Bombe sulla Siria

Il Corriere della sera: “Aggirati i voti segreti sul Senato. Le opposizioni: un colpo di mano”.
Il titolo più grande: “Raid russi, tensione con gli Usa”. “Bombe sulla Siria. Mosca: colpiti obiettivi dell’Isis. Washington: falso, strategia errata”. “Gli americani: il Cremlino difende solo Assad”. “De Mistura: dopo anni si è riaperta la partita politica”.
Il commento di Franco Venturini: “Quello che Putin non dice”.
A centro pagina: “100 giorni sugli scogli, sgomberati i migranti”. “A Ventimiglia”. “Le ruspe e la mediazione del vescovo”.
A fondo pagina: “Impiegati comunali tra mazzette e lingotti”. “Quattro arresti a Milano per i lavori in scuole e case popolari. Sequestrati due milioni”.

La Repubblica: “Nuovo Senato, primi sì in aula, lite su Grasso”, “Oggi conta decisiva sull’articolo 2. Il governo e il rischio voto segreto. ‘Garanzie o mettiamo la fiducia’”.
La foto è per la bandiera palestinese per la prima volta issata ieri all’Onu. Il titolo è sulla crisi siriana: “Gli aerei russi bombardano in Siria. L’ira Usa: sparano ai ribelli, non all’Is”.
A centro pagina: “Disoccupazione sotto il 12%. Scontro sui tagli alla sanità”.
Sulla colonna a destra, “Il dibattito”: “Le 2 chiese divise su divorzio e famiglia”, “La discussione sulle aperture di Francesco alla vigilia del Sinodo” (di Paolo Rodari). E il quotidiano mette a confronto sul tema, con due interviste, il cardinale Kasper e il cardinale Ruini.
Sul “caso Rai” il quotidiano intervista il conduttore di Ballarò Massimo Giannini: “’Non siamo i cantori del premier, lui ha aperto la caccia’”.

La Stampa: “Raid russi in Siria. Gli Usa: fermatevi”, “Via ai bombardamenti, colpiti oppositori di Assad. Washington: così non si combatte l’Isis”, “Putin: niente truppe di terra, il nostro l’unico intervento legittimo. Abu Mazen: gli accordi di Oslo non valgono più”.
A centro pagina: “Lavoro, 35 mila nuovi posti in un anno”, “Disoccupazione sotto il 12%. Riforma del Senato, il Pd evita i voti segreti con un altro emendamento”.

Il Fatto: “Se questa è democrazia”, “Sotto attacco. Costituzione, etica pubblica, informazione e diritto alla salute”. Il quotidiano articola il tema attraverso 4 capitoli. “1. Riforma del Senato: il governo impedisce al Senato di votare”. “2: La pesca di Verdini fa scappare la base del Pd: con lui -8%”. “Giannini: ‘Partita la caccia, il premier ha slegato i cani’” (è un’intervista a Massimo Giannini, conduttore di ‘Ballarò’”). “4: E’ ufficiale: nel 2016 altri 2 miliardi di tagli alla sanità”.
In alto, sotto la testata: “Putin aiuta Assad: bombe sulla Siria. Obama: ‘Fermati’”.

Il Giornale: “Ladri di Costituzione. I democratici con un trucco vogliono far passare le riforme senza voto segreto. Opposizioni sulle barricate. Intanto per un sondaggio Verdini fa male al Pd: -7 per cento”. “La legge Acerbo di Matteo” è il titolo dell’editoriale, firmato da Piero Ostellino.
Di spalla un titolo piccolo: “Putin bombarda, Obama pure. In Siria la guerra diventa mondiale”. E poi: “Assad o Isis? L’Occidente in crisi di identità”, d Fiamma Nirenstein.
A centro pagina: “Salvini archiva ‘Radio Padania’. Insieme ai microfoni tramonta anche il vecchio sogno secessionista dei ‘lumbard’”.

