DA MADRID

Marco Calamai

ingegnere, dirigente sindacale CGIL, funzionario Nazioni Unite. Giornalista, ha scritto libri e saggi sulla Spagna, America latina, Balcani, Medio Oriente. All'ONU si è occupato di democrazia locale, dialogo interculturale, problematiche sociali, questione indigena. Consigliere speciale alla CPA ( Autorità Provvisoria della Coalizione, in Iraq (Nassiriya) si è dimesso dall'incarico ( 2003 ) in aperta polemica con l'occupazione militare. Vive a Madrid dove scrive su origini e identità.

La nuova posizione dei socialisti catalani

Restano dunque pochi giorni al 21 dicembre, data delle elezioni catalane imposte dal governo Rajoy nell’ambito dell’ormai noto articolo 155 della costituzione spagnola. Gli ultimi sondaggi confermerebbero quanto da tempo e da più parti si prevede: la distanza elettorale tra i due blocchi, quello dell’indipendenza e quello dell’unità della Spagna, sarebbe minima. La società catalana resterebbe quindi divisa a metà tra due visioni della Spagna e della Catalogna inconciliabili e sarebbe dunque incapace di dar vita a forme di dialogo e negoziato.

Nulla quindi è cambiato da quel fatidico 1-O ( primo di ottobre ) quando centinaia di migliaia di cittadini andarono a votare per il referendum dell’indipendenza sfidando  la polizia spagnola? Riteniamo che invece, qualcosa, finalmente, si stia muovendo. E’ infatti di queste ore la notizia della nuova posizione del Psc (Partito socialista catalano) il cui segretario, Iceta, ha dichiarato di essere favorevole ad un “indulto” dei ministri ed esponenti dell’indipendentismo catalano in carcere da settimane (tra i quali Junqueras, leader dello storico partito Erc, la Sinistra repubblicana catalana). Una notizia “bomba” nell’apparente rigidità del quadro politico spagnolo perché apre la strada a una potenziale terza via tra i due schieramenti. Mentre qualcuno comincia a ipotizzare un governo Erc – Psc il cui obiettivo prioritario sarebbe la revisione della costituzione in senso federale, il noto quotidiano El Pais, da tempo trasformato nel principale quotidiano del premier Rajoy e della destra centralista spagnola, ha  duramente criticato la nuova posizione di Iceta. Posizione coraggiosa, questa del leader socialista catalano, anche perché per ora  sostenuta con scarso entusiasmo dallo stesso Psoe, il partito socialista di Sanchez che ha appoggiato il governo Rajoy nella applicazione dell’articolo 155. Posizione che da ragione alla tesi di molti in Spagna: il superamento della crisi catalana non è ipotizzabile senza un mutamento dei rapporti a livello centrale. Il che sarebbe possibile solo a due condizioni: l’unità delle forze di sinistra, ovvero i socialisti e il nuovo partito progressista, Podemos, nato in reazione al moderatismo del Psoe; una nuova dialettica politica in Catalogna che rompa lo schema regressivo del blocco contro blocco. Ma non corriamo troppo. Ora si tratta di attendere i risultati del 21-D, ancora una data destinata a restare nella memoria collettiva del popolo spagnolo.

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