L'ASINO DI BURIDANO

Massimo Parodi

Professore di Storia della filosofia medievale all'Università Statale di Milano.

Briciole

Ci sono verità condivise che valgono sub specie aeternitatis, in ogni momento della vita e in ogni momento dell’anno, come la convinzione che i giovani d’oggi non sono più come quelli di una volta, che non ci sono più le mezze stagioni, che i valori dell’occidente sono in crisi, che il consumismo ci porterà alla rovina, che occorre far ripartire i consumi per superare la crisi. Altre verità invece si collocano in momenti precisi della vita o addirittura dell’anno come il fatto sconcertante che tutti cercano di impadronirsi delle briciole del panettone. Abbiamo creduto fosse una mania della nonna, perché era anziana, poi abbiamo lasciato che vincessero i figli e i nipoti, perché erano piccoli, poi abbiamo aspettato con ansia che arrivasse il nostro turno, perché dobbiamo confessare che abbiamo avuto sempre una gran voglia di riunire i polpastrelli delle dita in una salda morsa con cui spiluccare quelle briciole natalizie, raschiare la carta appiccicosa del panettone, scavarne i fianchi tra gli sguardi di disapprovazione dei presenti.
Forse metafora della nostalgia di una vita semplice, antica, fatta di piccole cose, quando un acino di uvetta poteva dare un senso di pienezza e soddisfazione che un intero panettone non potrà mai comunicare.
Forse metafora evangelica della parabola narrata da Luca in cui Lazzaro raccoglie le briciole che cadono dal banchetto del ricco Epulone o forse del suo significato anticonsumistico che si adatta ai nostri giorni popolati da poveri del mondo che ci chiedono le briciole del nostro modello di vita.
Forse metafora della filosofia che, come la nottola di Minerva di hegeliana memoria, si occupa di quello che resta dopo che il panettone ha cominciato a consumarsi e lascia i suoi segni incollati alla carta permettendo di ricostruire in qualche misura il senso dell’intero che altri hanno consumato o stanno consumando. Doveva essere buono, ammettiamolo, ma molti preferiscono comunque le briciole.
Forse metafora del gratuito, dell’inutile, di quanto potrebbe essere tranquillamente buttato via, senza alcuna perdita sensibile, della cultura umanistica che si nutre dei residui marginali della società tecnologica e neo-capitalistica o forse metafora di chi può permettersi di pensare alle briciole del panettone anziché preoccuparsi di produrre panettoni.
Buone briciole e buon anno nuovo.

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