LA BELLA CONFUSIONE

Oscar Iarussi

Giornalista e scrittore, in libreria con "Amarcord Fellini. L'alfabeto di Federico" (Il Mulino ed., 2020)

Il ragazzo invisibile, candido eroe di Natale

"Il ragazzo invisibile" di Gabriele Salvatores

“Il ragazzo invisibile” di Gabriele Salvatores

«L’essenziale è invisibile agli occhi», recita una famosa frase di Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry. E cosa c’è di più essenziale dell’adolescenza? Cosa di più «invisibile», ancorché sotto gli occhi di tutti? Oggi i ragazzi e le ragazze sembrano alieni «posseduti» dai telefonini e dai loro aggeggi elettronici, presi da forme di comunicazione istantanea, come le conversazioni o gli scambi di immagini in snapchat che svaniscono nel giro di qualche secondo. Essi non «vedono» gli adulti ed è normale. Noi non li «vediamo» ed è un problema. Gabriele Salvatores ha spesso prestato attenzione all’adolescenza e basti pensare al magnifico Io non ho paura del 2003, tratto dal romanzo omonimo di Niccolò Ammaniti.

Il regista, appena quarantenne, vinse il premio Oscar per Mediterraneo nel 1992 e da allora assume ogni film come un impegno a sperimentare formati di racconto e nuove tecnologie, ovvero a «tradurre» in italiano tendenze internazionali. Si pensi alla fantascienza cyberpunk di Nirvana, al noir Quo vadis, Baby? o al recente video-collage documentario di Italy in a day. Ora Salvatores si misura con la sfida del fantasy tricolore: Il ragazzo invisibile, film natalizio da non perdere, è un originale e riuscito tentativo di dare corpo – e di sottrarlo, grazie agli effetti speciali – alle palpitanti emozioni della prima giovinezza, quando la ricerca di se stessi può schiudere mondi terribili e fantastici. È un’età per definizione «eroica» perché ingaggia una battaglia impari contro gli stereotipi sociali, le altrui volontà e i dati di fatto della vita quotidiana. Tutto è turbamento, a cominciare dall’amore. Nel merito, Il ragazzo invisibile adotta la prospettiva un po’ démodé del candore. Il tredicenne protagonista Michele (l’esordiente Ludovico Girardello) pedala su e giù nelle strade di Trieste, attirato dagli occhi enigmatici della coetanea Stella (Noa Zatta), ed è in fuga dalle angherie di un paio di compagni di classe.

Ecco, la fuga verso altri mondi, la diserzione, il viaggio visionario o allucinato sono la chiave di volta del cinema di Salvatores, dai tempi di Marrakech Express, Turné, Puerto Escondido e naturalmente Mediterraneo, fino a Nirvana e a Educazione siberiana. L’evasione come rivolta non violenta è il portato di una contro-cultura tanto orientale quanto anglosassone con addentellati nel fantasy, sebbene il genere letterario degli hobbit sia stato a lungo ritenuto regressivo o addirittura «fascista», sdoganato infine grazie al successo mondiale della saga di Harry Potter. In verità Michele è in fuga anche da un passato misterioso e violento, da una catastrofe biologica donde gli provengono i poteri, in primis l’invisibilità. Ed è braccato dai suoi simili, detti gli «Speciali», reduci post-sovietici aggressivi e vagamente tragicomici su una nave all’ancora nel porto della città giuliana. Così, il ragazzo scoprirà di essere stato adottato dalla apprensiva mamma poliziotta Valeria Golino, mentre viene protetto nelle sue disavventure dal padre naturale redivivo e onnisciente a dispetto della cecità. Soprattutto, impara a padroneggiare le proprie facoltà da super-eroe.

Divertimento e suspense sono sapientemente dosati nella sceneggiatura scritta dai tre giovani autori Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo. E la fotografia di Italo Petriccione valorizza l’aspetto metafisico di Trieste: un «altrove» per eccellenza, un set realistico seppur dai tagli onirici. Sono deliziosi certi passaggi, come quando Michele, nudo, sperimenta l’incerta immaterialità giusto nelle docce delle ragazze, ma anche i dialoghi con l’ambiguo psicologo Fabrizio Bentivoglio. Il finale aperto, da non svelare qui, prefigura probabili seguiti, se non sullo schermo, nella serie a fumetti in edicola o nel libro edito da Salani che accompagnano il film, alla cui colonna sonora di Ezio Bosso e Federico De Robertis hanno collaborato alcuni musicisti in erba. Sono i vincitori del concorso «Una canzone per il Ragazzo invisibile» voluto dal regista e da Indigo Film, Rai Cinema e 01 Distribution con il sostegno di Radio Deejay. A proposito, dopo l’Oscar alla Grande bellezza di Sorrentino, i produttori Nicola Giuliano, Francesca Cima e Carlotta Calori per i vent’anni della Indigo iscrivono pure Salvatores nel loro catalogo aureo.

IL RAGAZZO INVISIBILE di Gabriele Salvatores. Interpreti e personaggi principali: Ludovico Girardello (Michele), Valeria Golino (Giovanna), Fabrizio Bentivoglio (lo psicologo Basili), Hristo Jivkov (Andreij), Noa Zatta (Stella), Ksenia Rappoport (Yelena). Fantasy, Italia-Francia, 2014. Durata: 100 minuti.

Articolo apparso sulla “Gazzetta del Mezzogiorno” del 23 dicembre 2014.

 

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