Baviera, vittoria per i cugini di Angela

Corriere della Sera: “Concordia, dodici ore per riportarla a galla”.

A centro pagina: “Sorpresa alla Banca centrale Usa”, “Si ritira Summers, il candidato più vicino a Obama”, “Resta in campo Yellen, la vice dell’attuale capo Bernanke. Settimana decisiva per l’economia”.

A centro pagina anche la politica italiana: “Berlusconi, affondo di Renzi”, “’Non va salvato, alle urne li asfaltiamo’”.

In taglio basso: “E le elezioni in Baviera spingono Angela Merkel”.

Un richiamo in prima anche per le vicende dello Ior, con i verbali di monsignor Scarano: “’Così si riciclavano i soldi in Vaticano’”.

 

La Repubblica: “Renzi: se si vota asfaltiamo il Pdl”. Con un richiamo all’indagine Demos per Repubblica: “Il sindaco intesta nella corsa per Palazzo Chigi”, “Sondaggio sulle elezioni: Pd di poco avanti, l’Italia divisa in tre”.

A centro pagina: “Baviera, vola la Merkel, ma perde i suoi alleati”.

E le notizia sulla Concordia: “Giglio, il D-Day della Concordia, ‘Impresa mai tentata, ma ce la faremo’”.

 

La Stampa: “Il giorno della Concordia. Al via uno show mondiale”, “Dodici ore per raddrizzare il relitto. Gabrielli: andrà bene al 100%”.

Di spalla: “Renzi: ‘Berlusconi non vuol eil voto. Li asfalteremmo’”.

Sotto la testata, due notizie di politica internazionale: “Obama-Iran: ‘Aperto al dialogo, ma niente scherzi sul nucleare’” e, dalla Germania, “Baviera, flop liberale. Per la Merkel l’incubo ‘Grande Coalizione’”.

 

 

Il Giornale: “Berlusconi dice tutto. La verità in un video”, “Giustizia, futuro del governo e Forza Italia: pronto un nuovo messaggio in tv. Il Cavaliere ritorna a Roma. Decadenza, i grillini accelerano sull’imbroglio”.

A centro pagina: “Germania, vincono i moderati. Peccato che li guidi la Merkel”.

 

L’Unità: “L’imbroglio del Pdl”, “Berlusconi minaccia la crisi per sottrarsi alla legge e dice ai suoi di dare la colpa al Pd. Epifani: ‘Chi stacca la spina al governo, la stacca al Paese’. Renzi: ‘Se si va al voto, li asfaltiamo’. Ma c’è tensione tra Letta e il sindaco. Penda da scontare: ipotesi domiciliari per il Cav”.

A centro pagina, le cifre Istat sull’occupazione: “Giovani senza lavoro”, “Sempre peggio per gli under 35: svaniti in tre anni un milione di posti. Perdite contenute solo al Nord. Tra le donne del Sud una su tre riesce a trovare un impiego”.

Dalla Germania: “In Baviera vince la Csu e i liberali scompaiono”.

E sulla Siria: “Siria, all’Onu il giorno della verità”.

 

Italia

 

Ieri Matteo Renzi è intervenuto ad un afesta del Pd che si teneva a Sesto San Giovanni, negli spazi del Carroponte che, spiega il Corriere, sono ormai un “monumento” del parco archeologico industriale della ex Breda. Un “bagno di folla”, scrive La Repubblica, perché c’è “il pienone”. E il quotidiano riferisce alcune delle dichiarazioni di Renzi pronunciate in questa occasione: “al centrodestra non conviene andare alle elezioni, perché se si vota questa volta noi li asfaltiamo”; sull’ipotesi che cada il governo Letta se Berlusconi decade da senatore “è impossibile salvarlo, ma al centrodestra conviene restare dove sta. Al massimo farà dimettere i suoi ministri per riconfermarli”; “se c’è il governo delle larghe intese è colpa nostra perché in campagna elettorale abbiamo discusso di tacchini e di giaguari”; l’unico modo per archiviare le larghe intese è “approvare una nuova legge elettorale degna di questo nome”; non si sente “né una superstar, né l’unico riferimento del partito”, “guardate che dopo Renzi c’è solo il mago Otelma per cercare di vincere”; sui renziani dell’ultim’ora “chi sale sul carro per convenienza lo faremo scendere”.

Il Corriere della Sera intervista il ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi, Pdl: “Le dimissioni del leader? Richiesta irricevibile”. Dice Lupi che “si può lavorare fino all’ultimo minuto perché il senso di responsabilità prevalga e il governo non debba interrompere il suo cammino”. Se mercoledì la Giunta voterà la decadenza di Berlusconi il governo potrà andare avanti? “Dipende appunto da quello che succederà nelle prossime ore. Dalla capacità o meno che avrà il Pd di dimostrare che non è in quella sede e con quel gesto che, come vorrebbero in tanti fra loro, si monda un peccato, e ci si purifica dalla ‘colpa’ di aver fatto nascere un governo assieme a Berlusconi”, “il voto è diventato per una parte del Pd il modo per salvarsi l’anima”, “non chiediamo che si sposi la nostra posizione, ma che la situazione sia esaminata nel merito, che vengano prese sul serio le obiezioni di autorevoli giuristi, i dubbi di tanti costituzionalisti anche a loro vicini”. In questa chiave, per Lupi le parole di Renzi “rappresentano benissimo l’ansia del Pd di ritrovare un nemico per restare uniti: ormai è il più falco dei falchi”.

L’Unità sintetizza così la situazione: “Letta-Renzi, tensione che scuote il governo”. “Le battute di Renzi sulla ‘seggiola’ e sul ‘fioretto’ hanno irritato il premier. Ma il timore è che l’obiettivo del sindaco siano le urne: ‘Tanto li asfaltiamo’”. Insomma, per l’Unità Renzi a Milano avrebbe reso esplicita la richiesta di un ritorno alle urne al più presto. Il quotidiano intervista il sindaco di Torino Piero Fassino: “Matteo e Enrico le nostre risorse, non indeboliamoli”, “la ricandidatura di Renzi a Firenze dovrebbe rassicurare chi teme che da segretario possa destabilizzare il governo”.

Infine, rimandiamo a La Repubblica per i dati del sondaggio Demos realizzato tra il 10 e il 12 settembre, che il quotidiano legge così: “Pd al 28 per cento, Pdl a 2 punti. Renzi in pole per Palazzo Chigi, ma è un’Italia senza maggioranze. Nel sondaggio Demos M5S non scende sotto quota 20”; “il sindaco ha quasi il doppio di ‘tifosi’ del premier: 32% contro 17%. Solo all’8% Berlusconi”, . E poi: “il dopo Letta divide anche nel centrodestra, il 30% non vuole le urne”.

 

 

Germania

 

“Trionfo in Baviera, Merkel vede il traguardo”: con questo titolo il Corriere dà conto delle elezioni nel Land più grande della Germania, “il più prospero ed e efficiente”, terra di eccellenze come Bmw e Audi, come ricorda La Repubblica. I cristiano-sociali della la Csu, guidati qui dal governatore Horst Seehofer, hanno riconquistato la maggioranza assoluta che avevano perso cinque anni fa. “A sette giorni dal voto, il Land cattolico regala la maggioranza assoluta alla Csu”, titola il Corriere. Tra sette giorni infatti si va al voto per le elezioni federali: “Baviera, la Merkel dilaga ma perde i liberali”, “Test a una settimana dal voto nazionale, gli alleati sotto la soglia del 5 per cento”, sintetizza La Repubblica. Spiega La Stampa che sono stati sconfitti i liberali della Fdp, alleati di governo, ma “tradizionalmente deboli” in Baviera: finora erano al governo con la Csu, da ieri non sono più neanche nel parlamento regionale, visto che si sono fermati intorno al 3 per cento (-5% circa). Quanto alla Cs, formazione “gemella” in Baviera della Cdu della Merkel, dopo il tracollo del 2008, quando perse 17,3 punti, la formazione ha riconquistato la maggioranza assoluta toccando secondo le proiezioni, il 49 per cento, ovvero quasi il 5 per cento in più. La Spd, nonostante avesse schierato come candidato governatore il popolarissimo sindaco di Monaco, Christian Ude, ha guadagnato appena il 2 per cento, fermandosi intorno al 20 per cento. La sinistra radicale della Linke ha ottenuto il 2 per cento circa. La Repubblica dà conto anche del calo dei Verdi, che avrebbero perso circa l’1 per cento, fermandosi all’8,3 per cento.

Il Giornale: “Bavier al cugino-rivale della Merkel”, “Horst Seehofer porta la Csu al trionfo. Troppa grazia per la cancelliera, che ora dovrà trattare con lui”. E su L’Unità: “Seehofer, il vincitore che detta condizioni a Berlino”, “il leader cristiano sociale ha promesso di far pagare le autostrade agli stranieri, sfidando il diritto europeo: senza pedaggio salta la maggioranza”.

La Repubblica intervista il direttore di Die Zeit, Giovanni di Lorenzo, che dice: “Per Angie è un campanello d’allarme, rischia una Grande Coalizione con la Spd”, perché “adesso è in bilico la maggioranza” con i liberali dell’Fdp con cui governa. Di Lorenzo però è convinto che i liberali a livello nazionale avranno un buon risultato: “perché a questo punto molti che sono intenzionati a votare Cdu/Csu con entrambi i voti espressi dall’elettore, daranno invece il secondo voto alla Fdp. Ciò a svantaggio dei soli democristiani”.

 

 

 

Usa

 

La Stampa riproduce l’intervista rilasciata dal presidente Obama alla Abc, dedicata tanto alla Siria che al rapporto con l’Iran e il suo nuovo presidente Rohani. In riferimento all’attacco chimico del 21 agosto scorso a Damasco, che i russi attribuiscono ai ribelli: “I russi dicono che il regime di Assd non avrebbe mai potuto fare una cosa simile. L’hanno detto quando gli ispettori non erano nemmeno ancora arrivati. Come conseguenza della nostra pressione delle ultime due settimane, la Siria, che per la prima volta ha riconosciuto di possedere armi chimiche, ha accettato di aderire al trattato che ne vieta l’uso. Ora i russi dicono che convinceranno la Siria a eliminare tutte le armi chimiche. Non abbiamo ancora prove concrete e verificate che il processo sia effettivamente iniziato, ma i progressi fatti in queste due settimane sono notevoli”, “gli Stati Uniti non possono entrare nella guerra civile di qualcun altro. Non manderemo truppe da terra, non possiamo insediarci militarmente in Siria”; “nessuno al mondo prende seriamente in considerazione l’ipotesi che siano stati i ribelli a usare i gas. E’ vero che ci sono estremisti, inclusi i gruppi affiliati al Al Qaeda, che non si farebbero nessun problema a usare armi chimiche in Siria e fuori. In ogni modo, gli Stati Uniti e la Russia devono lavorare insieme”; “mi rallegra che la Russia sia coinvolta, e che potenzialmente, lo possa essere anche l’Iran”. Su quest’ultimo fronte, Obama dice: “Con gli iraniani comunichiamo in via indiretta. Con il presidente Rohan ci siamo scambiati missive inerenti la situazione in Siria. E credo che comprendano che la questione nucleare è un problema ben più importante per noi che quello delle armi chimiche. La mia idea è che gli iraniani abbiano capito che non devono pensare che, poiché non abbiamo colpito la Siria, non colpiremmo l’Iran, Allo stesso tempo credo che dovrebbero capire che c’è una via d’uscita diplomatica”.

Intanto, come scrive La Repubblica, in Siria “il regime esulta” e dice che “ha vinto Assad”: il riferimento è alle parole del ministro siriano della Riconciliazione Ali Haidar, pronunciate in una intervista all’agenzia russa RiaNovosti: “Abbiamo vinto. E’ un grande successo ottenuto grazie agli amici russi”, “Questa intesa evita un attacco contro di noi, ci aiuta a uscire dall’angolo e toglie ai nostri nemici le scuse per colpirci. Adesso aspettiamo le decisioni dell’Onu e le rispetteremo”.

La Stampa ricorda che oggi il Consiglio di sicurezza Onu ascolterà il rapporto sulle armi chimiche del segretario generale Ban Ki-Moon: nelle stesse ore il segretario di Stato Usa Kerry sarà a Parigi per incontrare i colleghi francese e britannico Fabius e Hague: un summit tattico a cui il luogotenente di Obama ha invitato anche il ministro degli Esterti turco Davutoglu per includere quei Paesi (la Turchia con i suoi 500mila profughi in testa) che, pur avendo accolto positivamente il patto Usa-Russia avrebbero preferito l’intervento. Kerry arriva a Parigi dopo un lungo faccia a faccia con il premier israeliano Netanyahu, al quale ieri ha confermato “il ricorso alla forza” nel caso Assad bluffasse.

Il Corriere della Sera: “Damasco canta vittoria. All’Onu il verdetto sui gas”. Dove si legge anche delle parole pronunciate ieri dal presidente francese Hollande: “l’opzione militare deve rimanere, altrimenti non ci sarebbe pressione”.

Su La Repubblica segnaliamo un reportage da Damasco di Alberto Stabile: “Tra i cristiani sul fronte di Damasco, ‘Se l’America bombarda vince la jihad’”. “Nei quartieri dei lealisti: ‘Fermate la guerra con il dialogo’”.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *