Ballottaggi duri. E a Napoli il Pd è fuori. M5S primo partito a Roma.

 

Per quel che riguarda i risultati delle elezioni amministrative, aggiorniamo i dati rispetto a quelli dei quotidiani.

A Roma, al 90% delle sezioni scrutinate (2.345 su 2.600), Virginia Raggi, candidata M5S

è al 35,4% . E’ seguita dal candidato sindaco del Pd Roberto Giachetti con il 24,8% che stacca di quattro punti la candidata di Fdi Giorgia Meloni, al 20,7% dei voti. Per quanto riguarda gli altri principali sfidanti, Alfio Marchini sostenuto da Fi è al 10,9%, Stefano Fassina di Si al 4.5%, e Simone Di Stefano di Casa Pound all’1,1% dei voti.

A 2167 sezioni scrutinate su 2600 il Movimento cinque stelle risulta peraltro essere il primo partito a Roma, con una percentuale che si attesta al 35,4% (Pd al 17,2%)

A Milano, quando restano da scrutinare 82 sezioni su 1248,Sala (centrosinistra) ha il 41,61%,

Parisi (centrodestra) il 40,87%, Corrado (M5S) il 10,06%.

A Bologna il sindaco uscente Pd Virginio Merola (386 sezioni su 445) con il 39,72% va al

ballottaggio contro la candidata della Lega Nord, di Fi e di Fdi Lucia Borgonzoni con il 22,23% mentre il candidato M5S Massimo Bugani è al 16,38%

A Napoli la candidata Pd Valeria Valente è fuori dal ballottaggio, essendosi fermata al 21,6%. Il sindaco uscente Luigi de Magistris è al 42%, il candidato di centrodestra Gianni Lettieri è al 24,1%. Il candidato 5 Stelle Matteo Brambilla è al 9,7%.

Ballottaggio anche per Torino, dove il sindaco uscente del centrosinistra Piero Fassino è al 41,7% e la candidata M5s Chiara Appendino al 31%. Il candidato sindaco della Lega Alberto Morano è all’8,3. A sinistra del Pd Giorgio Airaudo arriva il 3,9%

Il Corriere della Sera: “Balzo dei 5 Stelle, il Pd soffre”, “A Roma in netto vantaggio Raggi, nella notte la lunga partita Giachetti-Meloni per arrivare al ballottaggio. Fassino è avanti a Torino ma Appendino lo incalza. De Magistris primo a Napoli, i dem verso l’esclusione”.

“I veri rivali del governo” è il titolo dell’editoriale di Massimo Franco, che sottolinea come avanzi il voto di protesta e il Pd appaia in difficoltà, la prima delle quali è stata quella di riaccreditare il partito nella capitale, dove il malumore per gli scandali e per le faide interne ha lasciato lividi profondi a sinistra.

Su questo tema anche l’analisi di Maria Teresa Meli: “Renzi ammette: era un test difficile. I grillini? Vediamo che sanno fare”, “Al Nazareno per seguire i risultati insieme ai fedelissimi: ora puntare sul referendum”.

Lorenzo Guerini, vicesegretario Pd, intervistato da Alessandro Trocino, dice: “A questi dati non si può dare valore nazionale. Ma sono molto positivi” (a Milano per i dati di Sala, a Bologna e Torino dove i candidati Pd sono avanti e a Roma “partivamo con una situazione di difficoltà”, ma “abbiamo individuato una candidatura di rilievo come quella di Giachetti”).

Del Piemonte scrive Marco Imarisio, evidenziando l’exploit grillino (“la sorpresa in Piemonte”): “Fassino prevale però non basta. La sorpresa di Appendino”, la candidata M5S. Una “grillina dai toni pacati”, come la descrive Imarisio.

A centro pagina, grande attenzione del quotidiano per Milano e il “dopo Pisapia”: “Sala e Parisi all’ultimo voto. A Milano cade l’affluenza”.

Sulla partecipazione al voto il commento di Aldo Cazzullo: “La passione (spenta) per i Comuni”.

A fondo pagina: “L’amore e l’orgoglio, l’Oriana segreta”, “Le lettere inedite di Fallaci raccolte in un libro. Da Panagulis a Pasolini e Fidel Castro”. Si tratta di lettere pubblicate in “La paura è peccato”, libro curato dal nipote Edoardo Perazzi, in uscita per Rizzoli il 9 giugno.

Sul caso Brexit: “Piano di Londra in caso di Brexit” della Banca d’Inghilterra: Paola De Carolis scrive che la Bank od England “vara il paracadute” e prepara un fondo speciale per gli istituti di credito in caso di choc sui mercati.

La Repubblica: “Sindaci, la Raggi vola a Roma. Soffre il Pd, ballottaggi a rischio”, “Duello all’ultimo voto tra Giachetti e Meloni. A Milano Sala avanti di poco, sorpresa Parisi”, “Torino, exploit dell’Appendino che tallona Fassino. Napoli a Bologna, De Magistris e Merola in testa”.

L’editoriale firmato da Stefano Folli: “Un messaggio per Palazzo Chigi”. (“Inutile attendersi conseguenze immediate e clamorose da questo voto nelle città. Chi pensa che il risultato negativo al di là delle previsioni del Pd renziano possa innescare gravi sussulti nella maggioranza o addirittura avviare la messa in discussione del governo, è fuori strada. Tuttavia non accadrà neanche il contrario. Non si verificherà l’ipotesi minimalista tanto cara a Palazzo Chigi”, questa forma di rimozione è poco plausibile. Gli elettori a Roma hanno punito il Pd, ma si sono anche guardati dal premiarlo altrove: “il ‘partito di Renzi’ dovrà rinviare il suo esordio e del resto non era questa l’occasione”. E i 5Stelle “si caricano sulle spalle una responsabilità pesante. La vittoria a Roma avrà un ‘eco internazionale. Di certo, se sarà confermata fra quindici giorni, cambierà il volto e la fisionomia del movimento, che diventa il principale avversario di Renzi. Il gioco a tre (centrosinistra, centrodestra, grillini) tende a diventare un duello”. Quanto a Berlusconi, lo “smacco di Marchini è soprattutto il segno della decadenza dell’ex monarca di Arcore”. Poi c’è Milano, con il candidato del centrodestra Parisi: e Milano è per ora “il grande alambicco che contiene ingredienti sconosciuti. Bisogna aspettare il ballottaggio di Parisi. Consapevoli che anche a Milano sarà sempre più difficile per Berlusconi farsi ubbidire da Salvini (e da Meloni su scala nazionale)”.

Si occupa del personaggio Virginia Raggi Mauro Favale: “L’allungo di Virginia: ‘Stavolta vinco io”, “Virginia al telefono con Beppe: ‘Resisto e vinco il Campidoglio'”.

E Carmelo Lopapa firma un’analisi sul centrodestra: “La resa dei conti tra Salvini e Silvio”.

A centro pagina, “la lunga notte al Nazareno”: “Renzi e il fantasma della sconfitta: ‘Adesso può cambiare tutto'”. L’articolo è firmato da Goffredo De Marchis, che scrive: “Per la prima volta nella visione delle cose renziana si affaccia una parola: ‘preoccupazione’. La pronuncia il premier-segretario nella sua stanza a Largo del Nazareno”. L’articolo prosegue a pagina 3: “Renzi fa scattare l’allarme: ‘Se non siamo in corsa in 4 città per noi può cambiare tutto'”, “Il segretario del Partito democratico per ora esclude accordi con la sinistra radicale in vista del 19 giugno”, giorno del ballottaggio.

Alle pagine interne i focus su Milano. A pagina 10, il punto di vista di Sala per il centrosinistra e Parisi per il centrodestra. Sala: “‘Siamo in vantaggio, previsioni rispettate, appello alla sinistra’”, “Sala soddisfatto: dagli elettori indicazione chiara. Il ministro Martina: smentita la favola del sorpasso”. Parisi: “‘Grande recupero, i milanesi vogliono il cambiamento'”, “Parisi: ‘Quattro mesi fa non mi conosceva nessuno, l’ex manager dell’Expo alla fine non ha sfondato”.

