COSE DELL'ALTRO MONDO

Riccardo Cristiano

Giornalista e scrittore

L’inferno americano di un accademico di fama mondiale

Davvero è stata solo l’inesperienza di un indaffarato agente in servizio al controllo passaporti dell’aeroporto di Houston, Texas, a causare la detenzione e la minaccia di espulsione del professor Henry Russo, uno dei più autorevoli intellettuali francesi, studioso di fama mondiale della Seconda Guerra Mondiale, dell’Olocausto e del regime di Vichy?

I moltissimi giornali americani che si sono occupati di questa incredibile vicenda sottolineano che il professor Henry Russo era stato invitato da una prestigiosa università di Houston a un simposio internazionale, dove era atteso anche un suo intervento.

Arrivato all’aeroporto però qualcosa non è andata bene e per più di dieci ore il professore è rimasto in stato di fermo. Poi gli è stato detto che sarebbe stato rispedito in Francia con il primo volo. A quel punto Russo ha potuto contattare l’università e grazie all’intervento di una docente di diritto, particolarmente attiva contro il travel ban di Donald Trump, Fatma Marouf, direttrice dell’ A&M Immigrant Rights Clinic, l’incidente è stato risolto.

Molte ricostruzioni indicano che i riflettori non si sarebbero accesi perchè  Russo è nato in Egitto: è più accreditata l’ipotesi che al professore sia stato contestato che non poteva intervenire a un simposio con un semplice visto turistico. Avrebbe dovuto avere un visto di lavoro.

Appena la vicenda è diventata di pubblico dominio il mondo accademico si è mobilitato, manifestando la sua solidarietà all’illustre professore francese. Lo stesso Macron, candidato alle presidenziali transalpine, ha espresso la sua solidarietà e la simpatia del suo Paese per la ricerca e i ricercatori. Lui, Henry Russo, oltre ad aver confermato la sua disavventura, secondo alcuni resoconti avrebbe scritto su twitter che l’America non sembra più l’America, echeggiando le parole di Trump su Parigi che non sembrerebbe più Parigi.

Questa tristissima e gravissima vicenda, al di là della possibile inesperienza dell’agente di turno, si verifica indubitabilmente in un momento di gravissima recrudescenza dell’antisemitismo in America, e non solo. I controlli agli aeroporti, si racconta, sarebbero asfissianti, casi del genere potrebbero essere numerosi.

Difficile pensare che l’inesperto agente non abbia capito di trovarsi davanti a un luminare. Ma i risvolti inquietanti sono tantissimi. E se fosse stata la sua nascita egiziana a far scattare “l’allarme”? Possibile? Evidentemente qualcosa è successo, e un accademico di chiara fama è stato fermato per almeno dieci ore in aeroporto, minacciato di deportazione. A Russo una cosa del genere era già accaduta, quando la sua famiglia è stata espulsa dall’Egitto, il suo paese di nascita.

Resta il fatto che questa dolorosissima verità dovrebbe aprire gli occhi di tutti su cosa significhi una chiusura verso l’altro, di dove ci possano portare provvedimenti come il travel ban. Come hanno detto Bergoglio e Bauman odio e paura sono fratelli siamesi, nascono e crescono insieme. Separarli è impossibile.

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