Le primarie fanno bene alla tv

 

La Repubblica: “Primarie, sfida in diretta tv. Due ore di confronto su Sky. Vendola: sì all’adozione tra gay. Tabacci: Monti sul Colle. Puppato: pensioni, riforma ingiusta”. “I modelli: per Bersani Papa Giovanni, per Renzi Mandela”.

Il Corriere della Sera: “A migliaia intrappolati nell’acqua. La gente si rifugia sui tetti. La Toscana chiede aiuto all’esercito. Dopo Liguria e Veneto, il maltempo colpisce il Centro Italia dall’Umbria al Lazio. Chiuse Aurelia e A1”. In apertura: “I fondi per gli esodati dalle pensioni più alte”. In evidenza anche la frase di Mario Monti ieri, ad un convegno del Financial Times: “La patrimoniale? Non ho nulla contro”.

Il Giornale: “Monti vuole altre tasse. Il premier ammette: ‘Pensiamo a una patrimoniale, però ci mancano gli strumenti per applicarla’. Ma il Prof dimentica di avere già colpito la ricchezza degli italiani con imposte su case, depositi e titoli”.

Libero: “Come difendersi dalla patrimoniale. Cassette di sicurezza, assegni circolari, donazioni: ecco tutti i metodi leciti”.

La Stampa offre, sul rischio idrogeologico italiano, un commento di Mario Tozzi: “Il prezzo dei condoni”. Il titolo più grande è per la “sfida a sinistra” ieri in tv (“Divisi dall’alleanza con Casini, uniti nel no alla riforma Fornero”).

Il Fatto quotidiano: “Bersani resta solo con Casini. Tutti contro Grillo e Marchionne. Nelle primarie del centrosinistra su Sky (stile X factor, ma più noioso) gli sfidanti Renzi, Vendola, Puppato e Tabacci mettono in difficoltà il segretario sulle alleanze”.

Europa: “Una cosa da democratici, in tv la forza delle primarie”. “Vivace confronto ieri sera a Sky tra i 5 candidati premier del centrosinistra”.

Il Foglio si occupa del Pdl che “va nel pallone”, e scrive che “la Lega saluta, Maroni corre in Lombardia”.

L’Unità: “Primarie, il bello della diretta”. A centro pagina il quotidiano scrive: “Corriere e Stampa promessi sposi”, dove si parla di ipotesi di alleanze e concentrazioni editoriali nei piani di Rcs.

Il Sole 24 Ore: “Telecom, scontro su Sawiris”. Si parla dell’interesse del gruppo di telecomunicazioni del magnate egiziano verso la Telecom. Avrebbe offerto 3 miliardi per ‘azioni di nuova emissione’. “Soci Teco divisi sulla proposta, ma il titolo vola. L’ombra di Slim”, altro magnate del settore.

 

Primarie

 

Il confronto tv di ieri sera tra i cinque candidati alle primarie del centrosinistra non ha vincitorori netti. Le “pagelle” offerte dal Corriere della Sera, compilate da Aldo Grasso, Pierluigi Battista, Renato Mannehimer e Francesco Piccolo, offrono un giudizio articolato su stile, linguaggio, frasi chiave, efficacia e contenuti dei candidati. Matteo Renzi mette insieme 4 7 e un 8 (da Mannheimer, che lo giudica “efficace come sempre”, “si distacca spesso dagli altri per la precisione delle proposte, più o meno condivisibili”), Vendola è stato debole per Francesco Piccolo, che gli assegna un 5 (“è retorico al di là del perdonabile”). Bersani prende 8 da Mannheimer (Bersani ha “il look migliore”, appare “pacato e misurato”, “decisamente europeista) , e 6 da Battista e Grasso, che giudica non sufficienti le prestazioni di Puppato e Tabacci, i due candidati con una media più bassa. Puppato è stata “molto chiara, quasi quanto Vendola”, sui matrimoni gay, “gli altri hanno cincischiato e vacillato”, scrive Pierluigi Battista.

Anche Il Sole 24 Ore offre delle pagelle, nella forma di un “rating” assegnato ai cinque candidati su temi come il fisco, la crescita, il lavoro eccetera.

