Disastro sulle Alpi

Il Corriere della sera: “Otto minuti nel vuoto, poi lo schianto”. “Da Barcellona a Dusseldorf con Germanwings, compagnia di Lufthansa. Mistero sulle cause del disastro”. “Un aereo precipita da 11500 metri sulle Alpi francesi: 150 vittime. La rivolta dei piloti: non voliamo”.
A centro pagina l’inchiesta Tav: “Tangenti, le buste dei soldi nascoste dietro ai libri”. “Il giudice nega la scarcerazione a Incalza”.
A fondo pagina: “Prescrizione più lunga, lo strappo di Ncd”. “La riforma passa alla Camera, Alfano promette battaglia”. “Orlando, possibili modifiche”.

La Repubblica: “Airbus, la strage del mistero”, “L’aereo di una compagnia low cost di Lufthansa precipita sulle Alpi francesi: 150 morti”, “Il velivolo caduto per 8 minuti senza lanciare nessun Sos. Il giorno prima fermo per avaria”, “Piloti in rivolta: non voliamo più. Tra le vittime due neonati e una scolaresca in gita”.
In apertura a sinistra: “Raddoppiano i tempi per la prescrizione. La Camera vota sì, maggioranza divisa”.
In prima anche la decisione del sindaco di Milano Giuliano Pisapia di non ricandidarsi, attraverso “il racconto” di Carlo Verdelle: “Milano, il breve addio di Pisapia: ‘Rottamazione? No, rotazione”.
Sull’inchiesta Grandi opere: “I soldi per Incalza in due buste nascoste dietro i libri. Il supermanager resta in carcere”.
A fondo pagina, un intervento di Angelina Jolie: “Mi opero ancora, è la mia guerra preventiva contro il tumore”.
E la “storia” raccontata da Roberto Saviano è quella di un video diffuso dai carabinieri della Compagnia di Torre del Greco: “Napoli, le scene di Gomorra che superano la fiction”.

La Stampa: “Il mistero dell’Airbus precipitato”, “Una caduta di 8 minuti, poi lo schianto sulle Alpi francesi: 150 i morti del Barcellona-Duesseldorf”.
A centro pagina: “Prescrizione, primo sì alla riforma. Ma l’Ncd spacca la maggioranza”, “Via libera alla Camera, astenuti gli alfaniani. Orlando: modifiche al Senato”.
In prima il richiamo ad un’intervista a Claudio Magris: “All’Europa serve un po’ di Viagra”, “Vorrei un’Unione effettiva, come uno Stato, in cui si vota per un premier che una volta si chiama Gomez e un’altra Rossi”.

Il Fatto: “Renzi: ‘Mai più prescrizione’. Poi quattro mesi di farsa”, “Il 20 novembre 2014 il premier promise un intervento immediato dopo la scandalosa estinzione dei reati del processo Eternit. Ieri l’ennesimo colpo di spugna per Moggi e gli altri condannati di Calciopoli. Intanto la Camera vota una riforma-brodino che già il governo promette di annacquare al Senato per far contento Ncd”.
“Potenti e impuniti”: sotto questo titolo compaiono le foto di Giulio Andreotti, Silvio Berlusconi e Luciano Moggi (“I Vip prescritti, da Scajola a B. e da Gelli ad Andreotti”).
A centro pagina, “Grandi Opere”: “Sbagliò le piscine mondiali: ora progetta il palazzo Expo”, “Il miracolo di Livio De Santoli dalla Cricca al Padiglione Italia”, “Il suo nome nell’inchiesta di Firenze. Incalza resta in carcere: trovata la mazzetta dentro ad alcuni libri. ‘Manteneva i contatti istituzionali’”.
Una foto di Matteo Salvini compare poi sotto il titolo: “Salvini è sempre in tv: il doppio dell’altro Matteo”, “Il leghista e il premier monopolizzano i talk show. Terza Giorgia Meloni. Dalla classifica sono sparite le renziane di governo”.
Si segnala anche in prima una vignetta che raffigura Matteo Renzi: ha una camicia bruna con fascia rossa al braccio. Dice: “Non sono un dittatore, l’avete capito? O ve lo devo marchiare a fuoco sul culo?”.
A fondo pagina, la tragedia dell’Airbus: “La strage dell’aereo low cost: ‘Quel volo non doveva partire’”, “Il jet del marchio Germanwings di Lufthansa aveva avuto problemi lunedì ed era rimasto a terra”.

