Ast, oggi Alfano riferisce sugli scontri

Il Corriere della Sera: “Gli operai feriti agitano il governo”. “Accuse alla polizia. Renzi ad Alfano: voglio sapere come è andata, accertare le responsabilità”. “Scontri a Roma: proteste per le acciaierie di Terni, colpiti sei lavoratori. La Fiom: inaccettabile. Il premier: toni più bassi”.
“Il passato che non deve tornare” è il titolo dell’editoriale di Dario Di Vico.
A centro pagina Fiorenza Sarzanini firma un “retroscena”: “E il Viminale alla fine ammette: brutta giornata”.
Accanto: “Negli Usa si chiude l’era degli stimoli all’economia”. “Le scelte della Banca centrale”.
E poi: “Fce cerca fondi. Un prestito e Ferrari quotata”.
A fondo pagina: “Morte cerebrale, la gravidanza continua”. “Milano, la donna vittima di una emorragia. Si cerca di far crescere il feto nel grembo”.

La Repubblica: “Operai picchiati. La Cgil: ‘Vergogna’. E’ scontro con il Pd”, “Roma, la polizia carica i lavoratori delle acciaierie di Terni. Landini: ‘Il governo ne risponda’. Renzi: abbassare i toni”. E la grande foto a centro pagina raffigura un poliziotto che trattiene un manifestante, tenendo alzato su di lui il manganello.
In taglio basso: “Mafia, si apre il caso Violante. ‘Dica la verità su Ciancimino’”. Si riassume così l’orientamento dei magistrati del processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia.
Nella colonna a destra, il richiamo all’inserto R2, con la storia di copertina: “i social guru padroni del Web”, “Sono loro l’avanguardia e i più seguiti in Rete soprattutto dai giovani2, di Roberto Saviano.

La Stampa: “Scontri al corteo degli operai”, “Quattro feriti fra i lavoratori di Terni. Alfano : forse è stato un equivoco”.
A centro pagina, con foto di una Ferrari: “La Ferrari correrà da sola in Borsa”, “Fca quoterà il 10% del Cavallino. Ben il trimestre del gruppo. Convertendo da 2,5 miliardi di dollari”.
Sotto la testata: “Giochi di guerra sui cieli d’Europa”, “Sconfinano caccia russi”, “Ben 26 intrusioni nelle ultime 48 ore. Aerei Nato in volo per intercettarli. ‘Possibili rischi per l’aviazione civile’”.
In alto a destra, l’indagine Eurobarometro: “Euroscettici, noi italiani ora siamo al primo posto”.

Il Fatto ha in prima una foto del segretario Fiom Maurizio Landini ieri alla manifestazione dei lavoratori delle acciaierie di Terni, intento a respingere l’avanzata degli scudi dei poliziotti. Il titolo sintetizza le sue parole: “’In questo Paese di ladri picchiano gli unici onesti’”. “A Roma -titola il quotidiano- manifestano gli operai di Terni che rischiano il posto. La polizia li carica e manganella anche i sindacalisti, compreso Landini: Che accusa Renzi :’Vergogna, basta Leopolde’. Picierno (Pina Picierno, eurodeputata Pd, ndr.) insulta Camusso: ‘Eletta con tessere false’”.
E sotto il richiamo ad un’intervista alla stessa Camusso, che dice: “Le botte non arrivano mai per caso. Qualcuno deve aver dato l’ordine’”.
In taglio basso: “La fregatura”, “27 mld di nuove tasse nascosti nella manovra”, “Tutti i trucchi celati nella legge di Stabilità per arrivare al pareggi di bilancio nel 2017. I Comuni già non ce la fanno: ‘Così andiamo in dissesto’. L’Ue: ‘Sull’Italia non abbiamo ancora deciso’”.

Il Giornale: “Dopo le tasse, le botte. Con il governo di sinistra picchiati in piazza i lavoratori disoccupati e Landini”. E poi: “Cgil furbetta: dichiara più iscritti se tratta, meno se deve pagare”. A centro pagina: “Gli Agnelli ‘scippano’ la Ferrari alla Fiat”. “Scorporato da Fca il marchio del Cavallino. La famiglia diventa proprietaria del 25 per cento”.

Il Sole 24 Ore: “Fca scorpora Ferrari: il 10 per cento quotato a giugno”. “Marchionne: il valore sorprenderà. Elkann: cda storico”.
Di spalla: “Cariche al corteo Ast, otto feriti a Roma. Renzi: accertare i fatti”. “Guidi: l’azienda dimezzi gli esuberi”.
A centro pagina: “La Fed annuncia la fine degli acquisti di bond Usa. ‘Tassi a zero ancora a lungo’. Borse in calo. Piazza Affari -1,6 per cento”. Un commento di Carlo Bastasin si sofferma sull’impatto della notizia in Europa: “Ora la Bce è a un bivio”.
Un richiamo in prima informa che a fine settimana sarà pronto il verbale dell’interrogatorio di Napolitano davanti ai giudici del processo Trattativa.
Il quotidiano, come spiega oggi con l’editoriale il direttore Napoletano, da oggi lancia Italy 24, la versione in inglese

Sindacato, Ast, scontri
Su tutti i quotidiani la cronaca della mattinata di ieri: davanti alla sede dell’Ambasciata tedesca, nei pressi della Stazione Termini, una manifestazione di operai Ast, mentre l’Ad dell’azienda incontrava il ministro dello Sviluppo Economico Guidi. A pagina 2 de La Repubblica un tentativo di ricostruzione di quanto accaduto: i manifestanti in presidio sotto la sede dell’ambasciata tedesca a Roma (la Ast è proprietà della Thyssen Krupp), poi decidono di spostarsi verso la sede del Ministero dello Sviluppo economico. Le forze dell’ordine a quel punto bloccano il corteo e iniziano a manganellare: spiegano che si è trattato di un’operazione “di contenimento” per evitare che i manifestanti si dirigessero verso la Stazione Termini per paralizzarla. E il tutto è condito da un “giallo” su una telefonata tra il leader della Fiom Landini, ieri al corteo, e il presidente del Consiglio. Ma il primo nega di aver avuto contatti con Renzi. In basso il “retroscena” di Francesco Bei: “Il sospetto del premier: ‘Qualcuno punta alla spallata, vogliono farci passare per quelli che picchiano gli operai’”. Il sospetto passerebbe di bocca in bocca tra i renziani dal giorno della manifestazione Cgil a Piazza San Giovanni. A loro, scrive Bei, sembra la riedizione dello scontro che dodici anni fa lacerò i Ds tra chi sognava la leadership di Sergio Cofferati, allora segretario Cgil, e l’ala riformista di D’Alema e Fassino”. Le pagine seguenti de La Repubblica sono peraltro dedicate alle violente polemiche tra Cgil e Pd: ieri la segretaria Cgil Camusso, in un’intervista proprio a La Repubblica, diceva che Renzi è al governo per volere dei poteri forti. Citava l’opinione di Sergio Marchionne (diceva che era necessario togliere dai binari i rottami, “l’abbiamo messo lì per questo”). L’eurodeputata Pd Pina Picierno, in un intervista tv, ieri ha risposto alla segretaria Cgil: “potrei ricordare che la Camusso è eletta con tessere false o che la piazza è stata riempita con pullman pagati”.Il titolo di oggi del quotidiano: “Renziani contro la Camusso: ‘Eletta con tessere false’. Bersani: ‘Basta mettere micce’”. E il quotidiano intervista il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio: “Accuse infantili al governo, no alla logica del sospetto. E sugli scontri di Roma non metto in croce nessuno”, “Se la Cgil guardasse ai fatti ricorderebbe che abbiamo tassato rendite e banche. Chieda a certi manager e banchieri se sono contenti di noi”.
Su La Stampa, a proposito degli scontri di ieri: “E il Viminale in serata: forse è stato un equivoco”, “Abbiamo temuto che andassero ad occupare la Stazione Termini”. Alle pagine seguenti: “Tra poteri forti e tessere false, nuovo scontro Camusso-Pd”, “Picierno lancia sospetti sulla Cgil, ma mezzo partito la sconfessa”.
