Come hanno votato i cattolici alle elezioni politiche

Più che turarsi il naso dentro le urne, i cattolici devono essersi tappati gli occhi di fronte alle notizie dei bunga bunga berlusconiani. Lo si legge tra le righe di un’indagine Ipsos che ha analizzato il voto di atei e credenti alle ultime elezioni, confermando come la frequentazione del mondo cattolico continui ad avvicinare gli elettori alle posizioni moderate di centro e a quelle del centrodestra.

Suddividendo il campione degli intervistati in base alla loro frequentazione degli ambienti cattolici, l’Ipsos si interroga sul comportamento di voto dei praticanti impegnati (i fedeli cattolici che sono impegnati in parrocchia o nelle varie organizzazioni religiose e partecipano alla messa ogni settimana), degli assidui (ossia coloro che prendono parte alla messa cattolica ogni settimana ma non hanno altri impegni verso la parrocchia o altre organizzazioni religiose, oppure quei fedeli che sono direttamente coinvolti negli impegni della parrocchia o in qualche organizzazione religiosa, ma partecipano alla messa una o due volte al mese), dei saltuari (i fedeli cattolici che partecipano meno di due volte al mese alla messa), dei non praticanti (coloro che si dichiarano cattolici ma non partecipano alla messa), dei non credenti e dei credenti in altre religioni.

La percentuale più ampia nel panorama italiano è quella dei saltuari che costituiscono il 37,2% della popolazione, in calo dal 2008 – quando il 40,6% degli italiani si dichiarava tale. Una contrazione che, seppur con meno evidenza, ha colpito anche le categorie degli assidui e dei non praticanti e che è andata a beneficio dei segmenti più polarizzati dei non credenti (in aumento del 5,4%), dei credenti in altre religioni (cresciuti dello 0,9%), ma pure dei praticanti impegnati – categoria che ha visto un incremento del 2,1%.

A leggere l’analisi dell’ Ipsos si scopre che la percentuale maggiore dei voti nulli e degli astenuti alle elezioni degli scorsi 24 e 25 febbraio, sul totale degli elettori, appartiene alla categoria degli assidui, che superano di più di 3 punti percentuali la media di chi ha annullato il proprio voto, non ha dichiarato alcuna scelta o non ha voluto/potuto recarsi alle urne (su un totale del 27,2% di voti andati persi, la categoria degli assidui – nonostante la scarsa diffusione tra la popolazione italiana – ha reso valido solo il 69,5% dei voti – e non validi, il 30,5%).

Tra i voti assegnati, invece, gli assidui hanno premiato maggiormente le posizioni di centro e centrodestra. Nonostante costituiscano solo il 18,8% del totale degli elettori, il loro voto ha pesato per il 25% sui partiti del centrodestra, per il 24% sulla Lega Nord, per il 23% sulla Scelta civica per Monti e per il 22% sugli altri partiti di centro. Questi hanno piuttosto beneficiato dei voti dei più impegnati in ambienti cattolici, che costituiscono un quarto delle scelte a favore dei moderati (e il 21% sui voti andati allo schieramento di Monti). A premiare le posizioni di centrodestra (non tanto il Pdl, quanto più gli altri partiti e la Lega) sono stati anche i cattolici categorizzati come “saltuari” che costituiscono il 40-41% dell’elettorato di questi gruppi.

Spostandosi a sinistra, invece diventano sempre più importanti i voti degli atei e dei non praticanti. Nella coalizione di centrosinistra il contributo dei non credenti ha in media pesato per il 24% (21% sui voti al Pd e il 27% sui voti a Sel e agli altri schieramenti di centrosinistra), ma il contributo più grande, questa categoria l’ha dato a Rivoluzione Civile: dei quasi 765.200 voti ottenuti dal movimento di Antonio Ingroia, il 40% è arrivato dagli atei – che non compongono nemmeno il 17% della popolazione italiana. Simile, è la caratterizzazione religiosa dell’elettorato grillino, votato dal 30,7% dei non credenti, dal 30,6% dei non praticanti, dal 25,8% dei saltuari – e dal 21% di assidui e dal 18% del totale degli impegnati.

Infine, l’indagine Ipsos si concentra sui comportamenti di voto dei cattolici praticanti, dal 2006 ad oggi. Il loro contributo continua a essere più prezioso per il centrodestra che per il centrosinistra, seppur entrambi abbiano sofferto di uno spostamento dell’elettorato praticante verso il centro – grazie soprattutto alla “salita in politica” di Mario Monti.

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