COSE DELL'ALTRO MONDO

Riccardo Cristiano

Giornalista e scrittore

Comincia sabato la guerra sulla Humanae Vitae

Molti ricordano che il più grande patriarca della chiesa ortodossa contemporanea, il notissimo e universalmente apprezzato patriarca Atenagora, disse: “ Cari sposi, da sacerdote vi accompagno all’altare del vostro matrimonio e poi nella vostra casa, ma sulla soglia della camera da letto vi lascio: lì i sacerdoti siete voi.”
Questa visione della famiglia non piace a tutti in Vaticano tanto è vero che comincia con un anno d’anticipo la grande guerra del cinquantesimo anniversario dell’enciclica Humanae Vitae. Chi non vorrà perdersi il fischio d’inizio della grande contesa sabato prossimo farà bene a trovarsi a Roma; i domenicani dell’Angelicum infatti saranno i padroni di casa che ospiteranno un simposio internazionale di studi sull’enciclica di Paolo VI, chiaramente orientato a ribadire l’ eterna validità e infallibilità del suo insegnamento sui metodi anticoncezionali. Esattamente il contrario di quel che aveva fatto dire a chiare parole Paolo VI in occasione della presentazione della Humanae Vitae dal teologo Ferdinando Lambruschini e che ribadì lui stesso dicendo “benedico quelli che l’hanno accettata ma benedico anche quelli che l’hanno criticata”. Ma tant’è, chi lo ha sempre avversato, Paolo VI, ritenendolo un sovversivo, un “comunista”, facendolo chiamare “Maolo VI” e altro ancora, ora la loda. Perché? Perché l’enciclica Humanae Vitae, interpretata letteralmente, è un po’ la Costa Concordia della Chiesa Cattolica, è lì infatti che la Chiesa si è incagliata, dal ‘68, avvitandosi in una discussione formalista, letteralista, dottrinalista. Un’esagerazione? Una volta il professor Hans Küng mi disse: “ bisogna curarsi dello scisma di pochi cattolici tradizionalisti o dello scisma silenzioso dei tanti cattolici normali che usano la pillola?” Basta andarsi a riguardare i documenti relativi al famoso sinodo sulla famiglia del 1980, cioè ben dodici anni dopo, per scoprire che lì si era dove siamo oggi.
Ad aprire i lavori sarà il cardinale Walter Brandmüller, il porporato che recentemente ha chiesto a Papa Francesco di seguire una presunta prassi medievale e confermare la sua fede e fedeltà all’insegnamento di tutti i suoi precedessori. Il porporato è anche uno dei firmatari dei famosissimi “dubia” che chiedono al papa di correggere l’esortazione apostolica post-sinodale “Amoris Laetitia”, rea, a loro avviso, di dire quel che dice: “La Chiesa possiede una solida riflessione circa i condizionamenti e le circostanze attenuanti. Per questo non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta “irregolare” vivano in stato di peccato mortale, privi della grazia santificante. I limiti non dipendono semplicemente da una eventuale ignoranza della norma. Un soggetto, pur conoscendo bene la norma, può avere grande difficoltà nel comprendere «valori insiti nella norma morale» o si può trovare in condizioni concrete che non gli permettano di agire diversamente e di prendere altre decisioni senza una nuova colpa. Come si sono bene espressi i Padri sinodali, «possono esistere fattori che limitano la capacità di decisione». Già san Tommaso d’Aquino riconosceva che qualcuno può avere la grazia e la carità, ma senza poter esercitare bene qualcuna delle virtù, in modo che anche possedendo tutte le virtù morali infuse, non manifesta con chiarezza l’esistenza di qualcuna di esse, perché l’agire esterno di questa virtù trova difficoltà: «Si dice che alcuni santi non hanno certe virtù, date le difficoltà che provano negli atti di esse, […] sebbene essi abbiano l’abito di tutte le virtù»”

Di analogo orientamento è il secondo relatore, il professore Roberto De Mattei, tra i firmatari del documento sottoscritto dal capo degli scismatici tradizionalisti, monsignor Fellay, firmatario del documento nel quale si chiede “con amore filiale” di correggere le sette possibili eresie di Amoris Laetitia. Sette, non poche…
Si può dunque supporre che entrambi, pur provenendo da ambienti che non hanno molto apprezzato Paolo VI in vita, oggi ritengano che la sua enciclica sia un “baluardo” da difendere per salvare la vera fede.
Con loro ci sarà il professor Joseph Seifert, sospeso dall’insegnamento dal vescovo di Granada. Lui è convinto che “ Gesù e la sua Santissima Madre piangono su alcuni passaggi dell’esortazione apostolica e, in particolare, su quelli che avranno maggiori conseguenze.”
I lavori della mattina non riserveranno sorprese conclusive con l’intervento di padre Serafino Lanzetta, dei Francescani dell’Immacolata, che secondo il sito lefebvriano “Messa in latino” è stato addirittura “deportato” da Firenze, “mandato in esilio” e sollevato dall’insegnamento, ma in locandina appare come “Università di Lugano”.
A concludere infine è stato chiamato monsignor Luigi Negri, già alla guida della diocesi di Ferrara fino al raggiungimento dell’età della pensione. Se una sua telefonata nella quale parlava (sembra non bene) del papa impressionò ma a suo avviso sarebbe stata equivocata, non ebbe bisogno di chiarimenti quando, riferendosi alle vittime dell’attentato contro i giovani che seguivano il concerto di Manchester, scrisse: “Figli miei, siete morti così, quasi senza ragioni, come avevate vissuto. Non preoccupatevi, non vi hanno aiutato a vivere ma vi faranno un ‘ottimo’ funerale in cui si esprimerà al massimo questa bolsa retorica laicista con tutte le autorità presenti – purtroppo anche quelle religiose – in piedi, silenziose”.
Il programma prevede altri interventi, ma questo basta per capire che all’Angelicum andrà in scena un importantissimo incontro contro Papa Francesco. Sarà importante seguirlo per capire che 2018 dobbiamo aspettarci, visto che il cinquantesimo anniversario dell’enciclica che proibisce l’uso dei metodi anticoncezionali non naturali cade a fine luglio. Il punto è: non è quella dove si svolge il convegno l’Università intestata a San Tommaso d’Aquino, il punto di riferimento più chiaro del magistero di Papa Francesco?

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