Il Giornale: “Processati a vita”. “Schiaffo ai cittadini: passa la norma che allunga ulteriormente i tempi dei procedimenti. Ncd finge la linea dura e poi si piega. E dà il via libera pure alla riforma delle Popolari”.
E poi: “Grandi opere, i pm esultano: trovati i soldi di Incalza”.
A centro pagina: “Si schianta un aereo, Europa nel panico”. “Cade un Airbus tedesco in Provenza: 150 vittime. Giallo sulle cause. E scatta la psicosi”.
Da segnalare in prima anche: “Mediaset, i conti sorridono (e anche gli azionisti)”. “Tornano i dividendi: 22,7 milioni”:

Il Sole 24 Ore: “Popolari, la riforma è legge”. “Il Senato vota la fiducia al decreto banche e investimenti: via libera alla portabilità dei conti e incentivi a Pmi innovative”.
“Coinvolti gli istituti con attivi sopra gli 8 miliardi. Tetto di voto al 5 per cento per 24 mesi”.
Di spalla il quotidiano intervista Paolo Signorini, nuovo capo della struttura di missione del ministero delle Infrastrutture: “‘Troppi intrecci affari-politica. Non sono un uomo di Incalza’”. “‘Nell’inchiesta compaio poco e risulto sempre non allineato'”.
Sotto: “Prescrizione, primo sì ma Ncd si astiene”.
A centro pagina un’altra intervista: “‘Dopo il Qe avanti con le riforme’. Parla il capo economista della Banca centrale europea Peter Praet. ‘Per l’Italia è il momento migliore, il Jobs Act è solo l’inizio”.

Airbus

La Stampa, pagina 2: “Otto minuti di caduta, poi lo schianto sulle Alpi. Il disastro dell’Airbus”, “L’aereo della Germanwings viaggiava da Barcellona a Düsseldorf. Centocinquanta le vittime. Lunedì aveva avuto problemi tecnici”. E “le ipotesi sulle cause”, in un articolo di Luigi Grassia: “Quelle improvvise perdite di quota che hanno coinvolto altri jet”. L’esperto di incidenti Antonio Bordoni dice: “Nel novembre scorso un altro Airbus della Lufthansa, un A-321 in volo fra Bilbao e Monaco di Baviera, ha rischiato l’incidente perdendo quota alla velocità di 4.000 piedi al secondo. Nella sciagura di ieri, in 8 minuti, l’A-321 di Germanwings è sceso da 38.000 a 6.800, quindi la sua velocità di caduta è stata molto vicina a quegli stessi 4000 piedi al minuto. È lecito il sospetto che la causa dei due incidenti sia la stessa”. E Bordoni, precisando che si tratta solo di una delle ipotesi, spiega che l’Ente europeo per l’aviazione Easa aveva stilato una nota in cui attribuiva il problema dell’Airbus a novembre a una sonda di Pitot malfunzionante: si tratta cioè delle indicazioni errate del dispositivo che segnala ai piloti la velocità (presunta) dell’aereo. Un’idea del tutto diversa è quella di Pietro Pallini, ex pilota Alitalia, che dice: “Le manovre a cui si addestrano i piloti prevedono velocità di discesa diverse a seconda del tipo di emergenza. Per esempio, se c’è una caduta di pressione a bordo si va giù dalla quota di crociera fino a quella di 10.000 piedi, ma lo si fa con grande decisione, a 8.000 piedi al minuto. Invece la discesa dell’Airbus di Germanwings è stata molto più lenta, e questa è la velocità da manuale se l’aereo ha subìto un danno strutturale”. Per esempio un portellone che è saltato, un’esplosione a bordo dovuta a cause accidentali o a un attentato: “Se c’è un danno strutturale bisogna scendere al massimo di 4000 piedi al minuto per evitare che l’aereo, già deteriorato, vada a pezzi del tutto”. E a suffragare l’idea del danno strutturale, scrive La Stampa, sarebbe la voce arrivata in serata, secondo cui l’aereo aveva avuto all’aeroporto di Düsseldorf problemi al portellone anteriore del carrello. E la mancanza di Sos? Secondo i due esperti “quando c’è un’emergenza in volo, prima la si risolve e solo dopo la si comunica a terra”.
A pagina 7, ancora su La Stampa: “Incidenti, scioperi e utili giù. Soffre il modello Lufthansa”, “Piloti sul piede di guerra e una sciagura evitata a novembre. E ieri i piloti di Germanwings hanno bloccato trenta voli”. Sulla stessa pagina, focus sulle low cost: “Flotte giovani e controlli. Le compagnie low cost ai vertici della sicurezza”, “I risparmi non coinvolgono la qualità dei jet”. L’incidente di ieri, ricorda il quotidiano, è il primo nella storia per un volo low cost in Europa, non si può certo concludere che siano meno sicure di quelle tradizionali, anzi: le compagnie usano aerei costruiti dai grandi produttori (Airbus e Boeing) e a volte hanno anche velivoli più nuovi.

