Il M5S si spacca sul cappellino

Il Corriere: “Accuse e sospetti tra i 5 Stelle. Documento dello staff di Grillo: troppi errori, abbiamo spaventato. L’ira del leader”. E poi: “Renzi alla direzione Pd: cambiamo l’Italia e l’Europa”. Il titolo di apertura è dedicato al pacchetto di misure economiche annunciate dal governo: “Le nuove misure per la competitività. Confindustria: ora riforme, non deludeteci”. “Il pacchetto del governo per le imprese”. E poi il titolo sulla sentenza della Cassazione: “Migliaia di piccoli spacciatori potrebbero tornare in libertà”, “dopo la sentenza sulle droghe leggere distinte da quelle pesanti”.

La Repubblica: “’Così abbiamo perso’, i 5Stelle contro Grillo. Renzi: cambierò il Pd”, “Dossier segreto accusa l’ex comico, polemica su Farage. Il premier attacca la Ue: le risposte son insufficienti”.
La foto in apertura è per Giovanni Berneschi, ex Carige: “La cupola dei banchieri che ricattava Genova”, è il titolo dell’analisi di Gad Lerner.
Di spalla a destra: “Dirsi addio in sei mesi. Il divorzio diventa breve”, “Primo sì alla Camera. Se non è consensuale durerà un anno”.
In taglio basso: “Imprese, pronto lo sconto fiscale”. Con foto del presidente di Confindustria.

La Stampa: “Confindustria a Renzi: ‘Ha i voti, non deluda’”, “Grillo-Farage, ira 5Stelle. Caos per un documento contro il leader”.
Sotto la testata: “Piccolo spaccio, fuori 10 mila detenuti”, “Via libera della Cassazione alla riduzione delle pene, condanne definitive da rivedere”. E a destra: “Divorzio breve, sei mesi per dirsi addio”.
La foto-notizia è dedicata al pullman che si è ribaltato ieri nel bellunese: “Paura sul bus delle promesse del nuoto”.

Il Fatto: “Il dossier anti-Grillo spacca M5S”, “Flop e Farage”, “Un documento dello staff mette sotto accusa la comunicazione elettorale del Movimento: ‘Abbiamo trasmesso ansia e supponenza’. Il leader e il guru Casaleggio furiosi. Tra i parlamentari e in Rete scoppia anche la contestazione per il feeling con l’esponente xenofobo inglese: ‘È peggio della Le Pen’”.
A centro pagina, foto del presidente di Confindustria: “Anche Squinzi si ravvede: viva il governo”.
A centro pagina attenzione anche per le ferrovie: “Ferrovie dello sfascio, viaggiatori abbandonati e poltrone agli amici”.

Il Sole 24 Ore, con foto di Giorgio Squinzi: “Costruire un’Italia nuova, priorità a crescita e lavoro”, sulla assemblea di ieri di Confindustria. “Squinzi: forte mandato a Renzi, ora le riforme, non deluda il Paese”.
Di spalla: “Renzi alla direzione Pd: il lavoro prima di tutto, l’Italia tracci la strada Ue”.

L’Unità: “Riforme e lavoro entro l’estate. Renzi alla Direzione Pd: ‘Le risposte che l’Ue ha dato alla crisi non sono state sufficienti’. ‘Ha scritto bene Reichlin su L’Unità: siamo il partito della nazione. Senato, possibili alcune correzioni”.

Il Giornale: “Renzi e Alfano liberano migliaia di spacciatori”. A centro pagina: “Alla Camera il complotto anti Cav”. “Ok alla proposta Brunetta, l’Aula discuterà di una commissione di inchiesta”. Di spalla: “Via all’asse Lega-Forza Italia, Ncd agli stracci”.

 

M5S, destra europea

“Lo staff processa strategia e slogan. Un altro terremoto tra i 5 Stelle. ‘Percepiti come distruttivi’. Il gelo del leader. Grillo vedrà i parlamentari”. Il Corriere della Sera racconta del documento elaborato dallo “staff comunicazione” del Movimento 5 Stelle, che ieri ha contribuito a “gettare scompiglio” tra i militanti. Il documento dice che “Renzi ha saputo trasmettere serenità costruttiva, mentre noi energia sì, ma ansiosa e fatta percepire dai media e dagli altri competitor come distruttiva”. “I parlamentari del M5S non sono ancora percepiti come affidabili. Si ritengono poco concreti, la battaglia sull’articolo 138 l’hanno capita ben pochi”. “Mancano di umiltà e a volte sono percepiti come saccenti”. “Il documento – secondo indiscrezioni – ha letteralmente mandato su tutte le furie i due leader pentastellati, al punto tale che potrebbe avere ripercussioni sull’organizzazione dello staff”. Critiche anche alla scelta di non andare in tv.
I fondatori lo avrebbero definito “autolesionistico”. Lo scontro però “viene ridimensionato da fonti parlamentari alla Camera”, e anzi una “doppia assemblea di deputati e senatori ieri” avrebbe rasserenato il clima. Il quotidiano dà anche conto della discussione sulla opportunità di una alleanza con l’Ukip di Farage. Grillo vedrà i parlamentari la prossima settimana, probabilmente martedì.

Anche sul Sole 24 Ore: “M5S, scontro sul voto e sull’alleanza con Farage”. “Alla Camera spunta un documento critico sulla gestione della campagna”. Il quotidiano spiega che il documento è stato mandato nei giorni scorsi a Grillo e Casaleggio, e che sarebbe dovuto rimanere segreto. Il Sole scrive anche dell’analisi sull’impatto tv del “cappellino” di Casaleggio, firmata da Silvia Virgulti “tv coach e collaboratrice dei gruppi” parlamentari, che avrebbe dato una “valutazione negativa” della immagine di Casaleggio in tv, definita ‘inquietante’.

“Sono pazzi”, avrebbe urlato il guru del M5S Casaleggio leggendo il documento segreto che lo staff della comunicazione dei parlamentari avrebbe inviato ai deputati del movimento. Vi si legge, tra l’altro, che gli eletti “non sono ancora percepiti come affidabili”, “mancano di umiltà e a volte son percepiti come saccenti”, “se si decide di voler raggiungere il 51% allora bisogna adeguare il messaggio e far ricorso a strumenti appropriati (tv in prima istanza)”. Secondo La Repubblica, poi, tanti pentastellati rabbrividiscono all’idea di un’intesa con la destra euroscettica britannica di Nigel Farage: e Daniela Aiuto, neo-eletta M5S all’Europarlamentto, intervistata dal quotidiano, dice: “Con gli xenofobi nessuna alleanza”. Più esattamente, spiega: “Se sui temi non c’è condivisione, non può esserci alcun affiancamento con l’Ukip”, ma “non posso darle un giudizio definitivo perché non conosco Ukip, né le altre forze”. E la pagina di fianco offre ai lettori un florilegio delle dichiarazioni di Farage e di esponenti del suo partito: “Gay, immigrati, stupri, l’alfabeto da brividi dei populisti dell’Ukip”. Farage: “Non vorrei avere dei rumeni come vicini di casa”. Gerard Batten: “Bisognerebbe vietare di costruire moschee nel nostro Paese”. Dave Small (espulso): “Il nostro Paese è diventato un immondezzaio pieno di scrocconi stranieri che vengono qui a farsi mantenere”.

Il Fatto: “Il Grande Fratello di Grillo”, “Gli addetti alla comunicazione M5S criticano la campagna elettorale del leader: sbagliato andare da Vespa”. I racconta, più precisamente, che all’assemblea dei deputati e senatori ha fatto la parte del grande imputato Rocco Casalino, giornalista pubblicista, che pare sia colui che decide chi mandare in tv. Difende la scelta di Grillo in tv da Bruno Vespa, ma un parlamentare anonimo dice: “inutile apparire da Vespa con un tono pacato e sul palco come fustigatore”.

Sul “partner inglese” dell’Ukip, Caterina Soffici, da Londra, racconta “l’allegra banda Farage”.

“Perché va studiata la destra europea” è il titolo dell’analisi di Nadia Urbinati che compare in prima su La Repubblica: “il partito del ‘no Europe’ – scrive Urbinati – ha un peso che non può essere ignorato e rappresenta un pericolo che non deve essere sottovalutato. Demonizzarlo, però, non serve”, “le destre nazionaliste non dismettono il linguaggio dei diritti, ma lo reinterpretano in modi che sono, purtroppo, accattivanti soprattutto per chi più subisce gli effetti della crisi: i diritti degli eguali, dei connazionali, contro gli altri”, “diritti come possesso privilegiato degli uguali: è questa filosofia identitaria che mette a rischio il progetto europeo”.

 

Pd

Su La Stampa, attenzione per la Direzione Pd riunitasi ieri: “Matteo riallinea tutti i rottamati”, “Da Bersani a D’Alema. Manca solo Enrico Letta”. Alle pagine interne: “Da Bersani a Marini e D’Alema, Matteo ammutolisce i rottamati”, “Verso l’accordo: nomine condivise con lealtà parlamentare”, “Si rivede anche Veltroni, manca solo Enrico Letta. Nessun intervento critico”. E sulla stessa pagina: “La grandeur di Renzi: ‘Il Pd ora diventi partito della nazione’”. E si riferiscono le parole del segretario-premier: “Ho letto un articolo di Alfredo Reichlin su L’Unità: ha ragione a parlare di partito della nazione, perché il consenso ci impone di provare a cambiare in modo forte l’Italia e l’Ue”, “Il Pd deve diventare il partito d’Italia, votato -come accaduto stavolta- dalla volontaria del tortellino e dall’artigiano del Nord-Est”.

Su La Repubblica: “Renzi: ‘Partito nazione’. E dentro Scelta civica e Sel, scatta il progetto di fusione”. Secondo La Repubblica anche Monti è per l’unificazione, visto che ha detto: “Scelta civica non ci sarebbe se Renzi avesse vinto contro Bersani”. Sullo stesso quotidiano si scrive che “alla fine neppure Renzi ha resistito al mito delle Frattocchie”: “serve una campagna di formazione politica”, ha detto. Ma la scuola politica che ha in mente Renzi dovrà essere innovativa: “si dovranno studiare anche le fiction tv”, ha detto il presidente del Consiglio e segretario Pd. E si citano gli esempi: Homeland, House of cards, West Wing.

Il Fatto: “Renzi parla alla direzione dei Democratici. E quando qualcuno chiede la parola viene zittito dalla platea: ‘Noooo’. Stanno tutti cambiando verso”. Per il quotidiano, con il 40 per cento delle europee Renzi “rottama il dissenso interno”, “tutti gli oppositori” in direzione lo ringraziano e c’è un accordo in vista su Italicum e riforma del Senato.

Su L’Unità: “Renzi sprona il Pd, subito riforme”, con il premier che “rilancia su legge elettorale, nuovo Senato e lavoro”. Quanto all’assetto interno, il quotidiano parla di “pax renziana” e della costruzione di una “direzione unitaria”. Si cita il bersaniano D’Attorre, che ieri ha detto: “Matteo Renzi ha detto una cosa che sento di condividere: la segreteria non deve essere completata con la logica correntizia, bisogna seguire il criterio delle competenze a seconda dei ruoli che si devono rivestire”. La prossima assemblea nazionale dovrà eleggere il presidente, e votare sulla nuova segreteria messa insieme da Renzi, visto che molti degli attuali membri fanno parte del governo.

Il Giornale sintetizza così la riunione di ieri: “Renzi detta legge al Pd: per mantenere il 40 per cento dovete solo seguirmi”. Si scrive di una “Direzione soggiogata” dal segretario. E sul consenso nei confronti del segretario si cita il renziano Giachetti: “Due anni fa ci voleva il binocolo per vedere un parlamentare che stesse con Renzi. Ora non basta il più potente grandangolo a inquadrarli tutti”.

Secondo il Corriere il “leitmotiv” nel Pd è “tutti in maggioranza”, e anche “i turchi di Matteo Orfini, terza colonna del nuovo Pd, lo hanno intonato prima degli altri: anche loro entreranno in segreteria e non hanno rinunciato a prendersi la presidenza. Se si escludono personalità indipendenti come Rosy Bindi, restano da conteggiare l’area di Cuperlo e quella di Civati”.

 

Forza Italia

“L’abbraccio con Salvini spacca Forza Italia”, titola La Stampa dando conto della mancata presenza di Berlusconi alla conferenza stampa con il segretario leghista per annunciare il sostegno ad alcuni referendum del Carroccio (abolizione della riforma delle pensioni Fornero e reintroduzione del reato di immigrazione clandestina): Berlusconi “frenato dai suoi diserta all’ultimo l’incontro”. C’erano invece i capigruppo di Fi alla Camera e al Senato (Renato Brunetta e Paolo Romani), oltre al consigliere politico Giovanni Toti. La sera prima, in ufficio di presidenza, mezzo partito meridionale, gli si sarebbe rivoltato contro: da Fitto a Saverio Romano, da Renata Polverini e Mara Carfagna, compreso Antonio Tajani, sarebbero inorriditi dalla “svolta lepeniana della Lega, con venature xenofobe tali da mettere in allarme la comunità ebraica romana”, scrive il quotidiano.

