De Blasio, democrat, è il nuovo sindaco di New York

La Repubblica: “Il Pd salva la Cancellieri La difesa del Guardasigilli in Parlamento: ‘Non ho mai sollecitato la scarcerazione di Giulia Ligresti’”. “Decadenza, si vota il 27”. Nel sottotitolo: “Il ministro: un solo errore, i sentimenti. Berlusconi: Napolitano può graziarmi”.

A centro pagina: “Il Tesoro: difficile evitare la seconda rata dell’Imu. Allarme di Saccomanni. Deficit e lavoro, i dubbi Ue sul 3 per cento”. Di spalla: “Il sindaco ‘rosso’ espugna la New York dei ricchi”.

 

Il Corriere della Sera: “Imu, rischio seconda rata. Saccomanni: ‘Difficile evitarla, ma si può fare’. Europa pessimista sui nostri conti pubblici. Quanto ci costerà se il governo non trova la copertura”. A centro pagina: “La maggioranza salva Cancellieri e il governo. L’autodifesa del ministro in Parlamento”. Una grande foto mostra Bill de Blasio con consorte: “L’Italia che piace a New York”.

 

La Stampa: “Il Tesoro riapre il caso Imu. Saccomanni: non è facile trovare le coperture per la seconda rata. Poi il ministro aggiunge: ma si può fare. L’Europa taglia le stime del governo:Italia ancora debole, conti da aggiustare”. In prima pagina un richiamo all’intervista all’ex Cancelliere tedesco socialdemocratico: “’Basta austerità o l’Ue muore’”.

A centro pagina, una foto degli ambulanti che hanno occupato ieri la stazione di Torino Porta Susa: “’Troppe tasse’, gli ambulanti fermano i treni”, “Torino, stazione e traffico bloccati, in tilt l’Alta velocità. Prove di rivolta fiscale contro l’imposta sui rifiuti”.

 

Il Fatto quotidiano: “Ligresti: ‘Raccomandai la Cancellieri a Silvio’. Come previsto la maggioranza non soltanto salva la ministra dallo scandalo ma le tributa pure una standing ovation. Intanto gli interrogatori dell’inchiesta confermano il rapporto non soltanto ‘umano’ tra il finanziere pregiudicato e la Guardasigilli”.

 

Libero: “Lei non cade, lui decade. La Cancellieri fa un discorsetto e si tiene la poltrona, mentre il Senato accelera sulla cacciata di Berlusconi: si voterà il 27 novembre”.

 

L’Unità: “Cancellieri chiude il caso. La ministra in Parlamento: rammarico per la telefonata. ‘Mai fatto pressioni per la scarcerazione’. Il Pd apprezza il chiarimento. Epifani: ha la nostra fiducia. Il M5S e l Lega isolati sulle dimissioni”. A centro pagina, con foto: “Spedita in Siberia la Pussy Riot ribelle”. E poi: “Berlusconi, l’ultima sparata sulla grazia”.

 

Il Giornale: “Tasse, cose da matti. Saccomanni choc: l’Imu può tornare a fine anno. E’ l’ennesimo inchino alla Ue che boccia la manovra. Ma in tre anni le imposte sulla casa sono già aumentate di 20 miliardi. Berlusconi: stiamo al governo solo alle nostre condizioni”.

A centro pagina: “Il Pd rottama le sue primarie. Pur di boicottare Renzi, il partito è pronto al sabotaggio interno”.

 

Il Sole 24 Ore apre con il nuovo regolamento che allunga i tempi per saldare a rate le imposte in sospeso con il Fisco: “Equitalia, così si paga in 10 anni”. Di spalla le comunicazioni del Ministro Cancellieri (“Perdono bipartisan” è il titolo del commento di Stefano Folli). A centro pagina: “Saccomanni: lo stop alla seconda rata Imu difficile ma si può fare”.

