L'ASINO DI BURIDANO

Massimo Parodi

Professore di Storia della filosofia medievale all'Università Statale di Milano.

De regimine mechanicorum

Numerose sono le citazioni che si potrebbero trarre da autori medievali per richiamare posizioni interessanti su quello che sembra essere un problema eterno della cutura occidentale e che si potrebbe definire come la questione del rapporto tra le due culture, per usare il titolo di uno studio che suscitò molti dibattiti nel secolo scorso (Charles Percy Snow, The two cultures and a second look, 1963 – L’ultima edizione italiana).

Agostino (IV-V sec.) nel De ordine percorre il cammino delle sette arti liberali, cioè del trivio, che si potrebbe intendere come la cultura umanistica del suo tempo, e del quadrivio, la cultura matematica e scientifica. Entrambi gli aspetti sono essenziali e irrinunciabili per giungere alla vera sapienza.

Boezio (V-VI sec.) nel De consolatione usa l’immagine della scala che, costituita da trivio e quadrivio, conduce alla filosofia.

Giovanni di Salisbury (XII sec.) nel Metalogicon, sostiene che logica e retorica devono essere strettamente connesse per non dare origine a una cultura parziale e limitata, ed è interessante che parli proprio di quei due punti di vista che secoli dopo, in Italia, Giulio Preti usa per discutere il libro di Snow (Retorica e logica, 1968).

Ugo di san Vittore (XII sec.), nel Didascalicon, addirittura integra le arti liberali con le cosiddette arti meccaniche, che implicano il fare, l’operare sulla realtà delle cose e non limitarsi a studiare gli aspetti teorici.

Molti altri riferimenti si potrebbero fare, ma veniamo ai giorni nostri, a quello che, per mantenere un sapore medievale, non chiameremo governo dei tecnici ma regimen mechanicorum. E ci ritroviamo nuovamente nel clima del confronto tra le due culture.

Nel testo del decreto legge in discussione in questi giorni, dal titolo Misure urgenti per la crescita del paese, all’art. 24 si prevede un Contributo tramite credito di imposta per le nuove assunzioni di profili altamente qualificati e si legge: “1. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto legge, a tutte le imprese, indipendentemente dalla forma giuridica, dalle dimensioni aziendali, dal settore economico in cui operano, nonché dal regime contabile adottato, è concesso un contributo sotto forma di credito d’imposta del 35%, con un limite massimo pari a 200 mila euro annui ad impresa, del costo aziendale sostenuto per le assunzioni a tempo indeterminato di:

a) personale in possesso di un dottorato di ricerca universitario conseguito presso una università italiana o estera se riconosciuta equipollente in base alla legislazione vigente in materia;

b) personale in possesso di laurea magistrale in discipline di ambito tecnico o scientifico, di cui all’Allegato 2 al presente decreto, impiegato in attività di Ricerca e Sviluppo, come specificato al comma 3.

Il credito d’imposta è riservato alle assunzioni di personale in possesso dei titoli accademici previsti alle lettere a) e b) del presente comma.”

E allora andiamo all’ Allegato 2 e verifichiamo che effettivamente le lauree magistrali previste sono quelle di Fisica, Chimica, Ingegneria (molteplici), Matematica, Biologia, Agraria ecc. Nessuna traccia delle lauree umanistiche, per cui non otterranno sgravi fiscali né un editore che voglia ampliare le proprie attività assumendo laureati specialistici, né un museo che voglia diventare fonte di ricchezza per il territorio che lo circonda, né un’azienda informatica che voglia utilizzare un laureato in filosofia per comprendere meglio le componenti umanistiche (e sono tante) del proprio lavoro.

Potremmo andare avanti, ma il discorso sembra abbastanza chiaro.

Forse bisognerebbe fare qualcosa, ma almeno questa volta non si potrà dire che si minaccia un nuovo medioevo, mentre navighiamo a vele spiegate verso un futuro fatto di merci e di prodotti, che abbiano l’inconfondibile aspetto e l’essenza di cose.

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