Anche per Renzi i franchi tiratori

Il Corriere della Sera: “Soldi nascosti e vacanze regalate. Corruzione ai vertici della Finanza”. Il titolo più grande è: “Governo battuto sulla giustizia. Sì alla responsabilità civile dei giudici, franchi tiratori nel Pd”. E poi: “Napolitano: indipendenza da tutelare”. E: “Sulle riforme sostituito il dissidente Mineo”.

La Repubblica: “Guardia di Finanza, il grande scandalo. La Camera contro i giudici, caos nel Pd”, “Inchiesta di Napoli sulle mazzette: arresti e indagati, c’è anche il numero due delle Fiamme Gialle”.
A centro pagina, foto dei senza casa accampati dopo lo sfratto nella basilica di Santa Maria Maggiore a Roma: “I senza tetto che vivono nella chiesa del Papa”.

La Stampa: “Responsabilità civile dei giudici, alla Camera un sì contro il governo”, “Renzi: ‘In Senato si cambia’. Il Colle: l’indipendenza delle toghe non è un privilegio”.
Sotto la testata: “Iraq, l’esercito islamico avanza verso Baghdad”.
In taglio basso: “Tangenti e favori. Choc nella Finanza”, “Indagato il numero due Bardi”.

Il Fatto: “Pd & B. scovano i responsabili. È tutta colpa dei magistrati”, “Passa alla Camera una proposta leghista che consente agli imputati di denunciare le toghe in caso di errore giudiziario. Sì di FI, Lega, Centro e almeno 70 franchi tiratori democratici. Un messaggio a Renzi e una vendetta della Casta contro i pm che scoperchiano gli scandali. Csm e Anm: ‘A rischio l’indipendenza dei giudici’”.
In taglio basso, un titolo su Giovanni Mazzacurati, capo del Consorzio Venezia Nuova: “La casa di Mr. Mose in piazza di Spagna con soldi pubblici”.
E ancora in taglio basso le inchieste che riguardano la Guardia di Finanza e in particolare il generale Bardi: “Fiamme Gialle, il n. 2 indagato per corruzione”.

L’Unità: “Trappola contro i giudici. Responsabilità civile delle toghe, governo battuto alla Camera su emendamento Lega. M5S astenuti, franchi tiratori nel Pd. Renzi: al Senato cambierà. Napolitano: ‘L’indipendenza non è un privilegio’”.
A centro pagina: “Tangenti e favori, bufera sulla Finanza”.

Il Giornale: “Le mazzette erano per il Pd. Il sindaco di Venezia ammette di non aver mai visto un euro, era il partito a fare pressioni”. E poi: “Esposito scorretto, a processo il giudice che ha condannato Berlusconi”. E ancora: “Governo battuto, primo sì alla responsabilità civile dei giudici”. A centro pagina: “Trasferimento coatto per gli statali. La proposta di riforma della PA. Dimezzati i permessi sindacali, prepensionamenti in caso di esuberi”.

Il Sole 24 Ore: “Effetto-Bce sui Bot. Tassi sotto lo 0,50 per cento. Collocati 6,5 miliardi di titoli annuali allo 0,495 per cento. Spread a 139, in calo Piazza Affari (-1,24)”. “Incontro Draghi-Merkel: i governi accelerino le riforme”. Di spalla: “Gdf, indagato a Napoli il vicecomandante Bardi: soldi per evitare controlli”.
A centro pagina: “Indagine Ue sugli accordi fiscali. Faro su Apple, Stabucks e Fiat Finance”. “Al vaglio per aiuti di Stato i regimi applicati in Lussemburgo, Irlanda e Olanda”. “Torino: nessuna agevolazione”.

