unire l’Euro”. Dove si parla anche degli stereotipi reciproci – positivi e negativi – nel rapporto tra italiani e tedeschi.

Avvenire offre oggi una intervista al Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker in cui “si mostra stupito per le polemiche di questi giorni”. Nell’intervista – realizzata insieme ad altri 4 quotidiani e a una tv stranieri – Juncker dice che nutre “sentimenti di amicizia” per Renzi, e “anche al G20” australiano “gli ho detto: se voi mostrate la volontà di intraprendere le necessarie riforme, per favore scrivetemi una lettera e ditemelo. La Commissione ha preso atto di quella lettera e ha detto: se le cose stanno così allora diamo loro tempo, proprio perché siamo una Commissione politica, e non una macchina trainata dalla burocrazia che agisce alla cieca in questioni nazionali”. La frase nella sua intervista alla Faz dell’altro ieri – spiega Juncker – voleva dire che “se questo non succede allora deve essere applicato il Patto di stabilità”, e “non mi risulta che – a parte i titoli di giornale – qualcuno nel governo italiano si sia particolarmente irritato per una descrizione obiettiva, corretta, di quel che può accadere”. Juncker poi difende il piano di investimenti e la costituzione del Fondo strategico con 21 miliardi di dotazione. Spiega che la leva calcolata come moltiplicatore “non è irrealistica”, e dice di sentirsi “danneggiato” dalle rivelazioni della vicenda Luxleaks: “So cosa ho fatto e cosa non ho fatto ma devo prendere atto che ora purtroppo molti in Europa hanno dei dubbi sul Presidente della Commissione”.

Il Corriere sintetizza così l’intervista: “Juncker: ‘Roma non può lamentarsi'”.
Sul Corriere una intervista al ministro delle finanze francese Michel Sapin: “‘L’Ue non si fa contro Berlino ma la Germania ora investa’”. Domanda: “Esiste una sorta di tacito accordo in base al quale Francia e Italia fanno le riforme strutturali e la Germania, in cambio, fa gli investimenti?”. “No, è una visione romanzata. Ognuno dei nostri Paesi, e perché no anche la Germania, deve fare le riforme nel proprio interesse, al di là del Patto di stabilità. Lo dico per la Grancia ma mi pare che anche per l’Italia si ponga la stessa questione, forse all’origine di qualche sciopero”. Più avanti: “Sarebbe dannoso sia per gli italiani che per i francesi dire che siccome abbiamo dei problemi dobbiamo unirci”. Sapin dice anche che “ogni politico si rivolge alla propria opinione pubblica” ma “bisogna fare attenzione alle parole”, e cita il suo connazionale Melénchon, che ha invitato la Merkel a “chiudere il becco”.

Sul piano Juncker Il Sole 24 Ore intervista il ministro delle Infrastruttue Lupi: “‘Piano Juncker, i nodi al consiglio Ue’. ‘Bisogna evitare arretramenti sullo scorporo dal deficit delle risorse destinate agli Stati'”, dice il ministro.
Un commento sullo stesso quotidiano, a firma di Adriana Cerretelli: “Ci vuol altro che il piano Juncker da 315 miliardi in tre anni per far uscire l’eurozona dalla trappola in cui finta inseguendo per troppo tempo il totem del consolidamento fiscale a senso unico e senza paracadute di contorno”.

Mafia capitale

Le prime nove pagine de La Repubblica sono dedicate all’inchiesta “Mafia capitale” e alle sue ripercussioni sulla politica, il Pd, il governo e le misure anti-corruzione che intende predisporre. A pagina 2: “Roma, il patto della Cupola con i boss della ‘ndrangheta: ‘Ma qui comandiamo noi’”, “Gli affari delle due mafie: arrestati i mediatori dei clan calabresi. ‘Appalti nel Cie a Catanzaro scambiati con lavori nel Lazio’”. Nelle 71 pagine dei Ros su cui poggia l’ordinanza del gip della Procura di Roma Flavia Costantini viene ricostruita -secondo il quotidiano- la genesi del patto. Nell’ottobre del 2008 Salvatore Buzzi ottiene dal Viminale la gestione per cinque mesi del centro di emergenza nel villaggio turistico Alemia di Cropani perché il Cpt di Crotone è al collasso. L’appalto è di 1,3 milioni di euro, la capienza di 240 immigrati per i quali il ministero dlel’Interno paga 35 euro al giorno a persona. Buzzi, captato dalle cimici del Ros nel luglio scorso, dice: “Quando stavo a Cropani parlavo col prefetto, parlavo con tutti, parlavo con la ‘ndrangheta e poi risalivo su”. A pagina 3: “Quei soldi per Alemanno: ‘Alla sua fondazione 265 mila euro in tre anni”, “Le nuove accuse dei pm: nei video le mazzette a Panzironi (ex a.d. Ama, ndr). Buzzi: ‘Tutto il consiglio comunale prende denaro’”. Poi alla pagina seguente l’annuncio del Procuratore di Roma Pignatone, ieri audito in Commissione Antimafia: “Pignatone: presto nuovi arresti”. E sulla stessa pagina, le foto dell’arsenale segreto nascosto sotto le tegole del tetto della casa di Sacrofano di Riccardo Brugia, braccio destro di Carminati: “La katana e il tirapugni, la passione per le armi del samurai Carminati”.

