L'ASINO DI BURIDANO

Massimo Parodi

Professore di Storia della filosofia medievale all'Università Statale di Milano.

Cipollino

Ho sempre avuto il problema – teorico – di come si possa scientificamente distinguere la frutta dalla verdura. Anni fa interrogai sulla questione anche un negoziante – appunto – di frutta e verdura, ma fui costretto a riconoscere che l’artigiano opera, agisce e non filosofeggia, mentre il filosofo non sa operare e però riflette, vorrebbe talvolta una teoria soddisfacente. L’ortolano infatti mi guardò con sufficienza e, – ricorrendo alla banale ostensione – indicò alcune cassette, dicendo questa è frutta e quella è verdura.
Sarà per questo che mi ha sempre affascinato il romanzo di Gianni Rodari Le avventure di Cipollino, dove lo scontro entro il mondo di frutta e verdura non è naturalmente tra i due indefinibili gruppi, ma – era l’inizio degli anni Cinquanta del secolo scorso – tra potenti e sottomessi, tra aristocratici e popolani. Per salvare il padre, condannato all’ergastolo per essere accidentalmente caduto su un piede del principe Limone, Cipollino si ribella e innesca una serie di avvenimenti che portano a una vera e propria rivoluzione, non violenta ma rivoluzione, contro la tirannide che porta alla proclamazione della Repubblica.

Cipollino era figlio di Cipollone e aveva sette fratelli: Cipolletto, Cipollotto, Cipolluccio e così di seguito… Gente per bene, bisogna dirlo subito, però piuttosto sfortunata. Cosa volete, quando si nasce cipolle, le lacrime sono di casa.

Nessuna meraviglia che Rodari fosse uno scrittore popolare nella Unione Sovietica, dove da Cipollino venne tratta persino un’opera lirica. Ma tutto cambia e anche Rodari, nella Russia finalmente liberata dall’oppressione comunista, diviene vittima dei potenti. Riferisce infatti Il Sole 24Ore del 21 aprile che un teatro russo

ha cambiato il finale di Cipollino … : la conclusione non è più la rivoluzione (non violenta) dei buoni, guidati da Cipollino, contro il tirannico principe Limone e le regole insensate del suo regno, ma una supplica che commuove il nobile inducendolo a emanare decreti per migliorare la vita dei suoi sudditi, restando al governo del suo giardino.

Sarà anche la sindrome ucraina e il timore che si verifichino altre insurrezioni, ma quasi quasi verrebbe da pensare che avesse ragione Cipollone quando ricordava al figlio che i birbanti al mondo sono molti. E quelli che abbiamo cacciato potrebbero tornare.

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