 

Cancellieri

 

Ieri pomeriggio il Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri ha informato il Parlamento sulla vicenda della sua telefonata con la compagna di Salvatore Ligresti. La Stampa scrive che ha cambiato in corso d’opera la sua linea di difesa, appena atterrata da Strasburgo, dove aveva presentato il piano per evitare le condanne della Corte europea dei diritti dell’uomo per sovraffollamento delle carceri e lunghezza dei processi. Secondo il quotidiano il cambio di passo maturato sta nella frase pronunciata ieri innanzi ai Parlamentari: “Mi rendo conto che alcune espressioni usate in quella telefonata (alla signora Fragni, moglie di Salvatore Ligresti ndr) possono avere ingenerato dei dubbi sul senso delle mie parole. Mi dispiace che sia stato così e mi rammarico di aver fatto prevalere i sentimenti sul doveroso distacco che il ruolo di ministro avrebbe forse dovuto imporre”. Nella telefonata famosa del 17 luglio la Cancellieri diceva “qualsiasi cosa io possa fare conta su di me”, all’indomani dell’arresto di Salvatore Ligresti e sui suoi suoi figli. Ha spiegato ancora: “Con quella telefonata alla signora Fragni intendevo manifestare un sentimento di umana vicinanza ad una persona che si era venuta a trovare in una situazione di eccezionale emotività per l’arresto di tutti i familiari. L’unico modo che ho per dimostrare che il senso di quelle parole fu realmente quello che vi ho descritto ora, è invitarvi ad analizzare il mio comportamento successivo a quella telefonata”. Quindi ha ribadito: “Non c’è stata alcuna mia ingerenza. Giulia Ligresti è stata scarcerata per una indipendente decisione della magistratura torinese”. Il Corriere della Sera scrive che ieri il Ministro ha cercato di ripristinare quella immagine di “nonna della Repubblica” e “fedele funzionaria dello Stato estranea alle caste”. Non ha citato la frase testuale della sua telefonata, ma ha rivendicato la correttezza dei comportamenti: “Già il 12 agosto il medico del carcere di Vercelli segnalò al direttore la gravità delle condizioni di salute di Giulia Ligresti; le mie conversazioni con i due vicecapi del dipartimento degli affari penali sono del 19 agosto, 5 giorni dopo”.

 

La Repubblica ricorda che le due mozioni di sfiducia presentate dai grillini andranno avanti e saranno votate non appena lei tornerà al lavoro, dopo un intervento al braccio che oggi farà a Milano. Il Ministro ha definito “privata” la telefonata con la Fragni, ha citato per due volte il Procuratore di Torino Caselli, che ha certificato la linearità della scarcerazione ed ha citato gli oltre 100 casi di interventi su segnalazione: il ministero ne ha diffusi una decina, “storie di ordinario carcere” di detenuti che ovviamente sono rimasti anonimi. Quanto alle vicende relative al figlio Piergiorgio, la Cancellieri ha detto che aveva ricevuto l’offerta di lavoro da Fonsai il 25 maggio del 2011, ovvero “quando io ero una tranquilla signora in pensione, che mai avrebbe pensato di poter diventare ministro dell’Interno”. La Repubblica però, con il vicedirettore Massimo Giannini, insiste sui dubbi che restano: non bastano “dispiacere” e “rammarico”, anche perché ad inficiarne l’autenticità c’è un “forse” di troppo, riferito al “doveroso distacco” che il ruolo di imponeva. Un secondo dubbio che il Ministro secondo Giannini non ha dissolto riguarda quel che accadde il 28 agosto, quando Giulia Ligresti fu rilasciata dal carcere di Vercelli e trasferita agli arresti domiciliari. La Cancellieri ha detto che la scarcerazione non è stata frutto di una sua ingerenza, ma delle dichiarazioni che lei stessa rese ai procuratori di Torino il 22 agosto si parlava di una telefonata ricevuta da Antonino Ligresti, zio di Giulia, che la Cancellieri conosce da molti anni. Avendogli questo rappresentato la preoccupazione per lo stato di salute della nipote, la Cancellieri aveva spiegato: “In relazione a tale argomento ho sensibilizzato i due vicecapi di dipartimento del Dap”. Il quotidiano intervista il senatore Pd Felice Casson, che si dissocia dalla fiducia espressa dal Pd al ministro. Dice che il caso Cancellieri è andato a finire “a tarallucci e vino” perché non è stata affrontata seriamente la vera questione, quella prima telefonata del 17 luglio, in cui lei criticava pesantemente un provvedimento della magistratura che forse non conosceva neppure e dichiarava di mettersi a disposizione di una famiglia il cui capostipite era già arrestato e condannato per gravissimi fatti di malaffare. Il Fatto titola: “Tributo al Ministro. La Cancellieri trionfa alle Camere”, “applausi, rispetto, solidarietà e pure ‘simpatia umana’. La Guardasigilli amica degli indagati dice ‘mi dispiace’ e le larghe intese le abbracciano. Tutti salvi”.

