Il giorno del videomessaggio di Berlusconi

La Repubblica: “’Resto il leader anche se decado’. Berlusconi in tv attacca giudici e sinistra. La giunta vota: no al salvataggio.Lo show dell’ex premier: guiderò ancora Forza Italia. Epifani: discorso irresponsabile, toni da guerra fredda. L’Anm: democrazia in pericolo”. Di spalla: “Il nuovo Iran, la promessa di Rohani: ‘Mai l’atomica’”. A centro pagina: “Aumento dell’Iva, scontro nel governo. Provvedimento ormai certo, centrodestra in trincea”. E poi: “La Fed non blocca gli aiuti, storico record a Wall Street”.

 

Il Sole 24 Ore: “La Fed mantiene gli aiuti. A sorpresa restano gli acquisti di bond. Wall street vola al record. Per l’incertezza sulla crescita Usa, Bernanke non riduce la liquidità extra di 85 miliardi al mese”. Di spalla: “Giunta vota contro Berlusconi. L’ex premier: ‘Farò politica anche se mi fanno decadere”. Al momento del voto Pdl e Lega sono usciti dall’aula,scrive il quotidiano di Confindustria. “Il videmessaggio non apre la crisi”. Il commento di Stefano Folli è titolato “Addio al Parlamento”

 

Il Foglio: “Bernanke mantiene gli stimoli intatti e inaugura la festa di Wall Street. La crescita della economia americana è troppo debole per smantellare i piani di aiuto. Sorpresa e giubilo in Borsa”.

 

Il Corriere della Sera: “Berlusconi attacca ma salva il governo. Un video di 16 minuti: ‘farò politica anche da decaduto’. La Giunta vota a maggioranza contro di lui. Accuse ai magistrati e invito ai cittadini: ribellatevi. Epifani: sconcertante”. A centro pagina, con foto, un richiamo alle elezioni tedesche: “Viaggio d’autore in otto pagine”, con contributi, alle pagine interne, di studiosi e firme di punta del quotidiano. Sull’Italia: “Pareggio di bilancio, si rischia il rinvio. Il deficit salirà del 3,1 per cento”.

 

La Stampa: “Berlusconi sfida giudici e Pd. ‘Democrazia dimezzata, io innocente, farò politica anche fuori dal Parlamento’. Letta: adesso basta, serve un chiarimento. Epifani: eversivo, governo a rischio”. A centro pagina: “Aumento Iva, stop del Pdl al premier. Il governo: deficit sopra il 3 per cento. Fassina: rivedere l’Imu. Usa, la Fed lascia invariati gli stimoli monetari”.

 

Il Giornale: “’Scendete in campo’. L’appello di Berlusconi: sono innocente. Italiani aprite gli occhi, guiderò comunque la battaglia finale per difendere la libertà delle nostre famiglie e delle nostre imprese. Il Pd vota la decadenza e minaccia la crisi di governo”. Il discorso del leader del Pdl viene pubblicato integralmente dal quotidiano.

 

Libero: “Italiani, ribellatevi. Appello ai moderati: scendente in campo per la libertà e contro i magistrati politicizzati che vogliono il socialismo. Silvio rilancia Forza Italia per fermare la valanga di tasse. Ma Epifani vuole approfittarne per far cadere il governo”.

 

Il Fatto quotidiano: “Videoeversione. Il noto pregiudicato Berlusconi usa gli schermi tv per lanciare l’ultima minaccia: ‘Reagite e protestate contro i giudici’. Per ora niente crisi di governo (‘posso far politica anche se decado fuori dal Senato’) in attesa di sferrare ilcolpo decisivo sulle tasse in autunno e preparare la campagna elettorale del 2014. Epifani non si accorge della trappola, ma Letta Jr fa finta di niente”.

 

L’Unità: “Il video della decadenza”. A centro pagina: “Fasina: un p’ di Imu può salvare l’Iva”. “Per evitare l’innalzamento basterebbe far pagare la tassa sugli immobili di maggior pregio escludendo il 90 per cento delle abitazioni”.