 

Responsabilità civile, riforme

Le pagine 2, 3 e 4 de La Repubblica sono interamente dedicate all’approvazione dell’emendamento del leghista Gianluca Pini ieri alla Camera nel corso dell’esame della Legge comunitaria sulla responsabilità civile dei giudici. Pagina 2: “Responsabilità dei giudici, sì della Camera, governo ko, nel Pd 50 franchi tiratori”, “Passa la proposta leghista. Il governo: correggeremo. Il Colle: l’indipendenza delle toghe non è un privilegio”. Poi il “retroscena”: “E tra i magistrati scatta l’allarme: ‘Vogliono vendicarsi come la P2’”. La pagina 3 dà conto della reazione della maggioranza, sconfitta su un emendamento su cui tanto il relatore che il governo avevano espresso parere contrario: “’Un trappolone, ma rimedieremo subito al Senato. Il testo cambierà’”. Pagina 4: “Garantismo e veleni, il Pd si spacca”. La votazione è avvenuta a scrutinio segreto e quindi il quotidiano titola: “Dietro il voto dei franchi tiratori anti-toghe, l’insofferenza per il giustizialismo. Speranza (capogruppo alla Camera del Pd, ndr.): ‘Il problema c’è’. Ma c’è chi sospetta anche una vendetta contro le inchieste o un segnale della minoranza a Renzi”. In basso, sulla stessa pagina, intervista a Roberto Giachetti, vicepresidente Pd della Camera dei Deputati e considerato un ‘renziano di ferro’ che, nel corso del dibattito ieri in Aula ha preannunciato di non volersi far scudo del voto segreto, dichiarando che avrebbe votato a favore dell’emendamento leghista: “Giachetti: ricordiamoci di Tortora, gli errori vanno puniti”. Ricorda Giachetti: “È dal 1987, dal primo referendum radicale, che io mi batto per la responsabilità civile dei magistrati”, “Non devono esserci più casi Tortora. I giudici che allora sbagliarono hanno fatto carriera”. Segnaliamo anche la lettura che di quanto avvenuto ieri alla Camera dà il vicedirettore de La Repubblica, Massimo Giannini: si tratta delle “vendetta del Palazzo”.

La Stampa: “Il governo va sotto sulla giustizia”. Il quotidiano ricorda che il leghista Pini “ha messo a segno un blitz” esattamente come due anni fa al Senato (ai tempi del governo Monti, ndr.): “fidando sulla disattenzione degli avversari e anche su un sentimento trasversale di rivalsa nei confronti dei magistrati, ha piazzato un emendamento che consentirebbe le cause dirette dei cittadini contro i giudici che sbagliano. I grillini, a sorpresa, si sono astenuti”. Nella pagina di fianco, sul Pd: “Torna lo spettro dei centouno. Il Pd ricade sui suoi fantasmi”, “Civati: ‘C’è sciatteria, ma anche un segnale al governo’. Morani: ‘Rimedieremo al Senato’”. E le interviste al segretario dell’Associazione nazionale magistrati Maurizio Carbone, che dice:”Inaccettabile. Norma incostituzionale che porterebbe alla paralisi”, “non possiamo transigere sui principi costituzionali di autonomia e indipendenza del magistrato”. Mentre di fianco, la figlia di Enzo Tortora, Gaia, intervistata, dice: “Chiunque sbagli deve pagare. Quindi anche i giudici”.

Il Fatto: “I franchi tiratori del Pd si vendicano dei magistrati”, “Governo battuto per sette voti sulla responsabilità civile dei magistrati”.

Anche Il Corriere intervista Roberto Giachetti: “Traditore io? Su questo tema mi batto da trenta anni”.
Sul voto in Aula alla Camera sulla responsabilità civile dei giudici la nota di Massimo Franco sul Corriere parla di “pasticcio” e di “trappola parlamentare”, che pone di nuovo in primo piano il tema della “tenuta del Pd” alla Camera, dove “gode di una maggioranza schiacciante”. Scrive Franco che il Senato potrà anche cancellare la norma, ma resta il problema di un “gesto ostile” verso la magistratura e verso Palazzo Chigi.
Sulle riforme ieri in Comissione affari costituzionali del Senato il Pd ha sostituito il senatore Mineo, contrario alla proposta del governo, con il capogruppo Zanda. Il Corriere: “Linea dura dei Democratici. Sostituito il dissidente Mineo. In Commissione va Zanda. L’escluso: autogol per esecutivo e partito”.

Ancora sul versante “riforme” e sulla opposizione di una parte del Pd guidata dal senatore Vannino Chiti, anche La Repubblica: “Il Pd: via Mineo dalla Commissione”, “Il senatore contrario alla riforma costituzionale e ago della bilancia viene sostituito dal capogruppo Zanda. La decisione di Renzo. Nella Affari costituzionali entrano permanentemente anche Migliavacca e Cociancich”. Con un’intervista allo stesso Corradino Mineo: “Così io non ci sto, militarizzano tutto, deciderò cosa fare”.

Il Fatto: “Renzi ‘epurator’ fa fuori Mineo e Chiti”. Su La Stampa: “Affari costituzionali. Il Pd ‘epura’ Mineo dalla Commissione”. Sulla stessa pagina, si dà conto del confronto tra i partiti: “Senato, la Lega tratta con il Pd. Forza Italia rischia l’isolamento”, “Il Carroccio potrebbe fornire i numeri per garantire la maggioranza”.

 

Inchieste

Massimo Cacciari viene intervistato dal Corriere: “È vero, ho chiesto aiuto per una azienda. E allora?”. “Non ho fatto interessi miei, e le mie lettere erano alla luce del sole”. Cacciari spiega di aver scritto lettere a Mazzacurati per aiutare imprese in crisi (“Se ho bisogno di chiedere aiuto per una impresa che sta fallendo da chi vuole che vada, dal mendicante di Rialto?”) e dice anche di aver considerato Mazzacurati “una persona perbene”, “dell’ingegnere ho sempre avuto una grande stima”, “da tecnico era davvero innamorato di quell’opera, ne era entusiasta”, e “avrebbe fatto di tutto per realizzarla”. Cacciari dice che il suo caso “è molto diverso da quello di Enrico Letta o del patriarca Scola”, “Letta era uno di quelli del centrosinistra nazionale che non mi hanno mai ascoltato sul Mose, come Prodi e D’Alema”. Chiedere un favore non significa creare un precedente? “Un intervento, non un favore. C’è differenza. Comunque questo è giustizialismo di bassa lega. Non avevano alcun interesse a blandirmi. Era noto che non avrei mai cambiato idea”.

Su Il Giornale: “Galan prepara la difesa, alla Camera si decide entro luglio”. Montecitorio deve esprimersi sulla richiesta di arresto per l’ex governatore, e sono arrivate le “160 mila pagine della indagine”, “18 faldoni” sulle tangenti e il Mose.

Il Sole 24 Ore dedica una intera pagina ad una delibera della Corte dei Conti, una delibera “’anonima’” nel senso che non sono stati indicati i nomi dei magistrati che facevano parte del collegio. La deliberazione è del 23 ottobre 2008 e conteneva “numerosi rilievi al progetto” Mose, e “non di poco conto”. Per esempio sul fenomeno della “lievitazione dei costi” per l’opera. Ad aprire la questione è stata la Procura generale della Corte dei Conti che indaga sulla “mancata apertura di un fascicolo” da parte della Corte “nonostante molti rilievi”. Per ora non ci sono soggetti inquisiti. Un altro articolo sulla stessa pagina è titolato: “Il paradosso dei tanti controlli mal coordinati”.

Su Il Giornale un articolo dedicato alla questione Cantone: “Cantone si arrende già: ‘Il mio potere è monco’”. Cantone ha detto che al momento la autorità che dirige ha solo 26 persone, e non ha il potere di irrogare sanzioni.

Anche sul Sole: “Cantone: al momento il nostro potere è monco”.
Sul Sole anche un articolo sulla notizia che il numero 2 della Guardia di Finanza Vito Bardi è iscritto nel registro degli indagati per concorso in corruzione. Si tratta di “controlli fiscali addomesticati, mazzette e bel mondo”, secondo il quotidiano, che ricorda che è stato anche arrestato il colonnello Fabio Massimo Mendella, comandante della Gdf a Livorno. L’indagine è della magistratura napoletana, e riguarda il periodo in cui Mendella si trovava nel capoluogo partenopeo come responsabile dell’ufficio verifiche della Guardia di Finanza. I titolari di un gruppo che si occupa di materiali ferrosi, la Gotha Spa, avrebbero versato un milione di euro ad un presunto intermediario, il commercialista Pietro De Riu, in cambio di verifiche compiacenti e pilotate.