Su Europa quotidiano, che da domani potrebbe non essere più in edicola, Stefano Menichini scrive che negli ultimi tempi “non c’è materia di competenza del ministro Alfano che non si traduca in un imbarazzo per Matteo Renzi. Comincia a diventare una situazione scomoda, sulla quale il presidente del consiglio dovrebbe agire con l’energia che applica a tanti altri problemi”, ma – a proposito dello scontro con il sindacato – “conviene innanzi tutto al premier, che il conflitto politico ritorni al centro dell’attenzione”, viste le tesi di Camusso che confermano “la difficoltà di posizionamento nonostante il successo di piazza San Giovanni”.
Il Fatto intervista la segretaria Cgil: “Botte? Non è un caso. C’è stato un ordine”, “Ho incontrato personalmente i lavoratori dimessi, tutti e due raccontano la stessa cosa: c’è stato un ordine esplicito. Stupisce sempre, del resto, che queste cose possano avvenire per caso. Ci deve essere un ordine”. Cosa risponde a Pina Picierno? “Il mio sentimento prevalente è di parlare delle cose concrete e delle cose da fare. Non mi interessa rispondere al protagonismo di qualcuno. Ovviamente, ci riserviamo di valutare gli elementi di diffamazione”.
Il Giornale dedica il titolo di apertura al tema degli iscritti al sindacato, attingendo dal libro “L’altra casta” di Stefano Livadiotti. Si cita Giuliano Cazzola, ex segretario Cgil, che ricorda come negli anni 80 “dovevamo comunicare alla Federazione internazionale il numero dei chimici legati alla Cgil. E visto che dovevamo pagare una quota, salata, in franchi svizzeri io e Cofferati, il mio vice, decidemmo di ridimensionare il nostro esercito per risparmiare un po’”. Insomma: i numeri degli iscritti al sindacato salgono se si tratta di trattare, e “cambiano di colpo quando le tre organizzazioni vengono chiamate a versare i loro contributi alla Confèderation Europeenne des Syndicats”. Per esempio “la Cgil passa da 5 milioni 650.942 tesserati in Italia a 4 milioni e 100 mila militanti dichiarati in Europa”, e simile è il trend di Cisl e Uil. Nino Sorgi della Cisl ammette: “lo facciamo per risparmiare. Non abbiamo niente da nascondere”. Ma il problema vero è che i numeri reali non li sa nessuno, almeno nel privato. Solo nel settore pubblico esiste una certificazione, fatta dall’Aran. Per il settore privato una delle proposte prevedeva un monitoraggio del Cnel, che però sta chiudendo.
Dario Di Vico sul Corriere ricorda che Ast di proprità della Thyssen quasi suo malgrado, nel senso che lo stabilimento sarebbe stato venduto ad un gruppo finlandese se l’Antitrust europeo non lo avesse impedito, e oggi il gruppo tedesco considera Terni “residuale”. E si chiede: “è utile infilare la vertenza Ast nel tritacarne delle polemiche tra Palazzo Chigi e i sindacati? In un caso altrettanto spinoso, come quello della svedese Electrolux che inizialmente voleva lasciare l’Italia, governo e organizzazioni sindacali di categoria hanno lavorato nella stessa direzione e un risultato comunque lo si è ottenuto”. E chiede conto al sindacato della parola d’ordine della patrimoniale, rilanciata dal palco di San Giovanni: “con altissima probabilità la nuova imposta non finirebbe per colpire le grandi ricchezze bensì una parte consistente del ceto medio, già ampiamente tosato dalle imposizioni sulla forma di patrimonio più diffusa (la proprietà della casa). E allora ha senso proporre uno sciopero generale, per di più della sola Cgil, con l’obiettivo di far salire ancora la pressione fiscale?”.

