A due giorni dal greferendum

ll Corriere della Sera: “Altri sessanta miliardi per salvare Atene. Fondo Monetario: servono nuovi aiuti per tre anni. Varoufakis: mi dimetto se vince il sì”. “Renzi: la Grecia tornerà comunque a negoziare dopo il voto. Dubbi del Consiglio di Stato sul referendum”.
Di spalla: “De Luca presidente, arriva il via libera. Forza Italia insorge”. Il commento di Michele Ainis: “Così ci siamo persi tra leggi ballerine”.

La Repubblica: “Grecia spaccata. Varoufaki: lascio se vincerà il sì”. “Testa a testa nei sondaggi, scontro Tsipras-Samaras”. “Quasi finita la liquidità delle banche, si attende la Bce”. In evidenza un sondaggio con articolo di Ilvo Diamanti: “Marino innocente su Mafia Capitale ma per i romani deve dimettersi”.
E ancora: “Campania, via libera a De Luca. Governerà fino alla sentenza”.
La fotonotizia è per il maxirisarcimento che dovrà pagare la BP: “Bp, risarcimento record per la marea nera in Usa”.
A fondo pagina l’inchiesta sulla vicenda del “Rubygate”: “Ruby, il fidanzato disse al Cavaliere: ‘No a banconote da 500 euro'”.

La Stampa apre con le vicende campane: “Il giudice reintegra De Luca in Campania: ‘Ora può governare'”. “Il presidente della Regione: ripristinata la volontà popolare”. “Accolto il ricorso contro la sospensione”.
Il grande titolo a centro pagina: “Se la Grecia esce ci costerà 1000 euro a testa”.
Di spalla l’inchiesta del quotidiano torinese insieme ai giornali con cui è in partnership in Europa: “Immigrati, l’integrazione resta lontana”.

Il Giornale: “Salvano i politici Pd e ammazzano le imprese”. “Fincantieri massacrata: 280 controlli in 30 mesi. E intanto i giudici graziano De Luca: la Severino per lui non vale”.
Da segnalare anche un articolo firmato da Renato Farina: “Il luterocomunismo della Merkel. Allarme: se la Grecia esce dall’euro perdiamo 11 miliardi”.
Sotto, ancora una notizia di economia: “Sì al ‘prelievo forzoso’ dei conti correnti”. “Via libera alla legge voluta dall’Europa: il crac delle banche lo pagano i risparmiatori”.

Il Manifesto: “Vento di grecale. Su Atene soffia il vento dell’incertezza e dei ricatti a tre giorni dal voto popolare sull’austerità della troika. Il ministro Varoufakis pronto alle dimissioni ‘se vince il sì’. Da Bruxelles tutti in coro contro Syriza. L’Fmi calcola in 50 miliardi il taglio necessario al debito greco”.
A centro pagina: “De Luca, sospensione congelata”.
E poi: “British Petroleum, il risarcimento più grande della storia”.

Il Sole24 ore: “Il voto costa ai greci il 2 per cento del Pil”. “Il referendum ‘gela’ l’economia: a rischio 3,5 miliardi. Per gli esportatori greci un danno da ottanta milioni a settimana”. “Mercati in scacco: Milano a -1,43, spread a 149. Varoufakis: se vince il sì lascio”.
L’editoriale di Luca Ricolfi: “Ma siamo sicuri che è tutta colpa dell’austerità?”.
A centro pagina: “Moscovici: trattare anche se vince il no”. “‘È vero, il derby è euro-dracma. Ma il posto di Atene è nell’euro'”.
E poi: “Banche, dal 2016 i salvataggi a carico dei ‘privati’. L’Italia recepisce il regolamento Ue”.

Grecia

Sul Corriere la cronaca della giornata di ieri. Il premier Tsipras, di nuovo in tv con una intervista, si è detto favorevole ad un accordo, ha garantito che “avremo un accordo 48 ore dopo il referendum”, ha continuato ad invitare a votare no perché “quanto più forte sarà il no, migliore sarà l’accordo”. Se vincesse il sì il ministro dell’economia Varoufakis ha fatto sapere che si dimetterà. Eurogruppo e Commissione hanno congelato per il momento le trattative. “La Commissione non avrà alcun contatto con il governo di Atene prima del referendum. Ho dato mandato che nessun Commissario intervenga su quesiti, che riguardino la politica greca. È mancata la volontà di chiudere, la distanza era di soli 60 milioni”, secondo le dichiarazioni del presidente Juncker.

Ieri poi è arrivato anche un documento del FMI che parla di “almeno 50-60 miliardi di euro fino al 2018, aiuti che potranno venire solo da un nuovo salvataggio Ue-Bce-Fmi”.

Su La Repubblica Andrea Bonanni scrive che le cancellerie europee sono al momento “prive di un piano C”. Ovvero: “Che cosa succede veramente se domenica i greci voteranno “no” al referendum? In questo caso, secondo il presidente francese, ‘si entra in una dimensione sconosciuta’”. Un piano C dovrebbe definire “la strategia da seguire nell’ipotesi di uno Tsipras vittorioso, che si ripresenta a Bruxelles chiedendo di rinegoziare tutto da una posizione politicamente rafforzata. La possibilità è tutt’altro che remota, visto che i sondaggi fotografano un elettorato greco diviso praticamente a metà. E le cancellerie europee sono molto preoccupate”. Uno sconsolato funzionario europeo, citato da Bonanni, dice: “Di certo, quello che non possiamo permetterci è di farci sorprendere lunedì da un ‘no’ greco senza sapere che pesci pigliare”.

Sul Manifesto, Angelo Mastrandrea scrive che “se dovesse far­cela per la seconda volta in un anno, Tsi­pras ne usci­rebbe da trion­fa­tore nono­stante i rischi di default incon­trol­lato, i rating al ribasso di Moody’s e Standard&Poor’s e le minacce euro­pee di abban­do­nare la Gre­cia al suo destino che rischie­reb­bero di lasciare il tempo che tro­vano di fronte a un qua­dro radi­cal­mente cam­biato. Il lea­der greco sostiene, forse a ragione, che una vit­to­ria del no gli darebbe più forza nego­ziale in Europa e alla paura con­trap­pone un altro sostan­tivo: dignità. Il mes­sag­gio, un piz­zico patriot­tico, è: non lascia­moci più calpestare”.

Su La Stampa, Stefano Lepri fa i conti per gli italiani, citando lo studio del FMI sulla sostenibilità del debito greco uscito ieri: “Schematizzando, lo Stato italiano ha già prestato allo Stato ellenico 36 miliardi di euro, 600 euro a testa per ciascuno di noi, da restituire in tempi piuttosto lunghi. Secondo il Fmi è probabile che non rientrino tutti. Nell’ipotesi che le cose si mettano ragionevolmente bene – ossia vittoria del ‘s’ nel referendum di domenica prossima, e nuovo accordo con l’Europa sulla base dei sacrifici previsti dal negoziato ora interrotto – la Grecia avrà ugualmente bisogno di aiuti aggiuntivi per andare avanti. Se si fosse più generosi diverrebbe inevitabile condonare in parte il debito esistente”. Secondo Lepri “tra le righe, lo studio Fmi fa capire che i calcoli alla base dei precedenti programmi di aiuto alla Grecia si fondavano su numeri stiracchiati a più non posso, robusti aumenti di produttività, scomparsa del lavoro nero, bassa disoccupazione, alto tasso di crescita”.

Sul Sole, Luca Ricolfi si chiede se sia davvero tutta colpa dell’austerità e scrive che “è vero” che ad Atene la politica di austerty è fallita. “Ma bisogna anche capire in che senso, e fino a che punto. Perché, per molti aspetti, le politiche attuate dai governi greci sono l’esatto opposto di quelle messe in atto da Irlanda e Spagna: oggi in Grecia l’imposta societaria è più alta che all’inizio della crisi, la pressione fiscale complessiva è aumentata di 5 punti, la spesa pubblica corrente di altrettanti, il che significa che l’interposizione pubblica è salita di circa 10 punti, ovvero più che in Italia e Portogallo, che già si erano mosse in modo più statalista di Irlanda e Spagna. Per non parlare del saldo dei conti con l’estero: fra i 5 Piigs la Grecia è l’unico che continua ad avere un saldo negativo. In concreto significa che si continua a produrre meno di quanto si consuma o si investe”. Insomma: esiste “un’austerità che ha funzionato e può funzionare, quella dell’Irlanda, e c’è un’austerità autolesionista e che non può funzionare, quella della Grecia”.
Ancora sul Sole il “rating 24” del quotidiano è dedicato proprio alla Grecia: “dalla riforma delle pensioni agli interventi sul fisco, dal piano di privatizzazioni alle liberalizzazioni. Quali sono le differenze tra le proposte dei creditori e la posizione del governo greco che hanno portato alla rottura della trattativa?”. Si possono leggere i dettagli delle dieci proposte e delle corrispondenti posizioni del governo di Atene. Per ogni singola richiesta è poi indicato ilò grado di fattibilità e l’impatto su debito e crescita.

Sul Corriere, Alberto Alesina (“Il danno non visto”) scrive che “vero dramma della crisi greca” è nel fatto che “al di là del costo economico, ha dato un altro duro colpo alla fiducia reciproca in Europa. Il contagio greco più grave non è quello economico diretto sugli spread ma sulla caduta di fiducia tra il Nord (‘mediterranei pigri e inaffidabili’) e il Sud (‘tedeschi rigidi e cattivi’). L’effetto più dannoso della crisi greca, comunque vada a finire, è che ha dato un altro duro colpo alla costruzione d’istituzioni europee basate su un minimo di fiducia che facciano poi funzionare la moneta unica meglio”.

Da segnalare su Il Foglio l’apprezzamento per la posizione di Berlusconi sul tema Grecia: “Berlusconi e il suo “Tsipras, no grazie. Il Cav. e il saggio principio di realtà come antidoto ai Salvinikis”, di Claudio Cerasa.

Anche sul Sole: “Se Atene divide Salvini e Berlusconi”. Il Cav si allontana dal leader della Lega “e Renzi trova un alleato”, scrive il quotidiano

De Luca, Severino

Ieri il tribunale civile di Napoli ha “sospeso la sospensione” del presidente eletto della Campania De Luca, disposta dal governo e poi dal prefetto in applicazione della legge Severino, che prevede la sospensione della carica in caso di condanna anche in primo grado.

Su La Stampa è Mattia Feltri a raccontare “il ribaltone del tribunale di Napoli”, ovvero “l’ennesima interpretazione della legge Severino” che “rimette in sella l’ex sindaco di Salerno”.

Sul Mattino si parla di “gelo” tra Renzi e De Luca. Ieri il governatore campano si trovava a Roma ma non è andato a salutare il premier.

Sul Corriere: “L’ex sindaco ora sfida il partito a Roma e parte da sicurezza e immigrazione”. “La formazione della squadra sarà una prova di autonomia rispetto al Pd”, scrive Marco Demarco. Si legge che dopo la sentenza di ieri tra i sostenitori dell’ex sindaco di Salerno prevalesse la frase: “E ora basta con la Campania-fobia”, ovvero con la paura dei vertici del partito di leader “alla Masaniello inaffidabili e ribelli”, con le “esagerazioni apocalittiche alla Saviano” con le campagne sulla “terra intossicata dai veleni e dalla camorra”. IL fatto che De Luca voglia aprire il fronte del dibattito su sicurezza e immigrazione clandestina, scrive il quotidiano, pone le premesse per altre polemiche, visto quanto sia “indigesta” la materia “per la sinistra una volta buonista e tollerante”.

“Ma il premier ha applicato la legge” è il titolo del commento di Carlo Federico Grosso, su La Stampa. Grosso auspica ora una “sentenza tranciante” dalla Corte Costituzionale, che si occuperà della questione ad ottobre perché si “elimini ogni ulteriore incertezza e discussione” sulla norma.

Intanto: su Avvenire: “Berlusconi torni in Senato, questa sentenza lo riabilita”. Lo chiede Renato Brunetta.

Su Il Giornale: “La protesta del centrodestra, compatto: ‘Riabilitare Berlusconi, torni in Senato”. “Da Brunetta alla Gelmini passando per Matteoli: ‘Quella legge aveva un unico scopo: far espellere il Cavaliere dal Parlamento”.

Sul Corriere viene intervistata Mara Carfagna: “Spettacolo inquietante, quella norma è solo per Berlusconi”. Dice che la “velocità” con cui si è espresso il tribunale civile di Napoli “è quantomeno sospetta”, ricorda che solo tre anni fa il Parlamento, “seppure sull’onda di una piazza” che “protestava inferocita” ha votato la legge Severino ma che, come dice Cantone, la norma “presenta dei profili che vanno corretti”.

Su La Repubblica, articolo di Liana Milella: “Cantone: ‘la Severino va cambiata ma senza toccare la sospensione'”. Dove si legge che il presidente dell’Anac ha detto che la norma è da rivedere in alcuni punti ma non tanto in quello della sospensione per gli amministratori locali condannati in primo grado. Cantone ha spiegato di aver chiesto al governo di costituirsi davanti alla Corte Costituzionale difendendo il principio della sospensione.

All’intervento di Cantone è dedicato un commento di Giorgio Santilli, sul Sole 24 ore, in cui si sottolineano le parole del presidente dell’Anac rispetto al successo garantito da alcuni commissariamenti. E dunque – ha voluto dire Cantone e scrive il quotidiano – “l’intervento non ha penalizzato imprese sane e comunque l’uso dello strumento è stato puntuale, mirato, sempre orientato all’efficacia, mai poliziesco”. Il quotidiano di Confindustria invoca però una “regolazione con poteri di soft law” per garantire “certezza delle regole” e porre così “le premesse per il superamento dell’anomalia italiana dell’eccesso di leggi”.

“Le incognite di un caso risolto solo in apparenza” è il titolo del commento di Massimo Franco sul Corriere, dove si parla della possibile “offensiva per cambiare la Severino, di fatto per svuotarla”.

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