Donne tra Monti e Pd, Planeta e Fedeli parlano due capolista

RESET. Gea Planeta, capolista per la Camera per la lista Scelta civica per Monti in Sicilia, e Valeria Fedeli, capolista per il Senato per il Pd in Toscana, rappresentano entrambe pezzi di classe dirigente, nel sindacato, nell’impresa, con cui Reset ha collaborato, in una prospettiva riformista e di progresso. Si tratta di due donne che, in questi anni berlusconiani, hanno partecipato all’esperienza di “Se non ora quando”. Sono però collocate diversamente: Valeria Fedeli, è sindacalista e vicina a Susanna Camusso, l’altra, Gea Planeta, imprenditrice e molto vicina a Monti. Cominciamo dalla prospettiva riformista, perché noi avvertiamo con preoccupazione che questa componente ha perso posizioni nelle liste del Pd (via Ceccanti, Morando, Ranieri) mentre Ichino è passato alla Lista Monti.

VALERIA FEDELI. “Non condivido quest’analisi. Se si guarda la composizione delle liste del Partito Democratico, e si conoscono i nuovi nomi, appare evidente una struttura profondamente riformista. Ichino ha fatto una battaglia politica per la leadership della coalizione, ha sostenuto legittimamente Matteo Renzi e poi ha deciso di uscire dal partito. Questo, a differenza dello stesso Renzi. Non è una perdita subita dal partito, insomma, è una sua scelta. Renzi, come Bersani, è rimasto nel Pd e partecipa alla costruzione di un riformismo credibile e realizzabile.
Per quanto riguarda la mia vicinanza – che confermo – a Susanna Camusso, come sindacalista della CGIL è chiaro a tutti quanto io sia una riformista. Lo dico perché una delle ragioni che mi ha portato ad accettare la candidatura è stata quella di rappresentare l’esperienza concreta, industriale, riformista fatta in questi anni, trovando sempre – come nel mio lavoro in Italia e in Europa – le convergenze di analisi e di azione utili e necessarie con il sistema di rappresentanza delle imprese. Nel mio profilo – che ho mantenuto come capolista in Toscana – uso la dicitura ‘femminista riformista’, due elementi di valore che mi caratterizzeranno anche nella mia nuova esperienza di rappresentante nelle istituzioni.. Io credo che il Pd abbia fatto scelte importanti e riformiste non attuate invece dalla lista di Monti e che sono in linea con i soggetti legati a un cambiamento possibile: una riguarda, ad esempio, l’eleggibilità di più del 40% di donne – segno di grande rinnovamento e grande riformismo sia sul territorio sia in convergenza con le tradizioni europee. Questa scelta presuppone politiche innovatrici e azioni legate alle priorità delle donne che entreranno nell’agenda politica nazionale.

GEA PLANETA. Credo che le liste di Monti siano riformiste quanto quelle del Pd, tanto da aver attratto ottime rappresentanze delle parti riformiste di entrambi i poli, sia del Partito Democratico che del Pdl, Pietro Ichino da una parte e Giuliano Cazzola dall’altra. E’ significativo, perché vuol dire che nella lista Monti è stata riconosciuta una base comune.
Il discorso riguardante le donne è sempre stato importante, basti ricordare la lettera aperta indirizzata all’allora presidente della Camera Gianfranco Fini da Mariella Gramaglia.. Oggi noi abbiamo sei donne capolista: non avendo sufficienti personalità per adeguare le liste con un’alternanza di genere è stato il Presidente stesso ad incoraggiare questa soluzione – ignorando i problemi interni – per avere il maggior numero di donne in lista. Queste donne, oltre ad avere sulle loro spalle l’alternanza di genere, hanno l’incombenza di rappresentare l’immagine e il volto politico della lista stessa. Tra queste ci sono donne straordinarie come Ilaria Capua, Ilaria Borletti Buitoni, Valentina Vezzali che si sono assunte la responsabilità di essere volto della novità e del riformismo. Sicuramente il governo Monti è stato portatore di uno stato di pesantezza per l’Italia, ma in un anno, se prima ha fatto salire la pressione fiscale con l’Imu, poi è riuscito a farla scendere di mezzo punto.riqualificandoci in Europa e dandoci una garanzia per i giovani, le donne e il lavoro.

RESET. La lista Scelta civica con Monti e il Pd saranno quasi sicuramente alleati nella prossima legislatura. Come immaginate questa alleanza sul piano di questioni fondamentali come lavoro, disoccupazione, fisco. Quale potrà essere l’impronta di questa alleanza, se durante la campagna elettorale spesso Bersani e Monti, Camusso e Monti litigano?

FEDELI. Io non so se ci sarà questa alleanza e se è giusto farla, ma sicuramente i punti fondamentali sono l’Europa, il lavoro, l’investimento nell’industria, la ridistribuzione del reddito. La strada che ci ha portato a questa campagna elettorale, a questa scadenza per l’Italia, non ci deve far dimenticare chi ci ha condotto in questa situazione: io non dimentico che fino a un anno fa al governo c’era Silvio Berlusconi. L’alleanza nella prossima legislatura deve di sicuro riguardare le donne, in nome di libertà e parità di genere, partendo dall’istituzione di un osservatorio di genere presso la Presidenza del Consiglio che valuti l’impatto di ogni provvedimento su donne e uomini. Bisognerà arrivare alle percentuali europee di donne che lavorano, così come contrastare efficacemente la violenza affrontando il tema dal punto di vista culturale, partendo formazione, scuola e conoscenza e da politiche che concilino i tempi di lavoro e di vita. Io da sempre nel mio lavoro mi sono schierata dalla parte delle donne, non è un caso che sono stata tra le cofondatrici e promotrici di ‘Se non ora quando,’ e della straordinaria manifestazione del 13 febbraio del 2011. Questo è un terreno importante che incrocia diverse tematiche. Lo stesso discorso riguarda per esempio il tema del lavoro, che coinvolge non solo i dipendenti, ma un’intera politica industriale che sostenga imprese e lavoro, nell’innovazione come nell’internazionalizzazione e nella ricerca e che faccia tornare il nostro paese in una posizione di crescita. Un lavoro, questo, per le donne, che rappresenti la chiave di volta di un riformismo credibilenel nostro paese.

RESET. Non esisterà problema, sull’articolo 18, tra Pd e Sel?

FEDELI. Per quanto ci riguarda l’articolo 18 è quello che c’è oggi, di impianto e di pratica simile alla normativa in Germania. La questione del lavoro delle donne e dei giovani è al centro di un piano pratico e di investimenti con l’obiettivo di diventare il secondo paese manifatturiero in Europa dopo la Germania. Le politiche del lavoro e dell’impresa, dei sistemi di partecipazione e di ruolo del sindacato e delle parti sociali, devono puntare non solo a misurarsi con la nostra storia ma anche ad armonizzare le nostre politiche nazionali con quelle europee. Su questo piano si può parlare di riformisti veri che costruiscano l’Europa, con politiche condivise in termini fiscali e politico-sindacali, tra Stati, e con strumenti volti a regolare il lavoro e il suo sistema di rappresentanza. Nel patto coalizione che sostiene Bersani presidente del Consiglio, Vendola ha sottoscritto che, nel caso ci siano opinioni differenti, si voterà a maggioranza di gruppi parlamentari. E’ uno dei patti più importanti fatti prima delle elezioni e impedirà che si torni alla situazione verificatasi con l’Unione. In questa campagna elettorale il Pd, e soprattutto Monti – sostenuto in questo anno dal Partito Democratico – devono parlare insieme dei problemi del paese e delle proposte che vogliono presentare agli elettori. Così facendo sarà più facile, successivamente, trovare convergenze. Sarebbe giusto che Monti la smettesse di dire che non farà mai nulla in accordo con la Cgil e con Vendola. E qui bisogna distinguere. Vendola sta nella maggioranza che decide il gruppo parlamentare. Sul sindacato voglio ricordare a Monti che più si ascoltano tutti – sindacati e rappresentanti del mondo del lavoro – meglio si governa un paese.
PLANETA. La cosa importante oggi è confrontarci sullo stato dell’Italia. Il Pd è stato forte sostenitore di Monti durante i tredici mesi di governo, ma oggi dobbiamo pensare al programma. Vendola, per esempio, per quanto riguarda l’Imu, sostiene l’esenzione per la prima casa. Proprio come Berlusconi, la cui scelta ha fatto aumentare l’evasione fiscale: quando Berlusconi istituì questa esenzione, le prime case passarono da 15 a 18 milioni. Sicuramente su questo punto sarebbe difficile convergere in una collaborazione di governo.
Sul Giornale di Sicilia mi definivano capolista dei centristi. Io ho provato un forte imbarazzo per questa definizione. Il Presidente Monti ha tenuto a sottolineare, invece, che non siamo centristi né moderati, bensì siamo riformatori. E’ il pensiero comune di non contrapporsi al bene dello Stato che ha convinto molte persone a rientrare in gioco.

RESET. Il prossimo Parlamento, come vadano le elezioni, dovrebbe vedere un 30% di presenza femminile. Non è la parità, ma è un passo avanti. Ora, veniamo da un passato per nulla neutro: questa legislatura si è aperta con la cancellazione della legge contro le dimissioni in bianco. Ma anche con il governo tecnico abbiamo visto una riforma delle pensioni più punitiva nei confronti delle donne, con il brusco allineamento dell’età pensionabile. E la spending review ha cancellato le consigliere di parità. Quando parlate di “agenda donne” cosa prevedete in concreto?

 

PLANETA. La figura della consigliera di parità andrebbe potenziata e non depotenziata: bisognerebbe mettersi subito al lavoro per ripristinarla. Sulla riforma del sistema pensionistico, credo che essa comporti un aumento dello 0,1 % del Pil e che entro il 2018 si arriverà allo 0,2%, che è poca cosa, ma ad aumentare sarà anche il potere d’acquisto delle donne. Non so se dovrebbero essere fatte debite eccezioni, ma non riesco a pensare all’Italia senza riforma delle pensioni. E’ dai tempi di Saragat – è dal dopoguerra – che se ne parla.
FEDELI. Come già accennato, innanzitutto io introdurrei l’Osservatorio sull’impatto di genere, proprio per evitare azioni andate a discapito delle donne come tagli ai servizi sociali e l’innalzamento dell’età pensionabile. In più, negli ultimi anni non c’è stato un investimento sul lavoro delle donne, e non dobbiamo dimenticare che siamo il penultimo paese in Europa per occupazione femminile. L’istituzione di questo osservatorio servirebbe a capire quali misure vadano adottate. Per quanto riguarda le pensioni credo che debba essere messo in atto un sistema di flessibilità e differenziazione in uscita, non nel numero degli anni, ma col riconoscimento della maternità come del lavoro di cura per gli anziani. Nella riforma del 1996 era riconosciuto un anno per ogni figlio. Questo per sottolineare che non si possono paragonare donne e uomini quando esistono differenze che partono fin dall’inizio della carriera professionale. Applicare le stesse regole – l’uguaglianza – solo a fine carriera è solo un modo per discriminare le donne. L’obiettivo deve comunque essere quello di arrivare a percentuali europee di donne che lavorano, quindi al 60%, e questo significa investire in welfare e arrivare a percentuali europee anche per gli asili nido e per i servizi di non autosufficienza, liberando il lavoro non retribuito delle donne in famiglia. E l’investimento nel welfare deve essere pensato anche come un investimento in infrastrutture produttive che consenta più lavoro. Un altro punto su cui agire all’inizio della nuova legislatura è quello della violenza. La violenza sulle donne agisce su diversi terreni: quello culturale, da affrontare all’interno del dibattito pubblico e nelle scuole, così come quello della sicurezza, con i centri anti violenza.
E poi sostenere le imprese e la loro flessibilità rilanciando la legge 125 e ripristinando le consigliere di parità.
PLANETA. I licenziamenti per maternità e gli investimenti per gli asili nido – con un piano di 30.000 nuovi posti all’anno – sono punti dell’agenda Monti. Ma avrei voluto ascoltare Valeria Fedeli anche sul tema dei servizi sociali e sanitari.

RESET. Dire “investimenti” comporta indicare da dove arrivano i mezzi per effettuarli.

FEDELI. Questi sono punti di un’agenda economico oltre che sociale. E io penso a investimenti sia pubblici che privati. E’ necessario pensare da un lato alla cassa depositi e prestiti, come avviene in Francia, dall’altra – concordandola con l’Europa- alla possibilità di sbloccare il patto di stabilità. Bisogna discuterne con l’Europa e tutti insieme trovare i fondi.

RESET. E’ necessaria un’economia alla Krugman più che alla Merkel? Monti sarà d’accordo?

PLANETA. Il piano Monti prevede di rientrare dal debito anche con le dismissioni del patrimonio mobiliare e immobiliare i cui proventi saranno destinati esclusivamente alla sua estinzione.
Noi abbiamo un patrimonio mobiliare di 90 miliardi di euro di cui 15 in società quotate e 75 miliardi riferibili a società non quotate.
Il patrimonio mobiliare degli Enti locali e delle Regioni risiede in circa 3600 società di controllo e 4000 partecipazioni non di controllo. La stima prudente di queste valutazioni è di 30mld con un rendimento al 3%. Mentre le partecipate statali hanno un rendimento medio al 5,4 per cento. Vi è una perdita sostanziale per le casse dello Stato; tenuto conto che il tasso di interesse medio di un paniere di titoli è al 7%.
Le dismissioni per la parte immobiliare potrebbero fruttare 4,2 mld subito con la dismissione del patrimonio inutilizzato (caserme e palazzetti ). Ciò porterebbe a una riduzione di circa 5/7 mld di interessi annui e dunque di imposte.
Lo Stato, le Regioni, Enti locali , Asl conferirebbero il loro patrimonio mobiliare e immobiliare a delle NewCo di nuova costituzione esterne alla Pubblica amministrazione. Queste emettono obbligazioni corporate garantite dal patrimonio e non dallo Stato.
Nicola Rossi ha presentato questa proposta di dismissione che, oltre a ridurre il debito pubblico,diventerebbe una politica per la crescita innescando dinamiche competitive in molti settori.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *