L’ultima utopia dei foreign fighters
Ecco chi sono e che cosa cercano

Attraverso il suo sguardo analitico di sociologo della religione, Renzo Guolo è riuscito con un lavoro ormai di lungo corso a far decifrare ai lettori italiani i complessi fenomeni dell’Islam contemporaneo con tutte le scottanti problematiche che accendono il discorso pubblico europeo. Guolo alterna agli editoriali su La Repubblica, penetranti, svelti e sempre molto informati una ricca produzione di saggi: per citare solo i più recenti, Chi impugna la croce (2011), L’Islam è compatibile con la democrazia? (2007), La via dell’Imam (2008), Il partito di Dio (2008).

È ora la volta de L’ultima utopia, dedicato ai foreign fighters, e cioè ai volontari che lasciano l’Europa per associarsi alla causa del terrorismo islamico.
Guolo in questo caso, invece di seguire il nesso tra religione e politica, tra fede militante e dottrina islamica ci propone piuttosto alcuni temi classici della sociologia: il nesso tra condizioni sociali e rivolta, tra emarginazione e identità, tra disadattamento e radicalizzazione, risentimento ed esplosione della violenza, fino alla sacralizzazione dell’atto eroico e alla sfida dell’assassinio più crudele e della morte propria. A una maggiore garanzia di sicurezza arriveremo, secondo Guolo, solo se acquisteremo una profonda conoscenza dell’ambito sociale in cui sono cresciuti i giovani jihadisti europei, che rischiano la vita per lo Stato Islamico in Medio Oriente nelle azioni isolate dei lupi solitari. È evidente come per Guolo e per tutti noi una buona analisi delle cause non si può confondere con una giustificazione della scelta jihadista. La condivisione dello stato di allarme per i rischi cui la violenza terroristica sottopone le democrazie europee non giustifica però la cecità di fronte a fenomeni che assumono dimensioni gravi. Questo è vero soprattutto per la Francia, il paese europeo che ha prodotto il maggior numero di foreign fighters, circa mille contro una ottantina in Italia, e prende dalle storie dei banlieuesards la maggior parte dei suoi esempi, anche se non trascura alcuni clamorosi casi italiani, come la storia della famiglia Sergio che la figlia Maria Giulia-Fatima pensava di riunire tra i combattenti in Siria realizzando un sorprendente ricongiungimento sotto le insegne nere del Baghdadi.ultima_utopia_libro

Tra le seconde generazioni di immigrati in Francia, Guolo scandaglia i casi più classici di famiglie che provengono dalle banlieues più colpite dalla povertà, dalle aree che in Francia sono ben catalogate come “sensibili”, anche se il numero dei soggetti che l’antiterrorismo ha messo sotto osservazione, intorno ai cinquemila, eccede, come è purtroppo apparso chiaro con l’assalto di Charlie Hebdo e poi con il massacro del 13 novembre, le capacità operative del sistema di sicurezza francese. Periferie “sensibili” e aree depresse del Nord della Francia alimentano di reclute il Daesh, uomini e donne. Gran parte di loro sono di origine araba e nord africana, ma tutti sono nati in Francia e hanno in comune il disadattamento, la provenienza da famiglie divise o disperse, con frequenza collegate ad attività criminali, e quella condizione di “doppia assenza” che li vede intrappolati in una condizione che non è né di stranieri, né di integrati, senza possibilità di attivare un senso di appartenenza né in Francia né nel paese da cui vengono le loro famiglie. Si tratta della condizione più favorevole a una coltivazione di “recriminazione e risentimento”, che sta alla base della radicalizzazione. La maggior parte dei killer di Parigi viene da storie del genere: mancanza di prospettive, marginalità, frequenti conflitti con la polizia locale, piccola criminalità, spaccio di droghe, furti, storie infinite di arresto per resistenza alla forza pubblica, e poi prigione e ritorno recidivo alla criminalità. Su questo sfondo attecchisce l’indottrinamento all’Islam radicale, che passa attraverso moschee e carceri. I centri salafiti reclutano nei tanti luoghi di culto delle grandi e piccole città francesi, senza escludere tra i fattori incentivanti delle subculture radicali il disprezzo per i musulmani “moderati” che aderiscono alle campagne contro il terrorismo islamista e partecipano alla vita degli organismi ufficiali del culto islamico francese. Il nuovo radicalismo islamico si nutre di solidarietà nate in carcere o nei luoghi di culto salafita, ma più di tutto nel web. Guolo insiste sul fatto che facebook, twitter e video di culto che circolano in rete vengono utilizzati per reclutare uomini e donne.

Non è tuttavia formulabile secondo Guolo una compiuta teoria sulle origini sociali delle reclute jihadiste perché lo schema banlieues-disadattamento-rivolta radicale presenta anche eccezioni, ragazzi di classe media, di famiglia cattolica, che vengono da aree senza grandi problemi economici, con un percorso scolastico promettente, che però trova proprio via web la porta di ingresso in gruppi ideologizzati che organizzano poi la partenza dei foreign fighters. E lo stesso vale per qualche figlio della borghesia francese. L’elemento ideologico è dunque molto forte nel determinare il processo di radicalizzazione, attraverso questa ”ultima utopia”, di cui al titolo, la quale offre un Weltbild semplice e totalizzante, che trasmette certezze e chiarezze in “un mondo fluido, caotico”, che è quello della globalizzazione. “Offre convinzioni assolute su ciò che è Bene e ciò che è Male, sui doveri da compiere, sul lecito e l’illecito, sulle figure del Nemico.” Soprattutto dunque su un nemico da combattere, l’Occidente, il suo modello culturale, la sua immagine disinibita della donna. E questa polarizzazione schmittiana aiuta molto a rendere il mondo finalmente “leggibile e interpretabile” in maniera univoca. Il Nemico offre specularmente anche appartenenza a qualcosa che accomuna, a una sorta di fratellanza, che propone una vita e valori condivisi, che valorizza il proprio essere e prospetta per questi giovani un “viaggio” verso una meta chiara.

La religione in tutto questo un ruolo ce l’ha certamente, ma il motore della radicalizzazione è più una ideologia politica che un precetto religioso. I giovani europei che militano per Al Qaeda o IS sono spesso dei convertiti, dei newborns, dei neofiti religiosi che rompono con quel poco che avevano da una precedente eventuale educazione religiosa e abbracciano una versione rapida e totalizzante dell’Islam sunnita-salafita che li porta ad abbracciare anche la ostilità mortale verso i musulmani sciti e anche verso tutti gli altri che non condividano la prospettiva dell’Isis.

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Titolo: L'ultima utopia, Guerini e Associati

Autore: Renzo Guolo

Editore: Guerini Associati

Pagine: 176

Prezzo: 14,50 €

Anno di pubblicazione: 2015



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