 

Il direttore de Il Fatto Antonio Padellaro in prima pagina parla di “sistema Annamaria” e scrive che “la maggioranza delle larghe intese” della correttezza istituzionale “se ne infischia, concentrata unicamente sui propri larghi interessi di bottega”. La Cancellieri “rappresenta in realtà un solido e collaudato sistema di relazioni, al vertice del quale c’è il Quirinale, con sponde a destra e a sinistra, nell’alta burocrazia ministeriale e nella finanza che conta”: Poi, alle pagine interne, si chiama in causa Salvatore Ligresti che, nei suoi interrogatori nel 2012 a Milano, avrebbe detto di aver chiesto a Berlusconi di aiutare Annamaria Cancellieri, che aveva un incarico a Bologna e voleva restare in quella città (all’epoca dell’interrogatorio Cancellieri era ministro dell’interno del governo Monti).

 

Sulla prima pagina de Il Giornale il direttore Alessandro Sallusti invita il Ministro alla coerenza: “La sua telefonata a funzionari dell’Amministrazione giudiziaria è esattamente uguale a quella fatta da Berlusconi ai funzionari della Questura di Milano per il cosiddetto caso Ruby”, e, sempre per coerenza, “le chiediamo di fare tesoro dei consigli che ieri in Aula le hanno dato Brunetta e Schifani: mettere mano, subito, con un decreto legge, allo scempio della carcerazione preventiva usata come arma di ricatto e tortura”.

 

Pd

 

Scrive il Corriere che lo scontro è sempre più aspro tra Matteo Renzi e Gianni Cuperlo. Si litiga sul numero dei segretari provinciali conquistati, ci si azzuffa sul tesseramento gonfiato, e adesso si solleva una obiezione sulla campagna di promozione delle primarie in sé, perché, secondo Cuperlo, non spiega che si vota per il segretario e non per il premier. I renziani invece insistono: con le primarie scegliamo il segretario, che è anche automaticamente il candidato alla Presidenza del Consiglio.

La Repubblica: “Pd, allarme per il caos congressi. Sette segretari a rischio revoca”. L’Unità spiega che dovrà essere oggi la segreteria a trovare il modo per ritrovare la calma sul conteggio dei segretari provinciali e dei voti contestati. Quanto ai fenomeni di tesseramento gonfiato, alla sede Pd spiegano che si tratta di casi isolati, che alla fine gli iscritti non supereranno i 500 mila dello scorso anno e i votanti saranno compresi tra i 300 e i 350 mila. Dal territorio però continuano ad arrivare notizie di congressi revocati (al Prenestino di Roma) o contestati dai renziani (come a Cosenza) o dai cuperliani (come quello di Asti, dove però i renziani insistono sul fatto che il boom di iscritti albanesi è fisiologico in una città dove e presente una comunità albanese di 7 mila persone che nella vita del partito hanno sempre avuto un ruolo attivo).

 

“Tessere e ricorsi, il Pd non sa che pesci prendere”, titola Il Fatto, scrivendo che il segretario Epifani ha rinviato a questa mattina la riunione della segreteria. “Deve mettere d’accordo Cuperlo che vuole bloccare le iscrizioni e i renziani che si oppongono”.

Su Il Giornale Laura Cesaretti firma il retroscena: “Per far perdere Renzi il Pd rottama le sue primarie”. Le primarie hanno preso una “deriva tragicomica”. “Da una parte i rottamatori di Renzi, che cercano chiassosamente di allargare la platea dei votanti. Dall’altra il partito che cerca in ogni modo di scoraggiare la partecipazione e la consultazione interna. Un vero e proprio auto-sabotaggio per mettere i bastoni tra le ruote al sindaco di Firenze”.

Nel Pd, scrive ancora Il Giornale, si fanno i conti con uno statuto schizofrenico, figlio ibrido del compromesso tra il “partito leggero” di Veltroni e quello “pesante” dalemiano, “e con le regole surreali imposte dal fronte anti-Renzi (i congressi provinciali totalmente disgiunti dai candidati nazionali) che sta facendo impazzire la maionese congressuale”. I bersaniani hanno ora proposto di sospendere il tesseramento e lo stesso Cuperlo rinnova l’appello in questo senso. Il perché di tanto accanimento, scrive Il Giornale, è presto detto: la prossima settimana proprio gli iscritti verranno chiamati nuovamente a votare, e stavolta sui nomi di 4 candidati alla segreteria Pd, in vista della famosa convenzione. Il timore degli anti-Renzi è che più aumentano gli iscritti più rischia di salire il favore per il sindaco. Un renziano anonimo spiega: “per dalemiani e bersaniani attestarsi con Cuperlo sotto il 30 per cento equivarrebbe alla morte civile”.

La Repubblica intervista Goffredo Bettini: “Che follia questo tesseramento, ma adesso non si può bloccare”. Per Bettini è inutile cercare il responsabile dell’inquinamento tra cuperliani e renziani: è l’insieme del partito che negli ultimi anni è diventato questa roba qui, un Pd in cui contano correnti e sempre meno le persone e gli iscritti.

 

Il Fatto intervista l’ex governatore della Calabria di centrosinistra Agazio Loiero. Nella regione i vari esponenti del Pd “o si sono appellati ad Epifani per accertare la legittimità delle commissioni di garanzia nelle cinque provincie calabresi (come ha fatto il renziano Magorno) o denunciano un ricorso al tesseramento di massa (come ha fatto il candidato di Cuperlo a Crotone, Giuseppe Dell’Aquila)”. Loiero dice di esser stato cercato sia dall’area Renzi che da quella di Cuperlo, esclude che la ‘ndrangheta stia provando da inquinare i congressi. “La ndrangheta non guarda a sinistra in Calabria, lo confermano anche tutti i processi in corso”. Dice di non voler appoggiare qualche candidato, ma pensa comunque che Renzi sia l’unico in grado di far vincere il centrosinistra.

 

Internazionale

 

Il Democratico Bill de Blasio è stato eletto ieri sindaco di New York, battendo con ampio margine il suo rivale Repubblicano Joe Lotha. “Il sindaco rosso espugna la New York dei ricchi” è il titolo della analisi di Federico Rampini su La Repubblica. La rivoluzione De Blasio “si misura per contrasto”. “Perché New York, pur essendo una città solidamente democratica (vota sempre a sinistra nelle elezioni presidenziali e congressuali) da venti anni non eleggeva un sindaco progressista?”, si chiede Rampini. Ricorda poi che dapprima ci furono due mandati del Repubblicano Giuliani, per tre per Michael Bloomberg, indipendente: pur diversi tra loro, questi sindaci hanno proposto lo stesso contratto sociale alla città, ovvero un equilibrio fatto di ordine pubblico (tolleranza zero verso la criminalità grande o piccola), liberismo economico, atteggiamento liberal sui valori. Bloomberg piaceva a sinistra perché favorevole ai matrimoni gay, impegnato nella difesa dell’ambiente, attivo nella promozione della cultura, e mobilitato contro la lobby delle armi. Ma non ha mai detto o fatto nulla che potesse disturbare i poteri forti del capitalismo, da Wall Street ai grandi costruttori edili. La Grande Mela “racchiude tutto il meglio e il peggio del modello americano”, nei suoi boroughs abitano ben 400 mila milionari, ma il 48,5 per cento dei residenti vive sotto la soglia della povertà (fissata a 30 mila dollari di reddito annuo per una famiglia di 4 persone) o nell’area della “quasi povertà” (sotto il 46 mila dollari a nucleo familiare). De Blasio, secondo Rampini, vuole “un contratto sociale diverso”: nel suo programma c’è la costruzione di 200 mila alloggi popolari per contrastare la gentrification che sta trasformando persino Harlem e Brooklyn in quartieri alto borghesi. Asili nido e scuole per tutti. Un sostegno alla scuola pubblica contro i costosissimi istituti privati. Un salario “vitale” obbligatorio di 11,75 dollari l’ora (il minimo attuale è di 7.25). E il tutto da finanziare con un aumento delle imposte sui ricchi, compresa ovviamente la tassa sulla casa.

Su La Stampa: “Nella Brooklyn di De Blasio il ghetto è diventato radical chic. Da quartiere di immigrati a zona trendy che contende il fascino a Manhattan. La gentrification, scrive l’inviato Mastrolilli, è opera di Bloomberg, che nel 2005 ha promesso il “rezoning” di Williamsburg e Greenpoint da zone industriali ad abitative. “Gli alternativi hanno protestato, perché con il nuovo piano urbano sono arrivati anche i grattacieli in riva al fiume, ma il risultato è stato meno criminalità e più crescita economica. La sfida per De Blasio è tutta qua”.

Su La Stampa, intervista di Tonia Mastrobuoni all’ex cancelliere socialdemocratico Schroeder: la Cancelliera Merkel, secondo Schroeder, “ha commesso errori terribili ed accumulato ritardi mostruosi sulla Grecia e dell’Europa, perché è stata troppo a lungo in ascolto dell’umore dei tabloid. Anche la discussione sulla politica monetaria è stata completamente sbagliata, così come è sbagliata la posizione della Bundesbank. Mario Draghi ha invece fatto un lavoro straordinario, ha strappato ai mercati il tempo necessario perché i governi facciano le riforme. Ora, però, è tempo che le facciano”. Pensa che l’austerità voluta da Merkel abbia prodotto danni? “Sono convinto che l’austerità sia il prodotto di una certa ideologia, anche in Merkel. Ed è il motivo per cui sono convinto che le cose cambieranno, d’ora in poi. In alcuni Paesi del sud Europa i problemi sociali stanno diventando gravi, i tassi di disoccupazione insostenibili. Il rischio è la fine del progetto europeo. Bisogna concedere ai Paesi il tempo per fare le riforme; del resto anche noi le abbiamo fatte dieci anni fa. Soprattutto: non le ha fatte la Cancelliera, le abbiamo fatte noi con il governo rosso-verde. Inoltre, se i Paesi si mostrano disponibili alle riforme, per me ha senso anche chiudere un occhio sui limiti del patto di Stabilità”.

 

Attenzione da parte del Sole 24 Ore anche oggi per il plenum del Partito comunista cinese, previsto per il fine settimana: “Cina, il plenum delle svolte”. Più apertura, liberalizzazione dei mercati finanziarie e delle banche tra i temi in discussione. La dirigenza traccerà le linea di crescita sostenibile per il prossimo decennio. E poi la convertibilità valutaria dello yuan: gli scambi commerciali effettuati in Renminbi sono stati il 14 per cento nel 2012. Si stima possano diventare il 30 per cento nei prossimi 5 anni

 

E poi

 

Sulla prima pagina del Corriere Giovanni Sartori cita l’articolo 67 della Costituzione: “ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Ora: Sartori fa notare che sì, quello di Grillo è un partito politico. Ma questi eletti hanno titolo per entrare e votare in Parlamento? Secondo l’articolo 67 della Costituzione, no, essendo essi vincolati da un mandato imperativo di agire, parlare e votare solo su istruzioni di Grillo e del suo guru. Come ne usciamo? L’articolo 67 suggerisce che gli eletti non possano essere accolti in Parlamento senza prima sottoscrivere uno ad uno il loro ripudio del mandato imperativo.

 

 

In vista del Sinodo sulla famiglia convocato dal Papa per l’ottobre 2014 Papa Francesco ha deciso di consultare i fedeli sui temi più delicati con un questionario, disponibile da ieri sul sito della Santa Sede. “Nuove famiglie, le 38 domande del Papa”, “divorzio, omosessualità, rapporti prematrimoniali. Lo scomodo questionario di Francesco ai fedeli”, titola La Stampa. Il questionario finora era stato diffuso solo dai vescovi inglesi e da alcune diocesi Usa.

Il Corriere scrive che forse la domanda più straordinaria del questionario è una delle quattro sulle coppie omosessuali, quando si chiede: “nel caso di unioni dello stesso sesso che abbiano adottato bambini, come comportarsi pastoralmente in vista della trasmissione della fede?”. Significa, scrive il quotidiano, che la Chiesa si sta ponendo per le coppie omosessuali con figli adottivi lo stesso problema che si è posta per le coppie di fatto o per i divorziati e risposati. L’isolamento rischia di precludere innanzitutto ai bambini i sacramenti, l’ingresso nella Chiesa.

Su La Repubblica Vittorio Zucconi racconta la battaglia che due donne americane dello Stato di New York, una di religione ebraica e l’altra atea, avevano deciso di fare alla benedizione divina invocata per l’America. Avevano fatto causa al consiglio comunale della città di Greece, che da dieci anni apriva le riunioni con la benedizione di un pastore cristiano e il canto dell’inno God bless America. Dopo aver vinto e perso processi, ricorsi e appelli, si sono rivolte alla Corte Suprema per stabilire, una volta per tutte, se quella giaculatoria violi la separazione tra Stato e Chiesa, che la Costituzione sancisce quando vieta ad ogni organismo legislativo di fare norme che privilegino o stabiliscano culti.

Se ne occupa anche in prima pagina Il Foglio: “One nation under God?, i giudici valutano quale spazio pubblico spetta a Dio”, “alla Corte Suprema arriva una disputa sulle preghiere ‘civili’ in America”.

 

 

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