L’Avvenire apre con il Consiglio permanente della Cei iniziato ieri: “Tempo di ricostruire”, “Bagnasco: ripartiamo dal grande popolo degli onesti. Profughi da accogliere e poveri (tutti) da sfamare”.
A centro pagina: “Siria, attacchi russi pro-Assad”, “Caccia di Mosca bombardano Homs. Gli Usa: non colpiscono l’Is”.
Sulla riforma del Senato: “Grasso blinda la riforma. E’ bagarre”.

Il Sole 24 ore: “Borse e bond in rialzo per l’effetto-deflazione”. “La crisi dei prezzi sgonfia le ansie sui tassi: listini in rally nell’ultima seduta del peggior trimestre dal 2011”. “Piazza affari a +2,47 per cento, scende lo spread, euro in calo”.
In alto: “Volskwagen, primi stop in fabbrica. Schauble: non sarà più la stessa”. Due commenti: uno sul “silenzio della Merkel”, l’altro sul “silenzio dei sindacati”.
Di spalla: “Riforme: sì di Grasso al Pd, ‘blindato’ l’articolo 2. L’ira delle opposizioni. Il governo tiene nelle prime votazioni”.
A centro pagina gli ultimi dati Istat: “Disoccupazione sotto il 12 per cento. Ad agosto è scesa all’11,9 ma è risalita tra i giovani. In un mese 69 mila occupati in più. La ripresa del turismo spinge l’impiego a termine. Renzi: il Jobs Act funziona”.

Siria, Russia, Usa

La Stampa, pagina 2: “Bombe russe sui ribelli in Siria. Obama: ‘Putin fermi i raid’”, “Attacchi a Homs e Hama, il Cremlino: colpiti Isis e altri estremisti per aiutare Assad. La Casa Bianca spiazzata: il blitz è in contrasto con quanto i leader si sono detti”. Scrive Anna Zafesova: “Vladimir Putin è di nuovo in guerra e, per la prima volta da quando è al Cremlino, la conduce apertamente e senza venire contestato dalla comunità internazionale”.
Ieri mattina, infatti, il Consiglio federale russo, la Camera alta del Parlamento -per la seconda volta in un anno e mezzo- ha autorizzato, con una seduta chiusa e un voto unanime, il presidente Putin a utilizzare le forze armate all’estero. Dopo l’Ucraina, la Siria: poche ore dopo il ministero della Difesa ha annunciato raid dell’aviazione russa “contro le postazioni dell’Isis”. Sono stati colpiti almeno sette bersagli, nei pressi di Homs e Hama, secondo la tv di Damasco. I ribelli dicono che 36 civili sono stati uccisi. Quasi contemporaneamente Putin ha spiegato i contorni dell’operazione ai suoi ministri: “Non abbiamo intenzione di tuffarci in questo conflitto, ci limiteremo ad assistere l’esercito siriano nella controffensiva antiterroristica”, i russi non combatteranno a terra ma si limiteranno al “sostegno aereo”. E Putin ha insistito sulla legittimità dell’intervento: “La lotta al terrorismo internazionale si può svolgere in base a una risoluzione Onu oppure a una richiesta di aiuto militare del Paese interessato, e nessuno dei nostri partner ha questi requisiti”.
Mosca, invece, spiega la Zafesova, ha ricevuto una richiesta ufficiale di Assad e il portavoce del Cremlino ha ribadito che degli 11 Paesi impegnati in raid contro l’Is la Russia è l’unica ad avere il diritto di compierli. Nonostante questo, Putin ha rilanciato l’idea di una coalizione internazionale contro Isis e il ministro degli esteri Lavrov ha specificato che yta gli alleati cruciali dovrebbero esserci gli Usa, l’Iran, l’Arabia saudita, la Turchia, l’Egitto e gli Emirati del Golfo, oltre agli europei, “che potrebbero essere utili”. Mosca, spiega ancora Zafesova, ha avvertito Washington del lancio dei raid un’ora prima e Lavrov, al Palazzo di Vetro, ha offerto “canali di contatto permanenti” (che, “a quanto pare, non funzionano ancora”, sottolinea l’analista de La Stampa). Gli Usa hanno lanciato raid aerei contro l’Is ad Aleppo: “potrebbe essere un gioco delle parti, ma sembra che per ora Mosca agisca abbastanza per conto suo”, sottolinea ancora la giornalista, dando conto del sospetto di molti analisti, secondo cui Putin in realtà aiuta Assad a combattere non l’Isis ma l’opposizione siriana, sostenuta dagli Usa. Il Seretario di Stato Usa Kerry ha ribadito: “Non dobbiamo confondere la lotta contro l’Isis e il sostegno ad Assad”.

A pagina 3: “Kerry continua il dialogo: ‘Ma la guerra sia ai terroristi’”, “Washington vuole verificare i reali obiettivi delle azioni della Russia. E si delinea un piano su tre livelli per favorire la transizione a Damasco”. Si tratta di un “retroscena” di Paolo Mastrolilli, inviato a New York. Che scrive che “la reazione pubblica americana ai primi raid russi non è stata isterica. Il giorno prima Kerry aveva detto che il coinvolgimento militare di Mosca in Siria poteva essere ‘un’opportunità’ e ieri lo ha sostanzialmente confermato, con un distinguo: se il Cremlino usa la forza per combattere l’Isis e nello stesso tempo accetta di lavorare alla transizione politica, questo potrebbe aprire uno spiraglio per la soluzione del conflitto. Se invece punta solo a difendere Assad, la crisi è destinata ad acuirsi. Fonti coinvolte nel negoziato dicono che le indagini sono ancora in corso per capire se i raid russi ad Homs hanno preso di mira gli oppositori moderati del regime, oppure le cellule terroristiche che esistono anche in quella regione”.

La Repubblica, pagina 2: “Is, primi raid della Russia. ‘Li ha chiesti Damasco’. Usa e Francia accusano: ‘Colpiti ribelli anti-Assad’”, “Putin annuncia l’offensiva intorno alle città di Homs e Hama con i caccia partiti da Latakia. ‘Dobbiamo fermare i terroristi prima che arrivino da noi’. Sul web video dell’opposizione con le vittime civili ma Mosca replica: ‘Unico obiettivo sono i jihadisti. Ora una coalizione aperta a tutti’. Lavrov prepara una risoluzione all’Onu”. A scriverne è Nicola Lombardozzi, corrispondente da Mosca. Il bilancio del primo raid è stato definito dal ministero della Difesa come un successo: sono stati distrutti “otto tra depositi di munizioni degli uomini del Califfato, postazioni di artiglieria, serbatoi di carburante e centri di comando dei guerriglieri dell’Isis sulle montagne”. Il “piano legale”, scrive Lombardozzi, è stato attuato nella notte tra martedì e mercoledì, quando tutti i senatori russi hanno ricevuto l’ordine di presentarsi puntualissimi in aula: alle nove del mattino erano già tutti presenti per ascoltare il consigliere di Putin, Ivanov, leggere l’ultimo dei tanti appelli arrivati a Mosca da Assad.

A pagina 3, “lo scenario” di Federico Rampini: “Kerry riapre la partita:’Contro gli estremisti l’unica soluzione è lavorare insieme’”, “Dal Pentagono le accuse più dure: ‘Nessuna lotta contro lo Stato islamico, stanno solo sostenendo il loro alleato’”, “Il ruolo del Cremlino a sostegno del raìs è visto con preoccupazione: ‘Vogliono imporre la loro egemonia’”.

A pagina 2 de La Stampa, intervista di Francesco Semprini a Daniel Pipes: “Una scelta azzardata e rischiosa. Lo zar rischia di trovarsi in un pantano”, “Così scatena la rabbia del fondamentalismo sunnita”.

Sul Corriere Fabrizio Dragosei scrive che la Russia “ha iniziato i raid aerei in Siria ma è stata subito accusata di aver centrato anche postazioni di gruppi di opposizione al regime di Assad e di aver ucciso almeno 27 civili, tra i quali sei bambini. Mosca ha negato con sdegno, affermando che i suoi caccia-bombardieri hanno colpito otto siti dell’Isis in 20 incursioni”. Scrive il Corriere che a colpire i civili sarebbero stati aerei russi usati dall’esercito siriano. “Le incursioni sono avvenute nella regione di Homs, dove fonti della resistenza dicono che non ci sono estremisti islamici, mentre Baghdad sostiene che lì agiscono sia uomini dell’Isis che di Al Qaeda”. Gli Usa – attraverso il segretario alla Difesa – hanno fatto sapere che i raid russi “’probabilmente’ sono stati lanciati in zone dove non c’è presenza dell’Isis e che ‘l’approccio di Mosca è come gettare benzina sul fuoco. Una strategia destinata a fallire’”. Inoltre, ha detto Ash Carter, il modo in cui i russi hanno informato gli Usa dei raid “’non è stato professionale’”.