 

Berlusconi

 

Il Giornale e Il Foglio riproducono integralmente il testo dell’appello di 16 minuti di Silvio Berlusconi, diffuso ieri pomeriggio dalle televisioni. IlGiornalle sintetizza il dicorso del leader del Pdl in alcuni titoli: “Con la sinistra al potere ci sarebbero altre tasse e una imposta patrimoniale sui nostri risparmi”. Sulla giustizia: “siamo diventati un Paese in cui non vi è più certezza del diritto, siamo una democrazia dimezzata” e “si illudono di essere riusciti ad estromettermi dalla politica con una sentenza politica mostruosa che potrebbe non essere definitiva”, “la magistratura si è trasformata in contropotere dello Stato, con la missione di realizzare per via giudiziaria il socialismo”. Sul suo partito: “Sono qui per chiedervi di aprire gli occhi e di reagire per combattere la sinistra e questa giustizia malata, per uscire dalla gabbia di questa giustizia malata”, “scendete in campo anche voi. Scendi in campo anche tu con Forza Italia. Diventa anche tu un missionario di Forza Italia”.

Su Libero Maurizio Belpietro scrive che nel videmessaggio “non c’è stata alcuna reazione rabbiosa contro il governo Letta, come invece molti si attendevano, ma il richiamo alla realtà drammatica della crisi economica”. E”Quella del Cav è una chiamata alle armi, un discorso accorato in vista del ritorno a Forza Italia e al suo spirito. Intendiamoci: nulla di eversivo. Né minacce di invadere le piazze né marce sui tribunali. Solo una protesta pacifica fatta di una nuova militanza politica. Berlusconi si rivolge al suo popolo, ad artigiani, commercianti, imprenditori, professionisti, cioè al mondo delle partite Iva ma non solo, anche a chi è costretto al prelievo alla fonte, per chiedere di unirsi a lui nella rifondazione di un movimento contro le tasse e la ricostituzione di uno stato che abbia rispetto dei propri cittadini e dei redditi da essi conseguiti”.

Secondo Stefano Folli, che commenta l’intervento di Berlusconi sul Sole 24 Ore, dei due aspetti del discorso di Berlusconi, uno è “un po’ sconcertante” (quello di “riesumare il clima e lo spirito del 94 quasi vent’anni dopo: una mitica età dell’oro a cui un uomo allora giovane e vincente e oggi anziano e molto amareggiato guarda con nostalgia autoconsolatoria”), l’altro è la “notizia”: “Berlusconi accetta la decadenza dal mandato parlamentare senza rivalersi sul governo Letta. La parabola si compie”. In questo senso il commento di Epifani (“Berlusconi eversivo”) è stato “ingeneroso”. Secondo Folli l’invito a “ribellarsi” al suo popolo è un “appello generico a chi vorrà sostenere la creatura politica a cui l’ex premier affida le sue speranze”, e che “assomiglia un po’ troppo a una minestra riscaldata in fretta e furia per mascherare la resa”.

Il direttore de Il Fatto quotidiano Antonio Padellaro, in un editoriale dal titolo “Qualcuno risponda al ricatto”, si chiede come possano il Presidente della Repubblica e le più alte istituzioni “tollerare che un individuo, condannato in via definitiva per aver frodato il fisco, si rivolga da tutti gli schermi alla nazione intera accusando la magistratura di essere il braccio armato dei suoi nemici politici (peraltro alleati)”. Da ieri sera per Padellaro “diventa assurda qualunque ipotesi di concessione della grazia o di pene alternative a chi si è divertito a sputare sulle sentenze e a minacciare i giudici”. E “il video-vaneggiamento di ieri ha chiarito una volta per sempre l’essenza deleteria delle larghe intese”.

Secondo Marcello Sorgi su La Stampa (“Così finiscono le larghe intese”) “l’agonia dell’esecutivo sarà lenta, questo è certo, perché si sa che Napolitano non ha alcuna intenzione di sciogliere le Camere prima che sia accantonato il Porcellum , che la Corte costituzionale del resto sta per dichiarare illegittimo, e approvata una nuova legge elettorale”. Ma “alla fine di questo Carnevale fuori stagione toccherò nuovamente al presidente Napolitano trovare una soluzione”.

 

Iva

 

Il Corriere della Sera, parlando del destino dell’Esecutivo, scrive di “timori di un nuovo scontro sull’economia”. Un ministro, non del Pdl, che rimane anonimo, dice al cronista del Corriere che il copione di Berlusconi assomiglia a quello dell’anno scorso, quando il Cavaliere “cominciò a destabilizzare Monti, per poi farlo cadere qualche mese dopo”. Secondo questo interlocutore Berlusconi “non può fare la crisi sulla sua decadenza, non può farla sulla giustizia, il Paese è allo stremo e non capirebbe, e allora si prepara a farla sulla economia, magari già dalla prossima legge di stabilità”.

 

Su Il Giornale: “L’ultimatum del Pdl sull’Iva: ‘Se aumenta, governo addio’. Il capogruppo Brunetta all’attacco: ‘a ottobre basta un punto in più e salta la maggioranza’. Ma sul rincaro Saccomanni non smentisce”.

Sullo stesso quotidiano, un commento caustico di Vittorio Feltri è dedicato ai moniti del Commissario europeo agli affari economici Oli Rehn, che ha sollevato obiezioni sulla abolizione dell’Imu in Italia e, secondo la lettura di Feltri, ha invitato il nostro Paese ad aumentare l’Iva: “Non un cane governativo che abbia risposto per le rime a Rehn”. Per Feltri “l’Ue si conferma una gabbia dalla quale occorre uscire in fretta”.

Anche su Il Foglio, in uno degli editoriali, si legge: “Nella gabbia di Bruxelles. Il diktat sull’Iva ci impoverisce ma fa comodo a un governo pigro”.

Su La Repubblica: “Saccomanni non molla sul rigore e minaccia di dare le dimissioni”. Scrive Roberto Mania in un retroscena: “Saccomanni non molla, dal primo ottobre l’Iva aumenterà perché non ci sono alternative. Perché non si può sforare il vincolo del 3 per cento del deficit, perché è già previsto dalla legge. E se qualcuno dovesse pensare di ricorrere a trucchi contabili o a coperture ballerine, ha detto che non esiterebbe a dimettersi, ‘perché in Europa sono io a metterci la faccia’, come ha ripetuto in questi giorni a diversi interlocutori”.

 

Intervistato da L’Unità, il viceministro Fassina risponde sulla questione dell’innalzamento dell’aliquota Iva. “Il punto è che lo spazio finanziario è limitato. Questo non ci consente di affrontare lo stop dell’Iva, l’intervento sull’Imu, le risorse della cassa integrazione in deroga, quelle per le missioni internazionali e gli interventi per restare sotto la soglia del 3 per cento”. Questo perché “il Pil scende più del previsto”, e “con l’aggiornamento al Def il quadro sarà chiaro. Bisognerà fare una correzione, anche se marginale”. Secondo Fassina occorre ridiscutere il quadro complessivo per poter intervenire sull’Iva. “Dico solo che non si può avere tutto. E aggiungo che per me è più importante bloccare l’Iva che eliminare l’Imu sulla prima casa. Secondo me, in un quadro di risorse limitato, è opportuno seguire due criteri: equità e sostegno ai produttori. L’interesse del Paese si raggiunge con questi due obiettivi. In caso contrario non riusciamo a sostenere la ripresa”. Secondo Fassina “sarebbe sufficiente la cancellazione” dell’Imu per il “90 per cento dei proprietari e lasciamo contribuire il 10 per cento delle abitazioni di maggior valore”.

 

Ma tornando a La Repubblica si legge che non è immaginabile approdare all’ipotesi Fassina di riaprire la partita Imu per reperire le risorse necessarie a bloccare l’aumento Iva: “’Sono capitoli chiusi’, è la risposta secca di Palazzo Chigi”.

Sullo stesso quotidiano si dà conto anche della intenzione del ministro e del viceministro al welfare Enrico Giovannini e Cecilia Guerra di chiedere ad una commissione di esperti di elaborare un piano per contrastare la povertà: si parla di un progetto che porta il nome di Sia (sostegno per l’inclusione attiva) destinato ad aiutare quell’8 per cento della popolazione che vive in condizioni di povertà assoluta (definita dall’Istat come l’impossibilità ad accedere a beni e servizi considerati essenziali per una vita “minimamente accettabile”). Il Sia dovrebbe fornire un sostegno universale: non riferito a singole categorie ma a chi, secondo gli indici Isee, dimostra di averne bisogno, migranti residenti da almeno due anni inclusi. L’aiuto sarà condizionato: chi lo riceve dovrà impegnarsi a “perseguire obiettivi di inclusione sociale”, come mandare i figli a scuola a frequentare corsi di formazione.