Su Il Fatto, pagina 2: “Monnezza Capitale e ‘ndrine”, “La ’29 giugno’ e l’appalto al pregiudicato calabrese (parente del boss Mancuso) per il mercato del rione Esquilino. Buzzi intercettato: ‘Son la cooperativa degli ‘ndranghetisti’”. E anche qui le foto dei katana e tirapugni: la katana è la sciabola “omaggio dell’ex consulente di Finmeccanica Lorenzo Cola al ‘re di Roma’: ‘Ha fatto male a regalarmela’”, avrebbe detto Carminati. E le parole del procuratore Pignatone: “Siamo solo all’inizio”.

La Stampa, sull’audizione di ieri in commissione Antimafia: “L’allarme di Pignatone: ‘Nella Capitale non opera un solo tipo di mafia’”, “Il Procuratore al Parlamento: presto nuove operazioni. Bindi: bene la commissione per controllare gli appalti”. Sulla stessa pagina: “Il patto con la ‘ndrangheta: ‘Lì comandano loro, qui noi’”, “Altri due arresti. Il clan Mancuso aveva ottenuto l’appalto per la pulizia del mercato dell’Esquilino”.

Sul Corriere Aldo Cazzullo intervista Goffredo Bettini, che risponde al citofono con “la voce dal finto accento siciliano” e dice: “‘Sono l’onorevole Bettini, quello della cupola; quarto piano'”. Ma è “molto arrabbiato”, dice di essere “entrato in politica notevolmente ricco uscendone non dico povero, ma assai meno ricco. E querelo chiunque dica o scriva che io ho favorito la cooperativa 29 Giugno o qualunque altro soggetto coinvolto nell’inchiesta”. Ovviamente conosceva la cooperativa 29 giugno, “un pezzo della sinistra romana. Sono quelli che hanno aiutato a fare il film dei fratelli Taviani che vinse l’Orso d’oro a Berlino”. Dice: “Oggi la crisi della rappresentanza si è aggravata; e non è che ce ne siamo accorti quando l’ha detto la simpatica Madia. Siamo in una situazione peggiore di quella del ‘92. Si parla di Roma perché Roma è stata scoperchiata; ma non credo che molte altre città siano meglio”. Su Marino: “io non ho imposto nessuno. Il sindaco lo doveva fare Nicola Zingaretti, che politicamente considero figlio mio. A settembre però Nicola è venuto a dirmi che non se la sentiva. E io l’ho apprezzato”. “Ne parlai con Barca, ma anche lui rifiutò. Allora furono indette le primarie. E io dissi che non bastavano Gentiloni e Sassoli: buoni candidati, che però rischiavano di essere travolti dai grillini”. Ancora su Marino: “La stampa ne scriveva come di un deficiente, ora ne scrive come di un santo. In realtà, Marino è uomo di grandi capacità. Ma è un uomo solo”. Le primarie vinte da Marino sono state “regolarissime”, ha fatto bene Renzi a commissariare il Pd romano, anche se dovrebbe “azzerare tutte le tessere. Tutti gli iscritti dovrebbero essere ricontattati. E i nuovi dovrebbero essere ricevuti per due ore dal segretario di sezione: il tempo necessario per capire se uno vuole la tessera per un ideale o perché ha preso dei soldi”. Fosse in Marino si dimetterebbe per ricandidarsi: “Marino stravincerebbe e sarebbe, a quel punto, molto più libero”.
Lo stesso quotidiano – con Giovanni Bianconi – parla di un sms inviato a Capodanno 2013 da Buzzi ai suoi amici: “Speriamo che il 2013 sia in anno pieno di monnezza, profughi, immigrati, sfollati, minori, piovoso così cresce l’erba da tagliare e magari con qualche bufera di neve: evviva la cooperazione sociale”. Un auspicio “forse solo scherzosamente cinico”, ma “visti gli interessi che l’inquisito per mafia finito in carcere insieme a Carminati e agli altri presunti complici aveva messo in piedi in quei settori d’intervento — dalla raccolta dei rifiuti ai campi nomadi, passando per la crisi abitativa e la manutenzione delle aree verdi —, svela una volta di più lo stato d’animo di chi accumula denaro su emergenze e catastrofi”. Un sms che “ricorda molto da vicino” la famosa telefonata intercettata dopo il terremoto dell’Aquila, dice il quotidiano.
Ancora dalle carte dell’inchiesta, Fiorenza Sarzanini: “Affitto pagato alla Nuova Italia. E Pignatone: ‘Presto altri arresti'”. Il Procuratore capo di Roma ieri ha parlato davanti alla Commissione Antimafia: ‘”A questa grande operazione, altre ne seguiranno a breve’. E proprio per evidenziare come il filone degli appalti rimanga quello principale, aggiunge: ‘Il Comune di Roma ha sospeso una gara per 25 milioni riguardante l’Ater perché si profilava un affidamento alle società di Buzzi'”.