Su Il Fatto, un articolo ricorda che l’Airbus schiantatosi ieri era in servizio da 24 anni e 4 mesi: era stato revisionato l’ultima volta nell’estate del 2013 ed era stato controllato lunedì scorso a Düsseldorf. Secondo Der Spiegel aveva avuto problemi: il cosiddetto ‘Nose Landing Door” (problemi cioè allo sportello che si apre e si chiude sotto la fusoliera).

La Repubblica: “È allarme sicurezza, i piloti bloccano i voli di Germanwings Lufthansa”. E l’analisi di Ettore Livini: “Stessi controlli severi e meno incidenti, ma le flotte low cost sono le più spremute”. Da quando volano le low cost, i numeri degli incidenti sono diminuiti, secondo gli esperti consultati dal quotidiano. Fabio Nicolai, direttore centrale delle attività aeronautiche dell’Enac dice che spesso hanno risultati migliori nel controllo delle norme. Ma “spremono gli equipaggi e volano utilizzando fino al limite tutti margini disponibili, risparmiando persino sulla quantità di carburante che mettono nei serbatoi”.

Il Sole (“Un colpo per Lufthansa”, di Alessandro Merli) racconta il momento della compagnia tedesca, impegnata in una ristrutturazione “che ha provocato una raffica di scioperi dei piloti e che cerca di rimediare a una situazione difficile, sfociata lo scorso anno in pesanti perdite” e spiega che Germanwings possiede diversi altri Airbus simili a quello caduto – che aveva appunto 24 anni – e che l’Ad della società ha dichiarato che continueranno a volare. “In serata, però, Germanwings ha dovuto cancellare 30 voli in Europa di cui 7 in partenza da Düsseldorf, in quanto parte del personale si è rifiutato di volare”. Germanwings si dovrebbe chiamare in futuro Eurowings, costa meno far volare i suoi aerei perché “gli equipaggi, e in particolare i piloti, di Germanwings sono meno cari di quelli della casa madre”, e la strategia di Luthansa è quella di usarla per i voli di medio raggio per rispondere ad altre compagnie low cost come Easyjet e AirBerlin. L’anno scorso il personale ha fatto quindici giorni di sciopero. Oltre al conflitto “hanno pesato le perdite su alcuni contratti derivati a protezione dei movimenti del prezzo del carburante”. Quest’anno doveva andare meglio per il calo del prezzo del petrolio, ma gli scioperi non si sono fermati. “Lo scontro è diventato così aspro che i sindacati del personale di bordo si sono offerti di fare una mediazione, in quanto si ritengono danneggiati dall’azione dei piloti. Un tentativo di ripresa del negoziato era fissato per ieri, ma è stato rinviato a causa del disastro del volo Germanwings”.

Anche sul Corriere una pagina è dedicata alle compagnie low cost. Il quotidiano spiega intanto che “comprando un biglietto di Lufthansa è possibile che in automatico venga assegnata una tratta operata da un altro vettore”, e spiega che la politica delle compagnie a basso costo è quella di risparmiare evitando il più possibile le poltrone vuote e facendo pagare i servizi di bordo e di tutti i servizi extra – spesso anche il bagaglio. Inoltre, ci sono i contratti di lavoro, che sono meno generosi di quelli delle compagnie tradizionali. Quanto al rischio sicurezza, spiega il quotidiano che in realtà le operazioni di manutenzione sono uguali in tutta Europa e valgono per tutte le compagnie aeree. I dati dicono che dei venti peggiori disastri aerei negli Usa solo due hanno visto coinvolte compagnie low cost. In Europa il caso di Germawings è il primo.

Prescrizione

Il Corriere dà conto del voto della Camera ieri al disegno di legge sulla prescrizione.
Il provvedimento prevede un aumento dei termini di prescrizione base per i reati di corruzione propria e impropria in atti giudiziari: “Per esempio, per la corruzione ex art. 319 portata dalla legge Severino fino a 8 anni, il processo dovrà intervenire entro 12 anni pena l’estinzione del reato”. Inoltre, dopo la condanna in primo grado, la prescrizione resta sospesa per due anni, e per un ulteriore anno dopo la sentenza di appello. La sospensione però non vale in caso di assoluzione.
I voti favorevoli sono stati 264 (Pd, Alternativa Libera, Fratelli d’Italia e Scelta civica). Si sono astenuti Ncd e Movimento 5 Stelle. Hanno votato contro Lega e Forza Italia. “L’Ncd, sia pure critico verso il provvedimento, ha evitato la spaccatura con il governo, dopo le polemiche per le dimissioni del suo ministro Maurizio Lupi”. Il ministro Orlando ha detto che “nonostante molti sopraccigli alzati” la misura è giusta, perché interviene “su un punto cruciale del cattivo funzionamento del processo”. Quanto al Ncd, “penso sia sbagliato parlare di spaccatura nella maggioranza. L’astensione dimostra disponibilità al dialogo'”.

La Stampa: “Prescrizione, sì alla riforma. Il Ncd dice no, governo spaccato” (Più esattamente, come precisa l’articolo, il Nuovo centrodestra ha scelto l’astensione): “Orlando prova a calmare i malumori dei centristi annunciando modifiche in Senato. L’Anm: non basta, bisogna interrompere i tempi già con la sentenza in primo grado”. I punti della riforma, spiegati dal quotidiano: in caso di condanna dell’imputato al primo grado, gli orologi si fermeranno per 2 anni in appello e per 1 anno in Cassazione.

La Repubblica: “Prescrizione lunga, primo sì ma la legge anticorruzione rischia un nuovo stop al Senato”. Ne scrive Liana Milella, che sottolinea come oggi si annunci bagarre al Senato, nel corso dell’esame del disegno di legge anticorruzione. Forza Italia, secondo il quotidiano, prepara un duro ostruzionismo e punta a rinviare il voto dopo Pasqua, mentre il presidente Grasso avrebbe voluto il via libera già tra oggi e domani: “per questo il Guardasigilli Orlando tiene buono Alfano sulla prescrizione alla Camera. Che passa con 274 sì (Pd, Sc, Fdi, e il gruppo di Tabacci). Orlando media perché a Montecitorio i 33 alfaniani non sono determinanti, ma al Senato in 36 lo sono, eccome. Orlando tratta a lungo col viceministro Costa e lascia intravvedere ‘possibili modifiche’ sulla prescrizione. Incassa subito il risultato, perché l’annunciato ‘no’ di Area popolare (Ncd più Udc.) diventa una ben meno plateale astensione. ‘La maggioranza non si spacca’, vanta il ministro della Giustizia. Poi sembra fare una marcia indietro quando dice che ‘le linee guida della prescrizione non si toccano’. Alfano, ministro dell’Interno e fondatore di Ncd, non gliela fa passare liscia. Rilancia sulla prescrizione corta e sulle intercettazioni. Sulla prima dice: ‘Siamo pronti a dare battaglia al Senato’”. E sulle intercettazioni: “Abbiamo approvato nuove norme in Consiglio dei ministri, e non stavamo su ‘Scherzi a parte’. Quel ddl va messo in pole position’. Peccato che il presidente dell’Authority Anticorruzione Raffaele Cantone bocci senza appello qualsiasi manovra sulle intercettazioni perché – dice – ‘In questa fase le considero fuori dall’agenda’. Non solo, Cantone propone che per le indagini sulla corruzione ne sia consentito ‘un uso più ampio’, quello stoppato al Senato”.
Alla pagina seguente, un’intervista a Roberto Fico, M5S presidente della Commissione di Vigilanza sulla Rai, che dice: “Noi Cinquestelle votiamo col Pd se la riforma non si annacqua”, “Sulla giustizia non vogliamo sostituirci all’Ncd in maggioranza, ma guardiamo al bene comune”. “Chiediamo due modifiche”, spiega Fico sulla prescrizione, in vista dell’esame al Senato dl provvedimento: “consideriamo irrinunciabili la sospensione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, come avviene in Germania, e la modifica della scellerata legge ex-Cirielli, che aveva abbassato i termini per favorire Silvio Berlusconi”. E sulla legge anticorruzione a Palazzo Madama? “Noi saremmo pronti a votare tutti gli emendamenti che la maggioranza propone nel momento in cui non annacqua il testo, ma ripropone il ddl che Grasso presentò il suo primo giorno in Parlamento. Quella legge ha molti punti in comune con la nostra”.