 

Grillo

 

La Repubblica riproduce una intervista concessa da Grillo a Die Zeit. Gli si chiede perché non è entrato nel governo, e risponde: “Se si vuole parlare con un movimento si va dal suo leader. Pierluigi Bersani non lo ha mai fatto”, “Bersani ha tentato di far passare dalla sua parte 11 senatori. Il Pd non è guidato da Epifani, l’attuale segretario, bensì dal Presidente della Repubblica Napolitano”. Crede che il suo movimento potrebbe governare da solo? “Ma certo”, risponde Grillo, che conferma di voler abrogare la legge elettorale per “introdurre il sistema proporzionale, ma solo dopo aver vinto con il sistema attuale”. E’ vero che siete per l’uscita dell’Italia dall’euro? “No. Il problema non è più l’euro. Il problema è il debito. Noi paghiamo ogni anno cento miliardi di euro per il nostro debito, e questo svuota qualunque progetto si persegua. Proporrà di rinegoziare il debito italiano, gli eurobond mi sembrano una idea che si concilia con l’Europa che immagino, cioè con l’idea della solidarietà. La Grecia, che rappresenta solo il 2 per cento del Pil europeo, si sarebbe potuta salvare a costo zero”. E poi: “Questa Europa germanocentrica di oggi non mi piace”.

 

Internazionale

 

Sul Corriere della Sera: “Atene, ucciso rapper di sinistra. Sotto accusa i nazisti di Alba Dorata”. Pavlos Fysas, 34 anni, sarebbe stato ucciso in una via della capitale davanti ad un bar. Sono stati perquisiti gli uffici del partito neonazista e al Parlamento si sono levate voci per la messa fuorilegge di Alba Dorata, che oggi ha 18 seggi e circa il 7 per cento dei voti. Sondaggi ottimistici assegnano al gruppo il 12 per cento, ovvero un terzo posto assoluto tra gli altri partiti. La Repubblica scrive che il musicista, conosciuto con il nome d’arte Killah P, sarebbe stato colpito a morte con due coltellate a due passi dal Pireo, dopo aver assistito a una partita di calcio. Secondo i presenti avrebbe avuto un primo diverbio nel bar in cui si trovava, e quando è uscito assieme alla compagna e a un gruppo di amici è stato affrontato da una squadra di 15-20 persone con magliette nere e stivali militari, inconfondibile divisa dei militanti di Alba Dorata. Inseguito, è stato circondato da un’altra decina di militanti con bastoni. I testimoni accusano le forze dell’ordine di non essere intervenute. La polizia ha spiegato di esser arrivata sul posto pochi istanti dopo l’agguato, di aver trovato l’uomo ancora cosciente, e in grado di indicare il colpevole. In arresto p finito un quarantacinquenne di Alba Dorata, insieme alla moglie. In questi giorni le strade di Atene erano bloccate dallo sciopero generale contro l’austerity. Il presidente della Republica Papulias, eroe della resistenza contro i nazisti, ha dichiarato: “Non dobbiamo lasciare un centimetro di spazio ai fascisti”: La Repubblica scrive che il Consiglio d’europa abbia da tempo sottolineato come la Grecia abbia tutte le basi legali per mettere fuorilegge Alba Dorata, ma a bloccare un tentativo in questo senso sarebbe stato il partito Neo Demokratia Samaras, per timore di perdere consensi tra i nazionalisti.

 

Il Corriere della Sera ha un inserto di ben 8 pagine dedicate alle elezioni in Germania della prossima domenica. Da pagina 15 a pagina 23 i lettori troveranno le opinioni di Claudio Magris, Sergio Romano, Angelo Bolaffi, Maurizio Ferrera, Danilo Taino, Paolo Lepri, Paolo Valentino, Gian Arturo Ferrari. La Repubblica riproduce invece un colloquio a tre con copytight Bild Zeitung tra due ex cancellieri, Helmut Schmidt e Gerard Schroeder, e l’aspirante socialdemocratico Peer Steinbruck. Schmidt consiglia all’aspirante cancelliere di dire nel modo più chiaro che “il punto centrale è il futuro dell’Europa”, futuro “oggi molto incerto”: “Al più tardi nel corso del 2014 noi tedeschi – soprattutto a causa della difficile situazione in Grecia, Portogallo e altri Paesi dell’Europa – da oltre parte saremo chiamati a pagare, sebbene la signora Merkel abbia detto che non pagheremo. Schroeder ricorda che i vicini europei rifiutano diktat di rigore e risparmio dalla Germania, “che sono pronti alle riforme ma vogliono essere trattati in modo giusto”, e mostra di condividere l’idea di Steinbruck di un piano Marshall per il sud Europa. Quanto a Steinbruck, parla del partito alla sinistra dell’Spd Linke e dice che “non ha i titoli per una coalizione con le sinistre democratiche” perché nasce da tre partiti: un partito di sinistra dell’est, che è pronto ad assumersi responsabilità di governo, poi una specie di “piattaforma comunista” e una frangia settaria in Germania ovest. Un governo federale non può ridursi ad essere dipendente dai voleri di un simile partito, né in una coalizione né in un accordo di appoggio esterno o tolleranza esterna parlamentare”.

Su Il Sole 24 Ore: “Tre incognite per l’economia tedesca”, “costi fuori controllo nel piano energetico, demografia e risanamento delle banche pubbliche”. Si tratta di vere e proprie emergenze da affrontare per mantenere la competitività del Paese: la svolta energetica punta tutto sulle rinnovabili, ma nel piano a costi molto alti. Il Paese invecchia in fretta e il sistema bancario è ancora debole, il ruolo delle banche pubbliche e delle casse di risparmio è preponderante. In un’altra analisi si sottolinea come il distacco dai partiti abbia contagiato anche Berlino: fino a qualche giorno fa, poco meno dei due terzi dei tedeschi non aveva ancora deciso per chi votare. Il 28 per cento dei cittadini è “fortemente” interessato alle elezioni, mentre la gran massa, il 43 per cento, lo è solo un po’, e circa la metà dei giovani tedeschi non sa quando si terranno le prossime elezioni.

 

La Repubblica parla dei “segnali di distensione” lanciati dal nuovo presidente iraniano Rohani alla vigilia del viaggio negli Usa, in occasione della assemblea Onu a New York: “Teheran, Rohani apre sul nucleare, liberata la dissidente Sotoudeh”. Le parole di questa avvocatessa 47enne, strenua combattente per i diritti umani, che aveva difeso Shirin Ebadi e diversi membri della opposizione: “Non so perché* sono libera, ma sono libera”. In una intervista alla NBC Rohani ha assicurato: “L’Iran non svilupperà mai armi atomiche, ho pieno autorità per fare un accordo, tutto è sul tavolo del negoziato”. La stessa guida suprema, Khamenej, gli avrebbe dato il viatico, secondo La Repubblica, allorché ha dichiarato, a una assemblea di pasdaran: “Non sono contro le iniziative diplomatiche, credo in ciò che anni fa abbiamo chiamato ‘flessibilità eroica’”. Vanna Vannuccini, che ne scrive, dà conto di altri cenni incoraggianti. E’ tornato in edicola Neshat, storico quotidiano riformista che sarà di nuovo diretto da un giornalista simbolo dei riformatori; a Teheran è stata riaperta la casa del cinema, luogo di incontro tra cineasti e intellettuali, che era stata chiusa da Ahmadinejad.

Anche su La Stampa: “La svolta di Rohani: libera 11 dissidenti e apre sul nucleare”. Il quotidiano ricorda che nei giorni scorsi il neopresidente ha avuto uno scambio di missive con Obama che ha indotto lo stesso Presidente Usa a sostenere che si tratti di una persona “che cerca il dialogo con l’occidente e gli Usa” in un modo che non abbiamo mai visto in passato. Segnali di cambiamento erano poi arrivati in occasione della festa ebraica Rosh Ashanah con un tweet di auguri da parte dello stesso Rohani. E dalle parole del ministro degli esteri Zarif, in relazione alla negazione dell’Olocausto compiuta dal predecessore Ahmadinejad: “Chi prima veniva percepito come negazionista ora non c”è più”. Della “roadmap” del nuovo presidente iraniano fa parte -secondo La Stampa- anche l’enorme lavoro diplomatico fatto per convincere l’alleato Assad alla consegna degli arsenali chimici. Perché Teheran ha sempre visto con timore quel genere di armamenti, memore delle 30 mila vittime uccise dal gas di Saddam durante il conflitto decennale Iran-Iraq. Fonti diplomatiche iraniane spiegano: “Il timore di Rohani è questi arsenali finiscano nell emani dei ribelli e delle forze di sicurezza di Damasco, ormai fuori controllo di Assad”. Tanto che il presidente iraniano avrebbe accelerato sulla consegna degli arsenali, sfidando resistenze interne, ma forte dell’appoggio del Movimento Hebzollah libanese. Dice ancora la fonte diplomatica iraiana: “Teheran ha avuto sempre un ruolo negoziale importante sul conflitto siriano. Ha perorato la conferenza di Ginevra con Damasco pur non essendo stata invitata; ha evitato una strage di ribelli ad Ansari”. Il riferimento è alla battaglia di questa estate nella cittadina sud di Aleppo, in cui le forze governative ed Hezbollah cinsero di assedio le milizie dei ribelli: fu allora che l’inviato Onu Brahimi, temendo un massacro, chiese all’Iran di mediare. E Teheran fece in modo da creare un corridoio umanitario per mettere in salvo i ribelli”.

Sul Sole 24 Ore: “Perché Obama ha scelto il disgelo con Teheran”, firmato da Ugo Tramballi. Scrive che Obama sarà ricordato più per le riforme di casa che per la politica estera. “La guerra che lo farà entrare nella storia americana , se vi entrerà, non è quella con Assad ma quella contro Wall Street”. Non è riuscito a ridurre drasticamente gli arsenali nel mondo, né a far firmare una pace tra israeliani e palestinesi. Ha trattato le Primavere Arabe con una politica on demand’: una per ogni Paese, dall’intervento armato il Libia all’accettazione del golpe militare in Egitto: nel campo della politica estera di Obama resta solo il grande riavvicinamento con l’Iran”. E l’ultima “guerra fredda” del XX secolo. Gli avversari più duri di questo disgelo potrebbero non trovarsi in Iran o in America, ma in Israele o in Libano. E sono impersonificate dal primo ministro israeliano Netanyahu e dal leader del movimento sciita libanese Hezbollah, Nasrallah: “Il primo ha vinto le ultime elezioni sulla minaccia iraniana”, mentre il leader di Hezbollah teme, più che la caduta di Assad, il fatto che in Iran “non sia più interessato ad avere quella profondità strategica fino alla Galilea israeliana che gli garantisce un movimento sciita libanese”. Senza l’Iran “Hebzollah diventerebbe un partito libanese come gli altri”.

 

Intanto, scrive La Stampa, che le distanze sulla risoluzione Onu per disarmare la Siria sono ancora molto significative, al punto che la finalizzazione dell’accordo tra Usa e Russia rischia di essere rimandata a dopo l’apertura della Assemblea generale, se non saltare del tutto. La risoluzione cui pensano Washington Londra e Parigi è molto netta, poiché è scritta in base al capitolo 7 della Carta Onu, che autorizza l’uso della forza in caso di violazioni. Essa contiene una condanna esplicita del regime di Assad per l’attacco del 21 agosto, e chiede che i responsabili siano incriminati presso il Tribunale penale internazionale. Stabilisce inoltre un forte sistema di controlli per l’embargo sulla vendita delle armi, che richiede l’ispezione di tutti i cargo in arrivo e in partenza dalla Siria. Significa che qualunque nave russa ancorata nella base di Tartus, in Siria, o qualunque aereo diretto all’aeroporto di Mezzeh, dovrebbero essere ispezionati. Inoltre la risoluzione darebbe ad Assad appena 24 ore di tempo per accettarla, dopo la sua approvazione. Obiettivo finale è creare le condizioni per rilanciare il processo di risoluzione della guerra civile attraverso la conferenza di Ginevra 2.

La Russia vorrebbe invece dar tempo ad Assad fino alla metà del 2014.

Su La Repubblica: “La Russia accusa i ribelli: ‘in Siria hanno usato i gas’”. A Pietro del Re, che ne scrive, l’asse Mosca Damasco appare solido come non mai in questi giorni. Il viceministro degli esteri Ryabkov ha detto di aver ricevuto nuovi elementi che dimostrerebbero che dietro l’attacco con gas nervino alla periferia di Damasco vi sarebbero i ribelli. Elementi che sarebbero ora al vaglio degli esperti russi. Il viceministro ha criticato il rapporto degli ispettori Onu di venerdì scorso definendolo “troppo politicizzato”.

Le pagine R2 Diario de La Repubblica sono dedicate alla diplomazia, ovvero “l’arte di negoziare per evitare le guerre”. Ne parla Lucio Caracciolo: “Con l’intervento della Russia di Putin nel caso siriano torna protagonista il dialogo tra le Cancellerie su una scena internazionale dominata sempre più da caos ed anarchia”.

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