Serve un nuovo frame

Non solo femminicidio o violenza sulle donne. In questo dossier dedicato alla questione femminile abbiamo provato ad ampliare il frame: non perché il tema delle violenze contro le donne non sia da considerare un’emergenza o una questione di civiltà, ma perché è impossibile avere un quadro completo senza tutti i pezzi del puzzle a disposizione.

Siamo perciò partiti dal gap lavorativo, che è il frutto e insieme la causa di dinamiche permanenti di subordinazione economica e familiare, intervistando su questi temi Linda Laura Sabbadini, Direttore del Dipartimento delle Statistiche Sociali e Ambientali dell’Istat.
Ci siamo poi spostati sul tema, tanto dibattuto dalle stesse donne, delle quote, lasciando per un attimo nell’angolo la classica diatriba massa critica/riserva indiana, per indagare gli esiti, a un anno dall’entrata in vigore, della legge sulle quote rosa nei cda delle società quotate in borsa. Alle due relatrici del provvedimento, Lella Golfo (ex Pdl) e Alessia Mosca (Pd) abbiamo chiesto dell’iter legislativo, dello stato delle cose, delle prospettive future.

La teologa Marinella Perroni ha affrontato per noi la questione delle donne di Papa Francesco, e di come un Pontificato che voglia istituire una chiesa di uguaglianze nelle diversità, di ascolto prima che di discorso, non possa fare a meno di abbandonare un’androcrazia che rischia di marcare una distanza irreversibile tra Chiesa e mondi delle donne.
Una riflessione che riguarda le donne di fede quanto le laiche. Perché il modello paternalistico riguarda il rapporto quotidiano tra i sessi. Ed è un rapporto che non ha bisogno di legittimarsi, essendo stato naturalizzato, nei secoli, da quello che Bourdieu aveva definito il “paradosso della doxa”. Su tale paradosso si fondano le varie forme di maschilismo che, come nota Chiara Volpato nel suo Psicosociologia del maschilismo, caratterizzano la società italiana. Da quello più ostile e manifesto, a quel neosessismo paternalistico che ha normalizzato la disparità nascondendolo sotto il mantra della libera scelta.

Proprio al tema del neo-individualismo liberale, e di come esso, elaborando una narrazione dell’autoaffermazione femminile, abbia relegato il femminismo ad ancella del capitalismo è dedicato un interessante contributo di Nancy Fraser, filosofa e studiosa di gender studies americana.
Da questa posizione, di messa in discussione radicale del rapporto tra i sessi, siamo tornate a interrogarci sul dato di partenza, quel femminicidio che rimane costante, configurandosi quasi come elemento strutturale della società italiana.

Siamo così al sovvertimento del frame di partenza: non solo (e non più) la fragilità femminile, ma l’estrema debolezza maschile di fronte alla messa in discussione della propria, monolitica, immagine virile. L’insostenibile leggerezza dell’essere maschio, per riassumere con un filo di ironia.
Lungi dall’esaurire la discussione sul tema, questo dossier vuole inquadrare la questione femminile in una prospettiva più ampia e più complessa, partendo dalle diverse forme del divario di genere per indagare nei rapporti simbolici di potere su cui si fonda l’ordine del mondo e in cui quel maschilismo, più o meno manifesto, più o meno irritante, ma capitale, (per usare una vecchia formula di Simone de Beauvoir), sembra giocare ancora un ruolo di prim’ordine.

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