Il sorriso e il terrore

Il Corriere della sera: “In Siria sei volte, poi la strage”. “I viaggi del super terrorista ucciso. Il ricercato Salah passato in Puglia. UE pronta a chiudere i confini. Parigi: temiamo attentati chimici. Allarmi in Europa, psicosi a Roma. Bergamo, due fermi”.
A centro pagina: “Doppio attacco colpisce Israele. Palestinese spara in Cisgiordania. Netanyahu: noi vittime come in Francia”.
Da segnalare a fondo pagina: “Azzollini, l’arresto è stato annullato”.
Nella parte alta della prima da segnalare una intervista a Michel Onfray: “Siamo deboli, è colpa nostra”. E poi il Gran Mufti d’Egitto con il suo intervento pubblicato sul sito della TV Al Arabiya e tradotto dal quotidiano milanese: “Vigliacchi, usano la religione ma non sanno nulla di Islam. I veri musulmani sono in lutto”.

La Repubblica: “Caccia ai complici di Abbaoud. Psicosi Is, stretta Ue sulle frontiere”, “Confermata la morte del capo, mistero su Salah. I terroristi della jihad erano passati dal nostro paese. Il premier francese Valls: rischio di attacchi chimici. Da Milano a Roma, una raffica di falsi allarmi”.
L’atlante politico d Ilvo Diamanti: “La nuova paura, un italiano su due cambia vita”.
In prima anche la segnalazione di R2 speciale, a sette giorni dalla strage di Parigi: “Quei 40 minuti di sangue che hanno stravolto la storia dell’Europa”. Ne scrivono dalla capitale francese Carlo Bonini, Giuliano Foschini, Daniele Mastrogiacomo e Fabio Tonacci.
Più in basso: “Le misure del dolore”, di Adriano Sofri. Una riflessione sulla disparità del modo in cui reagiamo ai massacri (“Tutti per Parigi, nessuno per Beirut”, ad esempio).
Bernardo Valli nella sua analisi si sofferma invece su “tutti gli errori degli 007 francesi”.
A fondo pagina: “’Berlusconi va processato, pagò il silenzio delle olgettine’”.

La Stampa: “Terrorismo, l’Europa si blinda”, “Parigi conferma: ucciso Abaaoud, ‘mente’ del commando. Aveva fatto tre viaggi in Siria”, “La Francia teme attacchi chimici. Falsi allarmi a Roma e Milano. L’Ue: schedare i passeggeri dei voli e più controlli sui passaporti”.
Le interviste sul tema: “l’esperta” (si tratta di Sonia Imloul): “’Curo i baby-jihadisti e li salvo tutti’”. E poi lo scrittore anglo-pakistano Mohsin Hamid: “’I morti pachistani non sono di serie B’”.
Le analisi: “Guerra, che fare? Dubbi e veti più forti delle idee” di Gianni Riotta e “Come frenare le sirene maligne delle periferie”, di Marco Rossi Doria.
L’editoriale di Stefano Stefanini: “Servono azioni e non solo allarmi”.
E da Gerusalemme, Maurizio Molinari: “La lezione di Israele”, “L’autodifesa dei cittadini. Così Tel Aviv ha imparato a convivere con il terrore”.
In prima anche la firma del direttore Mario Calabresi per parlare dell’intesa con Amazon: “Tuttolibri sullo scaffale più grande del mondo”.
Sulla politica italiana: “Renzi: banchetti e Leopolda, così rilancio il Pd”.

L’Unità: “’Sono assassini, non musulmani’”, “Domani ‘Not in my name’, la prima manifestazione degli islamici contro i terroristi”, “La Francia teme l’attacco chimico. Cresce la paura. Renzi: il Pd torna in piazza”.
“E’ una minaccia spietata”, scrive Izzedin Elzir, presidente dell’Ucoii, Unione delle comunità islamiche italiane.
La foto è per il presidente russo, a cavallo in canottiera e cappello cow boy: “Tra Oriente e Occidente si fa largo lo Zar Putin”. Ne scrivono Andrea Romano (“Il ritorno della Russia”), Umberto De Giovannangeli e Marina Mastroluca.
Il quotidiano ha in prima anche il richiamo all’intervista al presidente del Parlamento europeo Martin Schulz: “Non solo raid, più prevenzione”, “Guai a confondere terrorismo e rifugiati”.
E, più in basso: “Investire in sicurezza riqualificando le periferie”, “Il governo: fuori dal Patto di stabilità Ue anche questi investimenti”.
A fondo pagina anche il focus sulle “città al voto”: oggi ci si occupa di Napoli, “Un Comune svuotato e il fallimento di De Magistris”. Ne scrive Carmine Fotia. All’interno, le interviste allo stesso De Magistris (“Fallito io? Mi ricandido e non tempo nessuno”) e ad Antonio Bassolino (“La mia Napoli è in ginocchio. E io ci sono, ho voglia di combattere”.

Il Sole 24 ore: “Fed e Bce spingono i listini. Tassi ai minimi in Europa. Rendimenti in caduta da tre mesi. Petrolio sopra i 40 dollari”. “La Banca centrale Usa conferma l’intervento a dicembre, Francoforte accelera sul Qe2”.
A centro pagina: “Tasse sulle imprese, Italia maglia nera. Nel 2014 prelievo al 64,8 per cento sui profitti. Ogni anno 269 ore per adempimenti. Rapporto Banca Mondiale -Pwc sul total Tax rate: è al 137esimo posto nella graduatoria internazionale”.
Di spalla una “inchiesta”: “Ai terroristi congelati fondi per 4 miliardi” in Italia”.
In prima anche la notizia che il governo ha posto la questione di fiducia sul maxi emendamento alla legge di Stabilità”.

Il Giornale: “Nuovo agguato a Berlusconi. L’assoluzione piena non basta: la procura di Milano chiede un nuovo processo per il caso Ruby. Forza Italia insorge: siamo alla persecuzione maniacale”. Sul tema un commento di Augusto Minzolini: “La democrazia tradita”.
In alto anche il titolo sugli allarmi terrorismo: “Già ostaggi della psicosi. Allarmi bomba a Roma e Milano. La Francia: rischio attacchi chimici”. “Ma spendiamo 1,2 miliardi in più per l’accoglienza degli immigrati che per la nostra sicurezza”.
A centro pagina: “Islamico choc in TV.  ‘Io sto i terroristi’”.

Not in my name

L’Unità, pagine 2 e 3: “’Not in my name’, l’Islam d’Italia contro il terrorismo”, “Domani a Roma la manifestazione di solidarietà con le vittime di Parigi e contro il ‘cancro’ dell’estremismo che ‘offende’ il messaggio autentico della fede musulmana”. A lanciare l’appello -spiega Massimo Solani- è stato il coordinamento sostenuto dalla Coreis italiana (Comunità Religione Islamica) a livello regionale e interculturale fra musulmani italiani, marocchini, pachistani, senegalesi e turchi ma già nella giornata di ieri le adesioni gonfiavano una lista che di ora in ora si faceva più lunga e che comprendeva, tra gli altri, Abdellah Redouane, del Centro islamico Culturale d’Italia Moschea di Roma, Zidane el Amrani Alaoui, responsabile delle federazione islamica italiana musulmani del Marocco, Izzedin Elzir, presidente dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia, l’imam Yahya Pallavicini, vicepresidente del Coreis, Omar Camiletti, del tavolo interreligioso di Roma, Khalel Abdalat e Ahmad al Hygazi dell’Unione Medici arabi, l’imam Abd al-Razzaq Bergia, del Coreis Piemonte, il sociologo Ali Baba Faye, il teologo della comunità sciita d’Italia Hujjatulislam Abbas Di Palma, l’amministratore delegato di Halal Italia Hamid al-Qadir Di Stefano, il presidente della Comunità del mondo arabo in Italia Foad Aodi.
“Chi ci accusa non ci conosce”, scrive lo stesso presidente dell’Ucoii Izzedin Elzir: “l’Europa aperta e pluralista è dove vogliamo crescere i nostri figli”.
L’inviata a Parigi Federica Fantozzi racconta invece che nella capitale francese è stata annullata per sicurezza la grande manifestazione che era stata promossa dal responsabile della Grande moschea Dalil Boubakeur. Oggi, in occasione della preghiera del venerdì, in molte delle 2500 moschee e luoghi di culto verranno letti messaggi di solidarietà e rifiuto del terrorismo.
Su La Repubblica, pagina 14: “Dai ragazzi agli imam, i musulmani in piazza. ‘Gli autori delle stragi bestemmiano Allah’”.
Alla pagina seguente, “il racconto” di due cronisti in incognito a Milano tra Duomo e Scala. Sono Zita Dazzi e Massimo Pisa: “In giro per Milano con kefiah e niqab, ‘Bastardi dell’Is andatevene via’”, qualcuno chiama la polizia e alle fine gli agenti chiedono i documenti.
Su Il Giornale: “‘In piazza contro il terrore’. Islam alla prova dei numeri”. “Per gli Imam domani è una giornata di cortei a Roma e Milano. E il vero problema è convincere anche i fedeli a manifestare”.
Il Gran Mufti Shawki Allam ha scritto un testo contro il terrorismo. Pubblicato da Al Arabiya, viene oggi tradotto sul Corriere . Ribadisce la condanna, aggiunge che “occorre fare uno sforzo per capire appieno i molti fattori che generano una spiegazione razionale del terrorismo”, che i terroristi sono spesso “uomini senza una vera e propria formazione e cultura religiosa” e che anzi si tratta di un “atteggiamento ribelle e stravagante verso la religione”

