L’America cresce, Renzi twitta contro l’austerity

Il Corriere della Sera: “L’America sorprende il mondo. Nel terzo trimestre crescita Usa al 5 per cento. Grazie ai consumi e agli investimenti il miglior risultato dal 2003”. E poi: “Cambia la manovra per i giovani con la partita Iva. Via i decreti per Fisco, Jobs Act e Ilva”.
Sugli Usa l’articolo di massimo Gaggi: “Un modello che funziona. Le ragioni di una rivinvita- Flessibilità e capacità di reazione”.
A centro pagina, con foto, la “replica” di Montezemolo a Marchionne su Ferrari: “La lite sulla Ferrari. ‘Sergio, rispettami'”.
Accanto: “L’attacco alla linea Tav. Treni e stazioni nel caos. Alfano: non ci intimidiscono”.

La Repubblica: “L’America spicca il volo. Pil su del 5 per cento. Renzi: basta austerity Ue”. I dati Usa sono “oltre le attese. Obama: una svolta”. In prima anche le parole del premier italiano sul governo: “Battaglia sul Jobs Act? Non accetto minacce”.
Di spalla, con foto: “Incendio doloso a Bologna, caos su viaggi e vacanze. Nuovo attentato, paura sui treni. ‘E’ terrorismo’. Lite nel governo”.
A centro pagina: “Caso marò, la mossa del Colle”. Dove si racconta dell’incontro di ieri tra il premier e il presidente della Repubblica: “Serve una soluzione rapida”.

La Stampa: “Ripartono gli Usa: più 5 per cento di Pil. Nel Paese in cui è scoppiata la crisi confortanti segnali di ripresa dei consumi. Per Wall Street e record dal 2003”. “E in Italia il governo prepara nuove norme su Iva, licenziamenti ed evasione fiscale”.
Un richiamo più piccolo per il “sabotaggio” sull’alta velocità: “Tre Procure: azioni della stessa matrice”.
In prima anche una analisi firmata da Roberto Toscano dedicata alla vicenda dei due marò: “Ecco tutti i nostri errori”.

Il Sole 24 Ore: “Accelera la crescita Usa: Pil + 5 per cento nel terzo trimestre. A Wall Street ai massimi Dow e S&P. Milano + 1,46 per cento, Btp decennali all’1,94 per cento”. La ripresa Usa “è l’aumento maggiore dal 2003. Spinta da consumi e investimenti. Obama: ‘E’ l’anno della svolta”.
tentativo di sabotaggio”. “Il ministro Alfano: non ci faremo intimidire”.
A centro pagina: “Articolo 18 e ammortizzatori: ultimo braccio di ferro sul Jobs Act. Oggi il via in Consiglio dei ministri. Sacconi minaccia la fine della maggioranza”.

Il Giornale: “Le bombe dei bravi ragazzi. I no tav alzano il tiro e con un incendio paralizzano i treni del Paese. Ma per loro la sinistra (e Renzi) vieta di usare la parola ‘terrorismo’. Come per i ‘cani sciolti’ islamici che sono ormai alle porte dell’Italia”.

Il Fatto quotidiano: “Un rogo ferma i treni. Sabotaggio e liti di governo. Bologna: bruciati i cavi nel nodo strategico delle ferrovie. Forti ritardi su tutta la rete. Lupi parla di terrorismo, Renzi lo smentisce (non è la prima volta) e ridimensiona l’attentato. Ma si indaga sulle frange anarchiche del movimento No Tav”.
In alto: “Grillo, dopo il Direttorio, vara l’Appello per decidere chi sarà espulso e chi no. Una piccola riforma per frenare l’emorragia”.
A centro pagina: “Anche Renzi è milleproroge. Rinnegate le critiche sui ‘regali di fine anno’. Si ricorda che “oggi arriva un decreto simile a quello di Letta e che gli uomini del premier avevano contestato nel 2013. Favori ai ‘padroni’ delle autostrade. Intanto l’esponente Ncd parla di crisi se il Jobs Act non cancellerà i diritti”.

Il Messaggero: “Sabotata l’alta velocità, è allarme”. “Dopo Firenze, attaccato il nodo ferroviario di Bologna. Rogo doloso, treni in tilt da Nord a Sud. Anarchici nel mirino dei pm. Alfano: lo Stato non si fa intimidire. Renzi a Lupi: non è terrorismo”.
A centro pagina: “Wall Street festeggia. Obama: è la svolta che aspettavamo”. “Vola il Pil Usa: + 5 per cento. Record dal 2003”.
Accanto i decreti attuativi sull’articolo 18: “Licenziamenti, verso il superindennizzo ma resta lo scontro. Oggi il varo dei decreti attuativi del Jobs Act. Sacconi: ‘Via l’articolo 18 o cade l’esecutivo'”.

