La paura di Kiev.

Il Corriere della Sera: “Kiev ha paura, Occidente diviso”, “Gli Usa accusano la Russia, ma Berlino frena: Putin vuole dialogare”.

A centro pagina: “L’energia e le famiglie: le bollette di luce e gas in una sola pagina”.

 

La Repubblica: “L’urlo di Kiev: è già guerra”, “La Nato: lasciate la Crimea. Merkel: Putin pronto al dialogo”.

In apertura a sinistra: “Alfano difende Gentile, il Pd insiste: deve andarsene, la maggioranza si spacca”.

 

 

La Stampa: “Isolare Putin, Occidente diviso”.

A centro pagina una foto dalla necropoli di Pompei: “Cambiano i governi ma Pompei continua a crollare”.

 

Il Giornale: “Alfano cinghiale ferito”, “Il Nuovo centrodestra avverte Renzi: non toccate il sottosegretario Gentile, oppure…E’ la stessa minaccia usata per impedire l’uscita del giornale che aveva uno scoop contro il protetto di Angelino”.

A centro pagina, con foto del presidente russo: “Putin tratta, ma col colpo in canna”.

 

Ucraina

 

Dal Corriere della Sera segnaliamo un reportage di Giuseppe Sarcina da Donetsk: “Nell’Est che invoca i ‘fratelli russi’”, “Sulla piazza di Donetsk si raccolgono le firme per chieder l’intervento. E oltre confine si muovono come ombre 150mila soldati del Cremlino”.

Nellla pagina di fianco lo storico Ettore Cinnella spiega quale ruolo abbiano nelle vicende ucraine i tatari, “eredi dell’Orda d’Oro, da sempre vittime di Mosca”. “Dopo secoli di dominazione ora guardano all’Occidente”.

Il quotidiano intervista poi Charles Kupchan, senior fellow del Council on Foreign Relations: “non è una nuova Guerra fredda, ma potrebbe diventarlo se, dopo la Crimea, la Russia dovesse invadere anche la parte orientale dell’Ucraina”, dice Kupchan, aggiungendo che si tratta comunque della crisi più grave dai tempi cupi del confronto Nato-Urss lungo la Cortina di ferro. Una crisi “che avrà conseguenze gravi per Putin”, ma purtroppo “anche per il resto del mondo e gli Usa: la Russia è importante per la gestione di vari focolai di tensione, dalla Siria all’Iran all’Afghanistan. Punita e isolata, potrebbe smettere di cooperare”. Malgrado ciò, per l’analista americano alla lunga sarà proprio Putin il grande sconfitto: e la sua sconfitta “sta tutta nella rivolta del popolo ucraino contro il leader che era stato scelto da Mosca per riportare il Paese nella sua orbita”.

Su La Repubblica, Bernardo Valli, inviato a Kiev: “’La Russia ci ha dichiarato guerra’. Kiev richiama i riservisti e scopre la propria debolezza”, “Piazza smarrita, governo incerto. Defezioni alla Difesa”. Secondo Valli il governo ucraino ora sente che l’appoggio di Maidan, “una settimana fa, è adesso quello di una minoranza”. Quanto all’Europa, il corrispondente da Bruxelles Andrea Bonanni sottolinea che se tutto il mondo libero è compatto nel condannare il Cremlino, le opinioni divergono però sulla strategia da seguire: Usa, Gran Bretagna e Francia hanno scelto la linea dura. Il segretario di Stato usa, che domani sarà a Kiev, ha rispolverato -secondo Bonanni- il linguaggio della Guerra Fredda, denunciando “l’incredibile atto di aggressione”. E come prima ritorsione ha preannunciato il boicottaggio del vertice del G8 a giugno, a Sochi. Ma Germania e Italia non sembrano volersi accodare: fin dall’inizio Roma a Berlino sono state le più favorevoli a coinvolgere direttamente la Russia nei negoziati tra il regime di Yanukovich e l’opposizione. Ieri la cancelliera Merkel ha avuto una lunga telefonata con Putin e ne avrebbe ottenuto l’accordo per la creazione di un “gruppo di contatto” affidato all’Osce.

L’inviato a Sebastopoli del Corriere, Francesco Battistini, racconta: “In Crimea le truppe si arrendono ai russi. Il capo della Marina passa con Mosca”.

