LA BELLA CONFUSIONE

Oscar Iarussi

Giornalista e scrittore, in libreria con "Amarcord Fellini. L'alfabeto di Federico" (Il Mulino ed., 2020)

Voci sorelle: Antony e Battiato

Diventa un album l’incontro dal vivo tra Antony & the Johnsons e Franco Battiato. Il titolo è Del suo veloce volo e viene pubblicato per Universal Music Italia. Contiene gran parte dei pezzi eseguiti dai due artisti e da Alice nel concerto tenuto il 2 settembre scorso all’Arena di Verona. (26 novembre 2013)

Certe cose che dice sul palco appaiono delle frettolose provocazioni un po’ dépassé, ci vuole ben altro per scandalizzare il pubblico italiano abituato a tutto. “Jesus was a girl… Allah è donna, Budda è madre, Gesù è ragazza”. Antony Hegarty non manca di citare il Papa in merito, ignorando forse la carica eversiva di certi gesti di Francesco. Ma quando comincia a cantare gli si perdona la banalità e, invero, gli si perdonerebbe tutto. La voce d’angelo della star androgina, quarantenne inglese con passaporto americano, sembra provenire da un altrove pacificato, da un mondo nirvanico, da una quiete zen che tuttavia suscita emozioni e brividi a ogni gorgheggio e falsetto.

Dopo i concerti di due anni fa a Bari e a Roma concepiti in esclusiva per la rassegna “Frontiere – La prima volta” con l’Orchestra del Petruzzelli e una fugace apparizione sanremese, Antony and The Johnsons è tornato a esibirsi dal vivo in Italia, stavolta senza il suo gruppo. Un dittico di concerti al Mandela Forum di Firenze e all’Arena di Verona dove l’abbiamo ascoltato l’altra sera. Un’ora e passa di musica prima di lasciare il palco a Franco Battiato, con cui ha cantato in duetto tre brani: il celeberrimo You are my sister che ha entusiasmato l’Arena dalla acustica perfetta, As tears go by dei Rolling Stones e, in italiano, Del suo veloce volo.

Nella set list di Antony pezzi come Rapture, For today I am a boy, il soave Salt Silver Oxygen, The Crying Light e naturalmente Cut the world che dà il titolo all’ultimo album e al tour: “Ho sempre contenuto il tuo desiderio affinché non mi ferisse/ Ma quando mi deciderò a dare un taglio al mondo? / I miei occhi sono coralli che assorbono i tuoi sogni / La mia pelle è una superficie da spingere fino al limite / Il mio cuore è la testimonianza di scene pericolose / Ma quando mi deciderò a dare un taglio al mondo?”.

Con un lungo scialle grigio sulle spalle, visibilmente dimagrito e di nero abbigliato, Antony era accompagnato dall’Orchestra Filarmonica “Arturo Toscanini” di Parma. La sua musica, che vanta ormai schiere di adepti anche in Italia, mescola felicemente elementi sinfonici e minimalismi sonori, Philip Glass e il nostro compianto Demetrio Stratos con le sue ricerche sull’estensione vocale e la fonazione possibile/impossibile. E’ davvero una voce di frontiera, non solo per l’incerta o doppia identità sessuale, ma anche e soprattutto per la capacità di proiettare chi l’ascolta verso una sospensione dei tormenti e delle miserie quotidiane. Voce come tregua in un mondo in preda al vociare. E quando dal pubblico gli urlano “I love you”, Antony si schermisce e ironicamente chiede se vi sia un dottore in grado di intervenire.

Non stupisce l’accoppiata con Battiato, a sua volta una sorta di guru (nonostante la breve, recente e tempestosa esperienza come assessore regionale siciliano), che, a 68 anni, è ancora in grado di tenere il palco con un carisma unico e una mimica esibita persino da seduto. Nel concerto ripercorre la sua carriera fatta di brani famosissimi:  Prospettiva Nevsky, L’era del cinghiale bianco, La cura, Ti vengo a cercare, Bandiera bianca, Voglio vederti danzare, entusiasmando i diecimila nell’Arena (giunti pure dal Sud), fino a farli ballare durante i bis Cuccuruccucu e Centro di gravità di permanente.

Non manca un’altra presenza legata al percorso pop eppure “filosofico” di Battiato, la prediletta Alice con cui Franco canta I Treni di Tozeur e La realtà non esiste dedicandola a Claudio Rocchi che la scrisse, scomparso di recente. Poi le lascia la scena per Il Vento caldo dell’estate, accolta con tripudio ancora oggi, 33 anni dopo l’uscita del 1980 allorché – ricorda Battiato – un discografico disse che se quel brano avesse mai avuto successo, lui avrebbe cambiato mestiere.

Antony torna quindi a salutare prima di ritirarsi (ieri mattina è ripartito alla volta di New York). Tornerà in Italia per essere partecipe del cast del prossimo film di Battiato dedicato a Haendel, con Charlotte Rampling e Willem Dafoe. “Vorrei fargli interpretare la regina d’Inghilterra, travestito da donna, e lui mi ha risposto che non vede l’ora”. Intanto i concerti-evento di Firenze e Verona confluiranno in un cd/dvd in uscita fra ottobre e novembre.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *