Liberalizzazioni: la parola al Senato

Le aperture

La Repubblica: “Imprese, un piano da 20 miliardi”, “Progetto Tesoro-Bankitalia per smaltire l’arretrato: Via Nazionale anticiperà i pagamenti alle aziende creditrici della Pubblica Amministrazione”. “Monti vara la task force anti-evasione. Liberalizzazioni, lite sulle farmacie”.
A centro pagina, con foto: “Scontri in Val di Susa, Passera: si va avanti”.
In basso: “Stipendi dei manager, battaglia sui tagli”, “Pdl e Resppnsabili vogliono far saltare il ‘tetto’ dei 294mila euro”.
E poi: “Terremoto in Unicredit. Rampl si dimette”, “Il presidente scaricato dalle Fondazioni”.

Corriere della Sera: “Accordo su farmacie e taxi”, “Più punti vendita. Ma sulle auto pubbliche decidono i sindaci”. “Primo sì alle liberalizzazioni. Monti: 12 miliardi dall’evsaione. Stretta sui giochi di Stato”.
In taglio basso: “Blocchi stradali No Tav. Il governo assicura: ‘A giugno via al tunnel'”.

La Stampa: “Evasione, ecco il piano Monti”, “il premier riunisce la task force: ‘Recuperati 12 miliardi di euro ma faremo di più, tasse giù se le pagano tutti'”. “Liberalizzazioni: 5 mila nuove farmacie. Mezza retromarcia sui taxi”.
Sotto la testata: “La protesta dei No Tav si scatena in Val di Susa. Battaglia sull’autostrada. Passera: ‘Ma il cantiere va avanti'”.
A centro pagina, con foto: “Un peschereccio traina in salvo la Costa”.
Su Unicredit: “Le Fondazioni sfiduciano Rampl”.

Il Fatto: “Manager pubblici. I soldi non si toccano”. “Un’altra presa in giro: il famoso tetto agli stipendi svuotato in Parlamento. Anche il presidente del Senato fa il furbo: ‘Basta privilegi per gli ex presidenti…ne godranno solo per 10 anni’. E a Roma Alemanno distribuisce incarichi e appartamenti”.
A centro pagina: “Passera affida le telvisioni a Vari, amico di Gianni Letta”, “Il 75enne, ex vicepresidente emerito della Consulta, fu indicato da Forza Italia alla guida dell’Agcom”.
In basso: “Il Tav esce dalla Val di Susa. E’ una questione nazionale”, “Il governo: andremo avanti. Il movimento: blocchi a oltranza”.
Ma anche il G8 di Genova, sotto il titolo: “Diaz, 40 minuti di torture, il film che accusa la polizia”. “La pellicola di Vicari premiata a Berlino presto nelle sale italiane”.

Il Giornale, sui No Tav: “Forza polizia, mandali via”, “Lo Stato non deve arrendersi ai guerriglieri della Val di Susa. L’alta velocità è un impegno da rispettare. E un video smaschera i provocatori. Insulti ai carabinieri: ‘Pecorelle'”.
A centro pagina un titolo per “l’orgoglio dei nostri marò” in India: “‘Ministro, noi siamo italiani. E ci comportiamo da italiani'”.

Il Sole 24 Ore: “Banche, taxi, farmacie: tutte le novità”, “Oggi la fiducia. Le auto bianche tornano ai Comuni, tetto di 3.300 abitanti per la vendita dei medicinali. Via libera al rating anti-mafia”, “Saltano le commissioni degli istituti sulle linee di credito anche oltre i fidi”.
Di spalla: “Tra banche e imprese moratoria su prestitti, mutui e rate di leasing”, “Raggiunto l’accordo contro il credi crunch”.
Sotto la testata, la lotta all’evasione: “Monti: recuperati 12 miliardi, si deve fare di più”.
A centro pagina: “Asta BTp: ancora tassi in calo”. ” Salta il summit sul fondo salva-Stati, l’Irlanda terrà un rederendum”.

Liberalizzazioni

Arriva oggi nell’aula del Senato il decreto sulle liberalizzazioni, su cui, con ogni probabilità, il governo porrà la fiducia. “Il decreto ha preso pezzi”, scrive La Stampa, riferendosi al testo licenziato ieri dalla commissione Industria al Senato e su cui ci sarà la fiducia: salta la norma che doveva permettere la costituzione di società senza notaio; cambia la norma che fissava in tremila il numero massimo di abitanti per le nuove farmacie; i taxi ottengono che l’ultima parola sulle licenze resti ai Comuni. E “prima di loro c’era stata la vittoria degli avvocati”, secondo il quotidiano, poiché non c’è più l’obbligo di preventivo scritto, né di remunerare il praticante. Esce sconfitto il mondo delle banche, che protesta per l’obbligo di concedere il conto corrente gratis a tutti i pensionati con assegno inferiore a 1500 euro. ‘Il governo non può chiederci di fare servizi gratuiti, si snatura la dimensione di impresa bancaria’”.
Il quotidiano ricorda anche che tra le cose che restano rispetto al testo uscito dal Consiglio dei ministri c’è la separazione proprietaria tra Eni e Snam. “Entro maggio il decreto del Presidente del consiglio stabilità i principi di uno scorporo che dovrà essere concluso 18 mesi dopo”. Resta la soglia di fatturato di 200 mila euro oltre la quale i sindaci sono tenuti a mettere a gara i servizi comunali. La Stampa registra come un “passo in avanti” la norma secondo cui i farmaci potranno essere venduti in confezione monodose. E altrettanto vale per la norma che permetterà ai parafarmacisti di vendere preparate galienici, preparati dai farmacisti, ma anche veterinari, con obbligo di ricetta. Una intera pagina è dedicata alla questione delle farmacie: “Via libera a 4600 nuove farmacie”. Il tetto di abitanti per ogni nuovo esercizio sale infatti da 3000 a 3300 (400 in meno di quanto previsto nella versione iniziale). Quanto ai medicinali monodose sarà l’Agenzia italiana del farmaco ad identificare le “confezioni ottimali” per evitare sprechi stimati nell’ordine di 6 o 700 milioni di euro all’anno. “Una rivoluzione in stile americano, visto che negli Usa da sempre le pillole si vendono anche sfuse”. E si cita l’opinione del farmacologo Giorgio Pinotti: “Se occorre una terapia antibiotica di un grammo al giorno per dieci giorni, il medico prescrive direttamente dieci compresse da un grammo. In questo modo si risparmia sia sui farmaci scaduti che sulle spese per smaltire i rifiuti tossici, e si evita il rischio della autosomministrazioni dei farmaci avanzati nelle confezioni”.
Sul fronte dei taxi, secondo La Stampa, “la riforma resta a metà”: anzi, c’è stata “una marcia indietro” poiché il testo non contiene né la norma che prevedeva la concessione stagionale per i tassisti, né lo spostamento di poteri (dai comuni all’Authority sui trasporti) in materia di rilascio di nuove concessioni.
Il Sole 24 Ore ricorda, tra le novità dell’ultima ora, lo stop alla protezione civile per la gestione degli appalti sui grandi eventi. Il quotidiano dedica attenzione anche al “rating antimafia” per le imprese: il testo getta le basi di un sistema premiale per l’accesso al credito delle aziende che denunciano il racket o comunque si dimostrano attive nel contrasto alla criminalità organizzata.
Un ruolo centrale avrà l’Antitrust nella elaborazione di questo sistema: da un lato segnalerà al Parlamento le modifiche normative necessarie per promuovere i principi etici nei comportamenti aziendali e dall’altro, insieme ai ministri della giustizia e dell’interno, procederà alla elaborazione del rating di legalità per le imprese che operano in Italia. Il Fatto titola: “Lobby, il governo piega solo le banche”. Questo perché il decreto liberalizzazioni prevede conti correnti (quasi) gratis per i pensionati fino ai pensionati fino a 1500 euro e disposizioni per dare più possibilità di scelta al cliente su mutui e prestiti: nessun obbligo di stipulare una assicurazione con la banca concedente, nullità di tutte le clausole che portano commissioni alle banche nella gestione di linee di credito.

Internazionale 1

Il Sole 24 Ore si occupa delle elezioni presidenziali in Francia, e in particolare della campagna del candidato socialista: “Stangata di Hollande sui ricchi”. Hollande propone un prelievo del 75 per cento sui redditi superiori al milione di euro.  Alle presidenziali in Francia è dedicata anche una ampia analisi che si trova sulla prima del Corriere della Sera. Hollande al momento è largamente favorito dai sondaggi ed ha fatto sapere di non vole ratificare il trattato fiscale europeo, senza riaprire un negoziato che tenga conto di altri indici e priorità. La sua strategia è di difendere per quanto possibile le prerogative del modello francese, dalle pensioni alle 35 ore, dimostrando che il risanamento delle finanze pubbliche non passa per la riduzione delle prestazioni, bensì per una grande riforma fiscale che colpisca gli alti redditi e la rendita finanziaria. Allo stesso tempo cerca di rassicurare l’elettorato moderato, facendo sapere di non aver intenzione di azzerare le riforme dell’era Sarkozy, ma di correggerne aspetti ingiusti, come i regali fiscali ai ricchi o i meccanismi per ottenere la pensione a tasso pieno. Insomma, per entrambi i candidati la regola d’oro è consolidare la propria parte e poi conquistare il centro dell’elettorato.
Anche sul Corriere della Sera: “Hollande il rosso spaventa i milionari”, “il leader socialista sempre più a sinistra”. Esattamento come Sarkozy si sposta a destra per svuotare il bacino elettorale di Marine Le Pen. Il quotidiano intervista l’economista Jean Paul Fitoussi sulla proposta delle tasse al 75 per cento per colpire i ricchi: “Si tratta di misure che riguardano una piccolissima parte della popolazione”, dice Fitoussi. E aggiunge: “Qualche ricco francese se ne andrà comunque, chiunque vinca”. Anche Sarkozy sarà obbligato ad aumentare le tasse, del resto lo ha già annunciato. Al cronista ricorda un po’ il Mitterand che, all’inizio, con i comunisti al governo, attuò una politica di nazionalizzazioni, poi sconfessata nel giro di un anno: Fitoussi dice: “Mitterand per la sinistra è il solo modello vincente, ed è comprensibile che in questo momento Hollande ne voglia ripercorrere le orme, in base alla formula ‘nessun nemico a sinistra’. L’obiettivo è prendere più voti possibili al primo turno”.

Il Corriere riferisce che il consiglio costituzionale francese ha ieri bocciato la legge approvata dall’Assemblea nazionale e dal Senato francese che puniva con un anno di prigione e 45 mila euro di ammenda la negazione del genocidio degli armeni. I saggi del Consiglio costituzionale si sono basati sull’articolo XI della dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789: “La libertà di comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi dell’uomo”. Dunque è una legge contro la libertà di espressione. Uno smacco per il presidente Sarkozy, che si era preso a cuore la vicenda storica che si riferisce al periodo tra il 1915 e il 1917 per compiacere i potenziali 500 mila elettori della comunità armena di Francia. All’interno della sua compagine, persino il ministro degli esteri Juppe giudicò quella norma inopportuna, poiché vanificava mesi di faticoso riavvicinamento diplomatico con la Turchia. Sarkozy non si arrende ed ha preannunciato un nuovo progetto di legge. La Stampa ricorda che il ricorso al Consiglio costituzionale era stato firmato da 140 parlamentari, compresi molti di centrodestra. Era contrario anche il ministro dell’Agricoltura Bruno Le Maire, allergico alle leggi sulla memoria.

Internazionale 2

L’ex Cancelliere tedesco Helmut Kohl firma su La Repubblica (copyrighyt Bild – La Repubblica) una riflessione che così viene sintetizzata: “Attenti ai fantasmi del passato, la crisi li sta risvegliando, proprio ora ci serve più Europa”. Invita a mettere da parte egoismi e sottolinea: “Non possiamo permettere che l’attuale discussione in Europa e la situazione di crisi in Grecia ci spingano a perdere di vista l’obiettivo della Europa unita”. Il Corriere intervista il presidente dell’Eurogruppo Juncker: “Dopo l’austerità, la crescita. L’ho detto anche alla Merkel'”. Loda il nostro governo, le cui decisioni, con Monti, “hanno allontanato il contagio del debito”. E, “grazie alla combinazione tra il consolidamento dei bilanci e la crescita, il modo italiano di affrontare la crescita può stabilire un esempio”.

Il filosofo francese Bernard-Henry Lévy torna ad occuparsi di Siria e fima sul Corriere della Sera un intervento dal titolo: “E’ ora di fermare i cannoni di Assad. Le nazioni civili non hanno più alibi”. Lévy ricorda che quasi un anno fa, il 19 marzo, squadriglie di aerei francesi e poi, “in un secondo tempo, inglesi, americani, arabi”, salvarono la città libica di Bengasi da una prevedibile distruzione. La situazione è diversa in Siria, anche geograficamente, ma non può bastare come alibi il fatto che non si disponga della vasta zona d’appoggio che era la Cirenaica liberata in Libia. La comunità internazionale che ha votato a schiacciante maggioranza all’assemblea generale Onu la condanna di Assad non può lasciarsi paralizzare “da due Stati canaglia che, nella circostanza, sono la Cina e la Russia”. In Siria si può instaurare “perimetri di sicurezza” garantiti da una forza di mantenimento della pace araba, si possono imporre nel cuore del Paese delle “no kill zone” protette da elementi dell’esercito siriano libero che verrebbero dotati di armi difensive. Gli egiziani potrebbero chiudere lo stretto di Suez a tutte le navi iraniane, come quella che, la settimana scorsa, ha scaricato armi e istruttori nella base russa del porto siriano di Tartus. E tutto questo è certamente meno rischioso del rafforzamento prevedibile, se Assad avesse la meglio, “dell’asse sciita che sognano a Teheran e che minaccia la pace nel mondo”.

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