La rottamazione dei talk show

Le aperture

La Repubblica: “Ecco gli sgravi fiscali alle famiglie. Accordo Pd-Pdl sulla manovra: risparmio annuo di 260 euro. Salvi altri 10 mila esodati. Il debito pubblico sfonda il tetto dei 2 mila miliardi”. E poi: “Imu-Chiesa, decreto da rifare. Regioni alle urne il 10 e 11 febbraio”. A centro pagina: “Colpo di mano al Senato, sì al carcere per i giornalisti. Diffamazione, passa con il voto segreto l’emendamento della Lega”.

Il Sole 24 Ore: “Detrazioni più alte per i figli. Dal 2014 tagli all’Irap. Per la produttività altri 800 milioni. L’emendamento alla legge di stabilità cancella tetto e franchigie per gli oneri deducibili”.

La Stampa apre su questa notizia: “Diffamazione, torna il carcere ai giornalisti. Insorge la Federazione della Stampa: una vergogna”. Di spalla: “Crolla un ponte, tre morti a Grosseto”. L’auto è stata inghiottita da una voragine in una strada chiusa. A centro pagina la manovra del governo: “Imprese, più sgravi e incentivi. Altri ottocento milioni per la produttività, si allarga la fascia di chi non pagherà più l’Irap”. In prima anche un richiamo per la notizia dell’arresto, ieri mattina, dell’ex capogruppo dell’Italia dei Valori alla Regione Lazio, Maruccio.

Il Giornale: “Che vigliacchi i politici: torna (in segreto) il carcere per i giornalisti. La farsa sul ddl diffamazione”. L’editoriale, firmato da Alessandro Sallusti, è titolato: “Fate ridere, fate pena. Il Senato (e la Lega) degli ipocriti”.

Il Fatto quotidiano: “Il Senato vota: giornalisti in galera”. A centro pagina: “Arrestato per peculato l’ex capogruppo Idv: ‘Sottratto un milione al partito’. Maruccio schiavo dei videopoker. ‘100 mila euro persi alle slot machine in un locale gestito da un altro esponente dipietrista”.

Il Corriere della Sera oggi non è in edicola per uno sciopero. Il sito web dà rilievo alla notizia del voto regionale il 10 e 11 febbraio. “Trovato l’accordo, annuncio del ministro Cancellieri.

Europa: “Il Pd riparte più forte dopo il confronto tv. Prime tappe, la Lombardia e il Lazio”. Il quotidiano, in vista del voto regionale, scrive che il centrosinistra ha “ottime chances” di vincere “specie nel Lazio, con la candidatura di Nicola Zingaretti, ma anche in Lombardia, dopo la disponibilità di Umberto Ambrosoli”.

Diffamazione

Ieri al Senato si è di fatto arenata la legge sulla diffamazione, nata dalla necessità di risolvere la condanna al carcere per il direttore del Giornale Alessandro Sallusti. Il Senato ha infatti approvato con votazione segreta un emendamento presentato dalla Lega che prevede la pena del carcere per i casi più gravi di diffamazione, e dunque non risolverebbe la vicenda Sallusti. Lo stesso Sallusti, in prima su Il Giornale, racconta di aver ricevuto da Roberto Maroni, segretario della Lega, il suo ultimo libro, con dedica: “E’ lo stesso Roberto Maroni che contemporaneamente dava ordine ai suoi di mandarmi in carcere con una imboscata al Senato”. E’ la “rappresentazione plastica della falsità dei politici: ossequiosi e melensi quando si tratta di chiedere ai giornalisti marchette ai loro libri e convegni, subdoli e arroganti quando hanno occasione di vendetta”. Ma almeno la Lega è stata più onesta, perché ha dichiarato le sue attenzioni mettendoci la faccia.

Su La Repubblica, la capogruppo Pd al Senato Anna Finocchiaro propone il ritiro del disegno di legge, dice che la stragrande maggioranza del Pd ha votato contro l’emendamento, ma non esclude qualche sì.

Centrisinistra

“Addio Berlinguer e Gramsci, ora il Pantheon è pop”, “i padri della sinistra ‘dimenticati’ dai candidati, che preferiscono cattolici”: con questo titolo La Stampa torna ad occuparsi del dibattito tra i cinque candidati alle primarie del centrosinistra su SkyTg24. Il fatto è che, interpellati su quali personalità iscriverebbero nel proprio Pantheon, il segretario Pd Bersani ha citato Papa Giovanni XXIII, e Vendola il cardinale Carlo Maria Martini. La Stampa ha un inviato a Torino e racconta la rabbia di uno storico circolo di Sel (“che errore dimenticare il nostro passato”). Barbara Spinelli su La Repubblica firma un commento dal titolo “Un Pantheon senza bussola”: “Del tutto eclissati, nella più sorprendente delle maniere, sono di un colpo gli uomini che della sinistra sono i veri padri fondatori”, scrive la Spinelli parlando di “decerebrazione”. In Europa le sinistre hanno una coscienza di sé decisamente diversa, anche quando tradiscono, soprattutto quando tradiscono”: in Germania il pensiero di sinistra e verdi va automaticamente a lanterne come Brandt, in Francia ci si divide su Mitterand, ma tanto più vivo è l’attaccamento a Leon Blum e al suo Fronte Popolare, e via dicendo.