Il terrore e l’inchiesta (Europa)

La Stampa, pagina 2: “Il premier Valls spaventa la Francia: ‘C’è il rischio di attacchi chimici’, ‘Altri gruppi attivi in Europa’. Scatta la proroga di tre mesi dello stato di emergenza”.
L’Unità, pagina 4: “Abaaoud è morto, giallo su Salah. Ma ora è allarme armi chimiche”, “L’ideatore delle stragi tra le vittime di Saint Denis. Nuovi blitz e retate. Il premier Valls teme attentati ‘batteriologici’: terroristi pronti a tutto”.
Su La Stampa, Niccolò Zancan, da Parigi, racconta: “Abaaoud, il super-ricercato che beffava tutte le polizie”, “E’ entrato e uscito per almeno tre volte nella Ue. Dopo il massacro beveva e fumava per strada”. La sua morte dopo il blitz di Saint Denis è stata confermata dopo l’identificazione attraverso impronte digitali e Dna. Lo credevano in Siria, ma era in Francia, è entrato e uscito dall’Europa almeno tre volte, prima del massacro. C’è un suo passaggio all’aeroporto di Colonia registrato il 20 gennaio 2014, destinazione Istanbul. A giugno 2015 è segnalato in Spagna, dove resta due mesi. 27 anni, belga, origine marocchina, nato e cresciuto a Molenbeek, sobborgo di Bruxelles con la più alta percentuale di estremisti islamici d’Europa. Ma frequentava la scuola cattolica di Saint Pierre d’Uccle, una delle più prestigiose. “Era un bravo ragazzo, giocava a calcio”, raccontano i compagni. Erano i tempi in cui veniva definito “un piccolo sfigato”. “Ma non aveva niente dell’estremista”, concordano tutti. Non frequentava moschee, ha detto al New York Times la sorella. Il momento della rottura: “dopo il carcere”, dice il padre. La prima volta nel 2010, dove conosce Salah Abdelslam, altro uomo del commando di Parigi ancora in fuga. L’avvocato Chateau ha seguito Abaaoud per diversi episodi di microcriminalità sempre più violenti, anche rapine a mano armata: dice di averlo visto per l’ultima volta nel 2013. Finisce in Siria perché -dice- si setnte braccato. Tiene un diario su Facebook. Rilascia interviste al giornale dell’Isis. Riprende conil telefonino un carico di cadaveri e diventa un capo militare. Racconta di essere tornato in Belgio, scappando nuovamente verso la Siria: “C’era la mia fotografia ovunque, sono stato fermato da un agente che non mi ha riconosciuto. Questo non è altro che un regalo di Allah”. E’ lui a rapire il fratello di 13 anni per farlo arruolare in Siria, lui a contattare ragazze in Spagna sui social netwoek per convincerle a ripopolare il Califfato.
E Marco Zatterin da Bruxelles interpella i dirigenti della scuola cattolica Saint Pierre: “Allievo della scuola cattolica. ‘Ma lo cacciammo per per bullismo’” (l’ha frequentata con i fratelli solo un anno al cambio del secolo).
Ancora su La Repubblica un commento firmato da Alexander Stille: “Perché l’Is non deve cambiarci la vita”, “Sembra una super potenza ma ha già perso il 25 per cento del territorio”.
Alle pagine R2 de La Repubblica Carlo Bonini, Giuliano Foschini, Anais Ginori, Daniele Mastrogiacomo e Fabio Tonacci, a una settimana dalla strage di Parigi, ricostruiscono “la cronaca di una notte che nessuno potrà mai dimenticare”. “La storia della Francia e dell’Europa è cambiata in 40 minuti”, scrivono. Qui dunque le ricostruzioni, quel che accadde allo Stade de France, gli sms tra i membri del commando, la beffa di Salah al posto di blocco.
Il Corriere intervista il “più famoso giornalista israeliano” Nahum Barnea, appena tornato in Israele dopo esser passato per Parigi, Bruxelles e Roma. Dice:”L’Isis ha più successo in Belgio che in Palestina. Puoi anche dire che c’è un legame con la Baader Meinhof o con le Brigate Rosse: il terrorismo è terrorismo. Ma non credo ci sia una attrazione forte. Gli amici di uno dei terroristi di Parigi mi hanno detto che era solo un piccolo delinquente, viveva spacciando droga e bevendo alcool, altro che buon musulmano. Questi ragazzi non sanno niente di religione come non sanno niente di Palestina”.
La Stampa intervista Mohsin Hamid, scrittore anglo-pakistano autore de “Il fondamentalista riluttante”: “I nostri morti non sono di serie B. Noi pachistani in lotta contro l’Isis”, “Terroristi psicopatici, non islamici. Un governo mondiale per la pace”.

La risposta al terrorismo

La Stampa: “Fortezza Schengen”, “Per l’Europol altri attentati sono probabili. La Ue vuole misure ad hoc sulla sicurezza. Quali sono? E cambieranno le nostre vite?”. E’ Marco Zatterin da Bruxelles a focalizzare l’attenzione sulle risposte che verranno date al vertice dei ministri dell’Interno e della Giustizia Ue di oggi. I primi due passi previsti: giro di vite ai controlli sulla frontiera esterna dell’Ue e schedatura dal 2016 per i passeggeri dei voli anche intracomunitari. Ci saranno quindi controlli sistematici e coordinati anche sugli individui che beneficiano della libera circolazione all’interno dell’Ue nello spazio Schengen. Da gennaio, Europol lancerà “Ectc”, Centro europeo antiterrorismo, nel quale gli Stati potranno aumentare lo scambio di informazioni e coordinamento sul fronte anti-terrorismo.
Su La Repubblica la corrispondenza da Bruxelles: “Schengen sotto accusa, ‘Alle frontiere esterne anche i cittadini europei saranno controllati’”, “Sul tavolo pure nuovi accordi per il coordinamento tra le polizie nazionali”.
Sul Sole 24 ore si legge che nella riunione di oggi i ministri degli Interni della UE decideranno di introdurre “controlli sistematici alle frontiere esterne” anche per i cittadini europei. Si parla di “controlli di identità sistematici e coordinati” e di un possibile “rafforzamento della collaborazione intergovernativa” attraverso “l’inserimento nelle banche dati europee della identità dei sospetti combattenti stranieri”. Secondo lo stesso quotidiano una “mini Schengen” rimarrebbe in vigore per un piccolo nucleo di Paesi, senza controllo di identità. Sarebbero Olanda, Belgio, Austria, Germania e Lussemburgo.
Sullo stesso quotidiano Adriana Cerretelli scrive della “ironia” per cui la Francia, “la stessa che ai tempi di Mitterand offriva asilo sicuro ai terroristi italiani”, sia oggi promotrice della “linea più dura” dei “controlli a tappeto alle frontiere esterne, cittadini UE compresi”
La Repubblica, con Bernardo Valli, si occupa tanto di Abaaoud che delle falle della sicurezza Ue: “Quel sorriso di Abaaoud che ha beffato gli 007 d’Europa”, “Il blitz che ucciso il terrorista non cancella l’incapacità di coordinamento del sistema”.
Sul Giornale: “Belgio, il flop dei controlli nel laboratorio dei terroristi. Quattro dei jihadisti di Parigi erano noti a Bruxelles ma non sono mai stati arrestati. Lassismo e porte aperte all’origine del disastro”.
Su La Stampa a pagina 2 Maurizio Molinari da Gerusalemme: “Convivere con il terrore, l’esempio di Tel Aviv”, “Anche ieri un attacco. L’autodifesa dei cittadini”. Controlli hi tech, massiccia presenza di sicurezza , ma soprattutto capacità dei cittadini si rispondere agli attacchi, capacità dei singoli di reagire al pericolo. Anche perché Israele ha un esercito di leva dove ogni uomo serve per tre anni e ogni donna per due, continuando ad essere chiamati come riservisti.
Su La Repubblica, intervista a Bernard Kerik, che era a capo della polizia di New York l’11 settembre: “Fiducia e informazione, così a New York evitammo il panico”.
Alle pagine delle “Idee” de La Repubblica gli interventi di Richard Ford (“’Shock’, ‘Noi’, ‘sicurezza’, le parole mute dopo le stragi”, “dopo gli attentati di Parigi il nostro linguaggio ha ancora lo stesso senso?”), Van Reybrouck, lettera aperta al presidente francese Hollande (“Monsieur le Président, eviti, la prego, gli errori di Bush”).
Su La Repubblica: “Terrore in Israele, cinque morti in poche ore, ‘E’ come Parigi’”, “Le azioni condotte da 2 palestinesi armati di coltello e pistola. Netanyahu: ‘Basta islam radicale’”.
Anche su Il Giornale: “5 morti. Netanyahu: noi vittime come a Parigi. Due persone accoltellate a Tel Aviv, poi un palestinese apre il fuoco a Gush Etzion, in Cisgiordania”. Si spiega che c’era il timore di nuovi attentati: “La decisione di Netanyahu di mettere fuori legge il movimento dello sceicco Red Salah, una sigla finanziata da Hamas e dalla Fratellanza egiziana” aveva provocato la proclamazione di uno sciopero generale .
Ancora su La Repubblica un commento firmato da Alexander Stille: “Perché l’Is non deve cambiarci la vita”, “Sembra una super potenza ma ha già perso il 25 per cento del territorio”.
Il Sole offre un ampio articolo sui dati del rapporto annuale della Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, presentato nel maggio scorso. Il 99,9 per cento delle operazioni sospette secondo il rapporto sono per l’ipotesi di riciclaggio. Nel corso dell’anno quelle sospettate di finanziare il terrorismo sono state 93, mentre nel primo semestre del 2015 c’è stata una forte inversione di tendenza  (131 operazioni sospette). In totale le operazioni sottoposte a congelamento assommano a oltre 30 milioni di euro e oltre 3,5 miliardi di dollari.
Sul Corriere si legge della “piccola disavventura” vissuta dal centrocampista della Roma Nainggolan, che secondo il quotidiano belga Dernière Heure è stato scambiato per un terrorista nell’albergo di Anversa dove si trovava. Alcuni clienti hanno chiamato la polizia. Inevitabile il selfie con gli agenti.
Sul Corriere Massimo Franco firma un retroscena in cui si racconta della “sfida” del Papa ai servizi segreti americani, durante la recente visita negli Usa. Bergoglio si sarebbe opposto alla proposta Usa di far passare sotto il metal detector tutta la delazione vaticana, compreso il Segretario di Stato Parolin e il comandante dei gendarmi. Alla fine la procedura è stata cambiata ma “una scia di nervosismo” è  rimasta. Per esempio durante una visita in una scuola di Harlem il Papa si è  avvicinato ad alcuni genitori e studenti, il secret Service Usa ha tentato di bloccarlo, “I gendarmi vaticani si sono incuneati tra gli agenti con un gioco discreto di gomiti” .

La risposta militare (Siria)

Su La Stampa: “Mosca intensifica i raid. Bombe sul petrolio dell’Isis”, “Putin aumenta la pressione militare sul Califfato con gli ‘alleati’ francesi. Obama martedì incontrerà Hollande per spingere la caduta di Assad”. Di Maurizio Molinari.
Su L’Unità: “Assad detta le condizioni: chi sta con Mosca sta con me”, “Strada ancora in salita per un’alleanza anti-Daesh: lo scoglio resta Damasco”. Ne scrive Umberto De Giovannangeli, riferendo le parole pronunciate dall’ambasciatore siriano a Mosca, Haddad: “qualsiasi intervento militare in Siria contro il terrorismo non coordinato con Damasco, compreso quello francese, sarà considerato un’aggressione”, “qualsiasi Paese che coordinerà le sue azioni con la Russia, le coordinerà automaticamente anche con il governo siriano”.
Sulla stessa pagina un intervento di Andrea Romano: “Se l’Occidente scommette sul ritorno in pista dello zar Putin”, “Mosca evoca Hitler per chiamare ad una coalizione anti-Isis. Le convergenze sono possibili e aprirebbero ad una nuova stagione dei rapporti con la Russia”.

L’allarme in Italia

L’Unità: “Allarme sui cinque foreign fighters già tornati in Italia. Tutti al nord”, “La segnalazione di Dea e Fbi già analizzata dagli esperti. I rischi della rotta balcanica per il transito di uomini e armi”.
La Stampa: “Il giorno dei falsi allarmi. Paura a Roma e Milano e metropoli evacuate”, “Dopo l’allarme Fbi si moltiplicano segnalazioni di pacchi sospetti. Renzi: no all’isteria, bisogna vivere. Giubileo, estesa la no-fly zone”.
Su La Repubblica il sondaggio e l’atlante politico di Ilvo Diamanti: “’Gli attentati di Parigi minacciano anche noi’. Un italiano su due è pronto a cambiare stile di vita”, “Otto persone su dieci ritengono che l’attacco non riguardi solo la Francia. ‘Chiudere le frontiere’”.
E alla pagina seguente Fabio Bordignon scrive che il 72% accusa gli integralisti ma dice no a “guerre di religione”. Tra gli elettori di Lega e Fi raddoppia la quota di quanti ritengono che “siamo in guerra”.

Politica italiana

La Stampa: “Dieci milioni alle ‘Olgettine’. Per Berlusconi chiesto il processo”, “Ruby ter, l’accusa è di averle spinte a non parlare delle ‘cene eleganti’”, “Il tribunale dovrà decidere su una corruzione in un procedimento nel quale il Cavaliere è già stato assolto”.
Sul Giornale Augusto Minzolini scrive che la richiesta di rinvio a giudizio per Berlusconi al processo cosiddetto Ruby ter conferma che “non basta” aver “espulso” il leader di Forza Italia da Parlamento, bisogna “liquidarlo dalla scena politica” e persino “privarlo della cittadinanza italiana”. Nella pagina dedicata al merito si legge che “il processo fa già acqua”. “Dai soldi di cui non c’è traccia alle assoluzioni, ecco perché l’accusa di corruzione in atti giudiziari non regge”.
Il Sole: “Ruby ter, chiesto  processo per Berlusconi. I pm: pagò  10 milioni le Olgettine per dire il falso in Aula. Forza Italia: persecuzione”.
La Repubblica: “’Processate Berlusconi, ha comprato il silenzio di venti Olgettine con 10 milioni di euro’”, “La Procura di Milano chiude l’indagine e contesta all’ex premier il reato di corruzione in atti giudiziari. Rischia il processo anche la senatrice Maria Rosaria Rossi”.

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