L'ASINO DI BURIDANO

Massimo Parodi

Professore di Storia della filosofia medievale all'Università Statale di Milano.

Centocinquanta a uno

La storia è proprio divertente, interessante certo, istruttiva e forse maestra di vita, ma soprattutto divertente e sorprendente. Sono secoli che si discute se siano decisivi i grandi uomini, gli scontri fra le opposte fazioni, la lunga durata o magari le influenze celesti, il destino scritto nel libro che sta sulle ginocchia di Giove o nella mente di Dio. In un modo o nell’altro continuiamo a interrogarci sul senso che gli avvenimenti conferiscono al nostro percorso esistenziale, il famoso da dove veniamo e dove andiamo. Qualcuno di volta in volta pensa di averlo capito e di avere a disposizione gli strumenti per farne una analisi di carattere scientifico; abbiamo persino dovuto leggere, in termini espliciti o impliciti, che l’indimenticabile naso di Cleopatra, facendo innamorare qualche generale romano e provocando quindi eventi decisivi, aveva lavorato oggettivamente per la realizzazione del socialismo reale. Gulp!
Si cerca anche di fare previsioni basate sul senso che sembra di avere individuato, e dopo un po’ di anni ci si dimentica che nessuno, ma proprio nessuno, un po’ di anni prima avrebbe scommesso su quello che poi di fatto è accaduto. Se durante i primi anni della rivoluzione francese, qualcuno avesse scommesso che ne sarebbe uscito uno sconosciuto generale che sarebbe arrivato fino a farsi proclamare imperatore, avrebbero accolto la sua scommessa con una quota di centocinquanta a uno o forse anche di più. Centocinquanta a uno che dopo la caduta dello scià di Persia si sarebbe realizzata una delle teocrazie più oscurantiste e repressive mai conosciute; centocinquanta a uno che le primavere arabe e i fermenti democratici che le percorrevano avrebbero prodotto regimi ancora più autoritari e bellicosi di quelli che avevano rovesciato. E si potrebbe continuare.
Questo mese di settembre ci ha fornito alcuni esempi di cui sarebbe opportuno fare tesoro. Non avremmo mai osato scommettere che si sarebbe saputo che alcuni immigrati – siriani sembra – sono ospitati in un edificio del famigerato lager di Buchenwald, e ci fanno temere che, attraverso minimi spostamenti di accento sui valori anche simbolici che le cose vanno assumendo, tutto possa prima o poi riproporsi; ma nemmeno per centocinquanta a uno avremmo scommesso sulla possibilità di assistere a una folla di tedeschi che, grazie alle decisioni assunte dal loro governo che pochi mesi prima sembrva intenzionato a schiacciare la Grecia, accoglie alla stazione un treno di profughi siriani cantando l’inno alla gioia di Beethoven.
Mai avremmo scommesso – centocinquanta a uno – che Jeremy Corbyn, nuovo leader laburista inglese, eletto in questi giorni, avrebbe parlato della possibile nazionalizzazione delle ferrovie, come nel nostro antico centro-sinistra della fine degli anni Sessanta, di giustizia sociale, di importanza delle analisi di Karl Marx – Karl chi? direbbe forse qualcuno della nostra classe dirigente – del tradimento di Blair a proposito della guerra in Iraq, come Pannella ripete da anni con quel tono che rischia di far diventare noiosi anche i discorsi più importanti. Nessuno avrebbe scommesso, anche solo in agosto, che dopo qualche settimana avremmo visto un segretario del Labour Party festeggiare la propria elezione cantando The Red Flag; e se si osa tradurre dall’inglese, si rimane attoniti.
E, come se non bastasse, abbiamo visto anche la vittoria di una tennista italiana – Flavia Pennetta – al torneo di Flushing Meadows e, se non bastasse ancora, contro un’altra italiana – Roberta Vinci – nella prima finale tutta italiana in uno dei tornei femminili del cosiddetto “Slam”. E questo ci aiuta ad aprire gli occhi, perché all’inizio del torneo la vittoria della Pennetta era data dai bookmakers proprio 150/1.

  1. Ha scritto Eugenio Montale:
    La storia non è prodotta / da chi la pensa e neppure / da chi la ignora. La storia / non si fa strada, si ostina, / detesta il poco a poco, non procede / né recede, si sposta di binario / e la sua direzione / non è nell’orario. / La storia non giustifica / e non deplora, / la storia non è intrinseca / perchè è fuori. / La storia non somministra / carezze o colpi di frusta. / La storia non è magistra / di niente che ci riguardi. / Accorgersene non serve / a farla più giusta e più vera.

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