La sobrietà del gesuita Francesco

Aggironamento 15 marzo 2013

All’indomani dell’elezione di papa Francesco, Paolo Conti racconta, sul Corriere della Sera la “nota opposizione” di card. Bergoglio sull’aborto e il suo pensiero sui diritti umani – «Dobbiamo rispettare l’essere umano più piccolo e indifeso, adottare misure che possano preservare la sua vita, permettere la sua nascita ed essere creativi nella ricerca di sentieri che portino al suo pieno sviluppo» – e ricorda “il suo attacco ai «preti ipocriti che allontanano il popolo di Dio dalla salvezza» perché non battezzano i figli di donne non sposate”.

Sobrietà gesuita. “La croce pettorale di ferro – scrive sempre Conti – (e forse di ferro sarà il suo anello), il rifiuto della mozzetta rossa foderata di ermellino cara a Benedetto XVI, l’abbandono dell’ammiraglia papale Mercedes SCV1, l’aver pagato di persona il conto alla Casa del Clero. Per il cardinale Bergoglio, che rifiutava l’auto blu e girava per Buenos Aires in autobus e metropolitana, la povertà è un «delitto sociale», anzi una «violazione dei diritti umani», perché le «grandi diseguaglianze» nascono dalla «estrema povertà e da condizioni economiche ingiuste»: da arcivescovo di Buenos Aires ha sempre affermato che «Cristo si cerca tra i poveri».”, scrive ancora Paolo Conti, sul Corriere.

“Ma è anche durissimo con il capitalismo esasperato: «La crisi economico-sociale e il conseguente aumento della povertà ha le sue radici in politiche ispirate da certe forme del neoliberalismo che considerano i guadagni e le leggi del mercato come parametri assoluti, a danno delle persone e dei popoli», un sistema che «non ha remore a trasformare in disoccupati milioni di lavoratori»”. E il racconto del suo viaggio in economy class da Buenos Aires a Roma Fiumicino – dove nessuno lo attendeva per l’accoglienza – è rilanciato da La Stampa.

Sempre sul Corriere della Sera, Vittorio Messori ha interpretato l’elezione nei termini di una “scelta geo-politica” – al pari di quanto successe nel 1978, con l’elezione del polacco Wojtyła. Racconta infatti che prima dell’elezione, diceva a un collega: “In Conclave, dove si conosce la condizione della Chiesa nel mondo intero, si potrebbe decidere per una scelta “geo-politica”, come fu per Karol Wojtyla. Una scelta fortunata: non soltanto si ebbe uno dei migliori pontificati del secolo, ma si gettò nel panico la Nomenklatura dell’Unione Sovietica e di tutto l’Est che prevedeva guai, da un papa polacco. Non sbagliava nello spaventarsi. In effetti, vennero Walesa, Solidarnosh, i cantieri Lenin di Danzica, gli scioperi operai che per la prima volta un regime comunista non osò reprimere nel sangue. Fu quella la crepa che, allargandosi, alla fine fece cadere tutti i muri dell’Impero. Ma nulla sarebbe stato possibile senza un pontefice polacco, e di quale tempra e prestigio!, che sorvegliava e consigliava dal Vaticano>> . Ebbene, continuavo nel ragionamento, oggi una scelta geo-politica potrebbe rivolgersi in due direzioni: chiamare alla cattedra di Pietro il primo cinese nella storia che partecipi a un Conclave, l’arcivescovo di Hong Kong, John Tong Hon. Il panico, stavolta, non sarebbe a Mosca o a Varsavia ma a Pechino, nella capitale della superpotenza del futuro, dove il governo – non potendo estirpare i cattolici, coriacei alle persecuzioni – ha tentato di creare una Chiesa Nazionale, staccata da Roma, nominando persino i vescovi. E i credenti fedeli al papa sono ridotti alla clandestinità. Come continuare a tenerli nelle catacombe o nei lager, con uno dei loro divenuto papa? ”

Su Il Foglio, invece, Antonio Gurrado parla delle “conseguenze volute o casuali” dell’elezione di Papa Francesco. “La più evidente è quella che riguarda il nome scelto dal nuovo Papa, Francesco. È improbabile che il colto gesuita non abbia pensato alle circostanze dell’approvazione della regola francescana nel 1209. La “Legenda maior” di San Bonaventura riferisce infatti che l’allora pontefice Innocenzo III ricevette in sogno dallo Spirito Santo la visione della basilica di San Giovanni Laterano in procinto di cadere in rovina, e di un poverello che la sosteneva con le proprie spalle impedendole di venire giù. Si tratta anche della scena di un celeberrimo affresco di Giotto in Assisi: il poverello è chiaramente San Francesco e la basilica che cade simboleggia la Chiesa di Roma, in quanto all’epoca San Giovanni in Laterano aveva l’importanza centrale che in seguito avrebbe assunto la basilica di San Pietro. A Francesco fu affidato il ruolo di rinnovare profondamente e salvare una cristianità in crisi mentre era ancora in vita un Papa che non era riuscito nello stesso intento. La situazione, chissà, può richiamare quella odierna.”

Il Giornale titola “La prima volta di un gesuita”, ricordando la stranezza di un Papa appartenente all’ordine fondato da Sant’Ignazio di Loyola e spesso collegato ai grandi poteri della Chiesa. Anche il Post http://www.ilpost.it/2013/03/14/gesuiti/ dedica un articolo di approfondimento all’ordine gesuita, sottolineandone l’opera missionaria e, da questa, la grande influenza nei Paesi dell’America Latina come in quelli dell’Estremo Oriente. Per l’arciprete del Duomo di Milano, l’elezione di Bergoglio a Papa è “è un dono del cardinal Martini, che nello scorso conclave lo aveva indicato come adatto a succedere a Giovanni Paolo II. E’ gesuita come lui ed ha scelto un nome straordinario che nessun cardinale italiano avrebbe preso ”

Il passato di Bergoglio, da molti rivangato insieme alle ombre della vicinanze con la dittatura di Videla. Un’ottima ricostruzione è quella fatta da Polisblog che parte dalle accuse mosse dal giornalista argentino Horacio Verbinsky per giungere a definire la versione come “poco credibile”.

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Alle 19 e 20, fumata bianca dal comignolo sulla basilica di San Pietro. Al quinto scrutinio scelto il successore di Benedetto XVI. (Qui il nostro dossier sulla Chiesa di Ratzinger).

Qui la lista dei papi, da San Pietro a oggi. Sono 265, il 266esimo è Francesco (il numero ordinale compare dal secondo), ovvero il gesuita argentino Jorge Mario Bergoglio. Il primo papa non europeo in due millenni.

 

 

Il primo discorso di papa Francesco (dal Tg2)

Polemiche per il rapporto del nuovo pontefice con la dittatura argentina negli anni 70. Per saperne di più questo articolo del giornalista investigativo Horacio Verbistky.

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