I conti della Corte. Sulla corruzione.

Le aperture

Le parole pronunciate ieri dal presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino all’inaugurazione dell’anno giudiziario fanno i titoli dei principali quotidiani italiani. Anche perché arrivano nel giorno del ventennale dell’inizio di ‘Mani pulite’.

Il Corriere della Sera: “‘ La corruzione sta dilagando'”, “Allarme della Corte dei Conti 20 anni dopo Mani pulite”, “Un fenomeno da 60 miliardi nel 2011. Quasi due condanne al giorno per i funzionari pubblici”.
A centro pagina: “Giovani, cala l’occupazione. Persi in nove mesi ottantamila posti di lavoro”. Sono cifre di fonte Istat.
E ancora a centro pagina foto di Sean Penn in Bolivia dopo l’incontro con il presidente Evo Morales: “Quando Holliwood è antiamericana”. E’ Massimo Gaggi a parlare dell’amore per i dittatori di alcune star (Sean Stone sta preparando il terreno per un film del padre su Ahmadinejad sostenendo la piena legittimità del nucleare iraniano).

La Repubblica: “‘La corruzione sta dilagando'”, “La Corte dei Conti: ci costa 60 miliardi l’anno, Iva evasa al 36%”, “La denuncia dei giudici a vent’anni da Tangentopoli. Slitta la legge anti-tangenti. Occupazione giovanile, persi 80mila posti in 9 mesi”.
A centro pagina, foto del presidente del Consiglio Monti tra i cardinali Bagnasco e Bertone ieri, alla celebrazioni dei Patti Lateranensi: “La stretta dell’Ici sulla Chiesa porterà ai Comuni 600 milioni”.
In evidenza anche una foto di Silvio Berlusconi sotto il titolo: “I pm di Roma: processate Berlusconi per Mediatrade”, “la richiesta della Procura. Il Cavaliere attacca sul caso Ruby: è solo fango”.

La Stampa: “‘Corruzione, è sempre peggio'”, “Allarme della Corte dei Conti: l’illegalità dilaga, costa 60 miliardi l’anno”, “Slitta ancora il disegno di legge del governo. Severino: c’è bisogno di tempo. Calano le auto blu, ma non basta”.
A centro pagina, con foto del peschereccio colpito nel mare arabico da marò italiani: “Uccisi due pescatori, tensione Italia-India”, “Colpiti dai maò che scortavano un mercantile: li hanno scambiati per pirati”.

Il Giornale e Libero hanno in prima una foto di Belen Rodriguez a Sanremo. L’attenzione è focalizzata sullo spacco che lascia intravvedere un tatuaggio: una farfallina.
Il Giornale: “Celentano è un danno”, “il Molleggiato ha fatto il boom di ascolti, ma tra cachet stratosferico, sopt cancellati e polemiche, la sua esibizione è stata un disastro per viale Mazzini. Ma ora chi lo ha voluto non provi a lamentarsi”. E su Belen: “‘Il’ Fornero contro ‘la’ Belen. Le due Italie delle donne in tv”.
Sulla Corte dei Conti: “Evasori e corrotti dilagano. Ringraziate la burocrazia”

Libero, con riferimento alla direttrice generale Rai Lorenza Lei: “La prova che Lei sapeva”, “Una lettera svela che il direttore generale era al corrente di ciò che avrebbe combinato Celentano, chiamato a Sanremo per creare scandalo. Ora la signora deve dimettersi e l’azienda va liquidata”.
Su Belen: “Il Festival dei sobri è una specie di bunga bunga”.
Di spalla tre titoli: “Niente tagli agli stipendi dei dirigenti pubblici”; “L’Olimpiade non c’è più, il magna magna continua”, “il comitato non si scioglie”; “Crolla la fiducia in Monti. E chi vota Udc lo rifiuta” (è un sondaggio di “Ferrari Nasi & associati”).

Il Sole 24 Ore punta sulla prima bozza del decreto fiscale e titola: “Cambiano le tasse su casa e rifiuti”, “Sanzioni triplicate per chi esporta somme illegalmente. Imposta di soggiorno in tutti i Comuni”.
Sulla Corte dei Conti le parole del presidente Giampaolino: “‘La corruzione costa 60 miliardi all’economia, sull’Iva evasione record'”.
In taglio basso: “Credit crunch, i conti della stretta”, “Bankitalia: a dicembre 2011 scesi i prestiti alle aziende. Anche la Bce rileva il peggioramento”.

Corruzione e Tangentopoli.