A pagina 11, su Torino: “Fassino non ce l afa al primo turno, testa a testa con la candidata grillina”, “Al sindaco uscente non riesce il bis di cinque anni fa: dovrà affrontare al ballottaggio l’exploit di Chiara Appendino. Ora inizia il gioco delle alleanze per il duello del 19 giugno”. Il quotidiano dà conto anche della reazione di Giorgio Airaudo, ex leader della Fiom torinese che si è candidato con la lista “Torino in Comune” e puntava a fare l’ago della bilancia, facendo pesare la fuoriuscita delle sinistra dalla maggioranza di centrosinistra che dal 2011 sostiene Fassino: “Voglio essere per Piero come la Croce Rossa. Un’ambulanza”, aveva dichiarato qualche giorno fa.

Su Napoli, pagina 13: “‘Con noi vincono i cittadini’. De Magistris davanti a tutti, ora sfida finale con Lettieri”, “In città l’affluenza più bassa. Il sindaco uscente stacca di quasi venti punti il candidato del centrodestra. Valente (la candidata Pd, ndr.) non ce la fa, flop dei 5 Stelle”. L’articolo è firmato da Conchita Sannino. In basso, a proposito di Valeria Valente: “I voti discussi dei verdiniani che non sono bastati al Pd”. Di Ottavio Lucarelli.

Il Fatto: “I candidati di Reni fanno flop. Boom Raggi, Milano testa a testa”, “Roma, Meloni incollata a Giachetti. Fassino non sfonda, Valente fuori”, “Affluenza in calo. Il 625 alle urne, grandi città al ballottaggio il 19 giugno”, “Anche i sindaci uscenti non riescono a confermarsi al 1° turno. Nella Capitale i Cinque Stelle ampiamente avanti, i democratici sul filo della clamorosa esclusione. Sala e Parisi appaiata. Sotto al Vesuvio frana la squadra Valente&Verdini che finisce la corsa subito: De Magistris doppia Lettieri, secondo. Anche a Bologna sfida complicata. A Salerno plebiscito (725) per il delfino di Vincenzo De Luca”.

Il titolo dell’editoriale del direttore Marco Travaglio: “E se eravamo in tre…” (Travaglio sottolinea che, “a dispetto di chi tenta di raddrizzare le gambe ai cani per esempio con l’Italicum, comprimendo i quadro politico nella camicia di forza di uno schema bipolare, deve rassegnarsi: gli italiani su dividono ormai stabilmente in tre blocchi: Pd, M5S e centrodestra (ameno se resta unito)”.

A centro pagina: “Il premier è furibondo. E ora scatta il panico in vista del referendum”. Scrive Wanda Marra a pagina 3 che “per Renzi è già una sconfitta” e c’è “paura per ottobre”: “Napoli persa. le altre città in bilico: buio per il secondo turno. Al Nazareno, umore nero e segretario barricato”.

Poi i titoli su Roma: “La notte nera dei Dem con l’incubo della ‘Lupa’ Giorgia”. A pagina 5 l’articolo di Paola Zanca: “Testa a testa Giachetti-Meloni. Raggi intanto vola”.

Sui 5 Stelle, a proposito di Virginia Raggi a Roma e Chiara Appendino a Torino: “Il duo Virginia&Chiara, quei volti geniali per tentare il colpaccio”

Su Bologna: “Nella roccaforte rossa Merola fermo al 40%, la Lega in gran risalita”, “Al voto solo il 59,7%”.

Libero: “Pasticciaccio brutto”, “Che follia il centrodestra diviso. A Roma la Raggi leader inseguita da Meloni e Giachetti vicinissimi, Marchini in coda. Testa a testa a Milano: Berlusconi e Salvini sperano che Parisi la spunti. Napoli si condanna a De Magistris. Il Pd non fa festa. Fassino tallonato da M5S. Bologna al ballottaggio. Per fortuna c’è Trieste, premio di consolazione per il centrodestra”.

Nel suo editoriale il direttore Vittorio Feltri scrive che “il centrosinistra è generalmente in vantaggio sul centrodestra che soffre di un vecchio male di pancia a causa degli sbandamenti di Silvio Berlusconi, insicuro per non dire tentennante dopo le traversie giudiziarie note e lo sfaldamento di Forza Italia, che ha patito una serie di scissioni micidiali: quelle di Alfano, di Fitto e di Verdini. Il centrodestra, per quanto si giovi della Lega salviniana in continua crescita. è stato massacrato dalle fughe di Casini e di Fini, titolari di due partiti svaporati. In queste condizioni, è ovvio che la coalizione cosiddetta moderata si sia assottigliata e non rappresenti più un gruppo elettoralmente competitivo”.

A centro pagina, con caricatura del presidente Inps Tito Boeri: “Boeri, il capotribù che aiuta solo gli amici”, “Le infornate all’Inps”.

Sulla colonna a destra: “Evviva gli svizzeri che dicono di no al salario minimo”, di Davide Giacalone.

Più in basso, la morte dell’europarlamentare leghista Buonanno: “L’ultima beffa Buonanno la fa a se stesso”, “Muore a 50 anni”. Ne scrive Matteo Panidini.

Ancora in basso: “Ecco chi intasca davvero i soldi dell’8 per mille”, “L’80% alla Chiesa ma solo il 25 in carità”, scrive Davide Maria De Luca.

Il Giornale: “Renzi traballa. Grillo marcia su Roma”, “Voto a due facce”. “Schiaffi al Pd nelle grandi sfide. A Milano il centrodestra fa il pieno, Parisi acciffa Sala. Dem fuori dai giochi a Napoli e faticano anche a Torino e Bologna. Nella Capitale vola la Raggi, per il ballottaggio testa a testa Meloni-Giachetti”.

Scrive il direttore Sallusti che “ora Grillo e i suoi possono marciare su Roma (e forse a Torino) e si tratta sicuramente di un successo. Ma deve far riflettere che i Cinquestelle continuano ad avere un andamento a macchia di leopardo. A Milano faticano addirittura a superare il dieci per cento, a Napoli e Bologna restano molto indietro”.

Sulla colonna a destra: “Addio al leghista Buonanno, fuoriclasse della provocazione”, “Schianto in autostrada, aveva 50 anni”. Ne scrive Paolo Bracalini.

Più in basso: “La Svizzera boccia la demagogia: lo stipendio soltanto a chi lavora”, a proposito del referendum sul reddito di cittadinanza-

Centrodestra

Sul Corriere della Sera: “Dai Comuni un verdetto che cambierà il centrodestra. Ora le primarie diventano parola d’ordine”, scrive Francesco Verderami.

Intervistato dal Corriere della Sera, il leader della Lega Nord Matteo Salvini dice: “Rifondare la coalizione. Una convention dopo i ballottaggi”, “Berlusconi ha sbagliato”.

La Repubblica, pagina 8: “Nuovo ko alle urne. Berlusconi teme il fuggi fuggi dal partito”, “Forza Italia arretra ancora ma spera in Milano: ‘La nostra vera partita sarà il referendum'”. Ne scrive Carmelo Lopapa. A pagina 9: “E lo sprint di Giorgia lancia Salvini per la la leadership”, “‘Chiusa un’epoca, il Cavaliere ne prenda atto’, i lepenisti cercano l’abbraccio con i grillini”, “La prima mossa sarà quella di sfidare Forza Italia sul terreno dell’antirenzismo. Sapendo peò che da soli non è possibile vincere”.

Su Il Fatto l’articolo di Fabrizio D’Esposito: “Meloni, il duello decisivo per archiviare B.”, “Fratelli coltelli. La notte palpitante dei fascioleghisti nella Capitale: Marchini flop”.

E poi

Alle pagine R2Cultura della Repubblica Giancarlo Bosetti recensisce l’ultimo libro del filosofo americano Michael Walzer “The Paradox of Liberation”. “Il grande errore laico dei padri fondatori”, “Da Ben Gurion e Nehru gli statisti hanno sottovalutato la religione”. Spiega Bosetti che gli ultimi Vent’anni del Novecento e l’avvio del nuovo secolo hanno proposto il revival e la radicalizzazione delle religioni in un modo che hanno spinto Walzer a interrogarsi sulle possibili radici del fenomeno. Walzer ritrova il medesimo errore in alcuni casi esemplari: élites secolari (autoritarie o democratiche) ispirate dalla stessa fiducia modernista e decise a utilizzare lo Stato come strumento della secolarizzazione. Israele, India, Algeria, in particolare: tre casi in cui il fondamentalismo religioso ha oggi un potere che avrebbero sconcertato non solo il fondatore di Israele Ben Gurion, ma anche Nehru in India e Ben Bella in Algeria.

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