Il golpe che gli americani non volevano

Il Corriere della Sera: “Usa-Ue, duello sul Berlusconi”. “Il caso riaperto dalle dichiarazioni di Geithner, nel 2011 ministro del Tesoro americano”. “L’ex premier: così a Cannes capii che c’era un complotto”.
In alto l’inchiesta su Expo, e si scrive che la Procura di Milano sarebbe “divisa”: “Bruti: Robledo intralciò le indagini”.
Da segnalare anche una intervista al Sottosegretario Delrio: “Pagamenti alle imprese: la maggior parte nel 2015”.

La Stampa: “Expo, nuova lite in Procura. Ci sono altri appalti truccati”, “Bruti Liberati: Robledo intralciò l’indagine. Renzi: noi più forti dei ladri”.
In apertura a sinistra si torna poi sulle notizie che proprio questo quotidiano aveva lanciato, offrendo anticipazioni del libro dell’ex ministro del Tesoro Geithner sugli “officials” europei che avrebbero voluto la fine del governo Berlusconi nel novembre 2011: “Dopo Geithner torna il caso sulla caduta di Berlusconi”.
Sotto la testata: “Alfano all’Europa: ‘Fermiamo i barconi dei profughi in Africa’” e “Arriva il servizio civile universale per centomila giovani”.
A centro pagina, foto dei minatori di Soma: “Turchia, crolla una miniera: 150 morti”.

La Repubblica: “Expo, così la cupola portava i pizzini ad Arcore e a Maroni”, “Renzi: ce la faremo. Grillo: fermare tutto, è una rapina”, “Greganti in cella: ‘Ci sono abituato’. Scajola, nuovi indagati”.
A centro pagina: “Scontro Europa-Usa su Berlusconi”, “Bufera sulle rivelazioni di Geithner. Il Cavaliere: è la prova del golpe”.
In evidenza la foto della cancelliere tedesca, che rimanda ad un’intervista con copyright Funke Medien Gruppe: “Io parlo sempre con Putin. Il dialogo è l’unica via praticabile”.

Il Fatto: “Pd panico Grillo”, “Democratici assediati su tre fronti. La paura del voto sull’arresto di Genovese, che potrebbe nascondere imboscate interne e del M5S per salvare il deputato. Il timore che i sondaggi siano gonfiati e i 5Stelle valgano di più. E i danni per l’inchiesta Expo. Il veleno dei bersaniani: ‘Chissà se alle Europee finisce pari…’”.
A centro pagina, su Expo: “Greganti, il fantasma del Senato”, “Gli investigatori lo seguivano: ‘Andava in Parlamento, ma ci siamo dovuti fermare all’ingresso’. Peccato che nei registri di Palazzo Madama del ‘compagno G’ non c’è traccia. Come e grazie a chi entrava?”.
E a centro pagina, ancora su queste vicende giudiziarie: “Sogin: spese pazze per borse Vuitton, gioielli e biliardini”. Ci si riferisce alla carta di credito nelle disponibilità dell’ex Ad Giuseppe Nucci: “In un esposto in Procura gli acquisti a spese dell’azienda pubblica del manager indagato per i rapporti con i faccendieri di Milano”.
Infine, su questo fronte, ma in Procura: “Guerra nel pool: ‘Così Robledo intralciò le indagini”, “L’accusa di Bruti Liberati”.

Il Sole 24 Ore: “Irap più leggera per le Pmi”. Presentanti gli emendamenti al decreto Irpef. Pagamenti in tre rate fino a dicembre per la rivalutazione dei beni”. “Bonus di 80 euro: Misure per non penalizzare le famiglie monoreddito”. Di spalla il discorso di Renzi a Milano: “Renzi, fermare i ladri, non i lavori dell’Expo”. “Squinzi: andare avanti”. A centro pagina: “Geithner, complotto anti Berlusconi. La Ue smentisce: Italia difesa da noi”.

Il Giornale: “Il complotto contro Berlusconi”. “Fuori i complici”. “Washington conferma le pressioni della Ue per far cadere l’ex premier. L’inquietante silenzio di Napolitano”. E poi: “Su Expo scontro al Csm, la Procura di Milano va in pezzi”. Un approfondimento del quotidiano definisce lo scontro in corso una “faida tra le toghe rimaste orfane dell’arcinemico”.
L’Unità: “Renzi: lo Stato più forte dei ladri”, sulla missione a Milano del premier insieme al Commissario anti-corruzione Cantone. A centro pagina, con foto: “Tornano i superstiti, scontro nella Ue”. E poi: “Berlusconi grida al ‘golpe’ europeo”. A fondo pagina: “La Corte Ue contro Google: ‘la privacy è un diritto'”.
 

Inchieste

In prima su La Repubblica: “dai verbali dell’indagine della Procura di Milano sull’Expo spuntano i pizzini a Berlusconi e Maroni: ‘Andavamo ad Arcore ogni lunedì’. Gli inquirenti hanno individuato le date in cui Gianni Rodrighiero, collaboratore di Gianstefano Frigerio, è andato nella villa dell’ex presidente del Consiglio”. Per il quotidiano, leggendo le 104 pagine con cui la Procura chiede l’arresto dell’ex manager Expo Angelo Paris, trovano ancor più credito i contatti tra il faccendiere Frigerio con Berlusconi e la Regione. In cinque date Rodighiero si trovava ad Arcore: il 22 novembre 2013, il 20 dicembre 2013, il 23 dicembre 2013, il 6 febbraio 2014 e il giovedì successivo, 27 febbraio. Agli inquirenti è bastato incrociare i telefonini degli indagati con la cella telefonica di Arcore.

Su La Stampa: “i pm scoprono altri appalti truccati”, “L’imprenditore Maltauro: versato un milione di euro di mazzette”. L’imprenditore vicentino avrebbe versato i soldi a Giuseppe Cattozzo, ex segretario Ucd ligure e factotum di Gianstefano Frigerio. Una rogatoria con la Svizzera è già stata avviata per andare a vedere nei “caveau” di Frigerio e dell’ex senatore Luigi Grillo, che sarebbero i veri destinatari dei soldi. Ma l’elenco degli imprenditori implicati sarebbe talmente lungo e documentato dalle indagini della Dda e della Guardia di Finanza, che inevitabilmente, secondo il quotidiano, scatterà presto una fase due delle indagini: un nuovo terremoto, come ai tempi di Tangentopoli, quando in Procura si formarono file di imprenditori per “confessare” corruzioni e tangenti. Ma se allora i soldi finivano ai partiti, ora si tratta di capire se i soldi si sono fermati ai “mediatori” che, a quanto pare, pullulano nella Pubblica amministrazione, perché se è vero che Grillo, Frigerio e Greganti sono indicati come ‘la cupola’ dei servizi e degli appalti negli ospedali lombardi, non bisogna dimenticare – scrive Paolo Colonnello – che per esempio, per i rimborsi agli ospedali su interventi e ricoveri, funzionava egregiamente il sistema Daccò-Formigoni peraltro inviso agli attuali eroi della tangente (“fanno la bella vita con i soldi pubblici”) i quali si vantavano di prendere denaro solo dai privati. Ciò che gli inquirenti vogliono capire, però, è come mai il trio che oggi tutti dichiarano dedito alla millanteria, riuscisse a farsi ricevere ai piani più alti del potere: Frigerio mandava pizzini ad Arcore, Greganti si faceva ricevere in Senato, Frigerio aveva pubblicato un libro nel 2102 con prefazione di Silvio Berlusconi.
Su Il Fatto: “Le coop rosse (di vergogna) tra inchieste e lotte sindacali”. Con foto dell’attuale ministro del Lavoro Giuliano Poletti, già presidente di Legacoop. E si riferisce delle accuse pesanti lanciate ad esempio dalla segreteria Cgil Camusso nei confronti delle cooperative: “Sappiamo bene che veniamo dalle stesse radici, ma proprio per questo ci indigniamo di più quando non si riesce a dare risposte al tema della falsa cooperazione, quando si usano appalti alla qualunque”.

L’Unità: “Renzi: lo Stato più forte dei ladri”, sulla missione a Milano del premier insieme al Commissario anti-corruzione Cantone. A centro pagina, con foto: “Tornano i superstiti, scontro nella Ue”. E poi: “Berlusconi grida al ‘golpe’ europeo”. A fondo pagina: “La Corte Ue contro Google: ‘la privacy è un diritto'”.

Sul Corriere un retroscena si sofferma sui poteri che dovrebbero essere assegnati a Raffaele Cantone. Sarebbe una proposta del Presidente della Lombardia Maroni: “estendere al magistrato i poteri previsti negli articoli 118 e 118 bis del Codice di Procedura Penale solo per il ministro degli Interni e per il presidente del Consiglio. Con questa norma, infatti, le due figure apicali hanno accesso riservato e diretto, per motivi di sicurezza nazionale e per evitare infiltrazioni mafiose, ai documenti delle inchieste della magistratura”.

 

Guerra in Procura

Scrive La Stampa che ormai in Procura di Milano è guerra “senza esclusione di colpi” “per dare la misura” della guerra in corso da alcuni mesi, il quotidiano cita un episodio denunciato dal una nota inviata lunedì scorso al Csm dal Procuratore di Milano Bruti Liberati a proposito dell’inchiesta Expo-Sanità. Si riferisce ad un doppio pedinamento che avrebbe potuto compromettere le indagini: il pm Robledo, “pur essendo costantemente informato del fatto che era in corso un’attività di pedinamento e controllo su uno degli indagati svolta da personale di polizia giudiziaria, ha disposto analogo servizio delegando ad altra struttura della stessa Gdf” e “solo la reciproca conoscenza del personale di Gdf che si è incontrato sul terreno ha consentito di evitare gravi danni alle indagini”, scrive Bruti Liberati. In Procura si schierano dunque su due fronti opposti i “filo” procuratore, ovvero Boccassini e Greco; e i “filo” Robledo, come un magistrato “storico” come Pomarici e Nicola Cerrato. Dunque, scrive La Stampa, se Robledo aveva accusato Bruti Liberati di “insabbiare” le inchieste qualche tempo fa e di tenerlo all’oscuro delle indagini, Bruti risponde contro-accusandolo di aver determinato “un reiterato intralcio” alle indagini Expo.

Su La Repubblica: “Bruti accusa Robledo: ‘Su Expo ha intralciato’. E al Csm è battaglia”.
Il Fatto: “Bruti spara a zero su Robledo: ha messo a rischio l’inchiesta”

 

Le prove del golpe

In una conversazione con Alan Friedman pubblicata dal Corriere della Sera proprio l’ex premier spiega che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, “già in giugno selezionava i tecnici per un potenziale esecutivo”.
“Non sono sorpreso. Nel 2011 nei miei confronti e dell’Italia, ci fu un movimento partito nel nostro Paese ma che poi si è esteso anche all’estero per tentare di sostituire il mio governo, eletto dai cittadini, con un altro esecutivo – dice Berlusconi – Già nel giugno del 2011, quando ancora non era scoppiato l’imbroglio degli spread, il presidente della Repubblica Napolitano riceveva Monti e Passera per scegliere i tecnici di un potenziale esecutivo e addirittura stilare il documento programmatico. Abbiamo saputo poi che ci sono state quattro successive tappe di scrittura, l’ultima addirittura di 196 pagine”.
E ancora: “Io avevo la contezza che stesse accadendo qualcosa e avevo anche ad un certo punto ritenuto che ci fosse una precisa regia. Al G20 di Cannes, addirittura, amici e colleghi di altri Paesi mi dissero: ‘Ma hai deciso di dare le dimissioni? Perché sappiamo che tra una settimana ci sarà il governo Monti’”. Su Obama: “Il presidente americano si comportò bene durante tutto il G20. Noi fummo chiamati dalla Merkel e Sarkozy a due riunioni in due giorni consecutivi e in queste riunioni si tentò di farmi accettare un intervento dal Fondo monetario internazionale (Fmi). Io garantii che i nostri conti erano in ordine e non avevamo nessun bisogno di aiuti dall’esterno e mi rifiutai di accedere a questa offerta, che avrebbe significato colonizzare l’Italia come accaduto alla Grecia. E cioè con la Troika, composta da un inviato della Banca centrale europea, dalla Commissione europea e dall’Fmi, che avrebbero trasformato l’Italia in un paese a sovranità limitata”. Secondo il Financial Times Obama, durante il vertice di Cannes del novembre 2011, avrebbe detto “I think Silvio is right”, a proposito della offerta di salvataggio del FMI rifiutata dall’allora premier: “credo anche che il presidente Obama stesse dalla mia parte quando insistevo per degli aiuti molto più solleciti alla Grecia riflettendo su quella politica di austerità che stava per essere ordinata a tutti i Paesi e sulla quale non ero assolutamente d’accordo”.

Su La Stampa: “Berlusconi: ‘Ecco le prove del golpe contro di me’”, “L’ex premier: ‘Geithner conferma il complotto’”. Nella pagina di fianco, lo stesso inviato a New York che ieri ha lanciato il caso, Paolo Mastrolilli, racconta “l’imbarazzo della Casa Bianca per l’alleato ‘radioattivo”, “Per alcuni consulenti di Obama Berlusconi era ‘un pericolo’”. E il quotidiano intervista l’economista del Ceps di Bruxelles Daniel Gros, che dice: “Nessuna congiura, il governo ignorava la Bce”. Infine, intervista anche all’attuale sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova: “Quale complotto? Berlusconi si dimise perché non aveva più i voti”. Racconta Della Vedova: “il governo Berlusconi era già caduto, di fatto, un anno prima”, ovvero nel 2010, “a fine maggio, quando ci fu la rottura con Fini e con altri, come il sottoscritto, che uscirono da un Pdl incapace di democrazia interna e di riforme liberali”.

La Repubblica intervista l’ex presidente della Camera, Gianfranco Fini: “Ma quale complotto, il Paese non teneva e Silvio era debolissimo”. E Federico Fubini, in un’analisi, ripercorre le tappe di “quell’autunno fatale tra spread alle stelle e sfiducia in Parlamento”.

Il Fatto: “Berlusconi gode: dagli Usa la teoria del complotto”.

 

Internazionale

La Stampa torna ad occuparsi del successo del partito nazionalista hindu Bjp di Narendra Modi in India con un’analisi in prima pagina firmata da Roberto Toscano: “Con Modi una chance per i marò”.

Sul Corriere ad analizzare “Modi e l’estremismo hindu” è l’ex ambasciatore italiano in India Antonio Armellini: “Il padre del movimento era un ammiratore di Mussolini”. Quanto a Modi, “Nello stato del Gujarat pesa il ricordo dei fatti del 2002 a Godhra: fu accusato di aver tollerato il massacro di qualche migliaio di musulmani”.

E ancora su La Stampa la vicenda delle studentesse nigeriane sequestrate dal gruppo fondamentalista Boko Haram: “La Nigeria ora tratta sulle studentesse. Obama invia i droni”, “Arrivata la task force Usa per le ricerche”, “Il governo in difficoltà cerca di aprire un canale con i Boko Haram”.

Da La Repubblica segnaliamo un intervento di Ian Buruma dedicato all’Europa: “John Locke e David Hume si contendono l’Unione”, “Non rimane che un contratto sociale. I cittadini dovrebbero persuadersi che si tratta di cose che coincidono con il loro interesse”.

Da segnalare anche, sull’economia e le scelte dell’Europa, il commento di Lucrezia Reichlin sulla prima pagina del Corriere: “L’emergenza rimossa: con la testa nascosta nella sabbia del debito”.

Ancora su Euro ed Europa, Paolo Guerrieri, su L’Unità: “L’euro è salvo, l’Europa no”.

 

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