Il Corriere intervista il mediatore Onu Staffan De Mistura che definisce “positivo” l’incontro tra Obama e Putin e aggiunge che la migrazione di massa in e l’attacco russo hanno rotto – “sia pure in modo doloroso e rischioso”, lo stallo sulla Siria. “Si apre uno spiraglio per la ripresa dell’azione politica e diplomatica”. Scrive Massimo Gaggi: “Da otto mesi de Mistura dice che bisogna parlare anche con Assad, nonostante le atrocità commesse. Ora molti sembrano pensarla come lui. Ma non a Washington”. Dice De Mistura che serve un “processo politico inclusivo a Damasco” e che se “la parola resterà solo alle armi, è certo che per ogni mille siriani uccisi ce ne troveremo altri cinquemila arruolati e pronti a combattere perché ormai convinti che l’unica soluzione possibile sia quella militare”.

Ancora dal Corriere il commento firmato da Franco Venturini ricorda che “la guerra civile siriana si combatte a macchia di leopardo, e con l’eccezione dell’atroce battaglia di Aleppo gli spostamenti sul terreno sono continui. La scelta non è delle più facili quando ci si trova a dover distinguere tra i torturatori del Califfato, i qaedisti di Jahbat al-Nusra o decine di altri gruppi minori formati in grande maggioranza da jihadisti che mutano bandiera a seconda delle convenienze territoriali”.  Secondo Venturini la domanda non è tanto capire chi sia stato bombardato ieri ma “cosa intenda Putin quando si riferisce all’Isis. Su questo potrà forse fare chiarezza la bozza di risoluzione che la Russia ha consegnato al Consiglio di sicurezza, ma intanto ieri è emersa una forte irritazione americana”. Se per esempio comprenda “una parte dei Curdi” o “ipotetici gruppi filo-occidentali (se qualcosa ne resta), e anche quella trentina di formazioni jihadiste che hanno concluso tregue locali e che sembrano disposte a dialogare”.

Sul Sole Gianandrea Gaiani firma un articolo titolato: “Mosca può reggere una lunga campagna”. Si parla della dotazione di caccia-bombardieri, bombardieri, aerei, elicotteri, carri armati e persino sofisticati strumenti di difesa missilistica anti-aerea che consentono di “sostenere una lunga campagna” anche a forte intensità estendibile anche al territorio iracheno.

Sul Giornale Fiamma Nirenstein cita Alexandr Konovalov, capo dell’Istituto di analisi strategiche di Mosca, che ha detto che la Russia, “mossa dal desiderio di metter fine al suo isolamento diplomatico, forse non valuta che ‘siamo andati in Afghanistan per sei mesi e ci siamo rimasti per dieci anni’”.

Sul Corriere si parla anche di un libro che uscirà in Francia tra pochi giorni. Si chiama Opération César. Cesar è il nome in codice di un fotogrado della polizia miliare siriana incaricato di catalogare le immagini delle vittime della repressione del regime. 45 mila immagini di 11 mila persone torturate o uccise. Il Corriere pubblica alcuni estratti dal libro. “In Siria, comunque, tutti sorvegliano tutti”. “Visto che non avevamo nemmeno il diritto di porre domande, era più facile scattare le foto senza soffermarci sulle ferite, era più semplice cercare di non provare alcuna emozione”.