Secondo Europa c’è stato un effetto del dibattito tv anche sulla partecipazione alle primarie, nel senso di una registrazione online dei votanti: ieri, dopo una settimana, risultavano pre-registrate 120 mila persone. L’asticella sopra la quale si potrà parlare di successo a questo primarie è fissata sopra i 3 milioni. Il dibattito tra i cinque, dice il coordinatore della campagna di Renzi Roberto Reggi, ha dato l’idea di una certa compattezza del centrosinistra. “Si è vista una squadra”.

Curzio Maltese sulla prima pagina de La Repubblica scrive: “Il vero vincitore del confronto tv è stato il Partito Democratico, che esce dalla campagna alle primarie con una immagine nuova”.

Non mancano poi le riflessioni sul futuro dei dibattiti politici in tv: La Repubblica intervista Giovanni Minoli. Il talk show è per i politici “una scelta da kamikaze”, dice Minoli, che loda il confronto senza risse in tv. E il suo effetto di aver “rivalutato” le tribune politiche. Rottamiamo Vespa, Floris, Santoro? “Nessuna rottamazione, ma certamente la crisi del talk show è la crisi della dittatura dei conduttori”. Anche su La Stampa si racconta di come vi siano stati ascolti record per Sky, visto che si parla di quasi 2 milioni di ascolti. E di quante critiche siano poi piovute sulla formula del vecchio talk show politico. Non tutti sono d’accordo, Mentana dice che non si tratta di una alternativa al talk show perché era piuttosto una tribuna elettorale. Vittorio Sgarbi ha trovato il confronto vacuo e protocollare, il politologo Giorgio Galli trova che lo strumento sia stato usato male dal quintetto, che ha dato risposte banali o non convincenti. E aggiunge: “In fondo la serata ha fatto bene al Pd, è un esperimento che ripeterei”.

Anche su Europa Stefano Balassone esorta: “Rottamate il talk show”. La cui fortuna, secondo Balassone, è dipesa da due circostanze: la prima riguarda i bilanci delle tv, che hanno risolto migliaia di serate con “prestatori gratuiti di parola”; la seconda circostanza è stata la “torsione tifosa” imposta dal berlusconismo che ha spento in radice le questioni di merito, e dunque dell’argomentar, sostituendoli con l’entusiasmo e il temperamento agonistico. Per Balassone un modello può essere il primo “Milano-Italia”, quello di Lerner 20 anni fa, una breve stagione, perché poi “dilagò il racconto dell’indignato permanente e della politica politicante”.

Secondo Marco Travaglio, che firma oggi un commento sul Fatto quotidiano, va dato merito a Sky, e merito agli sfidanti, ma “ciò non significa, diversamente da quel che sostiene qualcuno, che il format Csx factor possa o debba sostituire i programmi di approfondimento giornalistico. Quelli che per comodità chiamiamo talk show e che non sono tutti uguali”. Per Travaglio una cosa sono quelli “fatti con il bilancino Cencelli travestito da par condicio” (Porta a porta, Ballarò, ndr), altra sono quelli “più irregolari e scapigliati”, che non allestiscono “il solito presepietto della destra, del centro e della sinistra, con rispettive claques, tipo Infedele, Piazza Pulita e Servizio Pubblico, o Secondo voi” di Del Debbio.

Imu-Chiesa

Il Consiglio di Stato ha dato il via libera, con riserva, al regolamento varato dal Governo sul’Imu per le proprietà di enti non commerciali, Chiesa inclusa. Scrive Il Sole 24 Ore che il Consiglio di Stato invita il governo ad adeuare le disposizioni ai principi della Ue, valorizzando il conceto di attività economica inteso in senso comunitario. Per l’Ue infatti i presupposti necessari ad escludere la natura commerciale di una attività vanno rilevati non tanto facendo riferimento al concetto di assensa dello scopo di lucro, ma piuttosto richiamando il carattere non economico dell’atività non commerciale. E per la giurisprudenza comunitaria costituisce ‘attività economica’ qualsiasi attività consistente nell’offrire beni e servizi in un mercato”. Dunque, dice il Consiglio di Stato, “anche gli enti non commericali possono svolgere attività commerciali di natura economica ai sensi del diritto Ue”, e dunque gli immobili destinati a tali attività sono soggetti al pagamento dell’Imu e non possono beneficiare dell’esenzione anche pro-quota in caso di utilizzazione mista”. Insomma: il ministero dell’economia dovrà modificare il regolamento, specificando che non solo le attività devono essere senza scopo di lucro ma devono anche essere “prive del carattere di attività economica come decifinito dal diritto dell’Unione europea”.