Il Fatto, pagina 2: “Il teatrino prescrizione”, “La Camera approva la legge, ma Alfano minaccia e Orlando promette correzioni: al ribasso”.

Su Il Giornale Alessandro Sallusti (“Processati a vita”) parla di “schiaffo ai cittadini” e scrive che “una giustizia che ha il record di lentezza può così prendersela ancora più comoda, tenendo indagati e imputati praticamente sulla corda per tutta la vita”. Si legge che il veto annunciato dal Ncd sul provvedimento è diventato “‘astensione critica’ ed è certo che domani, quando la legge passerà al Senato, diventerà un ‘sì sofferto'”.

Forza Italia

Le pagine di politica dei quotidiani si soffermano sul “caso” di Gianfranco Chiarelli, parlamentare azzurro e pugliese che ieri – in sede di dichiarazione di voti contro il disegno di legge sulla prescrizione – “ne ha approfittato per togliersi qualche sassolino dalla scarpa”, come scrive Il Giornale. In particolare “è stato durissimo” con i vertici del partito: “‘Non ho parlato del tema in discussione in con colleghi come Toti e la Rossi, impegnati a studiare strategie per distruggere tutto quel che Berlusconi ha compiuto in questi anni. Mi scuso per la divagazione ma consegnerò il mio intervento a Bergamini affinché Toti e gli altri possano dire cose sensate quando vanno in tv'”. Il capogruppo Brunetta – tardivamente per alcuni – ha provveduto “con effetto immediato” a sostituire Chiarelli come capogruppo in Commissione Giustizia alla Camera. “E Fitto s’è ribellato”, scrive il quotidiano. Intanto “Berlusconi sembra far spallucce ed è concentrato sul suo personale ritorno in campo. Nel weekend farà risentire la sua voce: sabato a Milano, dove al teatro Gaber la coordinatrice di Forza Italia Mariastella Gelmini radunerà tutto lo staff del partito per fare il punto della situazione”. E poi domenica a Roma, all’hotel Ergife, dove Antonio Tajani ha organizzato una manifestazione.

Il Corriere intervista Chiarelli, che dice che Brunetta è solo “il killer, l’esecutore” della sua “epurazione”, e che i responsabili sono Toti e la Rossi. Dice: “Vogliono escluderci dalle liste elettorali. Assurdo. Siamo noi che abbiamo fatto prendere i voti di Forza Italia in Puglia”. “Vogliono farci fare la fine di Fini. Si aspettando dei falli di reazione per estrometterci”.

La Repubblica, pagina 12: “Forza Italia, epurazione alla Camera”, “Il fittiano Chiarelli attacca il ‘cerchio magico’ berlusconiano. Brunetta lo rimuove da capogruppo in commissione. Ma la censura scatena la polemica dentro il partito, il deputato pugliese riunisce i suoi e prepara la scissione”.
La Stampa, pagina 9: “In Forza Italia prime epurazioni contro Fitto”.

Milano, Landini

Due intere pagine de La Repubblica tornano ad occuparsi di Giuliano Pisapia, dopo l’annuncio della decisione di non ricandidarsi a sindaco di Milano. Le firma Carlo Verdelli: “Pisapia, il perché di un addio, ‘Preferisco la rotazione, è meglio della rottamazione’”, “La scelta fatta in poche ore, con Renzi neppure una telefonata. Colpita dall’affaire Pirelli, per la ‘città del potere’ è un doppio shock”, “Non poteva indugiare oltre: il 15 aprile uscirà il suo libro (“Milano, città aperta”,edito da Rizzoli, ndr), poi partirà l’Expo. E a novembre sarebbe stato troppo tardi per le primarie”, “ora il sindaco uscente sogna una riedizione del suo modello, ma non è detto che il laboratorio arancione piaccia al premier”. L’ex sindaco leghista Marco Formentini, intervistato, dice: “Ora per la sinistra si fa dura. Giuliano attirava anche i moderati”.
Su La Repubblica, alle pagine dell’economia, da segnalare un’intervista al segretario Fiom Maurizio Landini. È la pagina seguente a quella che si occupa dell’accordo tra Pirelli e la ChemChina (“Il titolo Pirelli tira il fiato in Borsa ma resta sotto il prezzo dell’Opa. I mercati puntano sulla controfferta”). Dice Landini: “L’Italia ormai è in svendita, sabato in piazza per difendere il lavoro e con noi ci sarà anche la Camusso”, “Con la leader Cgil non c’è mai stato dissenso sulla manifestazione ma sulla proposta di coalizione sociale”.

Grandi Opere

Sul Sole una intervista firmata da Claudio Gatti a Paolo Signorini, che oggi dirige da “reggente” la struttura di missione al Ministero delle Infrastrutture. Il suo nome compare poco nelle centinaia di pagine depositate dal Gip nella inchiesta Grandi Opere. Dice che l’inchiesta ha messo in luce “una contiguità tra politica e affari del tutto incompatibile con una sana amministrazione”. Il giornalista chiede perché i magistrati lo ritengano comunque “uomo di Incalza”. Lui risponde che non è così, e chiede perché nelle 270 pagine di documenti dei magistrati lui non compaia mai, e negli unici casi citati sia “non allineato” con le scelte degli altri. Il giornalista cita un altro elemento: una vacanza in Toscana pagata da Mazzacurati, del Consorzio Venezia Nuova (Mose) a Signorini e la moglie: l’episodio è “una fesseria”, due giorni in Toscana pagati effettivamente da Mazzacurati. “Sicuramente, ex post, è stato un errore. Ma si può qualificare questo come indizio di un asservimento in 20 anni in cui ha gestito centinaia di opere pubbliche?”. “Vuole che i magistrati non mi abbiano controllato? Io ho uno stipendio, un mutuo, una casa. Finito. Così da 20 anni”.

Economia

Sul Sole una intervista a Peter Praet, capo economista della Bce. Domani il Parlamento italiano ascolterà Mario Draghi, e Praet anticipa i temi che il presidente Bce tratterà nella sua audizione. Praet dice tra l’altro che sulla scelta del Qe “c’è stata un’ampia maggioranza in consiglio. Abbiamo cercato di non essere troppo condizionati dalla questione della ripartizione del rischio”. Praet ricorda che in Italia per esempio “i rendimenti del debito pubblico a 10 anni sono ai minimi del dopoguerra, le condizioni del credito stanno migliorando rapidamente, anzi al ritmo più rapido nell’eurozona”, ma “la produttività in Italia ha smesso di crescere già a metà degli anni 90, la peggior performance fra i grandi Paesi dell’Ocse, e in questa lunga crisi l’Italia ha già sofferto tre recessioni. È tuttora una situazione molto difficile”. Servono ancora le riforme strutturali: “Va comunicato alla gente un senso di urgenza e di ambizione: le riforme vanno fatte rapidamente e su larga scala. La chiave è l’implementazione. La politica monetaria aiuterà, ma non renderà l’Italia un’economia più produttiva”. Dice anche che “il cosiddetto Jobs Act può essere un elemento molto importante di un’agenda di riforme coraggiose. In Spagna, un intervento simile è stato lanciato tre anni fa ed è stato il fattore chiave per il miglior andamento dell’economia rispetto al resto dell’area euro nel 2014. Come in Spagna, il Jobs Act può fare dell’Italia un luogo più attraente per l’attività d’impresa”. Ma “dovrebbe essere il punto di partenza per un’agenda ambiziosa di riforme economiche. Non dovrebbe essere la fine degli sforzi”.