Trattativa

Viene richiamato in prima il lungo articolo che Salvo Palazzolo dedica su La Repubblica allla “trattativa Stato-mafia”: “Stato-mafia, i pm aprono il caso Violante. ‘Su Ciancimino non ci ha raccontato tutto’”. A spingerlo dentro uno dei capitoli più intricati dell’inchiesta -si legge- è stato il capo dello Stato con la sua deposizione al Quirinale, due giorni fa. Napolitano ha raccontato che, ai tempi in cui era presidente della Camera, sarebbe stato informato da Luciano Violante di una richiesta dell’ex sindaco Vito Ciancimino di essere ascoltato dalla Commissione Antimafia (all’epoca presieduta dallo stesso Violante), all’indomani delle stragi Falcone e Borsellino. I pm di Palermo vorrebbero dunque sapere da Violante come mai non abbia ricordato sotto testimonianza tutto ciò che sapeva su queste intenzioni di Ciancimino. Una “dimenticanza” che si aggiungerebbe a quella relativa a tre incontri che avrebbe avuto con il generale del Ros Mario Mori, dopo le stragi. Cosa aveva detto nel 1992 il generale al presidente dell’Antimafia? Gli aveva proposto -scrive Palazzolo- di incontrare in modo riservato Vito Ciancimino. Violante rifiutò e chiese se l’autorità giudiziaria fosse stata informata di queste intenzioni. Mori avrebbe risposto che si trattava di una cosa “politica”.
Su La Stampa un’analisi di Francesco La Licata sul processo trattativa: “Coinvolgere Napolitano, un ‘diversivo’ per evitare il trasferimento del processo”. La Licata parla di un “inganno mediatico”: cercare di attribuire al Presidente la custodia di “indicibili segreti”.
Il Fatto intervista il pm Nino Di Matteo: “Napolitano ha svelato che lo Stato sapeva tutto”, “ci ha dato la conferma che, dopo le bombe del ’93 ai livelli più alti delle istituzioni di allora si ebbe immediatamente la consapevolezza, cito testualmente il Presidente, ‘di un aut-aut nei confronti dello Stato da parte della mafia corleonese per alleggerire la pressione detentiva o, in caso contrario, proseguire nella strategia destabilizzante dello Stato’. ‘Ne fummo tutti convinti’, ha detto il presidente della Repubblica. E in questo modo ha dato un contributo importante all’accertamento della verità”.(In prima anche oggi Marco Travaglio replica a chi riteneva inutile la testimonianza del capo dello Stato). E ancora su Il Fatto, a pagina 6, le dichiarazioni attribuite al presidente nel corso della sua testimonianza: “’Scalfaro nelle carceri ava canali religiosi”, “Nella testimonianza del capo dello Sato il racconto dell’azione del suo predecessore, che avrebbe così raccolto le istanze dei mafiosi”.

Tremonti

Sul Corriere un articolo di Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella dà notizia di una inchiesta a Milano, che potrebbe essere “un raro caso di corruzione ministeriale”, una “supposta tangente da 2,4 milioni di euro che, nel marzo 2009, il tributarista Giulio Tremonti, nelle sue funzioni di allora ministro dell’Economia nel quarto governo Berlusconi, avrebbe incassato da Finmeccanica (controllata dal Tesoro) in cambio dell’ammorbidimento della propria iniziale contrarietà al controverso e stratosferico acquisto per 3,4 miliardi di euro nel luglio 2008 della società statunitense «Drs» fornitrice del Pentagono”. La Procura di Milano indaga sul reato di corruzione, con Tremonti, anche uno dei suoi soci commercialisti di studio, Enrico Vitali; l’ex presidente di Finmeccanica Pierfrancesco Guarguaglini e Alessandro Pansa, l’ex direttore finanziario di Finmeccanica. Gli atti saranno trasmessi al Tribunale dei ministri di Milano.

Quantitative easing, Bce

Sul Sole 24 Ore Carlo Bastasin si sofferma sulla uscita della Fed dal programma di acquisto titoli, e scrive che nelle prossime settimane “la Bce dovrà infatti decidere se la fine del Qe americano rappresenta una ragione in meno per seguire anch’essa la strada dell’allentamento quantitativo, o se al contrario impone di procedervi con maggiore urgenza”. La Fed ha giustificato lo stopo con la “fiducia nella forza dell’economia americana”, cosa che “può far migliorare le attese di crescita anche in Europa, con il rischio di un prematuro rialzo dei tassi. Per reflazionare l’economia europea però la Bce non può permettere ai tassi d’interesse di invertire la direzione, seguendo quelli americani”. E più avanti: “se l’obiettivo della Bce è di ridurre la frammentazione del sistema finanziario europeo, allora lo strumento dell’acquisto mirato di titoli, peraltro improbabile, sarebbe certamente quello più adatto. Ma se la priorità resta soprattutto quella di rilanciare la crescita e invertire la discesa dei prezzi allora il canale del tasso di cambio è fondamentale. Per questo la discesa protratta del cambio euro-dollaro sarebbe tanto importante”.
Un altro commento del quotidiano di Confindustria, firmato da Luigi Zingales, si sofferma sui cosiddetti stress test della Bce, per spiegare una delle due parti delle valutazioni della Banca centrale europea: la Asset Quality Review, che “valuta la coerenza tra i valori contabili degli attivi delle principali banche europee”, comparando i “valori iscritti a bilancio a fine 2013 con i valori stimati secondo criteri condivisi a livello europeo”. Questa misurazione serve indirettamente a valutare la qualità delle banche centrali nazionali, dice Zingales. “La Banca centrale greca vince il premio di peggiore supervisore”, seguono “Estonia, Slovenia e Cipro”, e poi l’Italia, con un tasso di sopravvalutazione delle banche quasi sei volte superiore a quello di Francia e Germania. Per esempio il Monte Paschi aveva una sopravvalutazione del 3,2%. “Mi si dirà che non è colpa della Banca centrale, ma della pesante recessione che ha colpito il nostro Paese”, ma il fatto è che “qui non si tratta di perdite, ma soltanto di perdite occultate. Perché la Banca d’Italia ha permesso questo occultamento al mercato?”.

Ferrari

Sul Sole 24 Ore si legge che “dopo anni di ipotesi e smentite”, Fiat Chrysler ha deciso di quotare in Borsa la Ferrari, operazione che “che porterà anche un cospicuo gruzzolo nelle casse della casa madre Fca. Dopo 45 anni sotto l’ombrello della Fiat, il Cavallino tornerà dunque a correre da solo”. L’azionista forte sarà la Exor, la finanziaria della famiglia Agnelli.
Su Il Giornale: “Gli Agnelli ‘scippano’ Ferrari alla Fiat”. A Wall Street sarebbe collocato il 10 per cento di Ferrari, che porterebbe nelle casse di Fca circa 1,2 miliardi di dollari. Il 10 per cento è in mano a Pietro Ferrari, il restante 80 per cento sarebbe distribuito da Fca ai soci. Alla fine dell’operazione Exor si “ritroverebbe in pancia il 24 o 25 per cento del Cavallino”, scrive il quotidiano, che diventerebbe azionista il maggior azionista singolo della azienda.
Sullo stesso quotidiano Nicola Porro si sofferma su Marchionne, che “ha giocato un po’ troppo con gli annunci e le parole”, aveva promesso “un fantasmagorico piano di investimenti di Fabbrica Italia che poi non è stato realizzato” e ora, con gli annunciati 50 miliardi di investimenti per Alfa Romeo, “è atteso alla prova della verità”. Inoltre si ricorda che Marchionne aveva escluso un aumento di capitale, ma l’operazione sul titolo convertendo di 2,5 miliardi in mano ai risparmiatori è di fatto un aumento di capitale, “sia pure mascherato da un prestito che poi si trasforma in azioni”. “Marchionne, tanti annunci e piccole bugie”, il titolo dell’articolo.
Sul Sole 24 Ore Alessandro Plateroti (“Exor ora corre sul Cavallino”) si legge invece che le “sterzate improvvise” e le “retromarce” dello stile di Marchionne non sono segni di incertezza ma “sembrano far parte di una chiara strategia comunicativa”, e in questa chiave si deve valutare lo spin off di Ferrari, lo scorporo dell’azienda, con la sua “italianità” mantenuta, dalle sorti di Fca, il cui titolo comunque sale, perché chiunque oggi compra Fca diventa “in prospettiva” proprietario anche di Ferrari.

Internazionale

“Caccia russi in Europa, allarme Nato”, titola La Repubblica: “Jet di Mosca in volo dal Baltico al Mar del Nord, vengono ‘intercettati’ dai bombardieri dell’Alleanza. Bruxelles alza il livello di allerta: ‘Minaccia per il traffico aereo civile’. Sale la tensione per la crisi ucraina”.
Il Sole 24 Ore: “I caccia russi sfiorano i cieli europei”. “L’attività è stata segnalata sopra il mar Baltico, il mare del Nord e il mar Nero”. “Allarme Nato: ‘Oltre venti aerei hanno condotto esercitazioni al limite del nostro spazio aereo”. Si legge che “la guerra fredda è resuscitata ieri nei cieli d’Europa”. Ieri “aerei di paesi della Nato sono decollati da quattro località diverse in missione di intercettazione dei caccia russi”. Erano “aerei portoghesi, turchi tedeschi, britannici e norvegesi. Sono almeno 26 i voli militari russi intercettati dalla Nato e, secondo l’Alleanza, molti di essi ‘pongono rischi all’aviazione civile perché non hanno piani di volo o non usano trasponder, quindi il controllo aereo civile non può vederli né assicurare che non interferiscano con i voli civili'”.
Su Il Giornale: “Caccia russi, sfida nei cieli Ue. ‘Mettono a rischio i voli civili'”. “Da tempo Europa e Usa accusano Mosca di provocare sconfinamenti”. Si legge che nei mesi scorsi altri avvistamenti di aerei russi erano stati fatti in Canada e in Alaska.
Sul Corriere Dabrizio Dragosei scrive di un “traffico insolito” dei russi “anche se nessuna regola è stata violata”. Si sa che da “un po’ di tempo il Cremlino ha deciso di mostrare i muscoli”. “Giochi di guerra, si potrebbe dire”, se non fosse che molte volte “i velivoli russi non comunicano a nessuno i loro piani di volo e non accendono i trasponder”.
La Stampa dà conto della tensione tra Usa e Israele dopo l’annuncio di nuovi insediamenti a Gerusalemme Est: “Beniamin Nethanyahu è un codardo2, ha detto un alto funzionario dell’amministrazione Obama, spiegando che “non ha coraggio di fare nulla e pensa solo alla sopravvivenza politica”, “non vuole la pace con i palestinesi”.
Sul Corriere un ampio articolo con intervista sul “successo di Zemmour”, “l’arrabbiato anti élite”, editorialista del Figaro, autore di un libro (“Le suicide francais”) che “ha venduto oltre mezzo milione di copie” scrivendo un libro “pieno di rimpianto” per “l’epoca d’oro in cui gli uomini sapevano imporre la loro autorità di padri e mariti”, non c’erano salafiti, né i matrimoni gay. Rivendica il populismo, e alla domanda se punti a fare l’ideologo del Front National risponde: “Su certi temi siamo lontani. IL Front national non si è schierato abbastanza contro il matrimonio omosessuale e da un punto di vista sociale ormai è troppo a sinistra”.

La Repubblica offre ai lettori un’intervista di Omero Ciai al presidente boliviano Evo Morales: “Così h fatto della Bolivia un modello di sviluppo copiato anche dagli Usa”, “Per secoli il popolo è stato sfruttato: con me è arrivato al potere”. Un passato da contadino e coltivatore di coca, il presidente indio si racconta.

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