La Stampa riproduce le parole dello stesso Kerry, poiché è alla Abc che le ha pronunciate: “quello che è già accaduto è uno sfacciato atto di aggressione, in violazione del diritto internazionale, della Carta delle Nazioni unite e degli accordi di Helsinki”, “la Russia sta portando avanti un’aggressione militare contro un altro Paese che ora mette davvero in dubbio la possibilità che possa far parte del G8”. Poi spiega: “non stiamo cercando una riedizione dello scontro Usa-Russia, Oriente-Occidente. Quello che vogliamo è che la Russia lavori con noi, con l’Ucraina”.

Sullo stesso quotidiano, intervista a Richard Perle, che fu consigliere dell’ex presidente Bush. Cosa farà Putin in Ucraina? “Si tratta solo di capire se si accontenterà del controllo della Crimea o muoverà le truppe per riprendersi tutta la zona orientale dove vive la popolazione di origine russa”. Cosa si può fare per fermarlo? “Poco, e non credo che Usa o Unione europea abbiano la volontà di fare anche questo poco, cioè dure sanzioni economiche. A questo punto credo che la partizione dell’Ucraina, tra la zona russa e quella che vuole legarsi all’Unione europea, sia inevitabile”.

Il reportage dalla Crimea è invece firmato da Domenico Quirico: “Le lacrime degli ucraini nella Crimea occupata, ‘Ci portano via la patria’”, “I russi prendono il controllo delle navi di Kiev e delle basi. ‘Dovevamo entrare subito nella Nato, ora siamo spacciati’”.

Su Il Giornale, reportage di Fausto Biloslavo dalla Crimea. E un’analisi di Gian Micalessin: “Ecco perché per ‘zar’ Vladimir la Crimea val bene una guerra”, “Con i suoi porti, la regione è cruciale per le rotte commerciali russe. E per il progetto di Putin: la creazione dell’Eurasia, riedizione dell’Urss”.

 

Governo

 

“Renzi alle strette sul caso Gentile”, titola La Stampa riferendosi al caso del sottosegretario ai Trasporti Antonio Gentile, senatore del Nuovo Centrodestra. Si intensificano gli appelli per le dimissioni, spiega il quotidiano. La Repubblica: “Alfaniani in trincea per Gentile. Renzi congela l’ipotesi di revocarlo”, “’Prima la legge elettorale’. Il Pd insiste: dimissioni subito”. La Repubblica intervista il direttore dell’Ora della Calabria, Luciano Regolo, poiché l’accusa che viene rivolta a Gentile è di aver bloccato le rotative perché non andassero in stampa le notizie relative ad un’indagine che coinvolgeva il figlio del senatore: “In un sms la prova delle sue pressioni”, dice Regolo confermando le accuse. E aggiunge: “Continua ad intimidirci, dai giornali calabresi non una parola di solidarietà”. Racconta che lo stampatore del quotidiano, Umberto De Rose, fece una telefonata “inquietante” all’editore del giornale per non pubblicare l’inchiesta. Cosa le fa pensare che dietro De Rose ci fosse Gentile? “La mediazione è comprovata dall’sms che Andrea Gentile, figlio del senatore, mandò al mio editore”, “sosteneva di aver parlato con De Rose e poi lo ringraziava per quel che avrebbe fatto”.

Numerosi sono i ritratti dedicati a Gentile. Quello de Il Giornale è particolarmente velenoso: “L’ex socialista signore delle tessere che fu arrestato per ordine di Gratteri”. Si legge che negli anni ’80 venne inquisito dal futuro procuratore antimafia, “ma poi fu prosciolto”. Un retroscena di Laura Cesaretti spiega che nel Pd “la fronda interna si scatena” chiedendo le dimissioni di Gentile, “ma il premier intende rinviare la resa dei conti: prima vuole chiudere la partita dell’Italicum”.

Su La Repubblica: “Italicum valido solo per la Camera, ipotesi di intesa tra Renzi e Alfano”, “I sospetti di Berlusconi. Domani in aula rischio voto segreto”. Il bersaniano D’Attorre, secondo il quotidiano, presenterà un emendamento che limita la validità della riforma a Montecitorio. Nella pagina di fianco, intervista al capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta: “Via il lodo Lauricella oppure salta l’accordo elettorale”. Si riferisce all’emendamento che legherebbe l’entrata in vigore dell’Italicum alla riforma del Senato: “la legge elettorale si approva in un mese, quelle costituzionali in un anno e mezzo”, sottolinea Brunetta.

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