In Europa

Le aperture

Il Corriere della sera: “Scontro sul rigore in Europa”. Editoriale di Maurizio Ferrera: “I distruttori di lavoro”. Al centro con foto: “Il mare e la strage senza fine: 75 dispersi”. Accanto: “Un sedicenne arabo ucciso a Gerusalemme, timori di vendette”. In basso: “I bracciali per detenuti diventano introvabili”.

Il Giornale: “Dichiarazione di guerra”. Sottotitolo: “Berlusconi junior: ‘Forza premier, fai presto’”.
Sotto: “Al Quirinale guadagnano il doppio che alla Casa Bianca”. Accanto: “E’ fuga dal canone della tv, e la Rai perseguita i cittadini”.

Il Sole 24 Ore : “Più credito per la crescita Ue”. Editoriale di Adriana Cerretelli: “Eurosviluppo in cerca di autore”. Al centro: “Primo sì al rientro dei capitali”. Sotto: “Con più ricerca l’industria ritorna in Italia”. Di spalla: “Renzi: Europa della crescita. Duello con il Ppe sui vincoli”.
Repubblica: “Renzi: l’Europa cambi o non ha futuro. Scontro con i tedeschi sulla flessibilità”, “Applausi e polemiche per il discorso di apertura del semestre italiano. Salta la conferenza stampa”.
A centro pagina: “Imu Chiesa, esenzione facile per scuole e cliniche private”
In grande evidenza, a centro pagina, la foto della madre del ragazzo palestinese ucciso ieri dopo esser stato sequestrato a Gerusalemme Est. Mostra, a sua volto, la foto del figlio sul telefonino. Il titolo: “Il ragazzo palestinese ucciso per vendetta”.
Di spalla a destra, Adriano Sofri e il suo “racconto”: “Se il carcere mette i libri all’indice”, “Il diritto alla lettura tra i divieti inglesi e le proteste di Dell’Utri”.

La Stampa: “Flessibilità, la sfida di Renzi”, “’Crescita o niente futuro’. Duello col Ppe: nessuna lezione dai tedeschi”. E la foto a centro pagina raffigura proprio il presidente del Consiglio ieri al Parlamento europeo durante il discorso con cui si inaugura il semestre di presidenza italiana Ue.
In taglio basso: “Sprechi, nel mirino cento enti pubblici”, “Cottarelli e Cantone, controlli sugli acquisti anomali”.

Il Fatto, su Matteo Renzi: “Dà lezioni all’Europa e si scorda le auto blu”, “A Strasburgo il debutto di Renzi per il semestre Ue a guida italiana: bordate con il Ppe e la Merkel sul rigore. Poi scappa a ‘Porta a porta’: ‘Tedeschi e olandesi fanno gli splendidi’. Vespa assiste, preoccupato solo dalle tasse sulle sue ville. Cottarelli non trova il decreto taglia-macchine della Casta”.
A centro pagina: “Il granducato di Matteo”, “Le 26 caselle-chiave in cui il premier ha piazzato iu suoi conterranei: governo, sottogoverno, partecipate. Pure il fotografo è di Rignano sull’Arno”.
A fondo pagina: “Trattativa % Romanzo Quirinale: i giudici bussano da Napolitano”, “La prossima settimana in Assise sfilano Grasso, Ciani e Marra. Poi tocca al Presidente”, “L’audizione verrà fissata per metà settembre, alla ripresa del processo di Palermo, nel suo ufficio al Colle. Re Giorgio dovrà rispondere sui segreti che il consigliere Loris D’Ambrosio scrisse di avergli rivelato. Intanto Gargani sbugiarda Mancino sui boss tolti dal 41-bis”.

Renzi in Europa

Da Silvio a Matteo, 11 anni dopo l’eterno ‘derby’ con i tedeschi”: così l’inviato de La Stampa descrive quello che il quotidiano, nella pagina precedente, descrive come il “duello” ieri al Parlamento europeo tra il nostro presidente del Consiglio e il capogruppo del Ppe, il bavarese della Csu Manfred Weber. Al centro della disputa, ancora una volta la cosiddetta “flessibilità” delle regole. Weber ha ribadito che “le regole vanno applicate e prese sul serio” e che “i debiti non creao il futuro, lo distruggono”. Renzi, nel corso della replica, ha risposto che l’Italia “non chiede scorciatoie” ma non intende “accettare lezioni di morale da nessuno”. “Se Weber -ha poi detto- parlava a nome della Germania, gli ricordo che proprio in questa sala, nella scorsa presidenza italiana (quella dei tempi di Berlusconi, ndr.), ci fu un Paese cui non solo fu concessa flessibilità, ma di violare i limiti”. L’inviato sottolinea che “il leader del Pd non rinuncia al rapporto con la Merkel” e rievoca lo scontro tra Berlusconi e il socialdemocratico tedesco Shulz, nel 2003, sottolineando però la differenza: allora Berlusconi insultò Schulz, mentre Renzi si è limitato a controbattere. Rassicurante Roberto Gualtieri, esponente del gruppo Socialisti e Democratici: “I parlamentari tedeschi vivono il loro mandato in uno spirito di autonomia dai loro governi e quindi sarebbe del tutto sbagliato immaginare che il bavarese Weber si sia mosso su mandato della Cancelliera Merkel”.

Su La Repubblica: “Matteo snobba i falchi, ‘Il patto è con la Merkel, flessibilità o Juncker salta’”. Scrive il quotidiano che “un po’ per rabbia, un po’ per tattica parlamentare, da ieri gli italiani hanno iniziato a mettere in campo le contromisure. La prima delle quali è la minaccia, esplicitata dal capogruppo Pse Gianni Pittella, di non votare Jean Claude Juncker alla presidenza della Commissione”. Il quotidiano scrive anche che i popolari spagnoli prendono le distanze da Weber e gli italiani questa volta fanno squadra.
Ed è ancora La Repubblica ad intervistare lo stesso capogruppo Ppe Weber: “Non vogliamo che si facciano nuovi debiti in cambio delle riforme. Però molti punti del programma di Renzi, come la crescita, il Mercato interno o il commercio estero, hanno l’appoggio del Ppe”. La scorsa settimana i leader hanno dato il via libera al documento che impegna la prossima Commissione sulla flessibilità, la sua posizione è in linea con quella di Angela Merkel? “Per quello che so anche Angela Merkel dice che il Patto dev’essere applicato così com’è”. Weber ricorda poi che “l’Italia ha il debito al 130% del Pil”.
Dal Sole 24 Ore il passaggio dell’intervento di Renzi rivolto ai tedeschi: ” ‘Non accettiamo lezioni di morale da chi ha chiesto nel 2003 la deroga al Patto’”. Quanto alle dichiarazioni di Gianni Pittella, “che ha minacciato un ripensamento dell’accordo politico che dovrebbe portare il lussemburghese Jean-Claude Juncker alla guida della Commissione europea. È difficile che alla fine si arrivi a tanto. ‘Non credo sarà rimesso tutto in discussione’ ha confessato lo stesso premier a Porta a Porta (…) ‘io faccio riferimento al rapporto con la Merkel. Con la Merkel abbiamo convenuto a Bruxelles di trovare un punto di intesa. E io questo punto di intesa lo rispetto’”.

Per Il Corriere quello di Renzi è “un esordio in chiaroscuro”: ” Il programma annunciato (che i parlamentari hanno visto solo dopo ore), la mancata conferenza stampa (che pure Berlusconi fu costretto a tenere) e la scarsa sensibilità alle dinamiche ufficiali e informali dell’Europarlamento hanno prodotto un risultato ben al di sotto delle ambizioni del premier italiano. Quest’ultimo, troppo fiducioso nelle sua abilità oratorie, ha pensato solo di ‘volare alto’ dando il senso del futuro politico di un’Europa che non si può rassegnare a un ‘selfie’ dal quale emerge un’immagine di rassegnazione e di noia dopo cinque anni di crisi. Forse era troppo poco o comunque non quello che si aspettavano i parlamentari europei. Sull’economia solo qualche spot”. E poi: “allora ogni strada si chiude davanti al cavallo renziano, riportato dal galoppo promesso al passo della realtà? No, perché l’inflessibilità olandese si rivela poi flessibile, o quasi”. “Come se Renzi avesse detto ieri: liberiamo i cavalli; e oggi Berlino e L’Aia gli rispondessero: no, questo no, togliamo loro soltanto le briglie, il morso e la sella’”.

Piersilvio

“Berlusconi jr: tifo per le riforme, non ci sono alternative a Renzi”, titola La Stampa dando conto delle dichiarazioni di Piersilvio, vicepresidente di Mediaset. “Mio padre -dice- ha l’interesse a fare il bene del Paese. Spero che Renzi ce la faccia, la cosa peggiore è deludere le promesse”, “La mia discesa in politica? Mai dire mai, ma sarebbe da pazzi con Renzi. Se non succede qualcosa, vincerà lui per 20 anni”. La Repubblica: “Arcore sedotta dal ‘nemico’, anche Piersilvio confessa: ‘Tifo per Matteo, durerà 20 anni’”.

Riforme

Repubblica intervista il sindaco di Milano Giuliano Pisapia che, come si ricorda, in quanto primo cittadino è un potenziale senatore, nella riforma ipotizzata dal governo. E’ contrario all’immunità per i nuovi possibili senatori, perché? “Perché non ce n’è bisogno e non è opportuno introdurre una prerogativa, spesso trasformata in un ingiustificato privilegio, anche per coloro che adesso non godono di nessuna immunità. Un esempio sono proprio i sindaci”. Pisapia sottolinea poi che “le ragioni e i validi motivi che hanno portato l’Assemblea costituente a ritenere opportuno un bicameralismo perfetto siano totalmente superate”.

Il Fatto intervista la costituzionalista Lorenza Carlassare. Cosa pensa dell’immunità per un Senato composto da sindaci e consiglieri regionali? “Mi sembra una proposta veramente inammissibile: sarebbe ragionevole estendere ai membri del ‘nuovo’ Senato l’insindacabilità, stabilendo che, come i deputati, non possano essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e i voti dati nell’esercizio delle loro funzioni. Purché l’insindacabilità si riferisca unicamente alle funzioni senatoriali e non alle altre esercitate in diversa veste”. Cosa pensa della ipotesi -allontanatasi in seguito- di utilizzare la Corte costituzionale come giudice delle autorizzazioni a procedere nei confronti dei parlamentari? Carlassare se ne rallegra: “Meno male! Era un’idea assurda che avrebbe inevitabilmente coinvolto la Corte in vicende politiche, esponendola a critiche pretestuose dell’una o dell’altra parte a seconda di come avesse deciso”.

Il Corriere scrive che la questione immunità “scotta nelle stanze del governo” e che dunque il percorso della riforma del Senato potrebbe subire uno stop: “La riforma costituzionale Renzi-Boschi, riveduta e corretta, fa un altro passo in avanti con l’articolo che rafforza i poteri del Senato su bilancio, manovre economiche e finanza pubblica. È questo il quarto emendamento «pesante», proposto dai relatori Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli, d’intesa col governo, che passa in commissione con i voti di una maggioranza trasversale robusta, guidata da Pd, FI e Lega, che però suscita ampi dubbi nel Ncd, in Scelta civica e nelle Autonomie. Oggi, in vista dell’assemblea dei gruppi di Forza Italia con Berlusconi, la commissione lavorerà di mattina e poi si aggiornerà a martedì quando arriveranno al pettine i nodi ancora da sciogliere: elettività dei senatori, indennità degli stessi (tema accantonato ieri), numero dei deputati, garanzie per l’elezione del capo dello Stato, proporzionalità dei rappresentanti regionali da inviare a Palazzo Madama”.

La Stampa: “Immunità, i dubbi del Pd. Zampa: ‘Abbiamo sbagliato, va tolta anche alla Camera’”. (Sandra Zampa, vicepresidente del Pd e deputata prodiana,ndr).
Restando a La Stampa e al tema delle riforma, segnaliamo dal quotidiano un’intervista all’ex procuratore di Torino, Gian Carlo Caselli: “’Nessuno censuri le intercettazioni’”, “Caselli: ‘La loro pubblicazione serve a capire il contesto. Con le collusioni che ci sono in Italia il bavaglio è pericoloso’”. Come si può accorciare in modo sensibile la durata dei processi? Caselli: “Abolendo il giudizio d’Appello”.

Internazionale

Torna sul caso Sarkozy La Repubblica, dando conto delle dichiarazioni rilasciate ieri sera dall’ex presidente francese a due tv transalpine: “Sarkozy: ‘Sono vittima di un complotto’”, “L’ex presidente indagato per corruzione replica in un’intervista tv: ‘I pm politicizzati vogliono distruggermi’, ‘Sono innocente, si tratta di capi di imputazione grotteschi’. E allude a interferenze del governo”. Il quotidiano intervista il pubblicitario Jacques Séguéla, che dice: “Il fermo è stato uno spot per Nicolas. Si riprenderà il partito e vincerà’”, “Cambierà nome e immagine all’Ump”. Per Séguéla quando Sarkozy si candiderà alla presidenza, la popolarità di Marine Le Pen scenderà.

Su La Stampa: “Sarkozy: ‘Hanno voluto umiliarmi’”, “Vogliono bloccarmi ma amo il mio Paese e non mi scoraggio davanti alle villanie e alle manipolazioni”.
Il Fatto: “Sarkò come B. ‘Vittima dei giudici’”.
Su La Repubblica, attenzione per l’Egitto: “Blair al fianco di Al Sisi, bufera sull’ex premier, ‘Collabora col regime’”, “Sarà consigliere economico del presidente egiziano. ‘E’ un danno per la sua reputazione e per il partito laburista’”.

La Stampa si occupa della situazione in Iraq: “Al Baghdadi, da jihadista a califfo, ‘Conquisteremo anche Roma’”, “L’erede di Bin Laden sogna l’impero globale, ma per l’orientalista Roy è ‘un delirio sulla sabbia’”. A parlare è lo studioso Olivier Roy che, in riferimento al leader dell’Isis Al Baghdadi dice: “Finora è stato fortunato e questo può avergli dato all atesta. Ha riempito due vuoti, in Siria e in Iraq, causati da regimi sciiti, quelli di Assad e di Al Maliki, odiati dalle popolazioni sunnite che sono passate nelle sue milizie di mercenari pur di liberarsene”. Ma “è circondato da potenze ostili, come Turchia, Iran, Egitto. Anche attaccare la Giordania sarebbe da folli. Dovrebbe attraversare 300 km di deserto. Sarebbe incenerito dall’aviazione. Magari quella Usa o israeliana”.

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