Economia, Usa, Europa
Il Sole 24 Ore spiega che il Pil Usa è ai massimi da 11 anni, l’economia nel terzo trimestre di quest’anno è crescita ad un tasso annualizzato del 5 per cento, e “a fare da traino soprattutto i consumi e gli investimenti delle imprese”. Ad aiutare la crescita nel prossimo anno saranno anche il calo del prezzo del petrolio e la cautela della Fed nel prospettare un aumento dei tassi”. Il quotidiano offre un grafico con il confronto tra “le grandi economie. La Cina cresce del 7,3, gli Usa del 5, il Giappone dello 0,8. L’Europa cala dell’1,9 per cento.
Il Messaggero offre una intervista a  Nicholas Economidies, economista e docente alla Leonard Stern School of Business della New York University. Dice che gli Usa sono stati premiati per le loro politiche di sviluppo, perché “hanno scelto la politica dello stimolo” mentre l’Europa “ha abbracciato la politica dell’austerità”. La ripresa è “costata, ma non è una conseguenza così grave”, perchè “la crescita ripagherà il debito nell’arco di una decina d’anni”.
Su La Stampa si dà conto del tweet pomeridiano di Renzi: : “‘I dati americani dimostrano che puntare su investimenti e crescita funziona. Altro che austerità!'” “‘Ecco perché l’Europa deve cambiare #2015′”. Insomma: “Matteo Renzi ha incassato e non poteva fare altrimenti. Da quando si è insediato a palazzo Chigi – era il 22 febbraio 2014 – la sua predicazione è stata univoca, l’Europa deve cambiare verso, basta con l’austerità, è ora di investire, di far tornare protagonista uno Stato stimolatore”.
Sul Sole 24 Ore, Mario Platero: “Quando gli stimoli all’economia funzionano”. Dove si ricorda che gli Usa hanno puntato su uno stimolo fiscale di 1000 miliardi di dollari, di aver puntato sul settore manufattuiero, investendo e finanziando iniziative tra pubblico, privato e università (esempio: Detroit), e di aver avuto il “vantaggio energetico”, grzie a “regole indulgenti che hanno cnsentito di accedere a nuove riserve e di contribuire alla diminuzione dei prezzi mondiali”.
Il Corriere intervista Alberto Gallo, economista  a capo della divisione Macro credit reseach di Royal Bank of Scotland: “L’Europa continua a mangiare polvere”, dice, e “il problema è strutturale: un sistema finanziario costruito per non fallire e con banche sostenute da garanzie di stato si trova ora a dover camminare da solo. A questo si aggiunga la incapacità dei governi di progettare una risposta credibile. Solo il 4 per cento degli investotori consultati da Rbs crede che il piano Juncker funzionerà”.
La Stampa intervista il premio Nobel Edward Prescott, professore all’Arizona State University e consulente della Federal Reserve: “Italia ed Europa sono piene di talento: è ora di liberarlo eliminando le regole che lo imbrigliano, riducendo le tasse, e riformando il lavoro”. Gli Usa “non vanno molto veloci: il dato dell’ultimo trimestre è positivo, ma se si calcola la crescita su base annua, siamo ancora molto indietro rispetto al pre-crisi. Però adesso abbiamo capito che l’economia non sarebbe tornata a correre con i sussidi o le spese, ma con un clima favorevole per le imprese”. Il merito insomma non è tanto il QE, neppure lo shale gas: “Siamo ripartiti grazie all’enfasi posta sulla produttività”.

Tav

La Repubblica scrive che “sono bastati pochi stracci imbevuti di benzina e piazzati nelle canaline dei cavi elettrici in un punto strategico, a pochi chilometri dalla stazione di Bologna, per creare il caos nella rete ferroviaria italiana, con ritardi a catena in tutta la mattinata di ieri e disagi pesanti per la gente in partenza per le feste di Natale”. La Procura di Bologna si è messa in contatto con quella di Firenze, teatro del penultimo episodio, e  indaga per pericolo di disastro causato da danneggiamento, interruzione di pubblico servizio. “Anche la procura di Torino, che indaga sulle azioni No-Tav sulla Torino-Lione, ha acquisito informazioni sui fatti di ieri. Il ministro dei trasporti Lupi ha parlato apertamente di ‘atti terroristici contro l’alta velocità’ (sul luogo dell’incendio sono state trovate due scritte No Tav, anche se l’origine è ancora incerta, ndr)”. Ma “ha invece abbassato il tiro” il premier Renzi: “non torniamo a rievocare parole del passato, è in atto un’operazione di sabotaggio e verifichiamo quanto accaduto”.
Lo stesso quotidiano intervista Gian Carlo Caselli, procuratore che ha seguito le indagini sugli attentati in Piemonte, che “non nasconde la sua preoccupazione per la nuova ondata di attentati ai treni che ancora ieri mattina ha dato il suo ultimo segnale. Ma ritiene che non sarebbe opportuno se proprio lui, che stava a capo della Procura quando per la prima volta venne richiesto il rinvio a giudizio per terrorismo di quattro esponenti No Tav accusati di vari reati, dovesse esprimersi sull’esistenza di un eventuale collegamento tra quell’accusa, poi cancellata da una sentenza della Corte d’Assise, e l’attuale ondata di violenze. ‘Qualcuno, anche autorevole, l’ha scritto e motivato — dice Caselli — ma io non intendo parlarne per evidenti ragioni di opportunità. Voglio solo dire che oltre alle sentenze deve essere rispettato anche il lavoro dei pm. Nessuno può pretendere di avere verità in tasca a prescindere’”. Nel merito dei fatti di ieri: “Non abbiamo per ora elementi sicuri per dire se si tratti di attentati ricollegabili alle frange violente più estreme del movimento No Tav, anche le scritte che sono state ritrovate non mi paiono allo stato degli atti decisive. E tuttavia sono numerosi gli elementi che portando in questa direzione”.