Il Corriere offre ampi stralci dall’ordinanza che dispone l’arresto d De Riu e Mennella: “La paga del colonnello: ‘Trentamila al mese e gite con i calciatori’”.

Spiega La Repubblica che a raccontare una lunga serie di dazioni all’allora maggiore della Gurdia di Finanza Fabio Massimo Mendella, arrestato ieri, sono stati gli imprenditori Giovanni e Francesco Pizzicato, titolari di varie società e locali notturni, la cui holding si chiama “Gotha spa”. I legami con Mendella sarebbero stati talmente stretti che per conservare un intreccio di favori, quando l’alto ufficiale si trasferisce da Napoli a Roma, la Gotha spa trasferisce la sua sede nella capitale. Su La Stampa, stralci dei verbali di Giovanni Pizzicato, risalenti al 4 novembre scorso, che il quotidiano sintetizza così: “L’imprenditore: ‘Mi hanno cercato loro. Ho dovuto pagare con soldi e vacanze”. L’indagine parte dai pm napoletani Henry John Woodcock e Vincenzo Piscicelli: ieri sono andati al comando generale della Guardia di Finanza per perquisire gli uffici del numero due, il generale Bardi, ora indagato per corruzione. Secondo Il Fatto si tratta di un filone parallelo a quello che riguarda il generale Gdf ora in congedo Emilio Spaziante, coinvolto nello scandalo Mose e agli arresti. Ci sarebbe stato un incontro sospetto tra Bardi e un capitano che ha operato alle dipendenze di Massimo Mendella.

 

Internazionale

Sul Corriere è Roberto Tottoli che si sofferma sulla “guerra totale” tra sciiti e sunniti dopo la presa di Mosul, di Ninive e di Tikrit da parte dei jihadisti. Sullo stesso quotidiano l’editoriale, firmato da Sergio Romano, è titolato “la rivincita del califfato. Se vince Al Qaeda perde l’Occidente”. Dove Romano scrive che toccherà ad Obama nei prossimi due anni “impedire la rinascita del califfato”, e che per farlo dovrà contare sulla collaborazione della Turchia, dovrà sperare che la guerra in Siria “non venga perduta da Assad”, e “concordare una azione comune con l’Iran”.

L’analisi di Alberto Negri, sul Sole 24 Ore, è titolata “il conto salato degli errori commessi dall’Occidente”, dove si parla di Iraq ma anche di Siria e di Libia, e si ricorda come gli Usa si siano “consegnati alle iniziative di alleati inaffidabili che perseguono, come sauditi e qatarini, obiettivi dettati da principi settari”.

Su La Repubblica segnaliamo due intere pagine dedicate all’Iraq: “Al Qaeda avanza, ora trema Baghdad. In fuga dal Nord 500 mila persone”, “Il nuovo Bin Laden è Abu Bakr al-Baghdadi. I suoi guerrieri dell’Isis prendono Tikrit. Obiettivo: l’area del petrolio. Ankara invoca la Nato. Gli Usa: aiuteremo gli iracheni”. Con un’analisi di Renzo Guolo: “Un Jihadistan tra Siria e Iraq, rinasce il sogno del califfato”.

Su La Stampa: “Bahdadi, lo jihadista che ha rubato i segreti ai nemici americani”, “Chi è il misterioso leader della formazione islamista”. Di Giordano Stabile.
Sullo stesso quotidiano, sugli Usa: “Il Tea party risorge in Virginia con un no secco agli immigrati”, “L’outsider Brat batte il numero due dei repubblicani Cantor: il partito vira di nuovo” (di Paolo Mastrolilli).

La Repubblica: “Mr Nessuno conquista la destra Usa”, “Netta sconfitta in Virginia per Cantor, astro nascente dei Repubblicani, battuto dal candidato del Tea Party. Vince uno sconosciuto professore che fa tremare anche Obama: la riforma dell’immigrazione ora è in salita”. Di Federico Rampini.

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