La Repubblica: “’Traditori come Alfano, vogliono esautorarmi’. Berlusconi gela Fitto e i tifosi delle primarie”, “Tajani e Toti lo avvisano: il Ppe non tolera patti con la Lega. E salta la foto insieme a Salvini”.

 

Lavoro, Confindustria

La Stampa mette in evidenza le parole pronunciate dal presidente di Confindustria ieri all’assemblea anuale e le riassume così: “’Il voto rafforza Renzi. Adesso faccia le riforme’”, “Squinzi al governo: bisogna creare lavoro e reddito. Non deludeteci”. Sulla stessa pagina, il retroscena punta l’attenzione sulla decisione del presidente del Consiglio di non partecipare all’assemblea (è intervenuta invece il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi): “Il premier non si fa vedere. La strategia è evitare la tribuna che sa di casta”. Tuttavia intenderebbe partecipare agli appuntamenti locali: “gli applausi degli imprenditori – scrive Roberto Giovannini – se li vuole andare a prendere in loco, nel Veneto, la terra della piccola e media industria”, come accadrà a giugno a Vicenza e Treviso.

Su Il Fatto: “Confindustria si arrende all’avanzata del Pd di Renzi”, “Mesta assemblea annuale degli industriali: ‘La crisi non è finita’”. E sulla stessa pagina: “Squinzi, Camusso e gli altri, come profughi” (Disperati. Profughi aggrappati a una zattera di apparati sindacali condannati all’irrilevanza. E quindi compagni, padroni e operai uniti nella lotta per la sopravvivenza agli sberleffi di Matteo Renzi”, scrive Giorgio Meletti).

La Repubblica: “Nuovo clima tra gli imprenditori: ‘C’è stabilità, ora tocca a noi’”, “Il leader degli industriali ha fatto un vero e proprio endorsement per l’esecutivo Renzi”.

Sul Corriere della Sera l’editoriale è firmato da Dario Di Vico, ed è titolato “Il primato della politica”. Si parte dalle parole che il Presidente della Confindustria Squinzi ha riservato al governo Renzi, perché Squinzi “non solo ha riconosciuto la forza del mandato popolare” di Renzi ma ha anche aggiunto che questo “testimonia la voglia di cambiamento che c’è nel Paese”. Parole che sono l’ammissione della fine delle “liturgie” nelle relazioni tra le parti sociali. Che tuttavia continuano a svolgere un ruolo, perché “la dialettica politica-società è un bene prezioso, solo che per farla vivere i protagonisti sono chiamati a un sovrappiù di elaborazione e coerenza…e non sarebbe male che si recuperasse un’analisi più ricca di ciò che è successo in sei anni di Grande Crisi”.

Dello stesso tema parla Alberto Orioli, sul Sole 24 Ore, in un commento dal titolo “Il test di riformismo e la sfida ai sindacati”. Dice Orioli che “è venuto il tempo di uscire dall’astrattezza – tutta ad uso politico – del considerarlo come una nuvola di diritti, garanzie e procedure astratti e non come un’attività di persone in carne e ossa che dal lavoro devono trarre identità sociale e reddito. La priorità dev’essere la creazione del lavoro di cui oggi c’è scarsità e la sua remunerazione. Non la regolazione dei rapporti di lavoro, che è questione successiva ed è stata per troppo tempo una coltre soffocante e ingannatrice sulle reali priorità”. Insomma: “Non sono le regole a fare il lavoro ma – come ha detto ieri il presidente della Confindustria – ‘con regole sbagliate lo si può distruggere’”. E dunque è “meritoria” l’opera del ministro Poletti sul decreto sui contratti a termine senza causale , ma occorre fare altro: “Non è solo questione di rendere più semplici i licenziamenti per superare l’antico timore dell’imprenditore che non vuole rischiare il ‘matrimonio a vita’ con i propri dipendenti; né è solo questione di incentivare questa o quella modalità di assunzione” ma soprattutto “di ridurre ancora di più il peso del cuneo fiscale e parafiscale sul lavoro italiano a tempo indeterminato (perché come è oggi risulta spiazzato dai costi dei concorrenti, se è di 10 punti sopra la media Ue e di 17 su quella dei Paesi Ocse) e alla necessità di ancorare con maggiore precisione le retribuzioni alla produttività e al merito”. E, quanto alla contrattazione, “non liturgie negoziali, ma una diffusione veloce di intese di secondo livello sul salario di produttività.  La concertazione è pratica che il Governo ha archiviato e, anzi, nell’impeto di disintermediazione della società, l’Esecutivo rischia di gettare oltre all’acqua sporca dei veti paralizzanti, anche il bambino della coesione sociale”, scrive Orioli.

 

Internazionale

Il Corriere della Sera: “Peres-Abu Mazen l’8 giugno da Francesco”, scrive il Corriere della Sera. L’incontro annunciato dal Papa nel suo viaggio in Terrasanta ci sarà domenica 8 giugno in Vaticano. “Sarà un incontro di preghiera”, non “per cercare soluzioni”, aveva precisato il Papa qualche giorno fa.
Lo stesso quotidiano scrive che Russia, Kazakhstan e Bielorussia ieri hanno firmato l’intesa per la creazione dell’Unione economica euroasiatica “che nei sogni di Vladimir Putin avrebbe dovuto essere l’erede dell’Urss”, il cui scioglimento fu definito da Putin stesso “una delle più grandi catastrofi del secolo” . E’ una unione economica che non tocca la sovranità dei Paesi che ne fanno parte, e soprattutto non comprende l’Ucraina, ricorda il quotidiano. Ma è comunque un importante risultato per Putin, dopo il maxi accordo con la Cina.

Anche sul Sole 24 Ore: “Putin battezza l’Unione euroasiatica”. Si aspettano i prossimi ingressi di Armenia, Kirghizistan e – “presto o tardi” – dell’Ucraina, scrive il quotidiano. In un commento il quotidiano di Confindustria scrive: “Putin fa la sua unione, Kiev si avvicina alla Ue”, dove si ricorda che il Presidente ucraino Poroshenko ha fatto sapere che subito dopo il suo insediamento,il 7 giugno, firmerà l’accordo di associazione commerciale con la Ue”.

 

E poi

Tutti i giornali parlano dell’approvazione della legge sul cosiddetto divorzio breve. Su L’Unità: “Divorzio, basterà un anno”, e “se c’è l’accordo si chiede dopo sei mesi”. La legge è stata approvata con 381 sì (i relatori erano Moretti di Forza Italia e D’Alessandro di FI) 30 no, (“dissenso tra i teocon e i Popolari per l’Italia) e 14 astenuti. La legge deve essere votata dal Senato.

Altro argomento sulle prime pagine oggi è la sentenza della Cassazione sulle droghe leggere. La Repubblica parla di “decisione storica”  della Cassazione, e ricorda che si parla dei condannati definitivi per droghe leggere che “potranno chiedere ai giudici di ricalcolare la pena e rispettare così, evitando disuguaglianze incostituzionali”. La possibilità di ricalcolare la pena “potrebbe far uscire di cella tra i 3 e i 4mila detenuti”. Luigi Manconi, intervistato dallo stesso quotidiano, dice che “ancora una volta la magistratura provvede là dove la politica non fa, o tarda a fare”.
Anche sul Corriere il commento di Giovanni Bianconi è titolato “La supplenza dei giudici”.

Della possibilità di una donna al Quirinale parla sul Corriere della Sera Venanzio Postiglione: quello del sesso e anche quello dell’età sono limiti che sarebbero da superare, dice.

Ancora sul Corriere da segnalare l’articolo di Nando Pagnoncelli, che parla dello “spread” tra sondaggi e risultati veri alle elezioni. Per Pagnoncelli le ragioni del flop sono l’infedeltà degli elettori e la offerta politica che varia troppo velocemente.

Il Giornale intervista Smiti Tanya Gupta, lettrice di lingua Hindi alla Università la Sapienza di Roma, che parla delle due sorelle struprate e poi suicidatesi in India. “L’ira dei maschi è esplosa con il boom economico”. “Gli uomini non tollerano l’emancipazione arrivata con la crescita”.

Sul Corriere viene intervistato David Mixner, 67enne storico attivista per i diritti civili, definito da Newsweek “il gay più potente d’America”. Negli Usa ormai il 59 per cento degli elettori è favorevole ai matrimoni gay, e dunque “il voto Lgbt è molto importante, pesa due volte di più di quello ebraico”. La comunità Lgbt ha dato a Obama la percentuale di voti più pesante dopo gli afroamericani. E per il futuro “Hillary Clinton è la nostra candidata”.

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