Stefano Folli, che firma “il punto” sullo stesso quotidiano, considera lo scontro in diretta Tv un “bel colpo mediatico di Sky, e tutto sommato bel colpo politico per il centrosinistra”. Merito di Bersani “e gliene va dato atto, perché ha saputo correre non pochi rischi”. Anche se “ci vorrà del tempo prima che i nostri politici possano essere percepiti come ‘americani’, ammesso che sia questo il traguardo da raggiungere. Anche perché l’America, lo ha dimostrato Obama, nel frattempo è andata avanti nell’uso dei nuovi strumenti, come il web e i social network”. Poi Folli si chiede se sia possibile immaginare la stessa messa in scena con le primarie del Pdl. E conclude: “Si dice che le primarie servono a scegliere il candidato alla presidenza del Consiglio, ma si dovrebbe precisare che con la riforma elettorale che si va delineando (l’unica possibile) il premier sarà individuato dopo le elezioni in base alle alleanze che verranno stipulate. Il gioco delle primarie sotto questo aspetto rischia di essere a somma zero. E’ tuttavia un messaggio positivo che si manda all’opinione pubblica”.

 

La Stampa sottolinea quante differenze vi siano con i dibattiti tv negli Usa ed evidenzia che il termine di paragone non è il pacchetto dei tre faccia a faccia Obama-Romney: sono dibattiti presidenziali, gestiti da una commissione indipendente, che organizza solo i confronti finali tra i candidati. Il paragone va fatto con gli affollati dibattiti delle primarie Usa: i Repubblicani, tra il maggio 2011 e il marzo 2012, quando Romney ha conquistato la nomination, si sono confrontati in ben 27 dibattiti analoghi a quello di ieri sera. Un percorso logorante madecisivo, perché sono emerse caratteristiche e debolezze di ciascuno. E se è vero che anche negli Usa sono i grandi network ad organizzare i dibattiti delle primarie, è pur vero che non lo fanno da soli: ogni appuntamento viene ospitato e gestito da una università, ed i network conducono il confronto in partnership con media digitali. Per questo capita di vedere un dibattito su Abc in una università dell’Iowa, realizzato insieme da Yahoo e Washington Post, o un altro su Nbc che mette insieme gli studenti di un campus in Florida con lo staff di Politico.com e Google. Di qui una ricchezza di temi e un coinvolgimento del pubblico ancora lontani dal modello italiano.

 

Il Fatto quotidiano, a proposito delle alleanze: “Tutti contro Casini, anche Tabacci e Puppato. Tranne Bersani. Renzi dice sì a Vendola e Tabacci, e Vendola dice ‘stento a vedermik alleato con Casini”. Bersani: “Questa è la mia coalizione, ma non dobbiamo essere settari”.

L’Unità sottolinea un passaggio dalle parole di Bersani. “Primo: mai più condoni”. Lo stesso quotidiano offre un sondaggio Tecnè, che dà in vantaggio Bersani di 14 punti, “che cala al 12 se vanno al voto oltre due milioni e mezzo di elettori. Vendola è terzo. “Renzi punta al ballottaggio”. In caso di Ballottaggio, il 42 per cento voterebbe per Bersani e il 30 per Renzi.

 

Europa, Grecia

 

Il Sole 24 Ore scrive che ieri la Commissione europea ha fatto trapelare un rapporto sulla situazione economica in Grecia in cui si raccomanda di dare ad Atene altri due anni per raggiungere gli obiettivi di bilancio. Questo provocherebbe un buco di 15 miliardi da qui al 2014 e di 17.6 nel periodo 2015-2016. Ma almeno in parte il disavanzo potrebbe essere compensato da una riduzione del debito, grazie a un taglio di interesse sui prestiti o ad una operazione di buyback. In ballo c’è l’esborso di nuovi aiuti ad Atene per 31.5 miliardi di euro, necessari entro la fine dell’anno. E il Parlamento greco ha approvato tra mercoledì e domenica una serie di misure economiche e di riforme strutturali. I Paesi dell’eurogruppo sarebbero pronti ad accordare più tempo alla Grecia. La direttrice del FMI Christine Lagarde ha detto: “La Grecia ha fatto i suoi compiti. Tocca ora ai creditori fare altrettanto. Siamo in ballo non per una soluzione rapida, ma per una soluzione vera”. Tuttavia il quotidiano evidenzia come la Trojka (FMI, Bce, Ue) sia divisa sul debito: il Fondo monetario internazionale è scettico che si possa riportare il debito al 120 per cento del Pil nel 2020, e insiste per una drastica ristrutturazione. Molti azionisti (Paesi emergenti) dell’FMI sono preoccupati dalla esposizione del Fondo alla Grecia. Invece, Commissione e Bce non vogliono ristrutturare il debito, ma solo ridurlo, con misure meno radicali.

 

Monti

 

Ieri, parlando ad un convegno del Financial Times a Milano, il presidente del Consiiglio ha detto: “stiamo studiando una eventuale patrimoniale ma non la introdurremo nottetempo”. In realtà una precisazione successiva di Palazzo Chigi spiegava cehe Monti “non ha affatto annunciato un intervento di tassazione sui patrimoni”, avendo egli detto di “non essere pregiudizialmente contrario ad una modesta tassazione generalizzata del patrimonio”, e poi che in Italia il governo ha operato senza poter contare su “una base conoscitiva sufficientemente dettagliata” per applicarla. “Non essendo perciò realizzabile una tassazione generalizzata del patrimonio, il Governo nel dicembre 2011 è intervenuto, con l’approvazione di tutti i partiti della maggioranza, su varie componenti della ricchezza patrimoniale separatamente, con un risultato effettivo in qualche modo paragonabile”.

 

Secondo Maurizio Belpietro, su Libero, quella di Monti di ieri “non è una semplice gaffe”, nel senso che “a lui la supertassa piace davvero”. “La ritiene una misura efficace, ma vorrebbe evitare di provocare una massiccia fuga di capitali all’estero. Questa e solo questa è stata la motivazione che ad oggi ha evitato che venisse introdotta la tassazione generalizzata su beni e proprietà delle famiglie. Ed è per evitare un ‘allontanamento’ delle fortune che ieri, dopo essere intervenuto al Financial Times Italy Summit, il premier si è rimangiato tutto con un comunicato”.

 

Venezia

 

Su La Stampa: “Mose, una corsa contro il tempo per salvare Venezia. L’opera pronta nel 2016, ma manca ancora un miliardo”. Se il Mose fosse già in funzione – e questo, come vedremo, sarà possibile solo a partire dal 2016 – l’acqua alta dell’11 novembre si sarebbe ridotta a qualche pozzanghera a piazza San Marco. Venezia sarebbe rimasta all’asciutto e la nave da crociera che alle nove e trenta del mattino transitava serena a pochi metri da Palazzo Ducale – mentre alcuni turisti nuotavano in costume davanti alla Basilica – avrebbe atteso in mare l’abbassamento delle dighe mobili. Lo dicono i tecnici del Consorzio Venezia Nuova, il concessionario che segue i lavori e funge da interfaccia con il Ministero delle infrastrutture e il Magistrato delle acque. Il cantiere dell’opera è aperto dal 2003, ci sono state molte polemiche sulla sua utilità e sui suoi costi, e ancora manca un miliardo perché entro il 2016 veda la luce.

 

Internazionale

 

La Stampa scrive che nello scorso fine settimana l’Amministrazione Obama si è occupata di due dossier importanti: Siria e Palestina. Nel primo caso giocando da regista della nascita in Qatar di una nuova “coalizione nazionale” delle forze anti Assad. Nel secondo, con una telefonata di Obama al Presidente dell’Anp Mahmud Abbas, per chiedergli di procedere sul binario dei “negoziati diretti con Israele”, rinunciando ad “atti unilaterali all’Onu”, a cominciare dall’ipotesi di una risoluzione dell’Assemblea generale per ottenere lo Status di Stato non membro. La reazione dell’Anp è stata negativa perché – come ha detto il portavoce Nabil Abu Rdaineh – “non possiamo rinunciare alla strada dell’Onu fino a quando Israele continuerà la politica degli insediamenti.

Obama potrebbe recarsi in Medio Oriente, all’indomani delle elezioni israeliane del 22 gennaio.

Il Corriere della Sera scrive che il Presidente Abbas ha dichiarato ieri sera al Cairo davanti ai ministri degli esteri della Lega Araba che la domanda di ammissione della Palestina come Stato non membro verrà presentata all’Assemblea generale Onu il prossimo 29 novembre.

 

I quotidiani tornano anche oggi sullo scandalo Petraeus. Oggi scrive La Stampa che la vicenda si complica, poiché l’amante del generale Paula Broadwell è sospettata di aver rivelato informazioni segrete sull’attacco dell’11 settembre scorso a Bengasi, in Libia, in cui perse la vita l’ambasciatore Usa Stevens. Potrebbe aver ricevuto informazioni proprio dall’allora capo della Cia Petraeus. Il quotidiano scrive che il 26 ottobre scorso, parlando alla University of Denver, la Broadwell ha detto: “Non so se avete sentito, ma nell’edificio annesso alla Cia a Bengasi erano tenuti in custodia un paio di membri della milizia libica, e loro pensano che l’attacco al consolato fosse un tentativo di liberare questi prigionieri”. Il quotidiano ricorda che gli agenti avevano chiesto l’intervento dei marines, allertati nella base di Sigonella, ma che essi non partirono mai, e che la sede Cia di Bengasi era la più grande della regione, aveva ospitato detenuti jihadisti di altri Paesi del Maghreb, ma stava per esser chiusa. Se le dichiarazioni della Broadwell fossero confermate, sarebbe una svolta, innanzitutto perché la Cia aveva smentito di gestire prigioni in Libia, quindi avrebbe mentito. Inoltre, Petraeus aveva testimoniato al Congresso dopo l’attacco, dicendosi convinto che si trattasse di una reazione spontanea al video contro Maometto. Se già sapeva che la realtà era diversa, avrebbe quindi mentito sotto giuramento. Infine: chi aveva dato le informazioni segrete alla Broadwell? Se venivano dal Capo della Cia, Petraeus potrebbe aver violato la legge.

L’ultima pagina del quotidiano ospita “Domande & risposte” sul quesito “perché Petraeus si è dimesso”, a cura del corrispondente da New York Molinari. Che analizza i motivi per cui vi sono due versioni diverse sull’uccisione dell’ambasciatore Stevens (una folla spontanea o un attacco da parte di gruppi jihadisti): versioni diverse, sintomatiche di un duro scontro dentro l’Amministrazione Obama. Peraltro, il referto medico sul decesso dell’ambasciatore ancora non c’è, così come manca una versione ufficiale sulla sua morte: il Dipartimento di Stato ha parlato di asfissia per il fumo delle esplosioni, ma fonti arabe hanno detto che è stato impalato. Se è vero che la Cia a Bengasi chiese aiuto ai militari, che non intervennero, significherebbe che l’Ambasciatore è morto a causa di ritardi del Pentagono.

 

L’inserto R2 della Repubblica è dedicato alla crisi del Presidente francese Hollande, considerato scialbo e troppo poco carismatico per la civiltà delle immagini (Bernardo Valli). A sei mesi dalla sue elezioni perde consensi, l’opposizione ne denuncia la inazione, la sinistra si spazientisce e la destra si augura il ritorno di Sarkozy. Per questo oggi in conferenza stampa tenterà di riconquistare i francesi. Parallelamente, cresce in Germania la sfiducia nella politica di Parigi. Lo considerano troppo indeciso e dirigista, anche se non rimpiangono Sarkozy.

 

Se ne occupa anche il Corriere della Sera, con una analisi di Massimo Nava: “Hollande, la sinistra di governo e il difficile lavoro dell’equilibrista”.

 

E poi

 

Europa recensisce il libro dedicato ai partiti firmato da politologo Piero Ignazi, “Forza senza legittimità”. Dal partito notabilare delle elites liberali a quello di massa “figlio della società industriale”, dall’abbandono della ideologia rivoluzionaria alla secolarizzazione dei partiti, fino a quello che occupa lo Stato, diventando gigantesco catalizzatore di risorse pubbliche perdendo relazione con la società.

Sul Corriere della Sera Paolo Mieli recensisce un volume del professor Stephen Gundle , dell’università di Warwick, dedicato al caso Montesi: “Dolce vita, sesso, politica nell’Italia del caso Montesi”. La vicenda della ragazza trovata morta nel 1953 bruciò la carriera del ministro Piccioni, Fanfani ebbe sicuramente una parte notevole in quella vicenda, ma non quella del grande burattinaio. Due intere pagine ricostruiscono la vicenda, e il processo che ne scaturì.

 

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