Senato

La Stampa: “Il governo evita i voti segreti e corre sulla riforma del Senato”, “Il presidente Grasso cassa quasi seicento emendamenti e blinda l’articolo due. Poi arriva anche il blitz del Pd anti-imboscate. Opposizioni furiose: ‘Una vergogna’”. Se ne occupa Carlo Bertini, raccontando di quanto il Senato sia stato in ebollizione, con i renziani che tremavano per le decisioni sugli emendamenti che avrebbe preso il presidente Grasso. Poi “facce sornione” dei senatori del Pd, “che ha messo in atto il colpaccio: fare votare dopo solo pochi scrutini un emendamento del senatore Roberto Cociancich, renziano della prima ora, che assorbe quello della maggioranza a firma Finocchiaro e che restituisce al Senato una serie di funzioni tolte alla Camera. E che -soprattutto- preclude le votazioni di tutti gli emendamenti successivi, facendo decadere la minaccia di 19 voti segreti assai temuti dal governo”.

La Repubblica: “Ancora scontro al Senato. La maggioranza tiene ma è bufera su Grasso”, “Primi sì alla legge, oggi l’articolo 2. Il presidente: modifiche solo al comma 5. Il rischio scrutini segreti”.

E il “retroscena” firmato da Giovanna Casadio e Goffredo de Marchis: “Arma finale del governo: ‘Garanzie sui nodi finali o si mette la fiducia’”.

Il quotidiano intervista il senatore renziano Roberto Cociancich, che risponde alle accuse di aver agito da “prestanome” presentando l’emendamento “canguro”: verrà votato oggi e riscriverà l’articolo 1 del disegno di legge Boschi, evitando così -spiega il quotidiano- voti segreti e un profluvio di modifiche che già facevano tremare la maggioranza:“L’emendamento l’ho scritto io, altro che prestanome”, “l’ho formulato la settimana scorsa. E’ il frutto di quello che ho sempre detto negli interventi in aula”.

Anche sul Corriere intervista al senatore del giorno Roberto Cociancich, “vvocato milanese e capo scout mondiale”, che “non ci sta a passare per il ‘soldatino’ che ha prestato il suo nome a un’operazione del governo”. Dice che il suo emendamento “aiuta a definire funzioni importanti per il Senato”. Quanto al fatto che “ghigliottina” gli altri, “io non ho il potere di ghigliottinare nessuno, le scelte sugli strumenti parlamentari spettano solo al presidente Grasso”.

La Stampa: “Sbuca Cociancich, il capo scout di Renzi anti-opposizione”, “Il senatore che ha firmato l’emendamento: ‘Se davvero ho salvato il governo ho fatto bingo’”. A descrivere “il personaggio” è Mattia Feltri.

E altrettanta attenzione viene data a Paolo Aquilanti, segretario generale della presidenza del Consiglio e al lavoro dietro le quinte, oscuro ma essenziale dei funzionari del Senato: “Aquilanti, la mente della trovata che disinnesca la mina per il premier”, “Tutti al lavoro, dal segretario generale ai grand commis”.

Il Fatto: “La mossa dello scout-Canguro: al Senato è vietato votare”, “L’escamotage di Aquilanti, fedelissimo della Boschi, firmato da Roberto Cociancich”, “Il governo blinda l’art. 1, ma oggi sei voti segreti sull’art. 2”.

Sul Sole si spiega l’effetto del voto unico di stamattina sull’articolo 1, firmato dal senatore Cociancich: “viene superato il bicameralismo perfetto che ha caratterizzato 70 anni di vita legislativa repubblicana: ossia quel meccanismo per cui ogni disegno di legge deve essere approvato da entrambi i rami del Parlamento nell’identico testo, per cui basta una preposizione diversa per ritornare nella Camera di partenza. La famosa ‘navetta’ non ci sarà più. Infatti è la sola Camera dei deputati, recita la Costituzione riscritta, ad essere titolare del rapporto di fiducia con il governo e ad esercitare la funzione di indirizzo politico, la funzione legislativa e quella di controllo dell’operato del governo”. Nella formulazione riscritta il Senato sarà il punto di raccordo tra Stato, Regioni ed Ue. “I poteri del nuovo Senato si completeranno quando si passerà, la prossima settimana, ad esaminare l’articolo 10 del Ddl Boschi sul procedimento legilativo. Anche qui ci sono valanghe di emendamenti depositati, ma su questo articolo non sarà possibile chiedere il voto segreto come stabilito dallo stesso presidente del Senato Pietro Grasso la scorsa estate, durante il primo esame della riforma costituzionale. E sull’articolo 10 non ci sono divergenze nella maggioranza, per cui resterà il testo emendato dalla Camera”.

Sul Giornale Piero Ostellino scrive che “a me le iniziative costituzionali di Matteo Renzi ricordano la legge Acerbo, grazie alla quale il fascismo si trasformò in dittatura e Mussolini nel Duce”. “Le trame di un premier che cerca il potere assoluto”.

Rai

Sulla vicenda Rai3-Pd ieri è arrivata una intervista del presidente del consiglio Renzi al direttore del Tg3 Bianca Berlinguer in cui le prime domande riguardavano le riforme e i dati sulla occupazione ma la domanda più attesa dai giornalisti era quella sulla Rai. Scrive il Corriere che ieri “Matteo Renzi, con aria simil-paterna, le ha assicurato che ‘non c’è alcun editto bulgaro, quello l’ha fatto Berlusconi, il mio mestiere è governare, non fare liste di proscrizione’”. Berlinguer ha insistito dicendo “allora deve richiamare Anzaldi” e lui ha risposto che “’no, io non richiamo nessuno, finché la legge prevede che la Commissione abbia il ruolo che ha, è sacrosanto che i suoi membri esprimano le loro opinioni’”. Una intervista non prevista. Scrive il quotidiano milanese che i due si sono incrociati la mattina ai funerali di Ingrao. “Hanno parlato brevemente ed è nata l’idea. Lui: ‘Vediamoci’. Lei: ‘Va bene’. Alle cinque e mezzo l’appuntamento, montaggio veloce negli studi di Fontanella Borghese e poi in onda. La prima intervista di ritorno dagli Usa proprio al telegiornale che si vorrebbe più deferente”.

La Repubblica: “Renzi frena su Raitre: ‘Nessun editto bulgaro né liste di proscrizione’”, “Intervista al Tg3, il leader stoppa l’attacco di Anzaldi. ‘Ma è libero di criticare’. Fico: ‘grave l’ingerenza Pd’”.

E sulla stessa pagina, un articolo di Filippo Ceccarelli: “La rete di Curzi e Guglielmi che formò la nuova sinistra tra pop, satira e cultura”.

La Repubblica e Il Fatto intervistano il conduttore di “Ballarò” Massimo Giannini.

Il Fatto: “Giannini: ‘Inizia la caccia. Renzi ha liberato i cani”, “Circola un’idea malintesa di servizio pubblico: se sei in Rai non devi rinunciare al diritto di cronaca e di critica. La politica si occupi di altro”.

La Repubblica: “Il premier ha aperto la caccia contro di noi, non siamo i suoi cantori”, “Gli ascolti? Bisogna dirsi le cose con chiarezza. La crisi dei talk riflette la crisi del discorso pubblico”.

Il Corriere intervista il presidente della Commissione di vigilanza Fico a cosa più fastidiosa è il silenzio di Renzi. Di Renzi dice “non mi sembra che abbia criticato le parole di Anzaldi. E non credo che la Vigilanza debba fare i nomi di chi si vuole cacciare”. Domanda: “Anzaldi come Goebbels, dice Grillo. Non è un filo esagerato?”. Risposta: “Ma quello è il modo di parlare di Beppe, che con una forte estremizzazione ti facilita la comprensione di alcuni concetti. È la sua forza”.

Verdini

Il Fatto si occupa alle pagine 4 e 5 di Denis Verdini. “Verdini e la sua corte al bar: seggi, villette e cornetti”, Continuano le trattative con senatori forzisti”. Al Caffé Ciampini di Roma si tengono quindi, racconta il quotidiano, “di buon mattino”, gli incontri del “grande tessitore” che ha lasciato Berlusconi per Renzi. E la pagina seguente dà conto del sondaggio riservato di Euromedia Research di Alessandra Ghisleri, “la ricercatrice storica di Berlusconi”: “Il sondaggio: con Denis il Pd scivola al terzo posto”, “per Ghisleri l’alleanza costerebbe ai dem 15 punti rispetto alle Europee del 40%”.