Jobs Act

Sul Giornale si legge egli che “negli ultimi due giorni dentro le stanze di Palazzo Chigi, non in quelle del ministero del Lavoro, si sta riscrivendo il Jobs act”, con il “premier in persona e  i consiglieri fidati, in primis il responsabile economia e lavoro del Pd Filippo Taddei”. Secondo il quotidiano “l’ipotesi che sta percorrendo palazzo Chigi è quella dell’ opting out , cioè lasciare alle aziende la facoltà di reintegrare o indennizzare il lavoratore, il cui licenziamento sia stato giudicato infondato da un magistrato. Ieri tutti hanno frenato, compreso Taddei”, e anche il premier si è “mostrato prudente”. Ma Sacconi ha detto: “‘Domani d-day della politica italiana. O via l’art 18 o via il governo per crollo credibilità'”.
Secondo Il Sole 24 Ore la cosiddetta “tutela reale”, ovvero il diritto al reintegro, dovrebbe rimananere in caso di licenziamenti disciplinari nel caso in cui si sia stata secondo il giudice “insussistenza del fatto materiale” contestato al lavoratore. “Ma potrebbe esserci anche un riferimento all’opting outo, ovvero alla possibilità di convertire la sanzione del reintegro con un maxi-indennizzo”. La formulazione tecnica di questo opting out è ancora “tutta da scrivere”, e questo ha provocato la “dura reazione” di Sacconi.
Secondo una analisi dello stesso quotidiano si va nella “direzione giusta” ma “ora contano i dettagli”, che verranno annunciati probabilmente oggi.

Quirinale

Sul Sole 24 Ore si legge: “Colle, Renzi punta sull’asse con FI”. “La strategia resta un candidato Pd non sgradito a Berlusconi. Le dimissioni del Capo dello Stato tra il 14 e il 15”. Secondo il quotidiano il premier “e i suoi ‘sherpa’ Luca Lotti e Lorenzo Guerini stanno già facendo un lavoro di ricompattamento e di ascolto dei 460 parlamentari del Pd”, ma “è chiaro che una manciata di franchi tiratori è fisiologica”. Tra i nomi che tornerebbero ad essere “papabili”: “Walter Veltroni, Piero Fassino e Anna Finocchiaro”.
Sul Fatto: “Re Giorgio lascerà il Colle tra il 14 e il 16 gennaio. Ormai è deciso: neanche un giorno in più per aspettare il sì all’Italicum”. I nomi dei possibili nuovi Presidenti, secondo il Fatto, sarebbero quelli di “figure di garanzai” come “ex giudici della Consulta: Sabino Cassese, Sergio Mattarella, Valerio Onida. Crescono le quotazioni di un cattolico. Si fa anche il nome di Pier Ferdinando Casini”.
Su La Repubblica: “Il Presidente non rinvia: ‘Addio a metà gennaio’. Riforme a rischio ingorgo”. Secondo il quotidiano tra i candidati rimarrebbe Prodi, che “come tutti quelli che negano” resta a guardare ma “non si può giurare che sia fuori gioco” e soprattutto Amato, “il candidato che ha il profilo per raccogliere i consensi necessari”.
Sul Corriere si parla di una “carta Padoan per il Colle”, con il ministero dell’Economia che andrebbe a Lorenzo Bini Smaghi. Si parla di vari indizi che porterebbero a questa soluzione: un buon rapporto di Renzi con l’ex vicepresidente Bce, gli elogi di Napolitano per Padoan, il suo “valore” e la sua “affidabilità”, la presenza dello stesso Padoan il 22 scorso, al brindisi di Renzi con il Partito Democratico.
Sulla stessa pagina si parla anche di Berlusconi: “Berlusconi ai suoi: meglio eleggere un comunista che un incapace”.
Su La Repubblica viene intervistato Guglielmo Epifani: “Sarebbe ragionevole andasse una personalità del Pd’”.
Un “consiglio non richiesto” a Berlusconi viene da Il Giornale: “Cavaliere, torniamo liberali. Al Quirinale candidi Martino”.

Marò

Su La Stampa si legge un retroscena con le parole di Renzi: “‘Che pasticcio sui marò’. Soluzione diplomatica in salita. Il premier a colloquio con il Capo dello Stato al Quirinale: ‘Ora è il tempo di tacere’. Da Palazzo Chigi filtra l’insoddisfazione per il mancato dialogo. Renzi sarebbe deluso per quello che viene definito “un incredibile pasticcio combinato per errori grossolani”
Sullo stesso quotidiano viene intervistata l’ex ministro degli esteri Emma Bonino: “Troppi errori dall’inizio. Si attivi l’arbitrato internazionale”. Bonino ricorda che i due marò si trovavano sulla Erica Lexie per una legge – votata da tutti tranne che dai parlamentari radicali – che prevedeva l’impiego di militari italiani sulle navi civili anche per svolgere azioni anti-pirateria. Mettere “mezzi e corpi dello Stato su navi private senza chiarire le regole di ingaggio e di comando era un errore”, dice Bonino. Un errore “che ha dato il via ad una serie di altri errori e che ci ha portato fino alla situazione attuale”. Bonino ricorda che il 14 aprile scorso le ministre Mogherini e Pinotti annunciarono che sarebbe stato avviata la procedura per l’arbitrato internazionale, “la strada giusta da intraprendere per uno Stato di diritto”, ma poi non si è proceduto su quella strada.

Natale

Sul Messaggero un intervento di Pierferdinando Casini: “Il sofferto Natale dei troppi cristiani perseguitati”.
Sui Corriere l’editoriale di Ernesto Galli della Loggia è dedicato al Natale: “Elogio di quello vero. Libertà religiosa e identità storica”. Dove si legge che anche “da noi” sta “ormai prevalendo una interpretazione nuovadella libertà religiosa”, che consisterebbe non più solo di una libertà ma anche di un “divieto”, per qualunque religione, “di trovare posto in qualsivoglia ambito pubblico, per paura che ciò possa offendere hci non fosse suo seguace”.
Sul Fatto Quotidiano il direttore Padellaro (“Perché stiamo con Francesco”) parla della “battaglia finale tra forze opposte che convivono sotto la stessa croce” che sarebbe in corso nella Chiesa cattolica. Secondo Padellaro Bergoglio “sembra avvertirci” che “la coesistenza tra la Chiesa della carità e la Chiesa del carrierismo” è “sempre più difficile e impone ormai una scelta di campo”. Francesco “combatte per tutti gli uomini di buona volontà. Per questo bisogna stargli accanto”.
Sul Corriere due intere pagine sono dedicate al Papa. Un articolo di Vittorio Messori è titolato: “La svolta, i dubbi. Bergoglio è imprevedibile per il cattolico medio. Suscita un interesse vasto, ma quanto sincero?”. Viene intervistato anche il presidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi, “grande canonista” Francesco Coccopalmerio: “Il Papa non difida della Curia”, “queste cose le dice chi vuole suscitare emozioni negative”, “significa noncapire cosa sia l’esame di coscienza”.

E poi

Ieri è morto uno dei feriti dell’attacco al mercato di Nantes, in Francia. Sul Corriere: “Centinaia di soldati nelle strade di Francia. Ma il governo minimizza”. Si legge che le azioni di questi giorni ricordano l’appello pronunciato un mese fa da tre jihadisti francesi dello Stato islamico che, in un video, esortavano i connazionali a colpire “gli infedeli in patria avvelenando l’acqua o lanciando le auto tra la folla”. Il premier Valls ha esortato i francesi alla vigilanza, ma allo stesso tempo “lotta contro la psicosi”, anche perchè deui tre attacchi di questi giorni “solo uno è per il momenrto giudicato come legato al jihadismo”. Il quotidiano intervista anche un islamologo, Mathieu Guidèere, che dice: “E’ un fenomeno di mimetismo, di imitazione criminale, una patologia che riguarda persone che vedono qualcosa in tv e provano un bisogno insopprimibile di riprodurlo”. “L’estrema destra lo attribuisce all’Islam, l’estrema sinistra alla crisi economica, il centro alle operazioni internazionali della Francia, ma in realtà sono casi individuali che si inscrivono perfettamente nella fattispecie dei copycat”.

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