Il Sole 24 Ore dà conto delle dichiarazioni del presidente della Corte dei Conti Giampaolino, che così riferisce: “Illegalità, corruzione, malaffare, sono fenomeni ancora notevolmente presenti, le cui dimensioni presumibili sono di gran lunga superiori a quelle che vengono, spesso faticosamente, alla luce”. Giampaolino ha puntato il dito contro “episodi ricorrenti di gestione delle risorse pubbliche inadeguata, inefficace, inefficiente, diseconomica”. Le spa pubbliche sono “un guscio vuoto strumentalizzato per una gestione non efficiente”, le consulenze vengono elargite a fini clientelari. Poi il buco nero dell’evasione fiscale: per la sola Iva vale oltre il 36 per cento, “un tax gap di gran lunga più elevato tra i grandi Paesi europei” salvo la Spagna. Contro la corruzione “bisognerebbe fare quello che è stato fatto contro la mafia: costruire un momento di lotta”, perché la sconfitta italiana dopo Mani pulite è stata di “fermarsi all’intervento penale e di rifarsi sempre più ad aumenti di pena o alla costruzione di altri reati”, mentre serve “un approccio sistemico”.
Il Corriere riferisce anche delle cifre fatte da Giampaolino sul numero di sentenze di condanna per i funzionari pubblici, che l’anno scorso sono cresciute: due al giorno, in tutto 566, cento in più rispetto a due anni prima. E cresce del 60 per cento rispetto all’anno precedente il danno erariale: 354 milioni di euro. Le stime della Funzione pubblica dicono che la corruzione ci costa 60 miliardi di euro l’anno, ma nel 2011 sono arrivate condanne solo per 75 milioni.
Il Giornale: “Corte dei Conti, allarme sull’evasione fiscale, ‘Tra le più alte d’Europa’”. Ma sulla stessa pagina non si risparmiano gli stessi giudici contabili: “quanti giudici contabili indagati o vicini alle cricche”, sottolinea un articolo incentrato sulle “accuse di corruzione e inchieste insabbiate”, ovvero “i guai di una casta costosa e molto criticata”, che gode di “privilegi e stipendi da capogiro”.

La Stampa mette a confronto in due pagine affiancate l’opinione dell’ex ministro socialista Rino Formica e quella di Gherardo Colombo, che fu pm del pool di Mani Pulite.
Formica: “Certo che c’era una questione morale e noi socialisti non abbiamo capito che, dopo il 1989, quella questione sarebbe diventata una questione poltica. Ma ci fu una regia internazionale e un concorso interno”. Formica sottolinea che “l’intreccio tra politica, affari e partiti durava da 50 anni”, ma la caduta del muro cambia la storia, le mafie italiane si alleano con quelle dell’Est e negli Usa l’Fbi, “preoccupata per la forte espansione della mafia e per i suoi propositi secessionisti”, oltre che per i pericoli di disgregazione dell’Italia (testimoniati anche in una lettera indirizzata il 19 febbraio del 1992 dal capo dello Stato a Formica, allora ministro, dalla quale si evincevano preoccupazioni per lacerazioni esistenti all’interno della Guardia di Finanza, dei carabinieri e nei servizi), prende il comando dei servizi, con interferenza sui poteri della Cia. Per riportare l’ordine, esistevano tre cittò simboliche: Roma, Palermo e Milano. Milano “aveva un costo più basso, era la capitale morale e la ciità che si identificava col Psi, un partito ‘minore’ di cui si poteva fare a meno”.
Colombo, rispondendo alla domanda: “Mani pulite è stata un’occasione persa? Una rivoluzione mancata?”. Dice: “Non si può paragonare un’indagine penale ad una rivoluzione”, “certo, aver fatto emergere un sistema di corruzione così articolato poteva creare lo spunto perché in altre sedi di cercasse di sradicare questo sistema. Invece non è stato fatto per niente. Tanto che oggi ci ritroviamo con gli stessi problemi”. E poi: “Quando non veniva approvata, la corruzione era comunque tollerata”, “è una questione di atteggiamento culturale che non riguarda solo la corruzione ma le regole più in generale, da quelle più semplici e di minor impatto come il divieto di sosta, fino a quelle più rilevanti”. E’ la nostra classe politica ad essere malata? “Non è questione di malattia ma di cultura, di modo di pensare. E le faccio presente che i politici sono eletti dai cittadini, non vengono da Marte”.

E poi

Su La Repubblica lo scrittore e sociologo tedesco Ulrich Beck immagina una “Repubblica franco-tedesca”. Le ostriche con i crauti, in un mondo in cui “il nazionalismo è diventato il nemico delle nazioni e dei loro interessi”, mentre un’unione franco-tedesca potrebbe rafforzare le culture nazionali in un processo di reciproco riconoscimento. “Naturalmente il resto d’Europa insorgerebbe contro questo imperialismo franco-tedesco. Ma questo succede già adesso”, scrive Beck. E sottolinea: “ciò che paralizza il gioco con la fantasia e l’ironia politica è la menzogna nazionale delle élites tedesche e francesi. Nella loro maggioranza esse deplorano già oggi l’anonima burocrazia europea o il congedo dalla democrazia, partendo dall’assunto irrealistico che sia possibile un ritorno all’idillio dello Stato-nazionale”: e allora “giocare pubblicamente con l’idea di una repubblica francese di Germania potrebbe contribuire a spezzare la rigidità dei concetti politici correnti”. E un candidato alla presidenza di questa Rfg ci sarebbe già: è Daniel Cohn Bendit.
Ieri a Parigi Bruce Springsteen ha presentato il suo nuovo lavoro. Ne parlano molti quotidiani e La Stampa riferisce le parole pronunciate dalla rock star sul suo Paese: “il sogno americano non è mai stato così lontano”. Sostiene ancora Obama ma dice di preferire “restare in disparte”: Obama ha fatto cose buone, “certo, mi aspettavo di più”. Parla della crisi di valori: “Gli ultimi 30 anni hanno distrutto con la violenza di una sfera di acciaio la condivisione che è alla base di ogni società”.
Sul Corriere: “Bruce e l’America dei tempi duri: la ‘Spoon River’ delle ingiustizie”, “‘Canto i dimenticati dal sogno Usa, è il disco più arrabbiato'”.

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