Da madre a figlia, da figlia a madre. Un epistolario femminista

Mariella e Maddalena: nomi che fanno pensare a una coppia biblica, ma niente di più lontano dalle figure complementari della santa e della peccatrice. Una madre e una figlia, donne di generazioni diverse, legate da un complesso nodo di intimità, amore e conflitto, danno vita attraverso le lettere a una narrazione a due voci, passando attraverso il corpo, la sessualità, la politica, disegnando le stagioni della vita, parlando di lavoro, religione, relazioni. E lo fanno, nella migliore tradizione femminista, “a partire da sé”. Tra te e me, insomma, come titola il loro dialogo/epistolario.

“Non è facile essere figlia di una femminista. Questo è certo” scrive Maddalena Vianello, figlia. Difficile, da bambina, capire cosa tua madre abbia da fare di così importante, a parte occuparsi di te. Ma è difficile anche da grande, perché porti sulle spalle la consapevolezza dell’eredità che ti è stata consegnata, la responsabilità di non disperderla, il peso dell’aspettativa che sai di non poter tradire, e un destino quasi segnato di attiva combattente. Faticoso. Specialmente quando tua madre è una donna che le sue storiche compagna di lotta pensano sia ben riduttivo consegnare a questo ruolo, che quando ti permetti la battuta “Intanto, per prima cosa, ha fatto me!”, ti rispondono freddamente “Figuriamoci cara, con tutto il rispetto… ha fatto ben altro che questo”.

Poi c’è l’altra faccia dello specchio, ed è quella di una femminista della prima ora, Mariella Gramaglia, che ha provato a reinventare con altre donne il modo e il senso dell’essere madri, che ha conquistato per sé, e per tutte, libertà storicamente negate al proprio sesso. Oggi di fronte a sé ha una figlia adulta, colta, cosmopolita, che combatte con un mondo “là fuori” che di queste libertà non sa cosa farsene, che le svuota di significato, che le nega e le umilia. Non ricorre, allora, agli stilemi del “femminismo spiegato a una figlia” ma si apre all’ascolto, ed è lei, che appartiene a una “generazione orgogliosa e un po’ onnipotente”, ad essere portata per mano verso una maggiore consapevolezza. “Povera virgola povera mamma. Due volte e mezzo povera”, legge nella lettera di Maddalena. “Credo che tu abbia ragione. C’erano cose che non mi aspettavo e che non ero preparata a vedere alla mia età, diciamo così, matura. Non pensavo di assistere impotente a una crisi così penosa della democrazia italiana, a una regressione tanto radicale della politica. Credo che fra tutto questo e il disagio che tu patisci come giovane donna ci sia un nesso molto più stretto di quanto siamo riuscite a cogliere finora”.

È il disagio che è emerso come un fiume in piena l’ormai famoso 13 febbraio del 2011, quando lo scandalo del cosiddetto “Ruby gate” accese la miccia di una gigantesca protesta di donne e uomini insieme: Se non ora quando? Ricorda Maddalena che quella manifestazione denunciò, sì, una “questione di genere” ma anche una drammatica “questione sociale”. Perché “in troppe non si sono accorte che le loro figlie sono in preda a una precarietà che le divora”. Le giovani donne italiane – le tante Ilarie, Clementine, Ludoviche evocate nelle lettere – non possono permettersi neanche di sognare, sono una “generazione bruciata e consegnata al volere del vento”. Lo smantellamento dello stato sociale, unito all’assenza di politiche per l’occupazione, per non parlare di quelle per la conciliazione vita/lavoro ha fatto a brandelli gli scenari futuri, accorciato la prospettiva temporale fino al qui e ora.

E allora la domanda diventa: cosa significa essere femministe nel tempo del grande pessimismo, tramontata l’intemperante spensieratezza degli anni sessanta e settanta, quando le “madri” cominciarono la loro avventura? “La situazione è sconfortante e noi sopravviviamo”, scrive Maddalena. “Perdona questi toni, ma sono molto arrabbiata. Anche con te. Mi avevi raccontato che il mondo era diverso, che essere donna era una cosa diversa, e io ti ho creduto”. E invece il “cestino dei regali”, quello delle conquiste femministe consegnato dalle madri alle nuove generazioni, “è talmente impolverato da sembrare vuoto”.

Ecco però lo scarto, l’audacia delle nostre narratrici. Mariella e Maddalena non esauriscono il loro lavoro di scavo nella ricerca delle ragioni della distanza e del conflitto tra due generazioni. Nessun “It’s not time to make a change” a cui la gioventù settantottesca, con la voce di Cat Stevens, ribatteva “I have to go away”. Nella scrittura minuta delle lettere che compongono questo dialogo raffinato, coltivato e al tempo stesso terribilmente intimo, la consapevolezza di essere donne getta un ponte rivoluzionario tra le generazioni. Si sta forse un po’ “scomode” nella stessa barca, scrive Lidia Ravera nella Postfazione al libro, ma col mare in burrasca la salvezza è lì, nel rifiuto di ogni “gioco al massacro”, di ogni “Eva contro Eva”: vecchie contro giovani, giovani contro vecchie.
La strada più facile, in fondo? No davvero.

Il disegno di una nuova alleanza tra generazioni di donne richiede alle giovani di rinunciare a fantasie “rottamatorie” ma anche a reverenze acritiche verso il femminismo storico, mentre alle più anziane impone di resistere alla tentazione dell’irripetibilità, che fa guardare con sospetto al nuovo chi tiene a ribadire: “io ci sono sempre stata”. Il ponte tra Mariella e Maddalena si fa allora politica. Esce dall’intimità del nido familiare per farsi progetto di cambiamento nel nuovo movimento delle donne.

C’è sempre un “noi” dietro alle parole delle autrici. E questo noi sono le donne. Quelle della propria generazione: le amiche precarie di Maddalena, le compagne intellettuali e femministe di Mariella, tanto spesso evocate. Poi c’è un noi più ampio che si estende oltre il tempo, che ricostruisce il passato e lo connette al futuro. Ma innanzitutto c’è il “te e me” da cui tutto ha inizio e dove tutto ritorna. “Proviamo a scriverci, forse ci farà bene. Potrebbe aiutarci ad arrivare in fondo alle cose”. Così le loro lettere diventano la storia di un cercarsi e di un (ri)trovarsi, passo passo, lungo i tornanti di questo strano tempo, in questo strano, burrascoso paese.

Titolo: Tra te e me

Autore: Mariella Gramaglia e Maddalena Vianello

Editore: et al.

Pagine: 184

Prezzo: 14 €

Anno di pubblicazione: 2013



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