Cdm

La Stampa: “Renzi: svolta sulla corruzione. Ma per i magistrati non basta”. Ci si riferisce alla dichiarazione dell’Anm, che ha invitato a metter fine alla “retorica delle parole”: “servono interventi forti, adeguati alla gravità della situazione”.

La Repubblica: “Ecco il piano anticorruzione, pene aumentate del 50% e prescrizione più lunga”, “Il consiglio dei ministri approva oggi il disegno di legge del Guardasigilli Orlando composto da sei articoli”. Il quotidiano illustra i contenuti di quello che sarà il provvedimento, che verrà ufficialmente presentato nel tardo pomeriggio di oggi: corruzione per induzione (viene portata da 6 a 10 anni), minimo per la corruzione innalzato dai 4-8 anni nel suo minimo (da 6 a 10 anni), poi un comma ad hoc per chi decide di collaborare (la pena verrà diminuita da un terzo alla metà), prescrizione allungata di tutti i reati di corruzione per portarla al doppio.

Il Fatto intervista il responsabile Giustizia del Pd David Ermini: “I corrotti devono pagare. Ncd ora non può dirci no”. Sulla prescrizione dice che “le norme sospendono per due anni la decorrenza per la prescrizione dopo la condanna di primo grado e di uno dopo l’appello”.

Sciopero, governo, Pd

Il Corriere spiega in un “retroscena” da Ankara, dove si trova il premier, “la mossa a distanza di Renzi per evitare il braccio di ferro” sullo sciopero di oggi, dopo la precettazione (poi revocata) del ministro Lupi nei confronti dei lavoratori ferroviari. Per Renzi quello di oggi rimane “uno sciopero che non serve a nulla, se non alla Cgil” e ieri ci sarebbe stato “qualche discreto suggerimento” dal Quirinale per sbloccare la tensione. Dal governo si “rivendica comunque un merito”, quell’ora in meno di sciopero dei ferrovieri, che finirà alle 16 invece che alle 17.

Il Giornale: “Il governo si arrende alla Cgil. Così lo sciopero blocca l’Italia. Prima il ministro Lupi precetta i ferrovieri per l’agitazione di oggi, poi fa marcia indietro. La Camusso esulta: avevamo ragione noi”.

Sul Corriere Dario di Vico firma un commento in cui critica la scelta “modesta” dello sciopero “al confronto delle sfide che ci stanno davanti”, anche per la decisione di fare la manifestazione principale – con Camusso – a Torino, mentre si svolge il vertice italo tedesco con Napolitano.

In un retroscena del Giornale si legge: “D’Alema: distruggeremo Renzi. E il premier prepara lo scontro”. “L’ex leader rompe gli indugi e si mette alla testa della fronda Pd. Il premier ai suoi: ma chissenefrega. Domenica all’Assemblea Nazionale la resa dei conti”. La “guerra” è “scoppiata ufficialmente” dopo il voto della Commissione affari costituzionali sui senatori a vita, nella legge di riforma del Senato. Delrio “a nome del governo” ha detto: se la minoranza del Pd vuole andare a votare lo dica”. D’Alema ha risposto dicendo di trovare “stupefacente” che Delrio “minacci i parlamentari”. Secondo il quotidiano Renzi, “anche per non dare ‘alibi’ alla fronda, convince il ministro Lupi a revocare la precettazione dei ferrovieri”.

Sul Corriere. “Il premier: Massimo vuole mandarci a casa. L’ira di Renzi, ora la conta all’assemblea Pd. L’idea di pubblicare le spese delle segreterie Bersani ed Epifani”.

Su Il Fatto: “Idea poco Dem: fare fuori la minoranza”, “Delrio: ‘Se vogliono andare a votare lo dicano’. D’Alema: ‘Il governo non minacci i parlamentari’”, “Sulla legge elettorale -scrive il quotidiano- è il caos con migliaia di emendamenti. Se passa il Consultellum possibile anche la scissione”.

Su La Repubblica: “La resa dei conti di Renzi con la minoranza del Pd, ‘Basta con D’Alema e Bindi, in Assemblea chiudo i giochi’”, “L’ex segretario Ds attacca il sottosegretario Delrio: ‘Non può minacciare i parlamentari’ (si terrà domenica, infatti, l’assemblea nazionale Pd, ndr.) Il premier: ‘Allora pubblico i bilanci della segreteria Bersani’”. Il “punto” di Stefano Folli: “Nello scontro interno al Pd in gioco la vita del governo”. E un’intervista, ancora su La Repubblica, a Gianni Cuperlo, leader della minoranza Pd: “Sulle riforme non decide Matteo, ma se me lo chiede lascio la Camera”, “nessuna fronda, solo una spinta a migliorare il testo sulla Costituzione”, “Guardia abbassata, su Mafia Capitale colpe di tutti: a Roma il Pd va ricostruito”.

La Stampa: “Resa dei conti nel Pd. Scacco alla minoranza”, “D’Alema lancia un messaggio di guerra: ‘Delrio non minacci’”.

Internazionale

Su La Stampa, Maurizio Molinari, pagina 15: “Il jihad globale sempre più forte. Ogni giorno uccide 168 persone”, “Record di vittime a novembre: Isis, Boko Haram e taleban in testa per attentati”.

Su La Repubblica due intere pagine sul rapporto pubblicato dal Senato americano sulle torture Cia: “Torture, la Cia va all’attacco: ‘Ci sono stati atti ripugnanti ma il rapporto manipola i fatti’”, “Il direttore Brennan: ‘Abbiamo reagito allo shock dell’11/9’. Cheney: ‘Bush sapeva tutto delle tecniche di interrogatorio’”. Il quotidiano offre ai lettori il racconto fatto al New York Times da Eric Fair, che “nel 2004 era uno degli aguzzini” del carcere iracheno di Abu Ghraib: “sento ancora i suoni e continuo a vedere gli uomini che chiamavamo detenuti. Mio figlio non potrà mai essere orgoglioso di me”. Dice che molti sono rimpasti sorpresi dall’inchiesta, ma “gli omissis sono ancora molti”.

E su La Repubblica Curzio Maltese recensisce il film “Timbuktu”, del regista franco-mauritano Sissako, che ha vinto premi a Cannes e racconta l’ocupazione del Mali da parte dei qaedisti: “Timbuktu, il film che ‘denuda’ i jihadisti”, “I miliziani vengono mostrati per quello che sono: cattivi, ignoranti, ipocriti e grotteschi”.

Il Corriere: “Hong Kong, fine delle proteste. Ma gli studenti: ‘Torneremo’. Sgomberate ieri le ultime barricate, la polizia arresta 200 attivisti”. Si è chiusa ieri “la più grande sfida di piazza al potere del Pcc” dopo Tien An Men”, scrive il quotidiano, ma “non con la temuta repressione”. Si ricordano le ragioni della lotta (perché i candiati alle elezioni del 2017 possano essere nomnati dalla gente liberamente e non selezionati da Pechino).

Il Giornale torna sulla notizia – data ieri dal Corriere: “La realpolitik del Papa col Dalai Lama. Il leader tibetano a Roma non sarà ricevuto da Francesco ‘per non creare problemi tra Vaticano e Cina’. Il rifiuto dell’incontro che fa discutere”. Il Dalai Lama sarebbe “amareggiato”. “La chiesa teme inconvenienti, però apprezzo il Pontefice. Anche se l’incontro non si terrà nutro per lui una grande stima”. La vicenda – secondo il quotidiano – smentirebbe lo “stereotipo” sul Papa: “Prova che Bergoglio non è un ingenuo idealista ma un politico accorto”.

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