Anche su Il Giornale si spiega che “l’ingresso dell’ala verdiniana nel Partito della Nazione teorizzato dal premier Matteo Renzi, secondo quanto riferito dall’ Huffington Post , farebbe crollare i consensi al 25,1% dietro il centrodestra (Forza Italia, Lega e Fdi) indicato al 29,1% e al Movimento 5 Stelle, attualmente primo con il 31,6 per cento. La simulazione offre due differenti scenari per una formazione di sinistra: se vi confluisse la minoranza del Pd guidata da Bersani, si attesterebbe al 12,7 per cento. Se, invece, Vendola, Civati e Landini restassero da soli senza fuoriusciti piddini, la Podemos all’amatriciana (o la Coalizione sociale, che dir si voglia) si fermerebbe tra l’8 e il 10%, che comunque sono numeri di tutto rispetto”. Il quotidiano segnala un altro dato evidenziato dal sondaggio: l’alta percentuale di indecisi o di astenuti. “Il partito dell’astensione penalizzerebbe notevolmente il centrosinistra nella sua nuova declinazione renzian-verdiniana. I fedelissimi della Ditta, infatti, non voterebbero per il Partito della Nazione con l’ex berlusconiano nei ranghi”.

E poi

Su L’Avvenire, Elena Molinari, da Washington, dà conto della cerimonia di martedì scorso del premio Kluge. Dal 2003 premia annualmente con un milione e mezzo di dollari gli intellettuali che si distinguono in ambiti non contemplati dal premio Nobel. E’ stato attribuito ai filosofi Charles Taylor e Jurgen Habermas: “Habermas e Taylor. Europa da ripensare”, “I due filosofi, in occasione della consegna del premio Kluge a Washington, hanno parlato di immigrazione e crisi di identità in Occidente. Habermas: “Prima dell’avvio della crisi sui rifugiati speravo che almeno il nucleo di Stati dell’unione monetaria sarebbe riuscito a fare ciò che è inevitabile: un passo verso l’integrazione e una politica economica e sociale comune”. Taylor: “Il patriottismo, l’orgoglio della nostra società e della sua abilità di portare avanti un progetto storico di democrazia possono essere una barriera verso elementi estranei e usati per rendere razionale la discriminazione”.

Sul Corriere si racconta di Kim Davis, l’impiegata americana inita in prigione perché si rifiuaava di dare la licenza matrimoniale a una coppi gay, ha incontrato segretamente il Papa. Lo ha raccontato lei, dicendo che il Papa le avrebbe detto “la ringrazio per il suo coraggio, tenga duro”. “Dopo qualche esitazione, la sala stampa del Vaticano ha confermato l’incontro, anche se Padre Federico Lombardi ha usato un linguaggio piuttosto reticente: ‘Non smentisco che l’incontro ci sia stato, ma non ho commenti da aggiungere’”. Davis non è cattolica, aderisce ad una chiesta denominata Apostolic Christian. I dettagli sono stati forniti dall’avvocato della donna.

Su Il Giornale un commento di Paolo Guzzanti: “Così il Papa ha benedetto la crociata anti nozze gay.

Per tornare al Corriere, alla stessa pagina della notizia su Kim Davis, una intervista al cardinale Walter Kasper, a Roma per presentare un suo libro (“Il mio viaggio con Francesco”). “Kasper, divenuto punto di riferimento dei riformisti”, elogiato dal Papa, propone di “valutare caso pr caso con misericordia” la possibilità di riammettere un divorziato non risposato alla comunione. Nel libro chiede di aprire al Sinodo un “dialogo” sul tema della contraccezione e sugli omosessuali. Parla di misericordia, dice che ovviamente “il peccatore deve convertirsi, è chiaro. Non è una giustificazione del peccato, ma dei peccatori. Questa è la differenza: Gesù non giustifica il peccato, ma i peccatori. Se chiedono perdono: non è un automatismo”. La misericordia è “una chiave che non toglie i comandamenti, la verità, ma dice come applicare verità e comandamenti per aiutare i fedeli”.

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