Sul Corriere Maurizio Ferrera si sofferma sul tema del lavoro per i giovani cogliendo il riferimento fatto da Renzi nel suo discorso alla Luiss sul cattivo funzionamento di Garanzia Giovani: dedicata ai giovani sotto i 29 anni che non studiano e non lavorano, doveva consentire loro – iscrivendosi a un portale – di entrare in contatto con i centri per l’impiego. Il programma prevedeva che fossero intervistati dai servizi per l’impiego entro quattro mesi per vere una offerta di lavoro o di stage o di formazione professionale. Ma per ora solo 10 mila giovani hanno trovato lavoro con questo strumento. Garanzia Giovani è servita soprattutto agli “interessi localistici”, dice Ferrera. Non a caso una fetta importante dele risorse è servita non tanto per i giovani da assumere ma per “assumere o stabilizzare piccoli eserciti di ‘formatori’ locali: tutti preparati? Tutti necessari?”. Secondo Ferrera servirebbe portare allo Stato e togliere alle regioni la competenza sui servizi all’impiego.

E poi

Da segnalare sul Sole un articolo di Martin Wolf (copyright Financial Times) dedicato alla adesione dei Paesi europei alla cinese Banca asiatica di investimento per le infrastrutture. La scelta europea – e in particolare britannica – di diventare membro fondatore che molti considerano l’alternativa alla Banca Mondiale – e al sistema che nacque a Bretton Woods – ha fatto “fatto arrabbiare gli Stati Uniti”. Secondo Wolf “il fatto che la Cina voglia investire una piccola parte dei suoi 3.800 miliardi di riserve estere nell’Aiib è una buona notizia”, e positivo è anche il fatto che “lo voglia fare attraverso istituzioni multilaterali in cui la sua voce, per quanto importante, sarà una fra le tante”. Dunque “gli Stati Uniti farebbero bene ad aderire a loro volta”. Wolf poi ironizza sulle critiche Usa, basate sul rischio che la nuova banca non rispetti i “parametri più stringenti” a livello globale come la Banca Mondiale fa. “Avendo lavorato alla Banca mondiale, non posso non sorridere di fronte a un’affermazione del genere. Il signor Lew troverebbe istruttivo studiare il ruolo avuto dalla Banca mondiale nel finanziare il dittatore dello Zaire Mobutu Sese Seko, un esempio orripilante fra i tanti. Sarebbe bello se la nuova istituzione fosse candida e immacolata, ma questo è un mondo di peccatori. Una partecipazione ampia di altri Paesi non potrà sicuramente peggiorare le cose per la nuova banca”.

Sul Corriere una corrispondenza da Gerusalemme racconta “L’offensiva di Israele per far deragliare i negoziati con l’Iran”. “‘Il Mossad spiava i colloqui sul nucleare'”. Si tratta di rivelazioni pubblicate dal Wall Street Journal, fonte alcuni esponenti dell’Amministrazione Usa, che da tempo sospettano che i servizi segreti israeliani abbiano spiato i negoziati con l’Iran, anche intercettando telefonate tra i sei Paesi coinvolti. Israele nega. Washington fa sapere di non essere tanto irritata dal lavoro dei servizi, quanto dal fatto che le notizie intercettate siano state usate da Israele per fare pressioni sui congressmen Usa, interferendo nei rapporti tra il Presidente e il Congresso.

Anche su Il Foglio: “Le spie israeliane e i leak al Congresso: l’ultimo screzio tra Obama e Bibi”.

Per tornare al Corriere, un commento di Antonio Armellini: “Perché all’Occidente conviene l’accordo nucleare con l’Iran”. “Una intesa rafforzerebbe il partito moderato di Rouhani. Un fallimento consegnerebbe il Paese in mano all’ala oltranzista della teocrazia”.

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