L'ASINO DI BURIDANO

Massimo Parodi

Professore di Storia della filosofia medievale all'Università Statale di Milano.

Storia, metafore e misura

Sabato 22 settembre, ore 12 circa, inizia un dibattito a Vasto in occasione della Festa dell’Italia dei valori. In apertura viene letto un passo tratto dall’Enrico V di Shakespeare, in cui il re si rivolge ai suoi soldati poche ore prima della battaglia di Azincourt (1415):

Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perché acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell’uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch’abbia paura di morir con noi.
Da noi in Inghilterra questo giorno è la festa di Santo Crispiniano; chi a questo giorno sopravviverà ed avrà la fortuna d’invecchiare, ogni anno, alla vigilia della festa, radunerà i vicini intorno a sé: “Domani è San Crispino e Crispiniano”, dirà e rimboccandosi le maniche ed esibendo le sue cicatrici: “Queste son le ferite che ho toccate nel dì di San Crispino”.
I vecchi sono facili all’oblio, ma lui avrà obliato tutto il resto, non però la memoria di quel giorno, anzi infiorando un poco quel ricordo per quel che ha fatto lui personalmente.
E allora i nostri nomi, alle sue labbra già stati famigliari – Enrico Re, e Bedford, Warwick, Talbot, Gloucester, Exeter, e Salisbury – gli ritorneranno vivi alla mente tra i boccali colmi, e il brav’uomo tramanderà a suo figlio questa nostra vicenda; ed i Santi Crispino e Crispiniano, da questo giorno alla fine del mondo non passeranno più la loro festa senza che insieme a loro non s’abbia a ricordarsi anche di noi; di questi noi felicemente pochi, di questa nostra banda di fratelli: perché chi oggi verserà il suo sangue sarà per me per sempre mio fratello e, per quanto sia umile di nascita, questo giorno lo nobiliterà; e quei nobili che in Inghilterra ora dormono ancor nei loro letti, si dovranno reputare sfortunati per non essere stati qui quest’oggi, e si dovranno sentire sminuiti perfino nella essenza d’uomini quando si troveranno ad ascoltare alcuno ch’abbia con noi combattuto il dì di San Crispino.

Di Pietro prende la parola e si dice commosso.
Riflettere sulla storia – lo sappiamo – richiede spesso l’uso di analogie e metafore, e io mi sento troppo relativista, cosa di cui mi rimprovera il direttore di Reset, per avere principi generali che autorizzino a ritenere stonata l’analogia tra la battaglia di Azincourt e la campagna elettorale di IDV, però …

est modus in rebus, sunt certi denique fines, quos ultra citraque nequit consistere rectum. (Orazio, Satire, libro I)

  1. Mi era sfuggito… Comunque, se pensano di essere gli happy few, sarà un problema loro – oltretutto, magari happy, ma sempre few… Ma si potrebbe trovare conforto negli aristocraticissimi pensatori della scuola di Francoforte 🙂

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