Francia

Il Sole 24 Ore, Europa e La Repubblica danno conto della prima conferenza stampa del Presidente francese Hollande dal giorno della sua elezione. Per Il Sole era “rilassato, sorridente, con la battuta pronta”. “Non abbiamo rinnegato nulla” – ha detto – “e non c’è stata alcuna svolta. La situazione della Francia è grave. Con un debito pubblico di oltre il 90 per cento, una disoccupazione in crescit da 17 msi, la continua perdita di competitivà e il peso decrescente dell’industria”, “il nostro destino non è quello del declino”. Hollande ha riconosciuto che c’è un problema di costo del lavoro, ed ha assicurato che riforme strutturali arriveranno, a partire da quella sulla flessibilità del costo del lavoro, perché dobbiamo “produrre di più e meglio”. Ha promesso meno tasse sul lavoro.

La Repubblica sintetizza così il suo intervento in una conferenza stampa durata due ore e mezzo alla presenza di 400 giornalisti francesi e stranieri: “Tagli, ma il welfare non si tocca”, “non preparo l’esito di una prossima elezione, ma la sorta della prossima generazione”. Ha parlato anche di Siria, annunciando il riconoscimento della coalizione anti Assad nata a Doha, che considera ormai “l’unica rappresentante del popolo siriano” e dunque il “futuro governo provvisorio della Siria democratica”. Il quotidiano scrive che poi Hollande ha rotto il tabù delle armi, ora che l’opposizione si è unita, poiché la questione della fornitura di armi si riproporrà a tutti i Paesi che riconosceranno questo governo. Europa scrive che Hollande ha lanciato un patto di competitività da 40 miliardi di euro spalmato su tre anni per incentivare innovazione ed esportazioni. Il clima in cui si svolgeva la conferenza stampa non era rasserenato dall’annuncio della settimana scorsa di aumentare la TVA (l’Iva), che insieme alla mancata rinegoziazione del fiscal compact sottoscritto da Sarkozy è considerata dai francesi la colpa più grande del Presidente Hollande.

Allen-Petraeus

Il Foglio dedica agli scandali militar-sessuali negli Usa un articolo di prima pagina: “Fbi maccartista a caccia di generali. Lo scandalo Petraeus s’allarga al capo delle forze occidentali a Kabul, John Allen, e gira tutt’attorno a due bellezze “socialite” d’origine libanese e con tanti debiti. Cosa c’è dietro l’accanimento esagerato dei federali”. La vicenda di John Allen, che avrebbe inviato “tra le ventimila e le trentamila email” a Jill Kelley, cattolica maronita di origini libanesi, nei guai finanziari, con accesso confidenziale ai generali Usa grazie al suo lavoro di regista della vita sociale della base del Centcom, il Comando centrale di stanza a Tampa Bay, in Florida. Jill ha anche una sorella gemella, Nathalie. La “brunona” Jill ha anche “civettato” con il direttore della Cia, ed è colei che ha “scatenato la gelosia” di Paula Broadwell, “la biografa che le ha scritto mail minacciose ed ha dato il via alla inchiesta della Fbi”. Il quotidiano ricorda come Allen abbia avuto ieri l’endorsement del Presidente Obama in persona. “E’ evidente che se Obama si espone così l’inchiesta non è pericolosa”. La vicenda – scrive Raineri – nasce dall’interessamento di un agente dell’FBI amico della Kelley, che “ossessionato dalla urgenza di aiutare la donna”, ha rivelato i dettagli dell’indagine in corso a un repubblicano del Congresso.

La Stampa, parlando delle email di John Allen a Jill Kelley, scrive che il Pentagono le ha definite “inappropriate” e “flirtatious”, cioè di natura sessuale. Il quotidiano ricorda che per il codice militare l’adulterio è reato e che lo stesso Allen ha negato di aver avuto una relazione con Jill, definendo le email “innocui messaggi scambiati con una ricca socialite annoiata”. L’FBI ha passato l’email al capo del Pentagono Panetta, che sta conducendo la sua inchiesta e, secondo indiscrezioni, potrebbe essere sostituito presto dal senatore Kerry (per cui si ipotizza il ministero della Difesa, secondo Repubblica).

La nomina di Allen a comandante della Nato, che doveva essere finalizzata alle audizioni di domani al Congresso, è stata sospesa. La Stampa scrive anche che il portavoce di Obama Jay Carney ha ribadito ieri che la Casa Bianca ha saputo della vicenda Petraeus la sera delle elezioni, e del caso Allen venerdì scorso, perché “l’FBI ha un protocollo che segue quando si tratta di informare il potere esecutivo e legislativo di inchieste in corso”.

Vittorio Zucconi su La Repubblica si sofferma proprio sui tempi delle informazioni e adombra la possibilità che in realtà l’affare Petraeus sia il preludio del colpo ad un “bersaglio più grosso di vecchi generali sedotti e abbandonati”, ovvero il Presidente Obama. E nulla per lui è più pericoloso quanto il calendario: il capogruppo repubblicano alla Camera Eric Cantor ha dichiarato ieri di aver saputo del caso Petraeus in ottobre, “quando l’FBI mi ha informato”. Possibile – si chiede Zucconi – che l’FBI avesse avvertito, ufficialmente o sottobanco, un parlamentare, mentre i diretti superiori, il governo, non avessero saputo nulla fino a due giorni dopo le elezioni? La rivelazione di Cantor lascia maliziosamente sospesa la conclusione logica: se lo sapevo io, poteva il Presidente non sapere?

Internazionale

L’inserto R2 de La Repubblica è dedicato alla Cina e al nuovo segretario del Partito comunista, “il Gorbaciov cinese” Xi Jinping, il “più innovatore tra i conservatori. Le riforme che potrebbe avviare fanno paura al Comitato centrale del Partito che, per questo, lo ha blindato”, come scrive Giampaolo Visetti, secondo cui il regime teme che il principe rosso possa sperimentare una trasformazione democratica in grado di minare il potere, come accadde in Urss. Un altro articolo spiega anche che le autorità cinesi hanno deciso di installare una poderosa rete hi-tech di telecamere per impedire le autoimmolazioni negli altipiani del Tibet: un investimento miliardario che ha diviso l’altopiano himaliano in settori ravvicinati al punto che i militari possono essere mobilitati entro due minuti per impedire tentativi di suicidio.

Anche su La Stampa una pagina è dedicata ai “misteri del Congresso” del PCC, tra “lotte intestine e tensioni”. E si parla del presidente Xi Jinmping, “principe rosso prudente che dovrà riformare il Paese”.

E poi

Tra i membri della commissione che dovrà far proposte su come insegnare la “morale laica” voluti dalla Francia di Hollande, c’è Jean Baubérot. La Stampa lo intervista e lo definisce “il fondatore della sociologia della laicità”: “Se siamo contrari al fatto che possa esistere un sistema morale di Stato – dice Baubérot – siamo anche contro l’idea che il legame sociale non abbia una dimensione etica. I francesi non stanno insieme per caso, e nemmeno per coercizione. Si riconoscono in una serie di valori, che sono poi quelli elencati nel preambolo della costituzione. Cosa critica del concetto francese di laicità? “Dal 1905, da quando cioè la legge sancì la separazione dello Stato dalla Chiesa, la laicità è stata eccessivamente intesa come una separazione netta tra il fenomeno sociale e quello spirituale. Ma lo Stato è solo un arbitro e non deve chiedere alla gente di essere neutrale come lui, né nelle sue convinzioni né nei suoi vestiti. La legge che vieta il burqa è discutibile perché è una legge che vieta il velo integrale sempre e comunque. Per lo Stato, invece, che una musulmana giri velata non è un problema. E’ un problema, e deve essere vietato, se pretende di riscuotere un assegno velata. Sui matrimoni tra omosessuali, molti sindaci fanno sapere che si rifiuteranno di celebrarli: per Baubérot va loro riconociuto “il diritto all’obiezione di coscienza, esattamente come ai medici per l’aborto, ma devono delegare i loro poteri a un assessori, perché esiste, anzi esisterà presto, anche il diritto di tutti a sposarsi”. Definirebbe l’Italia un Paese laico? Per il sociologo nel nostro Paese ci sono degli “elementi di laicità diffusi” come si è visto quando si è votato sul divorzio e sull’aborto”. “Ma è ovvio che il fatto di “avere il Vaticano ‘in casa’ influenzi le scelte politiche. E infatti in materie come il matrimonio per tutti e i diritti degli omosessuali l’Italia è indietro rispetto ad altri Paesi, pure cattolici, come la Spagna, l’Argentina o il Belgio. Quindi a domanda risponderei: l’Italia è un Paese semilaico”.

 

 

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